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sundance76

Cosa rester? di questo primo decennio del XXI secolo?

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Nemmeno io preferisco i morti in pista, e non vedo chi possa dire il contrario. Ma se eliminare il rischio vuol dire avere "questa" F1, allora il dubbio fortissimo mi sovviene.

 

In fondo, io vorrei sempre morire facendo una qualsiasi cosa che mi piace, piuttosto che una controllatissima morte lenta nel mio letto assistito da pianti (o la noia) dei "cari" oppure facendo un lavoro a cui sono costretto per sopravvivere e che non mi piace.

 

E un concetto del genere non lo diceva Nuvolari (esempio/simbolo di tutte le epoche che vengono disprezzate o ignorate bellamente dalla maggioranza degli "appassionati" che si appassionano più a un kers o al cadavere del nome Lotus), ma erano ancora espressi da piloti di anni recenti come gli anni '80 (ma magari ora qualcuno viene a dirmi che gli anni '80 sono dei lontanissimi anni romantici dei cavalieri del rischio...).

 

Punto primo: la sicurezza è sempre un valore importante da perseguire. Io non voglio assolutamente che qualche pilota ci rimetta la vita. Ma in realtà si dovrebbe solo parlare di "minor insicurezza possibile". E vi spiegherò perchè.

 

Secondo: una corsa automobilistica ha nel suo DNA il "correre più veloce degli altri", e questo è un concetto totalmente contrario alla "sicurezza". La sicurezza vera imporrebbe a noi tutti di non correre affatto, perchè "correre" significa "insicurezza", significa aumentare le probabilità di un guaio.

Quindi quando si decide di correre, pur con le più eccezionali misure di sicurezza che possiamo escogitare, stiamo comunque facendo qualcosa che rimarrà SEMPRE nel campo della "insicurezza", o del "pericolo", o del "rischio". Attenzione, non ho detto che voglio l'incidente, anzi!! Sto dicendo che chi vuole correre a 350 all'ora poi non può pensare che esso sia un "lavoro" come quello d'ufficio con le norme antincendio per la stanza dove lavora.

Quindi si può cercare un compromesso, si può cercare di renderle 'meno insicure', ma se in 30 anni di corse uno sfortunato pilota muore, pur con circuiti costruiti senza niente intorno, senza nessuna tribuna (arriveremo anche a questo, oggi conta solo la TV, noi non conosciamo quasi più gli odori e il sapore della corsa vista dal vero), senza prati, senza rail, senza limiti alle vie di fuga, non si potrà poi dare la colpa alla mancanza di sicurezza. Il tal pilota è morto perchè magari si è scontrato con un altro pilota che era in testacoda davanti a lui, e qualcos'altro di imprevisto è andato storto.

Un incidente in una corsa non è come un incidente in ufficio.

 

Un operaio lavora su impalcature pericolose, non gli piace farlo, non è un matto, ma deve lavorare per vivere, anzi per sopravvivere.

 

Un pilota, si presume, fa quel lavoro perchè è sospinto da una grandissima passione. Non è affatto obbligato dagli eventi a fare ciò per sopravvivere, perchè un lavoro in un cantiere lo troverà sempre.

 

Chi ha VERA passione per la guida, quindi, farà questo mestiere anche coi rischi che comporta.

 

Jacky Ickx, uno dei piloti più intelligenti e più colti, ha detto: "La morte viene troppo presto solo per coloro che non hanno potuto o saputo realizzarsi. Invece un pilota ha realizzato sè stesso, sta facendo ciò che più ama al mondo, e per lui morire non è un dramma, perchè sa che ha vissuto, sta vivendo, e continuerà a farlo fino all'ultimo secondo".

 

Chi vive e muore facendo cose che non ama, non può criticare una disciplina dove l'insicurezza è parte costitutiva, e non può pretendere che non ci sia rischio, non ci sia pericolo. Stiamo parlando di "correre", non di leggere un libro, o di guardare la TV.

Se vogliamo la vera "sicurezza" dei piloti, e se vogliamo anche che questo sport sia al "sicuro" dal pericolo di scomparire per le frequenti crisi finanziarie che accadono, allora facciamoli correre al simulatore, e non sto scherzando.

Oggi i simulatori riescono a ricreare quasi le stesse sensazioni per i piloti virtuali, mentre per noi che pretendiamo di stare in poltrona e vedere piloti "in sicurezza" non ci sarà problema: la tecnologia grafica, il 3D, ecc. faranno sì che noi non ci accorgeremo della differenza. Ma poi, scusate, per voi a casa fa differenza se la gara fosse reale o virtuale? No!

 

E allora, se pretendiamo la sicurezza per chi corre a 350 (TRECENTOCINQUANTA) km/h, dobbiamo pretendere che siano gare virtuali al simulatore. E ' un fatto logico!!!

Spero che recepiate il punto focale: si vuole che si corra a quelle velocità in tutta sicurezza, ma essa si raggiunge col simulatore. Quindi corriamo col simulatore.

Non è affatto una provocazione, ma è la forza della logica.

 

Quando io sto a casa e gioco con quel fantastico simulatore che ancora adesso è "Grand Prix Legends", mi entusiasmo, corro virtualmente con macchine di quell'epoca, ma non mi faccio male sulla mia sedia. Quindi provo le sensazioni che tutti proviamo la domenica davanti alla TV, ma nella realtà non c'è nessuno che sta correndo, nè io nè i miei avversari!!

Per chi mi guarda via web, non cambia niente se io sto correndo una corsa vera o finta, ma per me cambia tanto, perchè io sto seduto in camera!! E non rischio niente, non c'è pericolo, ma sto in TUTTA SICUREZZA!!

 

Quindi dico che nelle corse automobilistiche al massimo si può parlare di "minore rischio", "minore pericolo", "minore INsicurezza", ma non si può mai parlare del concetto di "sicurezza" in sè stesso, perchè il vero concetto di sicurezza è OPPOSTO alle corse automobilistiche.

 

Parlare di vera e propria Sicurezza nelle corse, prafrasando il film "Apocalypse now", è come "parlare di multe per eccesso di velocità alla 500 miglia di Indianapolis".

 

Come si fa a PRETENDERE che non ci siano MAI feriti, in una disciplina dove in un secondo percorri decine e decine e decine e decine di metri? In una disciplina dove lo scopo è CORRERE IL PIU' VELOCE POSSIBILE DEGLI ALTRI?

 

E' come se uno mi dicesse "questa droga, questo veleno è sicuro"? Ma quale razza di sicurezza?! Potremmo dire se è più o meno rischiosa oppure più o meno pericolosa, ma mettere in mezzo la parola "sicurezza" sarebbe totalmente fuori luogo.

 

Questo serve a far capire che la parola "sicurezza" nelle corse non ha affatto lo stesso significato che noi possiamo usare in altri ambiti, paragonando il guidare in una corsa a un normale altro lavoro. Ma ha tutto un altro significato, simile a "minore insicurezza", "minore rischio", "minori pericoli", ma comunque restiamo pur sempre nel campo della "insicurezza", dei "pericoli", del "rischio".

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Più semplicemente c'è una bella differenza fra un'auto per la quale Hakkinen ha esclamato "ma voi prima di guidare potevate esprimere un ultimo desiderio?" ed una dotata di scocca deformabile, rollbar, cavi di fissaggio per le sospensioni e alettoni che impediscono di decollare. E se certi rischi sono impliciti nel mestiere e non si possono eliminare, altri possono essere bellamente evitati e logica vuole che si prendano le contromisure per evitarli, nonostante a volte capitino anche desideri assurdi come quelli di voler tornare indietro non di 10 o 20 anni, ma di moooolto più.

 

Tu la stai intendendo un po' emotivamente come una sfida fra l'alpinista che affronta la paura di cadere e con il cuore si arrampica sulla vetta e fra chi preferisce starsene in panciolle in casa perché così non rischia di cadere in un precipizio, andando però a negare il concetto stesso di scalata.

Ma è naturale che a questo punto non ha più senso parlare dello sport in questione e che tanto varrebbe giocare ad andare contromano a Monza su Gp2.

 

Il discorso, in realtà, è un altro: da un lato c'è lo stesso alpinista ma con tutta una serie di accessori utili (bombole d'ossigeno, tuta in fibra anti-strappo, segnalatore gps per valanghe, trapano da scalata, picchetti in lega speciale ecc.), se lui sbaglia rischia lo stesso di cadere e sfracellarsi, ma di certo questi gingilli gli agevolano il cammino e preveniscono una buona dose di seccature. Dall'altro c'è un altro alpinista che però scala a mani nude con la piccozza del nonno e un semplice giaccone in pelle perché per lui il vero uomo amante del rischio e della scalata è un altro; e usare il trapanino invece dell'olio di gomito per piantare nella roccia un sostegno gli sembra paragonabile ad un bimbo che gioca a Virtual Climbing con la psp, per lui inoltre usare le bombole d'ossigeno permette a più pischelli di arrivare là dove solo chi aveva tempra e coraggio poteva andare e gli fa schifo che magari intanto c'è dietro lo sponsor che finanzia l'impresa, la tv che riprende la scalata e la consumistica premiazione finale.

 

D'altro canto la vita stessa è piena di pericoli che potrebbero uccidere in qualsiasi momento, dalla saponetta su cui si scivola in bagno all'attimo di distrazione in macchina che ti fa centrare un lampione, sarebbe assurdo pensare di rinchiudersi in una bolla isolata dall'esterno per non rischiare la propria vita con i minimi accidenti che casualmente si possono verificare, però se si possono prendere precauzioni come un tappetino anti-scivolo o l'airbag che entra in funzione all'impatto, ben venga.

 

Ora bisogna pensare al problema dell'abitacolo, visto che Massa l'anno scorso ci è andato vicino e Schumacher quest'anno ancora di più.

Modificato da Connacht

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ragazzi si parla di f1 non tirate in mezzo altre categorie :asd:

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