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sundance76

La Civilt? delle Corse Automobilistiche

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un po' di pazienza Sun :asd: certo che ora come ora le F1 non potrebbero girare al di fuori del calendario causa blocco test...

 

Come ho gia' scritto da altre parti la soluzione sarebbe organizzare dei gp fuori campionato (e gentilmente non tutti in spagna...) in modo che i test di componenti e piloti rientrino all'interno di una serie di eventi, unendo l'utile al dilettevole. Con le regole tecniche ufficiali ma non quelle sportive.

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Come ho gia' scritto da altre parti la soluzione sarebbe organizzare dei gp fuori campionato (e gentilmente non tutti in spagna...)

 

:asd:

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sostanzialmente sono d'accordo con questa idea di organizzare un mini-campionato asiatico di GP invernali non validi per il campionato del mondo di F1, per? secondo me c'? un problema come si pu? convincere i team a corto di soldi a partecipare ad una trasferta invernale di GP in Asia, dato che gi? si oppongono alla re-introduzione dei test durante la stagione figuriamoci se sono disposti a partecipare a delle gare

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aggiungerei che per comprendere al meglio il ieri e l'oggi della F1 basta fare una capatina a LeMans per la 24 ore. l? si respira ancora lo spirito dell'automobilismo VERO !

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Dunque, dicevo nel topic "notizie varie" sul tema del numero dei GP, che mi piacerebbe l'idea lanciata da qualcuno: un Mondiale di 15-16 gare concentrato tra marzo e ottobre, e poi altre 4-5 gare concentrate in un Continente (Asia, oppure quello che si vuole a seconda delle esigenze commerciali) da svolgere durante l'inverno, che darebbero un titolo parziale (campione asiatico, ad esempio) ma che permetterebbero di collaudare gli sviluppi tecnici e di tener desta l'attenzione mediatica.

 

Pensateci un attimo, ? proprio ci? che avveniva una volta con il Mondiale di F1 che aveva una dozzina di gare tra gennaio e ottobre. E' vero, c'erano molte pause tra una G.P. e l'altro, ma gli stessi piloti di F1 correvano nelle altre domeniche con le potentissime e poderose biposto del Mondiale Sport-Prototipi con le grandi Case mondiali (che non c'erano nella F1), e quindi quasi ogni domenica era comunque occupata da un Grande Evento su circuiti o uguali alla F1 oppure altrettanto leggendari (Le Mans, Mugello, quello stradale di oltre 100 km, la Targa Florio, il Nurburgring, la stessa Monza, Daytona...).

 

Inoltre, e qui vengo al punto, in inverno c'erano due campionati "locali" molto importanti. In Oceania c'era la "Tasman Cup" dove tutti i campioni e le squadre di F1 partecipavano. Era una serie su vari circuiti tra Australia e Nuova Zelanda, con macchine ufficiali (Ferrari, Lotus, Brabham, McLaren..).

E poi c'era la "Temporada Argentina", un altro campionato disputato sui circuiti argentini.

 

Insomma, ricapitolando, oltre ai 12 (circa) G.P. validi per il Mondiale F1, spalmati tra gennaio e ottobre, c'erano poi:

 

- vari GP extra-campionato (International Trophy a Silverstone, Corsa dei Campioni a Brands Hatch, Gold Cup a Oulton Park, ecc. ecc.)

tutto molto bello ma quali team, e con quali mezzi/"Formula", sarebbero disposti a sostenere l'una, l'altra o tutte le "Series"?

andrebbe innanzitutto scardinata la logica per cui un team "cadavere" come la HRT ? costretta a farsi un intero campionato, quindi un team dovrebbe essere libero di partecipare ai Gran Premi che ritiene "sostenibili", senza dover pagare pizzi

 

- gli stessi piloti correvano le gare del Mondiale Marche Sport Prototipi, che era quasi pi? prestigioso della F1 (infatti la F1 assegnava il Mondiale Piloti, mentre le Sport assegnavano il Mondiale Marche. Non fatevi ingannare: fino all'81 la F1 aveva solo una Coppa Costruttori, non era un vero Mondiale).

 

- i piloti della F1 correvano anche nella F2.

 

- nei due-tre mesi di pausa invernale, i piloti e le squadre di F1 andavano a svernare in Oceania e Argentina per correre i campionati locali, con vetture di F1 o F2.

 

- Alcuni piloti di F1 si permettevano anche di correre nei rally mondiali (Clark, Elford, Bianchi) o i campionati Turismo e GT.

 

Insomma, ditemi se un vero appassionato di Corse Automobilistiche (uso intenzionalmente questa locuzione che a molti sembra generica, non specialistica e obsoleta) poteva mai annoiarsi con questo panorama agonistico..

il "vero appassionato" ? cambiato o ? comunque una specie in via di estinzione, intrappolato nel mainstream: non si vede altro che Formula 1 o MotoGP, ignorando ci? che all'infuori di questi due canali

 

ma anche il pilota ? cambiato, oggi non vede altro che la Formula 1, qualunque altra categoria ? vista come alternativa, ripiego al fallimento dell'obbiettivo principale

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Una buona soluzione ? quella di spostare quasi tutte le gare asiatiche in inverno, togliendo loro validit? mondiale, inserendole in un mini-campionato ad uso e consumo degli sponsors, in cui i team pi? forti potrebbero testare nuove componenti per la stagione successiva e far correre i collaudatori, mentre i team minori potrebbero far correre piloti paganti e altri tassisti di nazionalit? assurde.

In questo modo gli sceicchi avrebbero il loro giocattolo chiamato F1 sotto casa, i vari piloti raccomandati e paganti avrebbero una chance di correre e il vero Mondiale di F1 (corso tra marzo e ottobre, principalmente in Europa) tornerebbe ad avere pi? fascino dell'attuale, liberandosi di personaggi e piste discutibili.

Purtroppo questo ? destinato a rimanere solo un sogno...

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si ma il campionato si chiama "Mondiale" non europeo e, anche se posso concordare ed essere interessato alla tua tipologia d'idea, nessuno mi leva dalla testa che Sepang e Cina siano meglio delle europee Magny Cours e Barcelona (di Valencia nemmeno parlo).

 

Da rimettere subito sono i test per evitare anche che i team minori siano un problema di sicurezza

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Ragazzi, sparatevi questo divertentissimo articolo del dicembre 2006:

 

452006.jpg

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e ancora si persevera.

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e ancora si persevera.

 

 

E questo ? ancora pi? esplicativo:

 

img174x.jpg

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Insisto con un altro articolo su come viene vissuta la passione:

 

472006.jpg

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insisti, insisti pure :thumbsup:

 

"basta leggere, pensare di pi? e vedere meno tivv?"

 

inutile dire che concordo con tutti e tre gli articoli :up:

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Bravo ***, sono tutti articoli molto interessanti e che ho letto con estremo piacere. :thumbsup:

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Mi fa piacere che abbiate gradito. Eccone un altro:

 

522006.jpg

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Grazie 1000 ***, le dimensioni del tuo archivio non hanno niente da invidiare a quello di Travaglio :asd:

 

Comunque cazzarola come ? caduto in basso Autosprint in soli 5 anni

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Io, lo dicevo anche da un'altra parte, farei un campionato diverso:

10/12 gare mondiali su circuiti VERI in cui il sorpasso ? sempre possibile intervallati da Gran Premi (= tanti soldi di premi) negli ormai inevitabili "circuiti" citadini che regalono solo denari e niente punti.

Restringerei, e di molto, la safety car che invece viene messa in pista appena si presenta una scusa, tanto per rendere pi? "appetibile" la gara.

Restringerei anche gil alettoni anteriori che ormai sono una sorta di rollbar kertistico e nessuno osa rischiare un baffo. Perch? renderli "neutri" al centro? non saerbbe meglio il contrario? Problemi di scie? Pi? piccoli sono meno disturbo si ha.

Purtroppo poi *** ha ragione ma i tempi sono cambiati. L'impatto della tv ha di fatto cambiato il modo di correre. Ma adesso i soldi veri vengono da l? e non pi? dai premi partenza. Ferrari stesso ci lasci? diverse gare, se non qualche mondiale, in virt? di avere maggiore introiti televisivi.

bella la frase citata da Forghieri: "Mauro, c'est l'argeant"... bruttissimo ma tremendamente reale. Ecco perch? il bluff della Superbike funziona: sembra ancora un mondo "pane e salame" eppoi Biaggi ti vince un mondiale con una motogp travestita!

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Dovrei mettere questo post nella sezione "libri", ma mi pare significativo metterlo qui, per confrontare il presente col passato.

 

Si tratta di due recensioni del sito Aisa (Associazione Italiana per la Storia dell'Auto) su due libri recentissimi, uno su Siffert (pilota di F1 e Prototipi scomparso nel 1971) e uno su Rindt (campione del mondo F1 1970).

 

Mi sembrano illuminanti, ma vanno lette fino all'ultimo rigo:

 

Jo Siffert ? A Swiss racing legend

Samuel Ed Heuvink

Editore: McKlein Publishing/Verlag Reinhard Klein, K?ln, Germania, 2010

Formato: 24x28,5 cm, pagine 336 Lingue: tedesco, inglese, francese

 

Un libro veramente europeo per ricordare un grande pilota degli anni Sessanta, anche lui vittima della scarsa sicurezza delle corse di quegli anni: Joseph ?Seppi? Siffert, svizzero di Fribourg, nato il 7 luglio 1936 e morto in corsa a Brands Hatch il 24 ottobre 1971.

L?autore ? olandese e ha scritto in inglese; l?editore ? tedesco; il libro ? trilingue, pensando al mercato svizzero e internazionale.

La forma editoriale ? ?svizzera?: grafica rigorosa; impaginazione chiara, nonostante le tre lingue su colonne affiancate; qualit? della carta, patinata opaca, di gran classe; foto stampate molto bene; legatura robusta ed elegante; copertina evocativa ed emozionante.

Il libro traccia la carriera di Siffert, dagli inizi difficili con le corse in moto e in F3 fino all?entrata nel team Porsche per la corse di durata, di cui fu protagonista nella seconda met? degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta.

Siffert fu uno dei piloti che riuscirono a trasformare quel mostro inguidabile della Porsche 917 in una macchina da guerra, imbattibile nelle corse di durata del biennio 1970-71. La sua classe innata si manifest? anche con la piccola Porsche 908/3, in quegli anni soprannominata ?bicicletta? dagli italiani con il solito complesso di superiorit?. Domin? la Targa Florio e la 1.000 km del N?rburgring 1970, cio? le corse sui percorsi pi? duri e impegnativi per uomini e macchine.

Siffert ebbe una buona carriera in F1, in team importanti, ma non sempre ufficiali: per Rob Walker vinse il suo primo GP, a Brands Hatch 1968 con la Lotus 49B. Vinse anche il GP d?Austria 1971 al volante della Yardley BRM.

La formula editoriale ha limitato l?approfondimento dei temi nei singoli capitoli.

 

Si sente la mancanza di inquadramento delle corse e della carriera di Jo Siffert nell?ambiente e nello spirito di quegli anni. E? una lacuna comune a quasi tutte le biografie odierne: sono spariti gli autori capaci di farlo e la componente iconografica ha travolto quella letteraria: tante, troppe immagini e poche, quasi niente parole.

Con il passare degli anni, con testi sempre pi? vuoti, anche chi cercher? di capire ambienti, cultura, personalit?, tecnica dalle foto si trover? di fronte a pagine mute non solo sull?epoca cui il libro si riferisce, ma anche sulle personalit? dei protagonisti.

 

 

Jochen Rindt ? Uncrowned King ? The superfast life of F1?s only posthumous world champion

David Tremayne

Editore: Haynes Publishing, Gran Bretagna 2010

Formato: 23x29 cm, pagine 336

Prezzo: ? 40,00 Lingua: inglese

 

Presenza editoriale doverosa a 40 anni dall?incidente mortale a Monza, questa biografia di Jochen Rindt viene a colmare un vuoto nella biblioteca di chi raccoglie le biografie dei grandi piloti. Come spiega il titolo (che, per lunghezza, ? un sommario dell?intero libro), Rindt ? stato il primo e finora (fortunatamente) unico campione del mondo F1 premiato post-mortem.

E? stato un grande pilota in un?epoca tra le pi? ricche di talenti e in cui le competizioni erano ancora permeate dello spirito romantico-eroico della tradizione mentre, finalmente, iniziavano le misure per la sicurezza dei piloti e degli spettatori.

La prefazione di Sir Jackie Stewart ricorda il giovane pilota austriaco, nato a Mainz, Germania, il 18 agosto 1942 e morto a Monza il 5 settembre 1970. Lo fa con l?intelligenza, la competenza, la capacit? di analisi e la chiarezza espressiva di uno dei piloti pi? acculturati e sensibili della storia della F1 oltre che tra i migliori (tre volte campione del mondo): ? una pagina godibilissima, dispensatrice di emozioni.

La prefazione ? la parte migliore del libro. L?autore scrive bene, ha nel suo palmar?s molti titoli dedicati a grandi personaggi del motorismo, ma non osa aggiungere valore a quanto ha ascoltato dai testimoni che ha intervistato. E non sono pochi, a conferma della seriet? e professionalit? del suo approccio ai libri. Non osa valutazioni comparate, sta lontano dalla prospettiva storica, non innesta l?ambiente e gli uomini nella lunga cronologia di corse e nei dettagli tecnici ripresi dalle diecine di libri su quegli anni (1962-1970) e dall?enorme pubblicistica a disposizione.

In questo, Tremayne ? allineato allo stile acritico e leggero di oggi, ma lo fa in un ottimo inglese, scorrevole e gradevole. Ha anche saputo scegliere fotografie belle ed evocative, attingendo all?archivio (apparentemente infinito) di Karl Ludvigsen.

 

Rimane il dubbio sul target di un?opera cos?:

- troppo approfondita, cara, e con troppo testo per il lettore distratto di oggi, spesso un giovane che di Rindt non ha mai sentito parlare;

- con poco di nuovo e scarso valore di referenza (a parte i risultati delle corse) per chi quegli anni li ha vissuti o studiati su libri e riviste dell?epoca.

Modificato da sundance76

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Qualcuno si ricorder? il GP di Spagna del 1994, quando dopo i gravissimi e tragici incidenti di inizio stagione, venne creata una chicane posticcia con delle pile di pneumatici:

 

gpspagna1994barcellonas.jpg

 

Come ho detto in amarcord, non si erano inventati niente di nuovo, a giudicare dal GP di Francia 1935 :asd: :

 

chicanefrancia1935.jpg

 

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Modificato da sundance76

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Si sente la mancanza di inquadramento delle corse e della carriera di Jo Siffert nell?ambiente e nello spirito di quegli anni. E? una lacuna comune a quasi tutte le biografie odierne: sono spariti gli autori capaci di farlo e la componente iconografica ha travolto quella letteraria: tante, troppe immagini e poche, quasi niente parole.

Con il passare degli anni, con testi sempre pi? vuoti, anche chi cercher? di capire ambienti, cultura, personalit?, tecnica dalle foto si trover? di fronte a pagine mute non solo sull?epoca cui il libro si riferisce, ma anche sulle personalit? dei protagonisti.

 

La prefazione ? la parte migliore del libro. L?autore scrive bene, ha nel suo palmar?s molti titoli dedicati a grandi personaggi del motorismo, ma non osa aggiungere valore a quanto ha ascoltato dai testimoni che ha intervistato. E non sono pochi, a conferma della seriet? e professionalit? del suo approccio ai libri. Non osa valutazioni comparate, sta lontano dalla prospettiva storica, non innesta l?ambiente e gli uomini nella lunga cronologia di corse e nei dettagli tecnici ripresi dalle diecine di libri su quegli anni (1962-1970) e dall?enorme pubblicistica a disposizione.

In questo, Tremayne ? allineato allo stile acritico e leggero di oggi, ma lo fa in un ottimo inglese, scorrevole e gradevole. Ha anche saputo scegliere fotografie belle ed evocative, attingendo all?archivio (apparentemente infinito) di Karl Ludvigsen.

 

Rimane il dubbio sul target di un?opera cos?:

- troppo approfondita, cara, e con troppo testo per il lettore distratto di oggi, spesso un giovane che di Rindt non ha mai sentito parlare;

- con poco di nuovo e scarso valore di referenza (a parte i risultati delle corse) per chi quegli anni li ha vissuti o studiati su libri e riviste dell?epoca.

 

Forse in questo sono rimasta molto indietro rispetto al nuovo pubblico a cui non frega una cippa della personalit? del pilota e del contesto e dello spirito del tempo: ma a me ha sempre affascinato, oltre al contesto storico. Io i libri con troppe immagini riguardanti le carriere dei piloti li lascio gi? :) a meno che non siano volutamente dei libri fotografici, allora la fotografa in erba che c'? in me si appassiona (specie nei ritratti dei piloti o delle persone che li circondano, se sono emozionanti) :) ma a me piace esplorare le personalit? dei piloti, dei protagonisti dell'automobilismo in genere. Oggi mi sembrano un po' degli acquerelli spenti.

Modificato da Lacrymosa

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Forse in questo sono rimasta molto indietro rispetto al nuovo pubblico a cui non frega una cippa della personalit? del pilota e del contesto e dello spirito del tempo: ma a me ha sempre affascinato, oltre al contesto storico. Io i libri con troppe immagini riguardanti le carriere dei piloti li lascio gi? :) a meno che non siano volutamente dei libri fotografici, allora la fotografa in erba che c'? in me si appassiona (specie nei ritratti dei piloti o delle persone che li circondano, se sono emozionanti) :) ma a me piace esplorare le personalit? dei piloti, dei protagonisti dell'automobilismo in genere. Oggi mi sembrano un po' degli acquerelli spenti.

 

:thumbsup:

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