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sundance76

John Watson

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Oggi dopo pranzo sono andato a sfogliare gli Autosprint delle due vittorie di Alonso dell'anno scorso, cio? del mese di ottobre, e mi ? capitato di rileggere questa stupenda intervista di Mario Donnini a John Watson.

 

Non so se ne abbiamo gi? parlato, a me pare di s?, ma non l'ho trovata tra i vecchi topic; nel dubbio ve la posto, ? eccezionale:

 

Cuore da Corsa raccoglie le confidenze di un veterano

della F.1 Anni '70 e '80. Con 152 Gp all'attivo, 5 vittorie

e un 2? posto nel mondiale '82

il suo vissuto ? un atto d'accusa verso il presente

 

 

<!--sizeo:6--><span style="font-size:24pt;line-height:100%"><!--/sizeo-->Watson contro le piste<!--sizec--></span><!--/sizec-->

A 62 anni l'ex pilota nordirlandese svela il passato, con lo sguardo dritto

e aperto nel futuro. Rimpiange il rischio, Hunt e odia le zone di fuga dei Gp di oggi

di Mario Donnini

 

 

 

<i>John Watson dal '90 fa l'onesto ex pilota, ma uomo onesto lo ? da sempre. Intelligente, analitico, dice quello che pensa e soprattutto pensa a ci? che dice. I 152 Gp disputati dal 1973 al 1985, 5 vinti, 2 pole, 5 giri pi? veloci in 13 stagioni con Brabham, Surtees, Lotus, Penske, Brabham e McLaren, lo rendono meraviglioso testimone di un'epoca lontana e analista privilegiato del presente.

 

</i>?Ho corso accanto a gente come Lauda, Fitti, Reutemann. Tempi belli, pericolosi. Analizzare quell'era con le logiche di oggi non serve a niente. No, noi non eravamo scemi. Guarda le cose con gli occhi di allora, piuttosto: noi pensavamo di correre con le vetture migliori al mondo, sui tracciati pi? impegnativi e con gli standard di sicurezza pi? elevati. Era vero?.

 

-<i> ? cambiata per? la concezione del concetto di pericolo</i>.

 

?Certamente. Io penso che la generazione degli Anni' 70 e '80 abbia corso sui circuiti pi? probanti nella storia dell'automobilismo. Prendi Watkins Glen. Fantastico. Curve tecniche, tratti velocissimi, pericolo ovunque. Tra quei rail mono o bilama ho provato emozioni paradisiache, ma ci ho visto morire il mio amico Cevert. Erano le regole del gioco. D?i, adesso andiamo alla curva 8 del modernissimo tracciato di Istanbul: strana, divisa in tre, affascinante. Incredibile. Ma tutt'attorno c'? una zona di fuga che sembra un aeroporto. Se sbagli non paghi. La curva 8 forse ? la pi? bella del mondiale 2008, ma non fa la differenza tra men e boys. Sali con me su una Brabham anno '77, usciamo dai box, buchiamo il rettifilo di Buenos Aires per poi affrontare una sequenza di "esse" velocissime che ti sparano su una parabolica che in prova si prendeva col pedale del gas a fondo corsa, in gara forse: dipendeva dal carico di benzina a bordo e da quanto, quel giorno, t'importasse sopravvivere davvero. Eccotela, la differenza?.

 

<i>- Quando ? stata la svolta?

</i>

?Imola '94. La morte di Senna. Col mondo davanti alla Tv. Quel mondo che si ? alzato dalla poltrona, ha spento la tele e ha detto: "una cosa cos? non dovr? accadere mai pi?". Cos? da quel 1? maggio abbiamo tutti guadagnato e perso qualcosa. Pure la pista di Silverstone ? cambiata, ? stata addomesticata, con quella triste cose che chiamano "complex". Perch? sempre in quell'anno Lamy con la Lotus in prova usc? ad Abbey a 270 all'ora fin? in un tunnel sotto un ponte, rompendosi le gambe. Ecco ci? che rende magica la mia era: la miscela affascinante, l'equilibrio magico e critico che c'era tra i concetti di pericolo, sfida e sicurezza. Ora tutto pende verso la sicurezza, non c'? equilibrio?.

 

<i>

- Rispetto ai top driver 20enni di oggi, PlayStation oriented, i vostri giovani erano diversi</i>.

 

?Nel 1981 correvo in McLaren con De Cesaris. Lui demol? un numero imprecisato di telai e a un certo punto gli dissi: "Ehi, Andrea, take it easy, cos? finirai per ammazzarti". Mi guard? inespressivo, rispondendomi: "No. Non credo". S?, tra noi c'era chi si sentiva a prova di pallottola?.

 

-<i> Insomma, le piste di oggi le butteresti tutte?

</i>

?No, dico solo che Sepang e Shanghai sono bellissime, ma correre l? ? come giocare a carte privi di fiches, senza azzardo. Meglio Monza, dove si sfreccia in un parco, le tribune sono vicine alla pista, c'? ancora il senso visuale della velocit?. Lo sai perch? la F.1 esiste? Sai cosa accomuna il fatto che molti hanno messo in conto di morire correndo - e sono morti davvero - e tantissimi l'hanno scampata per un pelo e milioni, miliardi di tifosi si sono innamorati di tanti o di tutti loro? Il fatto che l'uomo ama le emozioni. Ora abbiamo tanta sicurezza e poche emozioni. ? logico, umano, ? l'evoluzione stessa delle cose. Ma poi allora non ha senso lamentarsi che la sfida riguarda pi? ingegneri, meccanici, mescole, strategie che non i piloti. E sai come andr? a finire? Tra vent'anni dei ragazzini guarderanno i filmati delle corse di Lewis, Felipe e Fernando e diranno: "ma come facevano 'sti scemi a correre in scatole di *****a su piste cos? pericolose?". S?, questa ? l'eterna essenza filosofica di ci? che gli uomini chiamano progresso?.

 

-<i> John, quando vincevi diventavi britannico, se facevi pena eri nordirlandese.

</i>

?Vero. Da noi la stampa inglese si ? sempre comportata cos?. A volte il concetto di Gran Bretagna ? astrazione, ma quando fa comodo diventa un'entit? concreta in cui ti riconoscono volentieri?.

<i>- La tua corsa pi? emozionante?

</i>

?Austria '76: il mio primo Gp vinto, su una pista vera, in condizioni meteo variabili. L'anno prima la mia squadra, la Penske, aveva visto morire il suo pilota Mark Donohue. Dodici mesi dopo avevamo trionfato. Credo sia stata l'unica volta in cui il grande Roger Penske abbia pianto?.

 

<i>- ? la tua vittoria pi? bella?

</i>

?No. Meglio il Gp di Gran Bretagna 1981, su McLaren: il primo successo dell'era Dennis-Barnard. Si correva di sabato, c'era la mia famiglia ai box. A fine premiazione mi fecero salire su un furgone per un altro giro d'onore, una tradizione britannica. Beh, dalla Copse in poi mi stava aspettando mezza Inghilterra. Reutemann, che era al mio fianco, sorrise e disse: "John, tutto questo ? per te"?.

 

<i>- Il tuo incidente peggiore a Brands Hatch, con una Brabham Bt42: gamba rotta.

</i>

?Guaio tecnico, un dritto, colpisco le barriere l'avantreno s'apre e rotea a 90 gradi. La mia gamba con esso. Restai intrappolato un'ora?.

 

-<i> Hai avuto una carriera strana: in ascesa fino al '78, poi, col passaggio alla McLaren e l'arrivo di Prost, sembravi finito, bruciato. Invece ti sei ripreso e hai ottenuto il meglio dall'81 all'83. Spiega perch?.

</i>

?Nell'80 il management McLaren con Teddy Mayer deve fronteggiare i malumori della Marlboro per la scarsit? dei risultati. Mayer e Alexander rischiano di perdere il timone e per dimostrare che hanno futuro puntano sul giovane Alain Prost. Era il loro salvacondotto, io invece a 34 anni rappresentavo il passato. In pista mica era vero, ma nella politica del team s?. E in F.1 la politica conta tanto. Ti faccio un esempio: a fine 1980 esce la McLaren M30, che non va neanche a spingerla, e Prost fa fatica. Allora, McLaren, cos'? successo al tuo wonder boy? Fatto sta che al Glen Alain ha un terribile incidente a va in ospedale. Vado a trovarlo e lui mi fa: "L'anno prossimo tu sarai il loro pilota n.1 perch? io me ne vado, rompo il contratto". Nel frattempo nella propriet? entra Ron Dennis e la mia carriera ridecolla?.

<i>

- Hai corso con Lauda alla Brabham nel 1978 e in McLaren nell'82-'83. Tipo difficile, eh?

</i>

?La vita ? ingiusta. La vita ? ci? che riesci a tirare fuori da essa. Niki sa vivere. Intelligente, furbo, gran tester. Ma non ti distruggeva in pista, quanto fuori. Nel team dava a intendere a tutti: "Aiutate me che sono pluriridato, inutile perdere tempo con Watson". Attenzione, non lo diceva ma lo faceva capire con gli atteggiamenti, riuscendo nell'intento?.

<i>

- Un esempio concreto.

</i>

?Gp di Francia 1978. Ci hanno appena proibito il ventilatore. Peccato. Andiamo al Castellet e, bang!, stacco la pole. Sono alle stelle, Lauda ? seccato. Brutto segno. Dopo il warm-up mi prende da una parte il mio boss Ecclestone e mi fa: "Se nel finale di gara fossi davanti a Niki, saresti preparato a cedergli la posizione per consentire al team di continuare a lottare per il mondiale?". Mi caddero le braccia. Deglutii, presi coraggio e dissi: "Bernie, non ti dico una bugia: non penso proprio. Il contratto che mi hai fatto non mi chiede questo. Io non lo far?". Bernie tacque e io capii che il mio futuro non sarebbe stato in Brabham. Eppoi, scusa, Schumi cosa vuoi che abbia fatto con Irvine nel 1999? Fu un signore a cedergli la vittoria in Malesia ma poi a Suzuka, quando c'era da regalargli il mondiale, different story. Michael ha corso per s??.

 

<i>- L'avvento dell'effetto suolo rovina il tuo 1978 e pure il 1979 e l'80 in McLaren. L'81 ? in ripresa e l'anno dopo hai l'unica, vera grande chance iridata.

</i>

?Avevo un problema. Alla McLaren John Barnard si occupava della vettura di Niki, Teddy Mayer della mia. Barnard dettava gli assetti che andavano bene per Niki e non sempre per me. Mayer non ? mai stato uno stupido e sapeva che un pilota in fondo ha bisogno solo di due cose: girare lo sterzo con fiducia e spingere l'acceleratore con fiducia. Io in quelle condizioni facevo spesso fatica a farlo. Solo da Long Beach 1982 riusciamo un po' ad aggiustare le cose. A fine anno ho solo 5 punti di distacco dall'iridato Rosberg. All'ultima gara a Las Vegas devo vincere e Keke finire 5? o peggio, ma l?, chiss? perch?, la Tyrrell di Alboreto diventa imprendibile?.

 

<i>- Vuoi dire che la Tyrrell era fuori con l'antidoping?</i>

 

?Lasciamo stare. Fatto sta che, guarda la vita, la mattina della corsa Dennis chiede al mio compagno Niki - come Bernie aveva fatto a me 4 anni prima -: "saresti disposto a cedere una posizione a John, col titolo in ballo?". Niki fu terribilmente disturbato da quella domanda. Poi in gara neppure il suo aiuto sarebbe servito. Ora posso dire che se in tutto il 1982 fossi stato supportato adeguatamente dal team, quel titolo avrei potuto vincerlo?.

<i>

- Nel 1983 a Long Beach la tua vittoria pi? incredibile, partendo 22?. Raccontala</i>.

 

?Il telaio McLaren faceva lavorare in modo ideale le gomme Michelin solo col pieno di benzina. Fu cos? che io e Niki eravamo i pi? veloci, paradossalmente intruppati a fondo classifica. C'era da piazzare una gran rimonta, subito o mai pi?. Le cose andarono cos?. Risalimmo il gruppone e ci issammo al comando. Ma Niki mi era davanti e a questo punto viene la parte bella del racconto, quella che nessuno sa, che richiede un passo indietro?.

 

<i>- Prego.

</i>

?Al termine del Gp precedente Niki parte per un tour Marlboro in Sudamerica. Chiedono di andare anche a me, ma rifiuto perch? la proposta ? quella di fare uno scalo in Argentina - dove infuria la guerra delle Falkland - per incontrare le truppe britanniche. Preferisco non mescolare sport e guerra cos? me ne vado a Long Beach in vacanza, con nove giorni d'anticipo sul Gp. Con me c'? Willi Dungl, mago della preparazione fisico-mentale, il guru che ha fatto rinascere Lauda. Ebbene, lavoro con lui una settimana full immersion e ne esco fortissimo, alle stelle. Un uomo nuovo?.

 

<i>- In un suo libro Derek Daly sostiene che l'80% delle risorse di un top driver ? pura energia mentale</i>.

 

?Io a quel punto sono al massimo della mia. In gara so bene che devo sbarazzarmi di Niki, senn? poi sar? troppo tardi. Perch? negli ultimi giri uno come Lauda non lo batti mai nella vita. Allora mi metto in testa che stavolta o lo svernicio o vado a muro, no problem. Ritardo la frenata dopo un lungo rettilineo che conduce a un tornante destro, lo affianco e mi sposto cattivo un pelino a sinistra: lui reagisce scartando pure a sinistra. Ha sub?to il colpo. Goodbye, Niki. Vado a vincere. Poi sul podio Lauda mi fa, piccato: "John, ma che *****o hai fatto mentre mi sorpassavi?". "Nulla, Niki. Solo la mia corsa". Poco dopo Willi Dungl mi abbraccia dicendomi: "John, eri talmente sicuro di te prima del via, che io sapevo benissimo chi avrebbe vinto: tu". Per massimizzare abilit? fisica e mentale uno come me ha bisogno di assistenza, uno tipo Niki sa fare da solo?.

 

-<i> Il pi? duro che hai incontrato negli anni ruggenti?

</i>

?James Hunt. Uno onesto. Un anno al Gp di Silverstone ero in testa ma la macchina si ruppe. Vinse lui e disse: "Okay ? andata, ma oggi il pi? veloce era Watson". Prost non scherzava. A un Gp del 1983 me lo ritrovai dietro e mi tir? scemo. Attaccava senza sosta, lo vedevi da uno specchietto all'altro, ti massacrava psicologicamente. Avrei voluto girarmi e gridargli: "Ehi, rispetto per l'anzianit?!". Bah, lo feci passare?.

 

<i>- Il 1983 ? la tua ultima stagione completa.

</i>

?Sai perch?? Ultimo Gp 1983, Sudafrica, si corre di sabato. Luned?, appena perso il mondiale, Prost chiama Dennis e gli dice: "Renault mi ha appena licenziato. Hai un posto libero?". Ron gli fa: "Ho Watson e Lauda. Niki ha un pluriennale, John nulla". ? fatta. Prost prende il mio posto. Fosse stato Niki senza contratto, sarebbe rimasto fregato lui. Ma onestamente penso che Ron abbia fatto la scelta giusta?.

 

<i>- Nel 1985 il tuo ultimo Gp, ironia della sorte per sostituire l'infortunato Lauda</i>.

 

?Ero fuori allenamento, la monoposto portava me, non viceversa. A fine corsa, 7?, avevo ritrovato gli automatismi, sarei potuto ripartire per un altro Gp. Ma era finita. Per sempre. Comunque va bene cos?, credimi?

<i>

- Il pi? grande talento inespresso?

</i>

?Stefan Bellof. Ci ho corso insieme nell'endurance. Non fosse morto a Spa con una Porsche, sarebbe diventato un grande?.

 

<i>- Un aneddoto sulla concretezza del tuo ex boss Bernie Ecclestone</i>.

 

?Watkins Glen '73, siamo nel pieno delle prove: Cevert ? appena morto contro un rail. Sono ai box distrutto. Incontro Ecclestone e glielo confesso. Lui non fa una piega e ribatte: "Sai cosa devi fare per stare meglio, John? Te lo dico subito. Torni subito in pista e spingi pi? di prima"?.

 

<i>- John, sincero: e se nella tua carriera avessi incontrato prima il guru Willi Dungl?

</i>

?? il mio unico rimpianto. Ma di quell'epoca il mio pi? bel trofeo ? essere ancora vivo?.

 

di Mario Donnini

 

da AutoSprint 42 del 2008

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L'ho gi? letta questa (bella) intervista. In qualche vecchio topic ci dev'essere ancora.

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l'ultima era della f.1 romantica.io mi chiedo come mai non e' piu' possibile sentire un'intervista cosi da un pilota di oggi...

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Intervista veramente spettacolare. Ogni volta che la leggo mi viene la nostalgia per quella stirpe di piloti come Watson con il piede pesante e con una fortissima personalit

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Esattamente. Anche se non erano dei vincenti puri, erano comunque piloti che si facevano rispettare, oltre che avere una propria identit

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- In un suo libro Derek Daly sostiene che l'80% delle risorse di un top driver ? pura energia mentale.

 

?Io a quel punto sono al massimo della mia. In gara so bene che devo sbarazzarmi di Niki, senn? poi sar? troppo tardi. Perch? negli ultimi giri uno come Lauda non lo batti mai nella vita. Allora mi metto in testa che stavolta o lo svernicio o vado a muro, no problem. Ritardo la frenata dopo un lungo rettilineo che conduce a un tornante destro, lo affianco e mi sposto cattivo un pelino a sinistra: lui reagisce scartando pure a sinistra. Ha sub?to il colpo. Goodbye, Niki. Vado a vincere. Poi sul podio Lauda mi fa, piccato: "John, ma che *****o hai fatto mentre mi sorpassavi?". "Nulla, Niki. Solo la mia corsa". Poco dopo Willi Dungl mi abbraccia dicendomi: "John, eri talmente sicuro di te prima del via, che io sapevo benissimo chi avrebbe vinto: tu". Per massimizzare abilit? fisica e mentale uno come me ha bisogno di assistenza, uno tipo Niki sa fare da solo?.

 

- Il pi? duro che hai incontrato negli anni ruggenti?

 

?James Hunt. Uno onesto. Un anno al Gp di Silverstone ero in testa ma la macchina si ruppe. Vinse lui e disse: "Okay ? andata, ma oggi il pi? veloce era Watson". Prost non scherzava. A un Gp del 1983 me lo ritrovai dietro e mi tir? scemo. Attaccava senza sosta, lo vedevi da uno specchietto all'altro, ti massacrava psicologicamente. Avrei voluto girarmi e gridargli: "Ehi, rispetto per l'anzianit?!". Bah, lo feci passare?.

 

la parte che pi? m'? piaciuta.

Modificato da Finnish

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l'ultima era della f.1 romantica.io mi chiedo come mai non e' piu' possibile sentire un'intervista cosi da un pilota di oggi...

 

Per fare un'intervista cos?, ci vogliono due cose: un giornalista cos? ed una persona cos?.

Donnini ? super, ma forse ci sarebbero altre penne in grado di creare qualcosa del genere. Il problema vero ? che i piloti di oggi non hanno nulla a che vedere con quelli di un tempo, ti rispondono con una sfilza di banalit? anche alla domanda pi? spettacolare. Questo perch? in passato i piloti ragionavano con la loro testa, oggi immagazzinano cinque frasi fatte dei loro pr e te le spiattellano davanti, da bravi pappagallini quali sono (in questo ambito, s'intende).

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Per fare un'intervista cos?, ci vogliono due cose: un giornalista cos? ed una persona cos?.

Donnini ? super, ma forse ci sarebbero altre penne in grado di creare qualcosa del genere. Il problema vero ? che i piloti di oggi non hanno nulla a che vedere con quelli di un tempo, ti rispondono con una sfilza di banalit? anche alla domanda pi? spettacolare. Questo perch? in passato i piloti ragionavano con la loro testa, oggi immagazzinano cinque frasi fatte dei loro pr e te le spiattellano davanti, da bravi pappagallini quali sono (in questo ambito, s'intende).

 

si e' vero celi vedo watson e lauda e piquet nelle abuliche conferenze stampa di oggi!

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Visitatore Ayrton4ever
Il problema vero ? che i piloti di oggi non hanno nulla a che vedere con quelli di un tempo, ti rispondono con una sfilza di banalit? anche alla domanda pi? spettacolare. Questo perch? in passato i piloti ragionavano con la loro testa, oggi immagazzinano cinque frasi fatte dei loro pr e te le spiattellano davanti, da bravi pappagallini quali sono (in questo ambito, s'intende).

 

Massa in questo ? campione del mondo da tempo: Sono molto contento, speriamo di avere la benzina giusta.... speriamo di fare tanti punti domani.....

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A rileggere questa intervista mi sono commosso. Ancor pi? di quando l'ho letta. Bella la concretezza con cui Watson descrove un mondo in cui la morte era purtroppo una cosa abbastanza normale. L'ultima frase poi ? una sintesi stupenda.

 

Grande John...

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Alcune interessanti dichiarazioni di John Watson su F1racing

 

John Watson: debuttante nel 1973, con un ruolino di 5 vittorie di cui due memorabili in america. Rimpiazzo' Mark Donahue alla Penske morto in circostanze sfortunate.

 

Il piu' forte compagno team: Niki Lauda ho lavorato con lui in due occasioni alla Brabham e alla McLaren. Cio' che caratterezzava lui non era tanto quello che faceva dentro l'abitacolo quanto il modo di approcciare il suo lavoro, e io ho realizzato che dovevo fare lo stesso nel modo in cui lo faceva lui.

 

Incidente peggiore: a Brands Hatch poco dopo il mio debutto, una grave frattura al piede, e a Monza con la McLaren. Feci un testacoda sulle barriere, il cambio picchio duramente facendo si che il motore si staccasse. Appena picchiato realizzai quanto fortunato fossi stato ma pensai anche che quello che mi seguiva aveva avuto un grave incidente.

 

(Qualcuno tra l'altro ha ipotizzato che la scocca in fibra di carbonio appena inventata dalla McLaren gli avesse salvato la vita)

 

Migliore vittoria: A Silverstone nel 1981, nonostante fossi abbastanza freddo la reazione del puybblico fu calorosissima, non appena scesi dalla macchina chiesi, "che cavolo sta succedendo? La mattina in cui Lewis Hamilton divento' campione del mondo ero alla BBC per commentare il GP quando un produttore mi si avvicino' dicendo, ero uno di quelli che sventolava la Union Jack quando stavi facendo il giro d'onore"

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Tigre, mi pare che ci fosse gi? un topic dedicato a Watson e alle sue dichiarazioni...

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L'avevi postato te mi sembra?. Allora unisci

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Ma questo Mark Donouhe di cui prese il posto doveva essere un grande pilota, aveva vinto in tutte le categorie cui aveva garaggiato tra cui la 500 miglia di Indianapolis nel 1972, sulla rete non ho trovato nulla del suo incidente; si dice che mor? il giorno dopo per problemi al celebrali causati dall'incidente di cui i medici avevano sottovalutato la portata.

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Ma questo Mark Donouhe di cui prese il posto doveva essere un grande pilota, aveva vinto in tutte le categorie cui aveva garaggiato tra cui la 500 miglia di Indianapolis nel 1972, sulla rete non ho trovato nulla del suo incidente; si dice che mor? il giorno dopo per problemi al celebrali causati dall'incidente di cui i medici avevano sottovalutato la portata.

 

http://f1nostalgia.altervista.org/?p=228

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Ho letto, uno come Fittipaldi o Stewart Lauda hanno vissuto proprio un'altra Formula1 rispetto a quella dei nostri giorni.

Certo sarebbe bello riavere un team americano in Formula1, catalizzerebbe l'attenzione di parecchi marchi gloriosi come Chevy, ma da quello che ho letto di watson sembra che Penske fosse troppo impegnato nelle altre categorie americane per interessarsi in maniera perlomeno sufficientemente diretta della Formula1.

Modificato da tigre

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John Watson purtroppo durante la sua carriera non suscit? mai in patria l'interesse generato da conduttori come Hunt, e non avvicin? neppure lontanamente il sostegno nazionalistico che avrebbe provocato Mansell.

Per la BBC era sempre troppo poco inglese, e l'aver speso buona parte della sua giovinezza a competere nei campionati nordirlandesi su piste del calibro di Bishopcourt o Kirkistown (!) probabilmente non lo aiut? in campo giornalistico.

 

Era un pilota piuttosto simile a Carlos Reutemann, spesso dominava una gara, magari con notevoli rimonte, per poi sparire completamente la settimana seguente, trovandosi a lottare contro le Theodore sul finire dello schieramento.

Lo stimo assai, specie per il suo interesse per la storia di questo sport, cosa altrimenti piuttosto rara negli ex piloti. Si tratta di una persona forse un poco tendente a parlare, e successivamente a pensare, ma mi ? sempre apparito un uomo di genuino e sincero animo.

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John Watson (Spain 1979)

John Marshall Watson (GBR) (Marlboro Team McLaren), McLaren M28 - Ford-Cosworth DFV 3.0 V8 (RET)

 

1979 Spanish Grand Prix, Circuito Permanente del Jarama

 

© McLaren Racing Ltd.

john_watson__spain_1979__by_f1_history-d

Via F1history

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