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Università: pro e contro

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Se vogliamo restare su esempi molto pratici, i miei studi, la capacità di pensiero analitico, la conoscenza di molta matematica e statistica mi hanno permesso di capire sicuramente meglio di tanti altri la pandemia in corso. Non mi sono impegnato in prima persona a produrre modelli ed analisi (ma solo perchè non ne ho avuto il tempo), ma sicuramente quello che ho studiato mi ha dato le categorie mentali per capire meglio quali analisi fossero fondate e quali fossero totali ca**ate.

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10 minuti fa, Ferrarista ha scritto:

Se vogliamo restare su esempi molto pratici, i miei studi, la capacità di pensiero analitico, la conoscenza di molta matematica e statistica mi hanno permesso di capire sicuramente meglio di tanti altri la pandemia in corso. Non mi sono impegnato in prima persona a produrre modelli ed analisi (ma solo perchè non ne ho avuto il tempo), ma sicuramente quello che ho studiato mi ha dato le categorie mentali per capire meglio quali analisi fossero fondate e quali fossero totali ca**ate.

 

ok ma questo non è un esempio di università che ti apre la mente.

è come se un laureato in economia dicesse che ha avuto le basi per capire davvero se le manovre economiche del governo sono o meno sensate.

parliamo di conoscenze apprese non di approccio 

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Ma io ho parlato di approccio. Poi la matematica fa parte delle conoscenze mi pare.

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Il 3/12/2020 Alle 23:58, Beyond ha scritto:

 

 

quali sono, nel concreto, degli esempi dei vostri studi che vi hanno permesso di crescere sotto questo aspetto e aprirvi la mente rispetto a prima?

 

Come ti dicevo prima, non ho alcuna paura ad affrontare da solo delle nuove certificazioni. Prendo in mano la norma tecnica, prendo appunti su cosa fare per essere conforme e quando arrivano gli auditor combatto come un toro.

 

Lo stesso dicasi con le omologazioni: prendo i requisiti tecnici, mi assicuro che siano rispettati e poi faccio i rapporti.

 

Quello che noto nelle persone non laureate che hanno mansioni simillari, è che tendono a ripetere uno schema che adottano da parte di qualcuno e non si pongono mai (o quasi) le domande "è giusto?", "è corretto?", "si può far meglio?" e molto spesso rispondono "abbiamo sempre fatto così". Diciamo che vedo una maggiore paura (assolutamente umana) verso il cambiamento.

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6 ore fa, chatruc ha scritto:

 

Come ti dicevo prima, non ho alcuna paura ad affrontare da solo delle nuove certificazioni. Prendo in mano la norma tecnica, prendo appunti su cosa fare per essere conforme e quando arrivano gli auditor combatto come un toro.

 

Lo stesso dicasi con le omologazioni: prendo i requisiti tecnici, mi assicuro che siano rispettati e poi faccio i rapporti.

 

Quello che noto nelle persone non laureate che hanno mansioni simillari, è che tendono a ripetere uno schema che adottano da parte di qualcuno e non si pongono mai (o quasi) le domande "è giusto?", "è corretto?", "si può far meglio?" e molto spesso rispondono "abbiamo sempre fatto così". Diciamo che vedo una maggiore paura (assolutamente umana) verso il cambiamento.

Stai giudicando degli individui, non quello che hanno o non hanno studiato. 

Io non ho finito le superiori ma insegno a commercialisti e notai come fare il loro lavoro, e non è una boutade, purtroppo mi tocca perché spesso non lo sanno fare.

Giudichi il vino dall'etichetta e crei delle categorie. Così facendo dimostri esattamente il contrario di quel che dici: lo studio non ti ha aperto la mente, ti ha solo convinto di essere migliore.

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Premessa: a me l'università ha fatto bene, mi ha fatto conoscere persone, mi ha inizialmente aperto la mente, ho appreso nuove cose ecc, ma fino ad un certo punto.

 

io non penso che per trovare lavoro bisogna essere obbligatoriamente laureati, anzi, è una presa per il culo chi lo dice che serve per tutto.

 

E' obbligatorio sicuramente per sperare di trovare un determinato lavoro che la richiede come avvocato, ing, medicina, fermo restando che poi l'accesso non è affatto automatico.

 

Per il resto, per altri ambiti, l'università non ti prepara al mondo del lavoro, ma rientra nell'ambito delle conoscenze

 

credo più in veri percorsi di formazioni, lo sviluppo di competenze e abilità da chi anche non è un laureato, soprattutto per quelli che vengono definiti i lavori del futuro che in realtà sono già il presente

 

 

Modificato da Vincenzo

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I cosiddetti lavori del futuro, piano piano diventeranno tutti corsi di laurea. Ormai già iniziano a comparire dappertutto corsi di laurea in data science, ad esempio, che io trovo una cagata immonda, ma vabbè....

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9 ore fa, Vincenzo ha scritto:

Premessa: a me l'università ha fatto bene, mi ha fatto conoscere persone, mi ha inizialmente aperto la mente, ho appreso nuove cose ecc, ma fino ad un certo punto.

 

io non penso che per trovare lavoro bisogna essere obbligatoriamente laureati, anzi, è una presa per il culo chi lo dice che serve per tutto.

 

E' obbligatorio sicuramente per sperare di trovare un determinato lavoro che la richiede come avvocato, ing, medicina, fermo restando che poi l'accesso non è affatto automatico.

 

Per il resto, per altri ambiti, l'università non ti prepara al mondo del lavoro, ma rientra nell'ambito delle conoscenze

 

credo più in veri percorsi di formazioni, lo sviluppo di competenze e abilità da chi anche non è un laureato, soprattutto per quelli che vengono definiti i lavori del futuro che in realtà sono già il presente

 

 

la questione è questa infatti, credo che uno faccia la laurea per ambire ad un lavoro migliore dai 23/25 anni in poi rispetto ad un diplomato che inizia a lavorare a 18/19 anni.

in italia purtroppo non è così automatico, ci sono operai specializzati che possono prendere anche 1.500/1.600 al mese (si fanno il culo ovvio), poi sento di conoscenti laureati che a 30/35 anni fanno lavoretti e quei soldi li vedono col binoccolo.

io nel 2000 avrei dovuto fare architettura, grazie al cielo non l'ho fatta, avrei fatto spendere un pacco di soldi ai miei e guadagnerei meno di adesso con la crisi che è venuta nell'edilizia. è stata una delle poche scelte buone che ho fatto in vita mia (anche se quella volta era un altor mondo) 

 

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Vabbè poi è chiaro che ci sono situazioni imprevedibili che cambiano nettamente la vita di una persona. Se uno decide di buttarsi in un campo e capita una crisi proprio in quel settore è solo sfortuna.

 

Come regola generale, io continuo a pensare che una formazione accademica sia sempre meglio averla che non averla, perché come dice chatruc fornisce un metodo più che delle conoscenze specifiche. Chiaramente questo dipende sempre da cosa si studia, in che ateneo e con che passione. Poi è chiaro che possono intervenire situazioni sfavorevoli in cui avere una laurea diventa più un ostacolo che un beneficio (in periodo di crisi edilizia, un ingegnere edile risulta essere troppo qualificato per ricoprire il ruolo di un geometra, ad esempio).

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16 minuti fa, lucaf2000 ha scritto:

n italia purtroppo non è così automatico, ci sono operai specializzati che possono prendere anche 1.500/1.600 al mese (si fanno il culo ovvio), poi sento di conoscenti laureati che a 30/35 anni fanno lavoretti e quei soldi li vedono col binoccolo.

 

 

Il discorso è sempre quello, dipende da cosa vai a fare.

Se sei laureato in filosofia e stai lavorando come segretaria (butto li cose a caso) ovvio che li vedi col binocolo, se fai una facoltà di un certo tipo li prendi come primo impiego.

 

Poi il discorso è già stato analizzato da qualcuno, non vai a fare ingegneria perché guadagnerai bene, la fai se hai la passione e sei portato. Di tizi che cominciano ingegneria perché o voleva la mamma c'è pieno, di solito durano 6 mesi (o un anno se hanno dei genitori menefreghisti), poi si ritirano.

 

Al primo anno eravamo in 120, l'ultimo in 20.

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8 minuti fa, SuperScatto ha scritto:

 

Il discorso è sempre quello, dipende da cosa vai a fare.

Se sei laureato in filosofia e stai lavorando come segretaria (butto li cose a caso) ovvio che li vedi col binocolo, se fai una facoltà di un certo tipo li prendi come primo impiego.

 

Poi il discorso è già stato analizzato da qualcuno, non vai a fare ingegneria perché guadagnerai bene, la fai se hai la passione e sei portato. Di tizi che cominciano ingegneria perché o voleva la mamma c'è pieno, di solito durano 6 mesi (o un anno se hanno dei genitori menefreghisti), poi si ritirano.

 

Al primo anno eravamo in 120, l'ultimo in 20.

 

mi piacerebbe sapere che fine fanno gli altri 100 anche se lo posso immaginare 

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1 ora fa, lucaf2000 ha scritto:

avrei fatto spendere un pacco di soldi ai miei

 

che esagerazione. se la propria famiglia ha isee basso, il costo da sostenere annualmente è minimo. 

tra l'altro tu parli di 2000 quindi le tasse universitarie erano ben più basse di oggi.

e parliamo di qualcosa che mal che vada di consegna delle conoscenze, mica di spendere soldi in un'auto o alle macchinette.

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1 ora fa, lucaf2000 ha scritto:

 

mi piacerebbe sapere che fine fanno gli altri 100 anche se lo posso immaginare 

 

Tanti passano i primi 6 mesi/un anno a fare praticamente festa, finché i genitori che stanno sborsando i cash cominciano a chiedere conto di qualche risultato, facendo cadere il castello e facendoli ritirare. Altri cambiano facoltà, alcuni si perdono per strada.

 

Alcuni li ho ritrovati qualche anno dopo in un paio di aziende dove ho lavorato, solitamente come operai/installatori, molto soddisfatti di cosa stavano facendo. Tanta fatica facevano dietro un banco, tanto in gamba erano in lavori "pratici". 

A ognuno la sua.

 

 

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1 ora fa, Beyond ha scritto:

 

che esagerazione. se la propria famiglia ha isee basso, il costo da sostenere annualmente è minimo. 

tra l'altro tu parli di 2000 quindi le tasse universitarie erano ben più basse di oggi.

e parliamo di qualcosa che mal che vada di consegna delle conoscenze, mica di spendere soldi in un'auto o alle macchinette.

 

Ma @lucaf2000 è ricco, si sa :zizi:

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17 minuti fa, Ferrarista ha scritto:

 

Ma @lucaf2000 è ricco, si sa :zizi:

Non sono io quello che può farsi comprare case e macchine dai genitori... :fertongue:

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8 ore fa, Beyond ha scritto:

 

che esagerazione. se la propria famiglia ha isee basso, il costo da sostenere annualmente è minimo. 

tra l'altro tu parli di 2000 quindi le tasse universitarie erano ben più basse di oggi.

e parliamo di qualcosa che mal che vada di consegna delle conoscenze, mica di spendere soldi in un'auto o alle macchinette.

Perché l'università non è solo tasse universitarie.

Significa mantenere  il figlio fino ai 25 anni ed oltre, pagare i libri, magari l'affitto di una stanza, le utenze, la spesa.

Mantenere un figlio all'università, se questo nel mentre non fa lavoretti e magari ne sceglie una fronte casa...costa un capitale.

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13 minuti fa, effe ha scritto:

Perché l'università non è solo tasse universitarie.

Significa mantenere  il figlio fino ai 25 anni ed oltre, pagare i libri, magari l'affitto di una stanza, le utenze, la spesa.

Mantenere un figlio all'università, se questo nel mentre non fa lavoretti e magari ne sceglie una fronte casa...costa un capitale.

 

se la famiglia è in ristrettezze, il ragazzo si trova un lavoro part time. tanti lo fanno, non mi sembra sensato rinunciare all'università a priori per questo.

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L'impressione è che la fai un po' troppo facile.

Le spese, grosse, ci sono comunque ed il ragazzo, se lavora sul serio, si laureerà con tempistiche diverse. La laurea a 30 anni fa bella figura solo quando la presenti per andare a fare il cassiere al Conad.

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7 ore fa, lucaf2000 ha scritto:

Non sono io quello che può farsi comprare case e macchine dai genitori... :fertongue:

 

Ah neanche io

  • Lewisito 1

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1 ora fa, effe ha scritto:

L'impressione è che la fai un po' troppo facile.

 

semplicemente ritengo non siano i soldi a dover far scegliere se iscriversi o no.

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