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ClaudioMuse

La WC F1-75 sviluppata per Sainz

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57 utenti hanno votato

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  1. 1. Con quante gare di anticipo vincerà il mondiale?

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  • Sondaggio chiuso il 07/09/2022 in 12:43

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Io sta storia della pressione non la capisco. Tutti noi lavoriamo sotto pressione. Siamo sotto pressione da parte di clienti fornitori aziende. Abbiamo budget e obiettivi da raggiungere mensili e annuali. Non è che sbrocchiamo ogni due per tre e non guadagniamo la maggior parte dei casi nemmeno cifre folli. Ma che min**ia ci stanno a fare la? Da dove li prendono? Che tipo di colloquio fanno? Davvero non riesco a comprendere, per quanto un ambiente di lavoro possa essere tossico, come possa portare a una simile sequela di errori. 

Modificato da Mishima
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Temo sia un problema di sistema più che del singolo. Quell'ambiente non lo conosco, ma per la mia esperienza lavorativa dove la valorizzazione delle risorse umane e l'organizzazione è fondamentale, ho notato che in un sistema dove le persone non sono al posto giusto, e/o le procedure sono macchinose, poco flessibili... E naturalmente le persone non vengono valorizzate nel modo opportuno e non si sentono coinvolte nel progetto con il rischio di deresponsabilizzarsi... Beh il fallimento è praticamente certo. 

Ho notato più volte che un gruppo di persone all'apparenza poco competente, spostata in un contesto adeguato, può esprimersi a ottimi livelli. Naturalmente non voglio ne generalizzare ne banalizzare, anche perché di persone incompetenti a prescindere ce ne sono, ma l'aspetto di cui parlavo è molto spesso sottovalutato. 

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53 minuti fa, Corracar ha scritto:

Forse colpa della pressione di lottare per il titolo, ma se non sopporti la pressione cambia mestiere!


Si c’è una grossa componente psicologica di certo, perché come dici quest’anno si correva per il bottino grosso.

Il punto è che questa gente non lavora per la Toro Rosso o la Haas. Se accetti di lavorare per Ferrari devi mettere in conto che potresti essere in corsa per un mondiale prima o poi… e devi mettere in conto che ci saranno momenti di altissima pressione.
Se non sei in grado di gestire tutto ciò, il tuo posto non è in Ferrari. Guardando domenica scorsa, probabilmente nemmeno in Formula 1.

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Sbaglio o non hanno caricato il video con la spiegazione di Rueda?

 

Peccato. Lo aspettavo con ansia.

Modificato da Bombarolo di Torino

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34 minuti fa, Bombarolo di Torino ha scritto:

Sbaglio o non hanno caricato il video con la spiegazione di Rueda?

 

Peccato. Lo aspettavo con ansia.


Ci mancava… sarebbe stato il post più insultato del secolo :asd:

Modificato da Kimired

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Ma quelli di Monaco e Silverstone li ha caricati?

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Mi permetto di riportare questo commento trovato in rete, su cui sono fondamentalmente d’accordo su tutta la linea: 

 

Quasi ogni domenica, nel box Ferrari, ammiriamo un Elkann che rappresenta alla perfezione il tifoso Ferrari. 

Entusiasta e sorridente a volte, altre emozionato, altre ancora deluso ed arrabbiato.

Un saliscendi di sentimenti caratterizzati da una passione smisurata, che unisce sotto le insegne del Cavallino Rampante milioni di tifosi.

Sarebbe lecito aspettarsi che il soggetto di questo incipit porti il nome di John, il presidente della Scuderia di Maranello. 

Invece no: quello è infatti Lapo, uomo dal cuore enorme (ho avuto la fortuna di lavorare con lui e posso per questo garantirvelo) e dalla dedizione straordinaria.

Non sono qui per promuovere la sua personalità, tantomeno per scrivere che sarebbe lui il presidente giusto per la Rossa. Perché sappiamo tutti, lui compreso, che questo non sarebbe né vero né possibile. 

Quel che sappiamo, tuttavia, è che chi ricopre attualmente quel ruolo, vale a dire il fratello, è totalmente inadeguato. 

Sergio Marchionne, suo predecessore, era un uomo che odiava fare brutte figure e che era solito farsi sentire ogni qual volta veniva commesso un grave errore, consapevole che gli errori, se compiuti ripetutamente, coincidono con un danno di immagine per il brand.

John Elkann pare essersene dimenticato, come pare essersi dimenticato che "da grandi poteri derivano grandi responsabilità". 

Apatico, inadeguato a ricoprire una carica tanto prestigiosa. 

Ma soprattutto, assente e, con tutto il rispetto, incompetente. Dopo la disfatta a Baku del 2019, divenne celebre per i festeggiamenti del "giro veloce". Pensavo fosse acerbo, catapultato in un mondo non suo, e che con il tempo si sarebbe innamorato della Ferrari e della Formula 1.

Era successo a Marchionne, credevo potesse accadere la stessa cosa anche a John. Mi sbagliavo, purtroppo. 

Con il tempo le cose sono peggiorate.

Il "presidente" Elkann non si presenta ai Gran Premi, non rilascia dichiarazioni, non esprime alcun pensiero degno di nota, nemmeno in momenti come questi, momenti in cui la Ferrari è sulla bocca di tutti per motivi non certo encomiabili. 

La sensazione, è che a John non importi assolutamente nulla dei risultati conseguiti in pista dalle due F1-75. Contano i dividendi, gli utili, il fatturato, la produzione della nuova Purosangue, primo SUV della Casa di Maranello, non i successi nella massima serie che, per Enzo Ferrari, alimentavano e rappresentavano il fuoco della sua passione. 

Il suo silenzio assordante fa male a tutti, soprattutto perché accompagnato spesso da quello del CEO Benedetto Vigna, suo "alter ego" in termini di sentimenti provati per il Cavallino Rampante. 

Un report di Morgan Stanley recitava, nel Settembre del 2021: 

"Un esperto di semiconduttori con una laurea in fisica quantistica dedicata ai quark e centinaia di brevetti a suo nome alla guida della Ferrari? Viviamo davvero tempi eccezionali".

Le corse, come vedete, non fanno parte del DNA del presidente e dell’amministratore delegato di un brand che, nelle corse, affonda le sue radici. 

Ma questo è accettabile? No che non lo è. 

Ecco perché non mi sento di incolpare oltremodo Mattia Binotto, che si trova in una posizione tale da voltarsi e non trovare nessuno a sostegno. 

Ha avuto il merito di riportare la Ferrari al vertice. Ha le sue colpe, pare incapace di fare autocritica, di riconoscere gli errori e di strigliare un team in cui persone come Rueda (altro che ama dileguarsi quando le telecamere e i microfoni incombono), un tempo, avrebbero fatto le valigie anzitempo.

Ma non può essere il capro espiatorio di un fallimento dirigenziale a 360 gradi. 

Horner ha Marko al suo fianco, ha Adrian Newey sul fronte tecnico, ha la Schmitz su quello strategico, ha delineato una gerarchia limpida in pista e fuori. 

Wolff è effettivamente solo, ma detiene il 33% delle azioni di Mercedes-AMG PETRONAS Formula 1 Team, ha pieni poteri e può permettersi di definire una "cassa di m***a" la W13 in mondovisione.

Mattia è un "semplice" team principal affiancato unicamente da Laurent Mekies, il cui ruolo pare ancora oggi di difficile inquadramento sotto il profilo dell’utilità, per non parlare di quello del carisma, ma questa è una mia opinione personale.

Le case si costruiscono dalle fondamenta. Senza queste, crollano, purtroppo.

Possono essere splendide, uniche nel loro genere, ma senza fondamenta non sono destinate a durare.

La stagione 2022 è esemplificativa in questi termini.

Non basta essere competitivi, bisogna tornare ad #essereFerrari, affidando questo glorioso brand a chi ne apprezza la storia e l’importanza, e non a chi se lo è ritrovato in mano per diritto di successione.

-Alessandro Morini Gallarati (fondatore)

Ph. Scuderia Ferrari Press Office ©

 

Non sono l’unico ad avere questa idea, potrei averlo scritto io. 

 

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dateci Lapo

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1 ora fa, Kimired ha scritto:

Mi permetto di riportare questo commento trovato in rete, su cui sono fondamentalmente d’accordo su tutta la linea: 

 

Quasi ogni domenica, nel box Ferrari, ammiriamo un Elkann che rappresenta alla perfezione il tifoso Ferrari. 

Entusiasta e sorridente a volte, altre emozionato, altre ancora deluso ed arrabbiato.

Un saliscendi di sentimenti caratterizzati da una passione smisurata, che unisce sotto le insegne del Cavallino Rampante milioni di tifosi.

Sarebbe lecito aspettarsi che il soggetto di questo incipit porti il nome di John, il presidente della Scuderia di Maranello. 

Invece no: quello è infatti Lapo, uomo dal cuore enorme (ho avuto la fortuna di lavorare con lui e posso per questo garantirvelo) e dalla dedizione straordinaria.

Non sono qui per promuovere la sua personalità, tantomeno per scrivere che sarebbe lui il presidente giusto per la Rossa. Perché sappiamo tutti, lui compreso, che questo non sarebbe né vero né possibile. 

Quel che sappiamo, tuttavia, è che chi ricopre attualmente quel ruolo, vale a dire il fratello, è totalmente inadeguato. 

Sergio Marchionne, suo predecessore, era un uomo che odiava fare brutte figure e che era solito farsi sentire ogni qual volta veniva commesso un grave errore, consapevole che gli errori, se compiuti ripetutamente, coincidono con un danno di immagine per il brand.

John Elkann pare essersene dimenticato, come pare essersi dimenticato che "da grandi poteri derivano grandi responsabilità". 

Apatico, inadeguato a ricoprire una carica tanto prestigiosa. 

Ma soprattutto, assente e, con tutto il rispetto, incompetente. Dopo la disfatta a Baku del 2019, divenne celebre per i festeggiamenti del "giro veloce". Pensavo fosse acerbo, catapultato in un mondo non suo, e che con il tempo si sarebbe innamorato della Ferrari e della Formula 1.

Era successo a Marchionne, credevo potesse accadere la stessa cosa anche a John. Mi sbagliavo, purtroppo. 

Con il tempo le cose sono peggiorate.

Il "presidente" Elkann non si presenta ai Gran Premi, non rilascia dichiarazioni, non esprime alcun pensiero degno di nota, nemmeno in momenti come questi, momenti in cui la Ferrari è sulla bocca di tutti per motivi non certo encomiabili. 

La sensazione, è che a John non importi assolutamente nulla dei risultati conseguiti in pista dalle due F1-75. Contano i dividendi, gli utili, il fatturato, la produzione della nuova Purosangue, primo SUV della Casa di Maranello, non i successi nella massima serie che, per Enzo Ferrari, alimentavano e rappresentavano il fuoco della sua passione. 

Il suo silenzio assordante fa male a tutti, soprattutto perché accompagnato spesso da quello del CEO Benedetto Vigna, suo "alter ego" in termini di sentimenti provati per il Cavallino Rampante. 

Un report di Morgan Stanley recitava, nel Settembre del 2021: 

"Un esperto di semiconduttori con una laurea in fisica quantistica dedicata ai quark e centinaia di brevetti a suo nome alla guida della Ferrari? Viviamo davvero tempi eccezionali".

Le corse, come vedete, non fanno parte del DNA del presidente e dell’amministratore delegato di un brand che, nelle corse, affonda le sue radici. 

Ma questo è accettabile? No che non lo è. 

Ecco perché non mi sento di incolpare oltremodo Mattia Binotto, che si trova in una posizione tale da voltarsi e non trovare nessuno a sostegno. 

Ha avuto il merito di riportare la Ferrari al vertice. Ha le sue colpe, pare incapace di fare autocritica, di riconoscere gli errori e di strigliare un team in cui persone come Rueda (altro che ama dileguarsi quando le telecamere e i microfoni incombono), un tempo, avrebbero fatto le valigie anzitempo.

Ma non può essere il capro espiatorio di un fallimento dirigenziale a 360 gradi. 

Horner ha Marko al suo fianco, ha Adrian Newey sul fronte tecnico, ha la Schmitz su quello strategico, ha delineato una gerarchia limpida in pista e fuori. 

Wolff è effettivamente solo, ma detiene il 33% delle azioni di Mercedes-AMG PETRONAS Formula 1 Team, ha pieni poteri e può permettersi di definire una "cassa di m***a" la W13 in mondovisione.

Mattia è un "semplice" team principal affiancato unicamente da Laurent Mekies, il cui ruolo pare ancora oggi di difficile inquadramento sotto il profilo dell’utilità, per non parlare di quello del carisma, ma questa è una mia opinione personale.

Le case si costruiscono dalle fondamenta. Senza queste, crollano, purtroppo.

Possono essere splendide, uniche nel loro genere, ma senza fondamenta non sono destinate a durare.

La stagione 2022 è esemplificativa in questi termini.

Non basta essere competitivi, bisogna tornare ad #essereFerrari, affidando questo glorioso brand a chi ne apprezza la storia e l’importanza, e non a chi se lo è ritrovato in mano per diritto di successione.

-Alessandro Morini Gallarati (fondatore)

Ph. Scuderia Ferrari Press Office ©

 

Non sono l’unico ad avere questa idea, potrei averlo scritto io. 

 

 

Abbastanza condivisibile, tranne il passaggio in grassetto. Io non ho ricordi da quando seguo la F1, di "danni al brand" in seguito ai risultati in pista, che a parte la parentesi Schumacher, non sono stati sempre vittoriosi. Mai una stagione difficile per Ferrari, ha compromesso il brand o minato la stagione successiva, come invece altri team, in cui un passo falso ha condotto letteralmente al macero. 

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dite il giusto

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50 minuti fa, Garviel Loken ha scritto:

 

Abbastanza condivisibile, tranne il passaggio in grassetto. Io non ho ricordi da quando seguo la F1, di "danni al brand" in seguito ai risultati in pista, che a parte la parentesi Schumacher, non sono stati sempre vittoriosi. Mai una stagione difficile per Ferrari, ha compromesso il brand o minato la stagione successiva, come invece altri team, in cui un passo falso ha condotto letteralmente al macero. 

 

Se ne è già parlato ma credo che un conto è non essere vittoriosi, altro conto è fare figuracce o naufragare. Se dovessi immaginare dieci anni come il 2020 non credo che questi farebbero bene al brand, così come non credo che facciano bene al brand queste figuracce cosmiche. 

Il brand era in sofferenza negli anni 90 e l'operazione Schumacher lo ha rivitalizzato anche dal punto di vista commerciale; adesso gode di ottima salute, ma come detto un conto è essere quasi costantemente una scuderia in grado di vincere gare e occasionalmente lottare per il titolo, altro conto è naufragare come nel 2020 o apparire ridicoli, sia pure con una vettura competitiva come quella del 2022. I risultati sportivi e quelli commerciali sono slegati, ma secondo me solo fino ad un certo punto.

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3 minuti fa, Mishima ha scritto:

 

Se ne è già parlato ma credo che un conto è non essere vittoriosi, altro conto è fare figuracce o naufragare. Se dovessi immaginare dieci anni come il 2020 non credo che questi farebbero bene al brand, così come non credo che facciano bene al brand queste figuracce cosmiche. 

Il brand era in sofferenza negli anni 90 e l'operazione Schumacher lo ha rivitalizzato anche dal punto di vista commerciale; adesso gode di ottima salute, ma come detto un conto è essere quasi costantemente una scuderia in grado di vincere gare e occasionalmente lottare per il titolo, altro conto è naufragare come nel 2020 o apparire ridicoli, sia pure con una vettura competitiva come quella del 2022. I risultati sportivi e quelli commerciali sono slegati, ma secondo me solo fino ad un certo punto.

 

Punto di vista condivisibile. Di annate alla 2020 ci sono state paragonabili il 2005, 2009, 2014, parzialmente 2021. In nessuno di questi momenti i risultati commerciali sono stati compromessi, o lo é stata la stagione successiva. 

 

Vedremo come sarà il futuro, al momento ritengo molto improbabile un danneggiamento del brand e della competitività futura in base ai risultati in pista.

 

P.S.: mi fa comunque specie che sia sempre citata Silverstone come esempio negativo quando ha comunque vinto una Ferrari. 

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1 ora fa, Rio Nero ha scritto:

È sgradevole parlare male del lavoro di altre persone, lo sappiamo. Rueda lavora con un team di professionisti, studia, cerca in ogni gara la strategia migliore per il suo team e merita tutto il nostro rispetto. Eppure, noi ci chiediamo: quante volte un uomo, un responsabile tecnico puó sbagliare e mostrarsi inadeguato, prima di essere sostituito? Quando finisce il credito? 

Di fronte all’allucinogena strategia di Budapest, il fondo è stato toccato. Non abbiamo mai visto una macchina tanto competitiva ripetutamente distrutta da un muretto incapace quanto la Ferrari 2022. Montecarlo, Silverstone e Budapest sono le tre punte di un iceberg profondissimo, che ha radici nei vecchi team radio di Vettel, costretto ad un certo punto a farsi le strategie da solo, come sta iniziando sapientemente a fare Sainz. Le strategie Ferrari sono da anni amatoriali, incomprensibili, frutto di immobilismo e di incapacità di reazione. Stiamo assistendo ad un sabotaggio, involontario sia chiaro, figlio esclusivamente dell’incapacità. Tutto il board racing Ferrari (ad eccezione dei poveri ingegneri, costretti a vedere la propria creatura massacrata domenica dopo domenica) non è all’altezza non solo del glorioso nome Ferrari, ma neppure della Formula 1. Sainz che in Francia spiega il regolamento via radio al suo ingegnere di pista ha rappresentato l’emblema dello stato di questa Ferrari.

Esiste un limite per cui, qualsiasi lavoratore di qualsiasi settore, di fronte ad una conclamata incapacità deve essere rimosso. Il limite è stato da tempo superato. Ci dispiace mettere il mirino su Rueda, ma di qualcuno bisogna pur parlare. È tempo di iniziare a fare nomi e cognomi ben precisi. L’arroganza di Binotto (un uomo totalmente incapace di riconoscere i propri errori come dimostrato nelle interviste a Budapest nel postgara) e la semiomertà mediatica di Sky (d’altronde se la seconda voce della Formula1 è uno stipendiato Ferrari è impossibile aspettarsi obiettività) nascondono con un dito un problema grande come una montagna. Adesso basta, continuare così è troppo doloroso. Il popolo Rosso è stremato e non puó più vedere dissipato il talento di Leclerc. Qualcosa deve cambiare. Siamo stanchi di sentirci più bravi di ingegneri al muretto. Il fondo è stato toccato e non cambiare niente, non segnalarlo con forza ogni volta che si puó, vuol dire essere tutti complici.

rio bellissime parole, complimenti ma purtroppo a volere tutto ciò è stato Binotto.

sono anni che il mio amico mi riferiva di un box davvero pesante da sopportare.

un box dove non esiste  piu alcuna meritocrazia

dove chi è raccomandato ha piu potere decisionale e operativo di chi invece,

ha dimostrato con anni di sacrifici di valere molto di piu.

questo purtroppo è un triste dato di fatto che con il tempo ha portato la rossa ad

arrivare a fare queste meste figure.

sinceramente vedo davvero difficile risolvere questo problema.

via Rueda , ci sarà un altro che entrerà nel calderone e cosi via.

deve cambiare la mentalità del team ma questo è possibile solo se chi

sta sopra a tutti lo vuole.

questo individuo è Binotto.

il vero problema della rossa è questo, come lo è per tutte le aziende italiane.

poi noi sappiamo 1/100 dei problemi reali che avvolgono il team.

 noi vediamo solo la punta dell' iceberg.

provate ad immaginare ciò che c'è sotto.

Vettel nell' ultimo anno ha dovuto sopportare cose davvero assurde.

delle cose inconcepibili anche in un team mediocre di kart

Modificato da panoramix
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2 hours ago, Kimired said:

Mi permetto di riportare questo commento trovato in rete, su cui sono fondamentalmente d’accordo su tutta la linea: 

 

Quasi ogni domenica, nel box Ferrari, ammiriamo un Elkann che rappresenta alla perfezione il tifoso Ferrari. 

Entusiasta e sorridente a volte, altre emozionato, altre ancora deluso ed arrabbiato.

Un saliscendi di sentimenti caratterizzati da una passione smisurata, che unisce sotto le insegne del Cavallino Rampante milioni di tifosi.

Sarebbe lecito aspettarsi che il soggetto di questo incipit porti il nome di John, il presidente della Scuderia di Maranello. 

Invece no: quello è infatti Lapo, uomo dal cuore enorme (ho avuto la fortuna di lavorare con lui e posso per questo garantirvelo) e dalla dedizione straordinaria.

Non sono qui per promuovere la sua personalità, tantomeno per scrivere che sarebbe lui il presidente giusto per la Rossa. Perché sappiamo tutti, lui compreso, che questo non sarebbe né vero né possibile. 

Quel che sappiamo, tuttavia, è che chi ricopre attualmente quel ruolo, vale a dire il fratello, è totalmente inadeguato. 

Sergio Marchionne, suo predecessore, era un uomo che odiava fare brutte figure e che era solito farsi sentire ogni qual volta veniva commesso un grave errore, consapevole che gli errori, se compiuti ripetutamente, coincidono con un danno di immagine per il brand.

John Elkann pare essersene dimenticato, come pare essersi dimenticato che "da grandi poteri derivano grandi responsabilità". 

Apatico, inadeguato a ricoprire una carica tanto prestigiosa. 

Ma soprattutto, assente e, con tutto il rispetto, incompetente. Dopo la disfatta a Baku del 2019, divenne celebre per i festeggiamenti del "giro veloce". Pensavo fosse acerbo, catapultato in un mondo non suo, e che con il tempo si sarebbe innamorato della Ferrari e della Formula 1.

Era successo a Marchionne, credevo potesse accadere la stessa cosa anche a John. Mi sbagliavo, purtroppo. 

Con il tempo le cose sono peggiorate.

Il "presidente" Elkann non si presenta ai Gran Premi, non rilascia dichiarazioni, non esprime alcun pensiero degno di nota, nemmeno in momenti come questi, momenti in cui la Ferrari è sulla bocca di tutti per motivi non certo encomiabili. 

La sensazione, è che a John non importi assolutamente nulla dei risultati conseguiti in pista dalle due F1-75. Contano i dividendi, gli utili, il fatturato, la produzione della nuova Purosangue, primo SUV della Casa di Maranello, non i successi nella massima serie che, per Enzo Ferrari, alimentavano e rappresentavano il fuoco della sua passione. 

Il suo silenzio assordante fa male a tutti, soprattutto perché accompagnato spesso da quello del CEO Benedetto Vigna, suo "alter ego" in termini di sentimenti provati per il Cavallino Rampante. 

Un report di Morgan Stanley recitava, nel Settembre del 2021: 

"Un esperto di semiconduttori con una laurea in fisica quantistica dedicata ai quark e centinaia di brevetti a suo nome alla guida della Ferrari? Viviamo davvero tempi eccezionali".

Le corse, come vedete, non fanno parte del DNA del presidente e dell’amministratore delegato di un brand che, nelle corse, affonda le sue radici. 

Ma questo è accettabile? No che non lo è. 

Ecco perché non mi sento di incolpare oltremodo Mattia Binotto, che si trova in una posizione tale da voltarsi e non trovare nessuno a sostegno. 

Ha avuto il merito di riportare la Ferrari al vertice. Ha le sue colpe, pare incapace di fare autocritica, di riconoscere gli errori e di strigliare un team in cui persone come Rueda (altro che ama dileguarsi quando le telecamere e i microfoni incombono), un tempo, avrebbero fatto le valigie anzitempo.

Ma non può essere il capro espiatorio di un fallimento dirigenziale a 360 gradi. 

Horner ha Marko al suo fianco, ha Adrian Newey sul fronte tecnico, ha la Schmitz su quello strategico, ha delineato una gerarchia limpida in pista e fuori. 

Wolff è effettivamente solo, ma detiene il 33% delle azioni di Mercedes-AMG PETRONAS Formula 1 Team, ha pieni poteri e può permettersi di definire una "cassa di m***a" la W13 in mondovisione.

Mattia è un "semplice" team principal affiancato unicamente da Laurent Mekies, il cui ruolo pare ancora oggi di difficile inquadramento sotto il profilo dell’utilità, per non parlare di quello del carisma, ma questa è una mia opinione personale.

Le case si costruiscono dalle fondamenta. Senza queste, crollano, purtroppo.

Possono essere splendide, uniche nel loro genere, ma senza fondamenta non sono destinate a durare.

La stagione 2022 è esemplificativa in questi termini.

Non basta essere competitivi, bisogna tornare ad #essereFerrari, affidando questo glorioso brand a chi ne apprezza la storia e l’importanza, e non a chi se lo è ritrovato in mano per diritto di successione.

-Alessandro Morini Gallarati (fondatore)

Ph. Scuderia Ferrari Press Office ©

 

Non sono l’unico ad avere questa idea, potrei averlo scritto io. 

 

 

condivisibile fino ad un certo punto, ma condito con parecchie inesattezze e contorsioni interpretative, rispecchia pienamente il livore dimostrato verso una figura che fondamentalmente non deve stare nel Box, un CEO/presidente alle corse se ci va, lo fa di rado, la sua inesperienza lo porterebbe ad essere un bersaglio perfetto per quelli che aprioristicamente hanno il dente avvelenato con Fiat/FCA/stellantis/famiglia agnelli per vari, eventuali e fantomatici rovinamenti di vita/economia etc.

 

Lapo effettivamente sarebbe la scelta migliore come rappresentante di famiglia, ma ci sono ancora tanti imbecilli che come ne sentono il nome partono con le solite ca**ate, quindi boh, non so.

 

non capisco cosa c'entri il fatto che Wolf detenga il 33% del team, lui definendo la W13 una cassa di m***a, butta sotto un ponte Allison e tutto il suo team, una cosa che non sta ne in cielo ne in terra, le sue paraculaggini sono epiche ed emblematiche.

paragonare le strutture sportive di RBR,MB e ferrari e' una stupidaggine, perche' sono sempre state composte in maniere differenti, poi non e' che Matesich e Kallenius abbiano l'ufficio dietro al box pronti a licenziare o promuovere al minimo errore/successo, mi sembra questa una visione un po fantozziana della dirigenza.

 

poi oh, pigliatevela un po con chiunque, ma secondo me state sbagliando bersaglio e questo sproloquio di hammer time pare piu il solito commento contro a priori.

 

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Allora. 

Elkan non ha colpa

L!ad non ha colpa

Binotto poverino è solo.

Vuoi vedere che è colpa di Enzo ferrari?

Emblematico dell'italia. La colpa è di chi c'era prima 😀

Modificato da ggr

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IMG-20220805-124348.jpg

 

:binott3m:

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8 minutes ago, ggr said:

Allora. 

Elkan non ha colpa

L!ad non ha colpa

Binotto poverino è solo.

Vuoi vedere che è colpa di Enzo ferrari?

Emblematico dell'italia. La colpa è di chi c'era prima 😀

non voler capire o girarci intorno dovrebbe essere il peggiore dei difetti.

 

la macchina l'hanno fatta Cardile e Gualtieri, il TP e' Binotto, il suo assistente mekies, rueda il capo delle strategie.

ora ci si sta appendendo alla strategia sbagliata di Budapest,Monaco,Silverstone e quanti altri, bene e con chi te la prendi con Elkan ?

mi fai capire che ca**o c'entra Elkan o Vigna in tutto cio, cosa secondo te dovrebbero fare?

 

direi emblematico dell'italia comportarsi come se fossimo fossilizzati negli anni 50, se qualcosa non funziona licenzia  a casaccio cosi da intimorire le maestranze.

 

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2 minuti fa, Stout ha scritto:

ora ci si sta appendendo alla strategia sbagliata di Budapest,Monaco,Silverstone e quanti altri, bene e con chi te la prendi con Elkan ?

A me pare molto semplice.

Il problema delle persone inadatte o non all'altezza, è di gestione Binotto. Azioni intraprese, risiltati alla mano? Zero. Scegliere chiaramente da tempo, chi deve essere la prima guida e costruire gare per metterlo nelle migliori condozioni? Binotto.

Non ha mosso un dito in nessuna sitiazione, in 12 gp. Colpevole. Punto. 

Visto che i problemi sono sempre gli stessi, da mesi, visto che chi deve risolverli non lo fa, chi è sopra di lui, deve intervenire, non assistere passivamente. Non lo fanno. Colpevoli anche loro. Poche storie.

Sono tutti colpevoli. Dal muretto sino ad elkan, con crescente responsabilità a salire, come in tutte le aziende del mondo. 

Troppo comodo dare la maggior parte della colpa al muretto, e a salire sopra sempre meno...

Al muretto, quella gente, qualcuno cel'ha messa, cel'ha lasciata,  e non ha fatto nulla ( nei risultati) per migliorare le cose. Anzi, sempre peggio.

Poi, se apriamo il capitolo di cosa binotto dice alla stampa, smentito dal suo stesso pilota, e tutte le altre contorsioni mentali che ci tocca sentire, a chi vogliamo dare la colpa? Al meccanico della anteriore sinistra?

In italia tutti vogliono posti apicali, ma responsabilità e colpe le scaricano sempre in basso..

La ferrari è il simbolo del genio italiano ( la macchina è buona) le maestranze straordinarie, ma anche del paraculismo dell'immobilismo, dell'amico che non si può toccare, dello sponsor influente, del cerchiobottismo, dei silenzi ipocriti, all'ennesima potenza.

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16 minuti fa, ggr ha scritto:

 

In italia tutti vogliono posti apicali, ma responsabilità e colpe le scaricano sempre in basso..

 

 

Questo è verissimo, la Ferrari in questo non è diversa dall'ente pubblico o dalla boita padronale.

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