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Lotus

Se affonda l' isola delle palme...

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Gli arabi e affini sono dei disastri completi negli investimenti, non fosse per il petrolio sarebbero sempre in perdita totale.

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Specifica che pezzo della Brianza vorrebbero acquistare gli sceicchi?

 

mi sto preoccupando... :fear2:

 

Nei capannoni abbandonati delle acciaierie Falck di Sesto San Giovanni, periferia industriale di Milano, il sultano del Dubai, Ahmed Bin Sulayem, non c'è mai stato. Il re Mida del Golfo Persico, coinvolto in mille business planetari e fervido appassionato di immersioni subacquee e corse di resistenza, dicono i biografi ufficiali, non può seguire di persona tutti gli affari dell'Emirato. I suoi manager, però, stanno trattando per comprare una porzione enorme del comune che un tempo veniva chiamato la Stalingrado d'Italia: un milione e mezzo di metri quadrati...
segue http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2039430/&print=true

 

Stavano facendo incetta sopratutto di piccole medie imprese specializzate, in tutto il nord industriale, in Brianza, il settore mobile è molto appetito e non solo...

questa azienda, per esempio, è stata comprata da un fondo del Barhein che si chiama investicorp.

 

http://www.ceme.com/

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Dubai World è quella serie di colossali str****te costruite/ende in mezzo al mare

in che modo la cosa si ripercuote sui gran premi?

 

L'affare Quadbak potrebbe essere saltato anche per quello, ma questo naturalmente è il male minore.

 

Personalmente mi preoccupano molto ma molto di più le possibili ulteriori ripercussioni che potrebbero esserci a livello mondiale.

Il mondo del lavoro è ancora nella m***a più totale (il famoso "peggio alle spalle" annunciato a giorni alterni è lungo circa 25 centimetri e ha un diametro di almeno 4 centimetri) e un'ulteriore spallata non sarebbe certamente di aiuto.

Modificato da gio66

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Personalmente mi preoccupano molto ma molto di pi? le possibili ulteriori ripercussioni che potrebbero esserci a livello mondiale.

Il mondo del lavoro ? ancora nella m***a pi? totale (il famoso "peggio alle spalle" annunciato a giorni alterni ? lungo circa 25 centimetri e ha un diametro di almeno 4 centimetri) e un'ulteriore spallata non sarebbe certamente di aiuto.

 

MAMMAMIA !!! gi? ... ok che non sei un "utilizzatore finale" (per? amico mio" VOI ci avete una banca !" AHAHAHAHAH) per? le tue MISURE mi preoccupano !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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<BR>Personalmente mi preoccupano molto ma molto di più le possibili ulteriori ripercussioni che potrebbero esserci a livello mondiale. <BR>Il mondo del lavoro è ancora nella m***a più totale (il famoso "peggio alle spalle" annunciato a giorni alterni è lungo circa 25 centimetri e ha un diametro di almeno 4 centimetri) e un'ulteriore spallata non sarebbe certamente di aiuto.<BR>
<BR><BR>MAMMAMIA !!! giò ... ok che non sei un "utilizzatore finale" (però amico mio" VOI ci avete una banca !" AHAHAHAHAH) però le tue MISURE mi preoccupano !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!<BR>

 

 

... è l'uccello padulo !! Qui il link hehehe

 

http://lucarinaldipasquali.blogspot.com/2008/09/luccello-padulo.html

 

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(per? amico mio" VOI ci avete una banca !" AHAHAHAHAH)

 

Lo so bene. Ed ? proprio per questo che non so pi? che pesci pigliare.

Tanto, gira e rigira, il volatile va a finire sempre in quel buco.

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Non voglio addentrarmi in questioni di carattere economico (non ? ho le competenze). Ma se saltassero tappe in medio oriente per tornare in europa non sarebbe male.

 

decisamente.

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Lo so bene. Ed è proprio per questo che non so più che pesci pigliare.

Tanto, gira e rigira, il volatile va a finire sempre in quel buco.

Parole sante.

 

Il problema dei problemi è che l'enorme surplus finanziario delle rendite petrolifere di tutta l'area del golfo è servito solo a far crescere in maniera smisurata la bolla finanziaria nei mercati occidentali ed asiatici. e a finanziare madrasse coraniche in mezzo mondo. Questi non hanno mai investito seriamente in piani di sviluppo a lungo termine nei loro paesi, a parte scimmiottamenti in stil monegasco di cattedrali grattacielo e super-piste Polistil F1 nel deserto...

La gestione assolutistica e tribale dell'enorme ricchezza su cui sono assisi crea e continuerà a creare sconquassi.

Investono con i loro fondi sovrani nella nostra economia, la conquistano, ma quando si chiedono loro dati e informazioni specifiche per poter analizzare i profili di rischio li negano, com'è successo nel caso di specie che poi ha portato al declassamento e all'allarme generale Dubai World... la sitauzione è tale da almeno un anno ma fin a l'altro ieri gli emiri avevano fatto orecchie da mercante a tutte le richieste di delucidazioni da parte degli analisti delle agenzie di rating.

 

Questo è il problema: dall'Arabia Saudita alla fine dell' Oman la democrazia e trasparenza finaziaria è concetto sconosciuto. Li vige la monarchia assoluta, si mozzano le mani ai ladri ( magari di polli )ma si permette ai mariti di sfigurare o peggio mogli e fidanzate che, ovviamente non possono guidare... avete mai visto una donna guidare una carovana di cammelli? :hihi:

 

"l' economia" di Dubai è lo Sceicco, i fondi d'investimento lo Sceicco, gli organi di controllo lo Sceicco... :D questi giocano a fare trading attraverso i fondi sovrani più ricchi del pianeta come commerciavano e si scambiavano prede, perle e cammelli 100 anni fa sotto la veranda della Bin Jam’aan House...

Intanto:

Credit Suisse ha declassato a 'neutral' tutti i titoli della regione del Golfo dopo che Dubai World ha chiesto una moratoria sul debito. ''Questa vicenda ha avuto ripercussioni non solo sulle banche che operano in quella regione ma anche sull'intero sistema finanziario'', spiega Credit Suisse in una nota. ''Ora e' da vedere se Dubai resta un evento isolato oppure se inneschera' un effetto domino.''

ansa.it

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Bisogna vedere se tra le societ? collegate a questa ce n'? qualcuna che investe in F1. Io non so dirlo, non sono un'esperto di economia.

Nella sola giornata di oggi sono andati in fumo circa 159 miliardi di euro di capitalizzazione e l'indice Ftse Eurofirst 300 ha perso il 3,21% a 989,14 punti facendo registrare il valore di chiusura pi? basso delle ultime tre settimane. Per il settore del credito ? stata una delle peggiori giornate degli ultimi sette mesi. Il rischio default della Dubai World ha colpito in particolare titoli come Royal bank of Scotland, Hsbc, Barclays e Credit Suisse, che secondo Bloomberg sono tra le banche con crediti maggiori verso Dubai Wordl, ma anche titoli come Santander e Bnp Paribas.

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/economia/dubai-borse/effetto-dubai/effetto-dubai.html

 

non credo ci siano grandi rischi, almeno se non continuano cos?.......

 

 

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Se affonda l'isola, la spostiamo...

2l9ljba.jpg

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Non c'? molto da scherzare, se la crisi colpisce duramente gli arabi ci possono essere serie ripercussioni sull'economia mondiale. Comunque si meritano anche loro una bella mazzata, visto che sono i re degli sprechi.

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I governi di Dubai e Abu Dhabi hanno appena dichiarato che non garantiranno i debiti di "Dubai World"...

Borsa Dubai: -7,3%

Borsa ad Abu Dhabi: -8,3% ...

 

http://www.corriere.it/economia/09_novembre_30/dubai-borse_3d928c58-dd9c-11de-a61b-00144f02aabc.shtml

 

 

LA GRANDE BOLLA DELLE PAROLE GONFIÒ L'EX ELDORADO DEL GOLFO - DA «NEWSWEEK» ALLA PRESTIGIOSA IMD: DUBAI MEGLIO DELLA GERMANIA

 

Profumato, la barba e le unghie curate, i piedi nudi nei sandali di soffice pelle di cammello esposti alla gelida aria condizionata. Soprannominato «lo sceicco-Ceo». Capace di pronunciare frasi come questa: «Se Gordon Brown o Tony Blair vogliono vedermi, ne sono felice. Ma per favore non portatemi una schiera di ministri! Per loro non ho tempo. Portatemi piuttosto qualunque amministratore delegato britannico. Per loro sì, il tempo ce l'ho».

 

È un uomo così, scriveva «Newsweek» due anni fa, che spingeva la comunità dei banchieri espatriati «a chiamarlo con ammirazione Sheik Mo»: al secolo Mohammed bin Rashid al-Maktum, sovrano assoluto ed ereditario di un emirato oggi paragonabile (giusto finanziariamente) all'Argentina. Non lo si sarebbe mai immaginato, a leggere le più celebri testate di lingua inglese anche solo pochi anni fa.

 

Nel 2006, l'«Economist» spiegava che i «vantaggi» alla base del successo del centro finanziario di Dubai erano «la mano forte e le tasche profonde della famiglia regnante»; peccato allora che nelle tasche si agitassero soprattutto dei debiti e la «mano forte» fosse quella di un sovrano autoreferenziale e incapace di render conto a chicchessia. Inclusi gli amministratori delegati britannici i quali, leggendo quell'articolo, magari avevano rubato cinque minuti del tempo dello sceicco-Ceo per prestargli alcuni miliardi: HSBC e Royal Bank of Scotland restano le banche più esposte.

L isola di Dubai a forma di Palma_da Repubblica.it

 

Che dire allora dell'invaghimento di «Newsweek»? Dubai ha successo si legge a crisi dei «subprime» già esplosa - «perché è ben gestita e onesta, in netto contrasto con quasi ogni altro governo nella regione». E c'è anche da capirlo, se un semplice giornalista tradisce un simile entusiasmo: gli esperti avevano già analizzato, approfondito, spiegato. Uno studio della prestigiosa IMD, la business school internazionale della Svizzera, ancora a metà 2007 mostrava che Dubai si piazzava davanti al Giappone e alla Germania in fatto di «competitività economica» e - precisiamo - anche di «efficienza del governo».

 

 

Quello stesso anno una classifica del World Economic Forum, la culla della «superclasse» o élite globale, metteva ovviamente gli Emirati Arabi Uniti al vertice «nella regione». Poco importa che gli emirati Dubai World Un gruppo di 15-20 investitori nel real-estate di Dubai avrebbero deciso di unire le forze si sarebbero presto dimostrati capaci di mettere il mondo a soqquadro con un'evitabilissima lite da cortile su un pugno di dollari di debiti.

 

Possibile? No: inevitabile. La città verticale sul Golfo è quella di cui il «Guardian» si chiedeva (nel 2006) se per caso fosse avviata a diventare «il posto più importante del pianeta, come Londra nel 19 esimo secolo». Nell'esaltazione si era giunti a un punto in cui Dubai era diventata una sorta di genere giornalistico. Anglosassone sì, ma anche assolutamente italiano, francese o tedesco.

 

L'inviato arrivava, descriveva la vastità di ciò che aveva visto, i rubinetti d'oro nella stanza d'albergo, la vasca per i pesci che comporta solo per il mangime «un budget di 300 milioni l'anno». Tornava e garantiva («Time Magazine», 2006) che quella è esattamente l'«American way», perché lo sceicco «ha evitato il tipico stile del business familistico mediorientale e ha insistito sugli standard occidentali di rendicontazione e trasparenza».

 

 

Insomma «Sheikh Mo l'ha proprio azzeccata» (George Makhoul, banchiere di Morgan Stanley).

 

Va detto che, in parte, ci ha preso davvero: il porto, l'aeroporto, la logistica e magari anche la Borsa restano gioielli visionari. Ma il «New York Times si è chiesto che senso avesse un posto in cui un manovale immigrato vive per legge in condizioni di semi-schiavitù. A nessuno invece è parso strano, o contrario ai nostri presunti principi, che per attrarre ricchi professionisti occidentali nascessero speciali isole del diritto solo per loro.

 

 

Ma in fondo tutto questo fascino mediatico faceva parte di un ingranaggio, chiamato «soft power» globale o reputazione, che non funziona solo con Dubai. Ma a Dubai di più. Perché («Newsweek», 2006) «questo è il posto in cui il trionfo della globalizzazione è stato più completo».

Federico Fubini per Corriere della Sera

 

DUBAI, UN CRAC ANCHE PER LO SPORT - LE RIPERCUSSIONI DELLA CRISI FINANZIARIA DELL'EMIRATO ARABO SUL MERCATO DELLE SPONSORIZZAZIONI - A RISCHIO CONTRATTI MILIONARI: DAL CALCIO ALLA VELA, FINO ALLA F1

 

 

La bufera che si è abbattuta sulle borse mondiali per il rischio crac di Dubai World, il fondo semi-governativo con interessi in diversi settori (immobiliare, energia, sviluppo urbano), che ha un'esposizione debitoria di 39,60 miliardi di euro nei confronti delle più importanti banche internazionali, potrebbe avere ripercussioni anche per il mercato delle sponsorizzazioni sportive.

 

La difficile situazione finanziaria di Dubai, generata dal crollo del mattone con un impatto negativo sull'economia stimato in 53,7 miliardi di euro, ha iniziato a produrre le prime vittime, con lo sport e soprattutto le sponsorizzazioni calcistiche a pagare per primi. E' notizia di ieri, infatti, che le difficoltà finanziarie degli Emirati Arabi Uniti potranno avere ripercussioni su alcuni importanti contratti di partnership nello sports-marketing.

 

Se le indiscrezioni dovessero trovare conferma la sponsorizzazione di maglia da 25 milioni di euro l'anno tra Liverpool e Standard Chartered (gruppo bancario internazionale), che sarebbe dovuta partire nella prossima stagione, rischia di essere cancellata a causa dell'esposizione che l'istituto inglese ha negli Emirati Arabi Uniti.

 

Standard Chartered, secondo un'analisi tecnica di Emirates banks association, è esposta per 5,16 miliardi di euro, pari al 4,2% degli impieghi. Un importo che se spesato con accantonamenti già nel 2009, e ovviamente nel 2010, porterebbe il colosso britannico a rivedere la posizione negli investimenti destinati alla pubblicità e allo sport. Si tratterebbe, pertanto, di un nuovo abbandono di una istituzione finanziaria dal mercato delle sponsorizzazioni sportive.

 

Ma anche Royal Bank of Scotland, Barclays, Credit Suisse e altri importanti istituti rischiano di dover rivedere le strategie di comunicazione, puntando alla risoluzione dei contratti di club, eventi e atleti in concomitanza della scadenza, in attesa di tempi migliori o di nuovi investimenti da parte dello stesso governo di Dubai (ha preso il controllo di Dubai World per ristrutturarne il debito).

 

Da capire anche il riposizionamento, sempre nel settore degli abbinamenti sponsorizzativi, di Emirates, già sponsor nel 2007 dell'equipaggio neozelandese in Coppa America (vela), nella F1 (per due anni sulla scuderia McLaren-Mercedes) e nel calcio, dove è molto visibile nel calcio inglese ed europeo. A partire dall'Emirates stadium e dalla maglia dell'Arsenal, per poi proseguire con quella dell'Amburgo Sv in Bundesliga o con la partnership dell'A.c. Milan, che si trasformerà, da giugno 2010, in apposizione del logo sulla divisa da gioco per i prossimi sette anni per una cifra record.

 

Gli Emirati Arabi Uniti dai primi anni 90 hanno puntato tutto sul lusso e sul turismo, a differenza della città-Stato Abu Dhabi, più focalizzata sulla politica e sulla cultura. Un macigno che il governo di Dubai intende sbriciolare chiedendo al sistema bancario (soprattutto europeo) una moratoria di sei mesi. Ovvero debiti congelati fino a maggio 2010.

Italia Oggi

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