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Indipendentemente dalla Fede(io credo che apparteniamo ad un Altro che decide ci? che e' meglio per noi e per chi ci sta intorno secondo una Sua logica che certo non e' la nostra,poi noi decidiamo solo se aderire o meno), non credi che il fatto che lui credesse di avere un incidente mortale lo possa in parte aver provocato?
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Claudio, dicci,almeno tu,che ne pensi. Francamente tra il versetto della Bibbia, questa tua testimonianza, il piantone, il braccio della sospensione come lama, il punto del casco dove si e' infilato e soprattutto i filmati delle ore ''pre-gara''......non so che dire ne' che pensare.
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Terzo tempo in griglia:si comincia a ragionare.
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Vedendo questo filmato a distanza di tempo,di anni, l'impressione e' che Senna sentiva che sarebbe potuto accadere qualcosa di diverso questa volta. E non certo qualcosa di piacevole. In una frase:se lo sentiva.
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Direttamente dal sito ufficiale di Peterson http://www.ronniepeterson.se/subc/eng/rb.htm Ronnie and Barbro had a very close relationship. As in many other relations there was, of course some friction. After Nina was born, Barbro didn?t follow Ronnie to the races as often as before. Ronnie's frustration over his situation at Lotus in 1978 did also create some frictions at home. The Peterson family had a summerhouse close to Askersund where they often spent their holidays. Number 37 of Hemmets Veckotidning 1978 came out on the 11th of September ? the same day Ronnie died! The article was a typical ?at-home-one? and it was just an unfortunate day to publish it. The story is about the happy family Petersons on vacation in their summerhouse near V?ttern in Sweden ? as it used to be a couple a weeks every year.
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Si dice che La vicenda di Imola ed il dissidio con Pironi avrebbero riavvicinato Gilles a Joanna. Circa Peterson,questi sarebbe stato in crisi,ma non si parlo' di altre donne come invece nel caso di Gilles. La verit? e' che quando si diventa ''star'' e' difficile mantenere l'equilibrio ed e' ancor pi?' difficile quando da ''star'' entri in conflitto con qualcuno.Questo pilota sapeva di non aver ancora moltissimo tempo per diventare campione del mondo e che dopo essere stato presto secondo nel mondiale(1971) non riusciva a competere ''liberamente'' per il titolo e pu?' essere che questo lo sentisse come un ingiustizia,sebbene poi in fin dei conti non lo era. Credo che questo malessere abbia potuto incidere,magari momentaneamente,nei rapporti famigliari:anche il gesto estremo di Barbro poi non denuncia un quadro psicologico un granch? equilibrato,sebbene pero' nessuno pu? sapere come ognuno di noi reagisce alla morte della persona pi? cara.
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Ho conosciuto il motorsport perch?' ero tifoso di Ronnie Peterson.Tuttavia,seppure un po' sfortunato,non esclusivamente tale.Infatti,dopo l'incidente,ancora cosciente,chiese ai medici di rimetterlo in condizione di guidare nel pi?' breve tempo possibile,cecando di non amputargli niente(il tallone era messo male).Questo non giustifica l'operato di quei medici,ma vi fu una certa pressione del paziente e del suo manager.Pressione che bisogna evitare sempre in questi casi anche se poi tutti noi finiamo per esercitarla (sui medici). Sul versante Lotus,bisogna ricordare che Chapman lo prefer? a Fittipaldi(campione in carica)gi? dal 1973.Poi venne il 1974 con la disastrosa esperienza della Lotus 76 ed i rapporti iniziarono a deteriorarsi.Ronnie era impaziente e voleva competere per il titolo,inoltre riteneva la Lotus pericolosa e non affidabile fin dal 1974.Quindi lascio' Chapman a meta' 1976 per approdare alla March,sua vecchia scuderia.Vinse anche a Monza con quella vettura un po' cos?. Alla Lotus arrivo' invece Mario Andretti che si sobbarco' lo sviluppo della nuova macchina nel 1976 e nel 1977,anno in cui ottenne i primi risultati incoraggianti.Peterson nel 1977 corse con Tyrrell che aveva la 6 ruote. Questa vettura and? benino nel 1976 cogliendo anche un successo in Svezia e sembrava avviata ad essere competitiva per il titolo nel 1977.Invece fu un disastro. A quel punto Ronnie colse l'opportunita' di tornare in Lotus nel 1978,per via della malattia terminale di Gunnar Nillson,compagno di squadra di Andretti.Tuttavia,in relazione al lavoro svolto in tempi bui da Mario,Colin Chapman si accordo' con Peterson per un ruolo di seconda guida:solo qualora Andretti non avesse avuto la possibilit?' di vincere,lo svedese avrebbe avuto via libera verso la vittoria. Peterson era pi?' veloce di Andretti(di pochissimo),ma l'italoamericano era pi?' preparato nel set-up(Ronnie copiava spesso il compagno). Poi arrivo' Monza dove la Lotus ebbe,secondo il mio modesto parere,una quota di responsabilit? per il materiale messo a disposizione della seconda guida che a sua volta voleva competere per il titolo ed aveva gi?' firmato per McLaren per il 1979. Insomma,come per Gilles Villeneuve,Ayrton Senna,Elio De Angelis,piloti che correvano con l'amarezza nel cuore al momento dell'incidente fatale. Circa la famiglia,correva voce di frizioni con la moglie proprio in quei giorni.
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Rush - Film sulla stagione 1976
FILIPPO ha risposto a ema00 in una Discussione nella sezione Amarcord
Uomo non e' chi da la colpa ad un altro pilota(matricola) di aver procurato un incidente con conseguenze mortali per un collega,sapendo benissimo di essere stato lui la causa(certo non dolosamente,ma causa si!). Il fatto di avere 25 anni e di essere bello non ti autorizza a non pensare.Il mondo ti guarda e scrive di te e ci sono ragazzini come il sottoscritto,che a quel tempo aveva 14 anni, che leggono sulla tua tuta ''sex is the breakfast of the champion'' e poi fumi in pubblico, ti ubriachi, eccetera.Sei il campione del mondo.Certo non e' stato l'unico cattivo esempio(c'e' chi da campione del mondo ha consapevolmente tentato di vincere ancora fruendo di spionaggio industriale e lasciando in giro varie emails in merito!).Pero' io che ho una figlia di 11 anni preferisco che abbia modelli come Federer,Schumacher e perch?' no anche Marco Simoncelli , Ayrton Senna e Gilles Villeneuve che fuori dalla pista erano altruisti,leali ed attenti alle loro responsabilit? nei confronti dei giovani e dei giovanissimi. In quanto a Barry Sheene la storia e' diversa.Poi si e' sposato ed e' stato sempre con la sua Stephanie,ha fatto gare d'epoca ed era un vero appassionato di velocit?.Non ha accusato nessun innocente di omicidio colposo. James Hunt mi fa una gran pena,non ha saputo invecchiare e purtroppo e' stato tanto male dopo i 40. -
Rush - Film sulla stagione 1976
FILIPPO ha risposto a ema00 in una Discussione nella sezione Amarcord
Revson non era pi?' su questa terra nel 1976; Schekter aveva la Tyrrell 6 ruote................... Peterson la March semiufficiale..................... Hai ragione,mezza bufala e' troppo mi scuso con tutti. Pero' la m23 vinse il titolo con Emmo nel 1974 e fece secondo ancora con Fittipaldi nel 1975.Quindi nel 1976,con Lauda in pista normalmente, Hunt avrebbe replicato al massimo il risultato di Fittipaldi.Ricordo che Lotus era in crisi,Peterson era in March, Tyrrell provo' il project 34 a 6 ruote eccetera. Poi non condivido il fatto che sia stato ''esaltato'' per il suo stile di vita.Il film di Howard lo vedremo e poi ne parleremo................. Il 1976 resta importante per la storia incredibile di Niki Lauda e poi anche per il suo rapporto con Ferrari e la Ferrari. Hunt al Fuji non si era nemmeno accorto di essere diventato campione del mondo. Nel 1977 il campione del mondo le prese da Lauda,Schekter,Andretti e Reutemann. E' stato in testa al mondiale solo un po' di giri al Fuji nel 1976.........................insomma non vedo un grande campione. -
Rush - Film sulla stagione 1976
FILIPPO ha risposto a ema00 in una Discussione nella sezione Amarcord
bah! Hunt una mezza bufala.Ha vinto per miracolo con Lauda mezzo morto.C'erano i Peterson, i Revson, gli Schekter ed altri meglio di lui.Si e' mitizzata questa figura per il suo modo di vivere , per il suo essere playboy. Con Esketh fece molto bene,ma poi in McLaren solo il 1976 and? bene.Se poi aggiungiamo la responsabilit? sull'incidente di Monza '78 e lo scarico di responsabilit?' sul giovane Patrese,certo non ne esce una figura esemplare. Il campione sportivo dovrebbe essere un esempio di virt? e di perseveranza per i giovani,non un fumatore-bevitore con una vita disordinata e piena di divertimenti di varia natura. -
Secondo il mio modesto parere le cose andarono cosi'. Non c'e' ''errore'' del muro Ferrari ad Imola. E' stata una decisione di Piccinini interprete autorevole della volont?' di Ferrari.L'ambiguita' del doppio ''slow'' faceva comodo soprattutto a lui. 1- Si sarebbe messo a riparo con Villeneuve,rispettando gli impegni; 2- Avrebbe provocato Pironi stimolandolo a vincere la gara; in tal caso 3- Avrebbe provocato Villeneuve portandolo allo strappo con la Ferrari; Il risultato sarebbe stato quello di un mondiale orientato verso Pironi,un Villeneuve sempre pi?' nervoso e ridimensionato dalle probabili future vittorie del francese ed alla fine titolo a Pironi e Villeneuve perdente e stella cadente che sbatte la porta. Cos? sarebbe stata ripristinata la primazia della Ferrari nei confronti di un pilota che stava raccogliendo pi? consensi dell'azienda:la legge n.1 del Drake. Ma non e' andata bene,Villeneuve muore,nasce il mito.Enzo Ferrari rimane ''fulminato'' da un dolore inaspettato e non sar? pi?' lo stesso.Il dolore lo porta a scrivere per sempre cose che non avrebbe mai pensato di lasciare. Ammettere che un pilota ha AGGIUNTO notorieta' alla Ferrari! Ammettere di aver voluto bene a qualcuno che non fosse il figlio Dino! Ricordare gli incontri con quel piccolo canadese come una festa! Pragonare un pilota al mito Tazio,protagonista dei suoi anni rampanti! Cambia Enzo Ferrari , che assume un pilota italiano, Alboreto. Michele trova il vecchio Ferrari''....leale e rispettoso della parola data....''.Insomma un altro uomo. Imola 1982 e' un pezzo indelebile della storia della formula 1 perch? determina il destino di un mito enorme(Villeneuve),il cambiamento crepuscolare di uno dei pi?' grandi italiani del '900(E.Ferrari)
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Beh forse quella descrizione del sogno poteva evitarla.Per il resto rimango della mia opinione.Il lavoro di Ruesch mi e' piaciuto tantissimo!Insomma,''il numero 1'',''gli indisciplinati'' sono imprendibili! imperdibili(scusate)
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ed Forse mi sono espresso male.Ho letto,allora appena uscita,l'edizione de'' Il numero uno'' di Reusch con il saggio di Luca Delli Carri.Insisto sul mio parere:la ''postfazione'' e' un buon lavoro letterario.E' solo la modesta opinione di un lettore(il sottoscritto). La recensione che hai allegato non e' da me,per quel pochissimo che conta,condivisa. Credo che la ''crudezza'' con cui Delli Carri descrive le condizioni di Hans Ruesch ed anche il contesto dei due incontri,si ricolleghino molto bene al dolore ed al senso di tristezza e prostrazione trasmesso dallo scrittore-pilota in quella fase finale della sua vita terrena. Quando tutto e' riposto nei successi o fallimenti contingenti e ci si approssima alla fine della vita con vecchiaie pi?' o meno fisicamente ''faticose'',sembra non restare nulla e tutt'attorno tutto decade.Ecco,questo senso di decadenza fisica e psicologica densa di sofferenza,Luca Delli Carri l'ha trasmessa benissimo, realisticamente,non edulcorando quella fase finale della vita di Ruesch,che identicamente ad ogni vita che si spegne senza pretesa ultraterrena,lascia amarezza e squallore pur nella grandezza di un vissuto ormai tristemente speso.
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ma e' letteratura,narrativa
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''Gli Indisciplinati'' e' un capolavoro,con una tecnica narrativa veramente singolare.Le ricostruzioni sono minuziose e l'autore ha impiegato molti anni per completare l'opera. Gli altri libri sono molto buoni,ma completamente diversi. Consiglio sempre Delli Carri perche' e' bravissimo.
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Villeneuve aveva diritto alla priorit? nel team perch? a sua volta aveva aiutato Sheckter a vincere nel '79. Pironi in quel 1982 ne ha fatte di cotte e di crude. E' stato sleale con il canadese,si e' sposato ed ha messo le corna alla moglie nei giorni dopo il matrimonio.Niente succede mai a caso.Certe volte capiamo e certe altre no.Questa volta probabilmente e' stato pi?' facile capire.Chissa' Pironi cosa avr? pensato nei mesi dopo e negli anni a venire. Dopo l'incidente,quando era in terapia riabilitativa, fece un intervista nella quale disse di aver capito quali fossero le cose importanti della vita.Disse che prima dell'incidente si disperava per le piccole cose come,per esempio, quando perse un orologio di valore.Dopo il dolorosissimo crash in Germania riusciva a dare con pi? equilibrio il peso alle cose.Magari avr?' pensato a Gilles.Una traccia la troviamo nella scelta della moglie di dare il nome di Didier e Gilles ai suoi due gemelli (nacquero dopo la morte del francese).Per decidere in questo senso forse il marito le avr?' parlato a lunga di quella storia e del mondiale'82.
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Il Sic era il fratello minore casinista che bisogna cercare un po' di frenare. Vi racconto un aneddoto che secondo me ? divertentissimo per farvi capire com'era il Sic. Allora dopo questa Safety Commission di Le Mans dove il Sic era alla gogna per aver fatto tanto casino nelle gare prima, ci siamo trovati davanti alle hospitality. Io ero con Lucio, il Sic non mi ricordo era con Paolo o con la Kate. Allora mi diceva: ?Eh ma questi dai, ma cosa dicono...?. Io ero d'accordo con lui di base, per? poi gli ho detto: ?Per? Sic, mi raccomando! Domani, almeno domani, abbi un occhio di riguardo! Cerca di non fare delle cagate domani, nel senso, perch? domani ti massacrano?. E lui mi ha guardato e mi ha detto: ?S?, s?, ? vero, bisogna che domani sto pi? attento?. Cio? io pensavo che avesse capito. L'indomani era la gara di Le Mans. Dove lui ha steso Pedrosa e gli ha rotto la clavicola... Quindi il giorno dopo quando l'ho visto gli ho detto: ?ca**o Sic, per? allora...? ?Eh ma, eeh, eeeh?. E niente, questo era il Sic. Valentino Rossi Mauro Forghieri:"Mi raccomando Gilles, devi portarmi a casa la macchina, abbiamo bisogno di fare chilometri perch? stiamo testando delle parti nuove" risultato Incidente avvenuto in lotta con il proprio limite:l'ultimo tentativo a Zolder per prendere Pironi e l'estremo tentativo a Sepang di riprendere la moto con un gesto impossibile e poi1-Mass amico di Villeneuve;2-Rossi amico di Simoncelli;3- cause del decesso:si sono rotti l'osso del collo; 4-sono finiti senza casco. Paolo Simoncelli:?Gli ho insegnato a non mollare mai - riprende Paolo - e fin dalle minimoto gli dicevo: ?Non mi importa, anche se sei ultimo devi lottare per arrivare penultimo!? Io ero cresciuto nell?ammirazione per Gilles Villeneuve per il suo coraggio e mi ero completamente lasciato ammaliare dal suo mito, alimentato in quegli anni da Marcello Sabbatini, il direttore di Autosprint. Per quello avevo comperato tutte le videocassette che avevo trovato e Marco le guardava e riguardava, continuamente, tanto che a un certo punto Rossella, la madre, era stata costretta a togliergliele, perch? era diventata quasi un?ossessione? . Ecco l?origine della determinazione di Sic. Si era nutrito del mito di Gilles. Il pilota che ancor oggi i piloti della F.1 ricordano come esempio di determinazione e coraggio. ?Lo ricordate? In quel periodo fu creata una rosa rossa in suo onore. Aveva i petali come di velluto ed io la comperai e la piantai nella casa che allora avevamo a Riccione. Era bellissima e quando ci trasferimmo qui la portai con me. Riprese benissimo, su questa terra e per anni ? stata proprio qui, fuori dalla porta. Poi quest?anno ? morta, senza un motivo. Si ? seccata?
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Guardate che scrive AUTOSPRINT in ''cuore da corsa'' Simoncelli & Villeneuve: Sic 58 e Gil 27 piloti amati, estremi e totali. Simili come due gemelli diversi Sic e Gil, monosillabici del rombo che si fa leggenda. E poi 58 e 27, suffissi simboli del coraggio. Chi parla d?auto e moto come mondi a parte, sbaglia. Chi vede assi del volante e centauri come ministri di culti diversi e disomogenei, non ha capito niente delle corse. Chi non riesce a contemplare e godere della stessa aura mistica che promana da entrambi, si perde tanto, tutto, l?essenza bella delle competizioni motoristiche. Il tema in fondo ? lo stesso. Un casco, una tuta, un tracciato, degli avversari e, per andare pi? forte di tutti, un mezzo, quello che alcuni cineasti francesi nel lontano 1974 definirono, con un?immaginifica metafora, ?le cheval de fer?,il cavallo di ferro. A due, tre, quattro, sei ruote, poco importa. E sparsi tutt?attorno due concetti alchemici, esaltanti: limite e rischio. E lo stesso metodo: superare il Limite attingendo al Rischio, rispettando e amando quest?ultimo fingendo d?ignorarlo, come si fa con una femmina che vuoi corteggiare e conquistare facendole capire subliminalmente che potresti essere importante ma anche sparire da un momento all?altro. ?Datemi un qualsiasi mezzo semovente e io ve lo porter? al limite? - amava ripetere Gilles Villeneuve. ?S?, rischiamo la pelle - spiegava Simoncelli a Chiambretti -, ma ne vale la pena? o ancora, sempre il Sic: ?Vivo pi? io cinque minuti in moto che certa gente in una vita intera?. Okay, verissimo, perch? Sic e Gil, stile Steve McQueen, come e pi? di altri hanno saputo in tempi e con modi diversi svegliare l?Africa in ciascuno di noi, il senso innato e vitalissimo della sfida a se stessi e all?altro da s? incarnando giocosamente, poeticamente, forse anche inconsciamente e inconsapevolmente, l?idea nobile del pilota totale, dell?uomo ovunque e del Rischio comunque. Senza paura, eternamente giovani, estremi come navigatori con timoni sostituiti da volanti e manubri, alpinisti con cinture di sicurezza al posto delle funi o tute ignifughe e monopezzo in pelle indossate in luogo del traje de luces, l?abito di luce, paramento sacro del torero. GIL alla McQUEEN McQueen che beffa i nazi e impenna la Triumph e salta il filo spinato verso la libert? nel film ?La Grande Fuga?, piuttosto che in gara su una Husqvarna nei raid desertici in pieno Nevada, l?uomo che si gioca la vittoria nella serata che mai nessuno dimenticher? a Sebring 1970,sfidando la Ferrari di Andretti, il re del Cool che colleziona moto Indian, che va a fare il race fan al Tourist Trophy scroccando sigarette a un pilota appena ritiratosi, che buca la notte infinita di Le Mans al volante di una Porsche 917 color cielo e arancio e che, minato dal male, assaggia il cielo cui ? destinato solcandolo alla cloche di antichi biplani. Villeneuve, che rampa in motoslitta a inizio Anni ?70 sulle nevi del Quebec, che sgomita in Formula Atlantic, che stupisce Chris Amon al suo primo approccio con la Wolf-Dallara a ruote coperte nella Can-Am, che infiamma i cuori in Formula 1 ridando anima alla Ferrari e adrenaline dimenticate a Ferrari Enzo, ragazzo del ?98, che tira alla grande in motoscafo e poi gi? che c?? pure in elicottero, completando la sua sfida agli elementi costitutivi dei presocratici sospeso tra cielo, terra, aria, acqua e fuoco delle fiammate di rilascio del turbo. SIC L?ECLETTICO Marco Simoncelli viene svezzato da pap? Paolo al mito dell?Aviatore Canadese, portatore sano di una Febbre contratta a fine Anni ?70 sulle pagine dell?Autosprint diretto da Marcello Sabbatini. In et? prescolare ? gi? alle prese con una minimoto. Sic che adora la velocit? e mentre artiglia l?europeo 125 e anche un mondiale 250 non disdegna le corse coi carrioli nelle domeniche pomeriggio alla viva il parroco, un liscio e ciao Romagna. Poi, certo, quando lo conoscono in tanti, pure le auto. Simonrally comincia nel 2007 a Monza al volante di una Grande Punto TDI, quindi nel 2008, da fresco iridato su Gilera, rieccolo nella miniclassica brianzola con una Abarth Super2000 e nel 2009 su una Ford Focus Wrc, settimo con i consigli del naviga Guido D?Amore. Nello stesso anno ? anche 5? al Ronde di Cesena, su Abarth S2000. Quindi nel 2010 ancora al Rally di Monza su Focus. Una sua uscita sul bagnato, custodita su youtube, ben ne sintetizza opere e omissioni. Quest?anno finita l?estate, artefice la Castrol, il test del Sic sulla Ford Fiesta Wrc di Hirvonen in un ex aeroporto RAF. E il suo commento pi? spontaneo: ?Ora mi piacerebbe disputare un rally vero?. E intanto doveva correre a Monza, dal 25 al 27 novembre. LE ORIGINI Gilles nasce il 18 gennaio, Marco il 20. Quasi contigui pure nel giorno di partenza. Vengono dal nulla, Sic e Gil. Nessuna fortuna economica alle spalle o tradizioni dinastiche. Ce l?hanno scritto solo nel dna ci? che faranno e soprattutto come. Agli inizi Gil vive da zingaro in roulotte, pi? border line che astro nascente, mentre il Sic ha bisogno dell?aiuto del pap? che vende gelati e per avere liquidit? mica gli basta spegnere frigoriferi, quindi ricorre a ipoteche di beni immobili. Okay, dai, ne valeva la pena. I NUMERI La mistica di Gil e Sic ha un che di cabalistico, con nomi corti e secchi avvinghiati a doppie cifre, il Rosso 27 e il 58 Rosso. Gli vengono affibbiati per caso. Nel 1981 la Ferrari, reduce da un?annata sciagurata, si scambia le insegne con la ex sfigata Williams, che ha vinto il mondiale con Jones. Cos? alla Casa inglese vanno l?1 e il 2, mentre alla Ferrari il 27 e il 28, insolitamente alti, col primo che tocca a Gilles. Quanto al 58 di Simoncelli, l?origine ? pi? complessa: la sua passione per il 5 ? risaputa fin dalla scuola dell?obbligo. Gli piace graficamente, perch? pi? che un numero sembra un disegno armonico. E quando a 15 anni si getta l?avventura dell?Europeo, i federali della FIM gli assegnano il 58 e a lui la cosa piace, anche se avrebbe preferito il 55. Fatto sta che col 58 Marco vince il titolo continentale, ci si affeziona e quando pu? se lo tiene. Insomma, a quei due l? i loro numeri restano stampigliati in fiancata e in carena mentre fanno faville e diventano marchi indelebili, tatuaggi alfanumerici, codici fiscali della cittadinanza in zona mito, laddove la tassa da pagare un giorno potrebbe rivelarsi salatissima ma entrambi se ne guardano bene dall?evadere i versamenti, anzi, si dicono disposti se occorre a investire l?anima con disponibilit? illimitata. IL CARATTERE Gilles arriva in Ferrari agli sgoccioli della stagione 1977, quando Lauda e la Rossa si separano e la 312T2 resta libera per un paio di corse. Il canadese comincia col Cavallino a due passi da casa e scivola sull?olio, poi va a correre in Giappone e al Fuji si prende del brutto con quello che in pista viene considerato l?osso pi? duro che c??: Ronnie Peterson. Una carambola agghiacciante, con la Ferrari che vola e semina terrore a bordo pista. Il messaggio, la sciabolata di fari con cui Gil abbaglia tutti, significa questo: ?Attenzione, io il piede dal gas non lo alzer? prima di nessuno. Mai nella vita?. Nei cinque anni seguenti non far? altro che confermarlo. Un altro contatto in pista, 31 anni dopo, in questo caso con lo spagnolo Barbera, nella classe 250 al Gp d?Italia 2008 al Mugello, rivela il Sic in Eurovisione. Lui in pieno rettilineo cambia traiettoria facendo s? che, colpevole o meno, l?avversario finisca brutalmente a gambe all?aria. Il giornalista d?Italia 1 Franco Bobbiese gli butta l? in diretta nel dopo Gp un bel: ?Guarda, Marco, che Barbera ha detto a caldo che avevi aperto una gamba?. E Simoncelli: ?S?, sua sorella ha aperto le gambe??. Un missile esilarante, la classica risposta con cui ti fai amici tutti i baristi del mondo, tanto che va diretta su Blob, Striscia, youtube. Su, l?? in quel motto di spirito c?? tutto il Sic: non fine ma fino, mediatico, spontaneo, orgoglioso, franco e spavaldo. E gi? un altra bordata, sempre rivolto ai compassati Bobbiese e Cereghini che l?ascoltano un po? sbigottiti ma neanche tanto: ?ma dai, dai, che Barbera ha rotto le palle a tutti da quando corre?. Se quello ? Gil, questo ? Sic. NO, VINCERE NON CONTA Entusiasmano, Gil & Sic. Catturano l?immaginazione. Mettono voglia d?ascoltarli, ogni volta che appaiono, fanno sorridere tanto ? timido il canadese quanto ? guascone l?italiano, e soprattutto regalano magnetici desideri di vederli in azione in pista. Perch? per loro non esiste il compromesso, nulla ? negoziabile: sono vaccinati contro la malattia professionale del braccino corto e del calcolo moscio. Gli avversari, semplicemente, no pasaran mentre loro, invece, pasaran a qualunque costo, provvisoriamente invulnerabili e momentaneamente immortali. Con questa mentalit? si fa pi? fatica a vincere ma nessuna per entrare nei cuori di tutti. Altroch?, ? il modo giusto e infallibile per essere pi? amati che premiati. Gilles in F.1 disputa 67 Gp e ne vince 6, Marco nel Motomondiale corre 151 prove iridate e ne fa sue 14. Stupefacentemente i due registrano la stessa identica media di vittorie per gara: una ogni undici. Una coincidenza che non pu? non far sobbalzare sulla strada dell?analogia che sfocia nella stessa filosofia. Vincere non serve per essere ricordati per sempre. Diventi mito non per ci? che ottieni ma per quello che sei disposto a dare per farcela. Cio? tutto te stesso. LE DIFFERENZE Eppure assaporare, amare capire e rispettare i due piloti destinati a dare il nome ad altrettanti circuiti, Montreal e Misano, significa anche coglierne le differenze. Parco di parole, introverso, a volte pi? duro di quel che gi? era Gilles, quanto fluviale, tracimante, allegro e comunicativo il Sic. Il primo aveva bisogno dello cheval de fer per esprimersi, che volasse o meno, mentre il secondo correva a modo suo anche standosene in poltrona a far lo showman alla radio o in Tv. Mentre Gilles, ormai maturo, era un individualista, Marco restava ben attaccato al ruolo del family man. E la sensibilit? aveva regalato a entrambi sofferenze. A Gilles, che si lamentava del tradimento di Pironi a Imola 1982 e al Sic a met? 2011 con gli strali lanciati da Pedrosa e Lorenzo, per la sua guida giudicata troppo aggressiva. L?EPILOGO Chiude tutto un doppio filmato che pare scorrere parallelo, in split screen, a 29 anni di distanza. Una curva anonima, che non ha mai creato problemi a nessuno. L?emergenza poi la decisione istantanea, frutto di una filosofia di vita. Non mollare. Mai. Costi quel che costi. Gilles Villeneuve a Zolder 1982 non alza il piede quando intravede la sagoma lenta della March di Jochen Mass: ha gi? in testa la corsia immaginaria nella quale lo passer?. Marco Simoncelli a Sepang 2011 non lascia la sua Honda che sta partendo per la tangente in una piega destrorsa, perch? ? alto un metro e 82 per 74 chili, fisicamente ? una bestia in confronto agli altri piloti del motomondiale, e lui la moto pu? riprenderla eccome. Il fato, l?intersezione, l?incomprensione con chi sta in pista e va per la sua strada scrive, su pagine diverse, lo stesso finale. Urti tremendi, apocalittici. Corpi sull?asfalto. Arresi, senza pi? caschi n? vita. I tentativi di rianimazione, immediati ma un po? disperati e ingenui per Gilles - addirittura massaggio cardiaco a bordo pista -, quanto sono scientifici, perfetti, secondo il protocollo CPR della Cardiopulmonary Resuscitation, per Marco. Niente da fare. ? finita. Anzi no, forse non finir? mai. L?ORGOGLIO ? una sensazione strana, che fa struggentemente coabitare concetti opposti. Gilles e Sic sono morti subito ma sono anche un po? vivi e non moriranno mai pi?. S?, se ne sono andati facendo ci? che amavano, ma soprattutto perch?, forse pi? esplicitamente di altri, erano disposti a morire pur di amare la vita a modo loro, senza compromessi, frenate salvifiche e manubri lasciati. Perch? hanno riscoperto il Rischio in un?epoca che, a volte ipocritamente, lo rifugge. Se vivranno - e vivranno a lungo in tutti noi - ? anche perch? l?appassionato che concepisce l?esistenza stessa come fosse una gara, sta bene, vive meglio se pensa al fatto due cos? sono esistiti davvero.
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abita a pochi metri da me!
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Certo,non possiamo certo sapere come Senna avrebbe vissuto i suoi ''over 35'' in f.1.Ma e' probaile piu' come Prost che come l'ultraquarantenne Schumacher.Secondo me si sarebbe ritirato dopo aver vinto ancora uno o piu' titoli e non sarebbe rimasto in pista oltre i 38-39.
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Ma infatti la questione e' proprio quella li'.Non si tratta di essere competitivo:tra i primi 10 oggi c'e' ancora.Il fatto e' che stiamo parlando di uno che per 15 anni di fila e' stato il n.1 o se volete almeno sempre tra i primi tre.Questa costanza al vertice,unita ai record di vittorie,pole ecc. ne ha fatto un supercampione.Ora uno cosi' torna a correre e deve lottare con Nico Rosberg prendendole di santa ragione:e' ovvio che il mito ne esca appannato. Secondo voi Senna sarebbe finito cosi'?Secondo me no:la dignita' avrebbe prevalso e non sarebbe mai stato confuso nel ''gruppo''. Ecco questa e' la differenza....................di carattere. Uno Schumacher non puo' giocare con il suo mito:se lo fa non e' piu' ''il piu' grande'',ma un appassionato pilota che ama alla follia il suo lavoro,molto piu' della sua storia.
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Schumacher ha guastato tutto con il ritorno.Prima del 2010 avrei detto che il tedesco sarebbe stato il piu' grande. Ora dico Senna perche' non credo che Ayrton avrebbe mai corso sapendo di non essere piu' lui.
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Vorrei fare varie considerazioni: 1-Newey:meritava una condanna per omicidio colposo con Head e tutti quelli che hanno partecipato direttamente alla modifica.Non e' rilevante se questa sia stata eseguita il giorno prima o due mesi prima:il fatto e' che e' stato un errore determinato da ''colpa'' grave(in termini di diritto penale).C'e' stata quindi negligenza da parte di chiunque abbia progettato ed eseguito la modifica.Chi ha eseguito potrebbe obiettare di aver eseguito un ordine: tuttavia la natura dell'intervento era cosi' elementare che non sollevare obiezioni diventa colpa grave.Chi ha progettato potrebbe obiettare che la responsabilita' era di chi ha eseguito male gli ordini,ma poi e' il progettista(con la collaborazione dei vari addetti in pista)a dover verificare la fedelta' dell'esecuzione. Secondo me Newey ha esternato in stato di euforia per il dominio della sua vettura:uno stato di delirio di onnipotenza che si riscontra frequentemente in questo mondo mediatico che esalta i protagonisti di una disciplina esaltata dai mezzi di comunicazione.Incomprensibile poi la dichiarazione di ''aver perso i capelli''.Se so che non ho colpe,certo ci soffro,ma non mi sento in una condizione di stress tale da vedere la mia vita stravolta.Se invece so che si e' rotto un pezzo in un mio progetto e che il pilota e' morto,e' probabile che non ci dormo la notte. 2-Senna:l'ansia di successo ha senz'altro spinto il team a cercare di fornire un mezzo vincente senza indugi.E' importantissimo sapere QUANDO fu effettuata la modifica(mesi prima o due giorni prima?).Se fu effettuata ad Imola e' chiaro che le pressioni del pilota furono decisive e lo stato d'ansia ha potuto incidere.Inoltre la macchina era difficile da guidare e non piaceva a Senna:c'era una tensione forte tra il pilota ed Head. Se invece la modifica era stata fatta da molte settimane,le pressioni di Senna non hanno generato alcuna fretta.Naturalmente in entrambe i casi non c'e' certo responsabilita' del pilota e questo distinguo e' solo per capire se la modifica e' stata effettuata in fretta o meno in stato d'ansia.Comunque non e' certo il pilota a verificare se un pezzo ''tiene'' o meno.Escludo,nel caso il pezzo sia stato modificato ad Imola,che gli abbiano detto:''.......a tuo rischio e pericolo....'' sarebbe venuto fuori! 3-Le coincidenze(piantone,sospensione-lama,punto di congiunzione tra visiera e casco,sensazione di disagio del pilota,):per un cattolico credente e' la volonta' di Dio(io lo sono).Per chi non ha fede non saprei.
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risposta al precedente post di rumpen Hai ragione.Non si attibui' esplicitamente nulla.Tuttavia non fu piu' lo stesso.E' chiaro che quando si vuole bene ad una persona e questa muore,se siamo in qualche modo coinvolti nel fatto che ha determinato la sua scomparsa,tendiamo a fare un profondo(a volte anche troppo)esame di coscienza.E cosi' ha fatto sicuramente il Drake,ripensando ad Imola e soprattutto ai giorni immediatamente successivi;a quell'incontro collegiale a Maranello in cui non si riconobbe con chiarezza che Gilles Villeneuve sarebbe stato il SOLO pilota da supportare per il titolo del 1982. Quindi le frasi assolutamente inconsuete dell'anziano Ferrari su Villeneuve sono frutto di un grande senso di colpa ed esplicitano un sentimento dolce ed amaro allo stesso tempo.
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Questa storia del ritorno di Schumacher e' veramente pazzesca.Aveva chiuso con quel garone in Brasile,sette titoli,91 gp,record di pole ed ancora giri veloci in gara su giri veloci............................................ Incredibile! Ha rovinato tutto!