mammamia 3 Inviato 27 Giugno, 2012 http://imageshack.us/photo/my-images/823/ronnier.jpg/ questo ? arrivato adesso !!! Brasile 1976 Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
sundance76 9 Inviato 28 Giugno, 2012 http://imageshack.us/photo/my-images/823/ronnier.jpg/ questo ? arrivato adesso !!! Brasile 1976 Stupendissimo!! Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
S. Bellof 1345 Inviato 11 Settembre, 2012 34 anni dalla scomparsa di questo grande pilota... Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
sundance76 9 Inviato 2 Novembre, 2012 (modificato) Che ne dite? Avranno penalizzato Ronnie per questo controsterzo con le bandiere gialle davanti a una macchina ferma in pista? Modificato 2 Novembre, 2012 da sundance76 Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
Andre92 1 Inviato 2 Novembre, 2012 Alla fine il cambio l'ha giustamente punito Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
FILIPPO 1 Inviato 4 Novembre, 2012 Avete visto sfide su Villeneuve(con Zanardi)? Ci sono delle riprese inedite di Peterson al Niguarda poco prima dell'operazione che gli e' costata la vita. Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
sundance76 9 Inviato 4 Novembre, 2012 Io sto cercando la puntata di "Sfide" del 14 maggio 2004, in cui c'era un servizio di circa 20 minuti su Ronnie.... Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
fabioRSY91 2 Inviato 4 Novembre, 2012 quel servizio su fatto quando si parlava della carriera di Andretti??? Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
sundance76 9 Inviato 4 Novembre, 2012 quel servizio su fatto quando si parlava della carriera di Andretti??? No, c'erano servizi su un calciatore, un tennista, qualche altro atleta, e poi una ventina di minuti dedicati specificamente a Ronnie Peterson. Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
FILIPPO 1 Inviato 5 Novembre, 2012 Mi riferivo alla recentissima puntata di sfide(la Rai ha curiosiamente oscurato il programma su www.rai.tv...!!!) in cui ci sono immagini(evidentemente RAI) mai viste e clamorose. Come si intravede dalle fotografie che trovate ai links sottopostati, i giornalisti ebbero accesso in rianimazione ed in camera operatoria durante l'intervento. Qualcuno di loro,oltre a scattare le fotografie, giro' evidentemente anche un filmato(cosa francamente assurda che la dice lunga sulle modalita' di quell'intervento). I giornali svedesi(ed anche il sito ufficiale di Ronnie Peterson),puntarono e puntano ancora oggi il dito sul livello scarsissimo di professionalita' dell'accoglienza riservata allo svedese dal Niguarda e visti gli esiti dell'intervento e le incredibili fotografie e filmati, francamente non c'e' molto da dire anche se la pressione di Ronnie e c. sul personale sanitario, per tornare a correre, comunque vi fu. http://www.ronniepeterson.se/subc/eng/orframe.html http://www.ronniepeterson.se/subc/eng/orframe.html Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
fabioRSY91 2 Inviato 5 Novembre, 2012 io ho visto questo ... al minuto 7:58 https://www.youtube.com/watch?v=yOyJuue2d44 Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
sundance76 9 Inviato 5 Novembre, 2012 S?, sono famose le puntate di "Sfide" su Gilles. Purtroppo a me interessa poco vedere immagini ospedaliere del povero Ronnie. Voglio la puntata sulla sua carriera. Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
FILIPPO 1 Inviato 5 Novembre, 2012 io ho visto questo ... al minuto 7:58 https://www.youtube....h?v=yOyJuue2d44 Si sono questi fotogrammi.Francamente raggelanti! Oggi si parla di privacy,ma come si fa ad ammettere in sala operatoria cinegiornalisti e fotooperatori? Pensate a come ci si puo' concentrare in una situazione del genere! Altro che malasanita'! Ronnie Peterson e' morto in seguito ad un intervento eseguito da medici ''pressati'' da tanta gente che oggi non sarebbe potuta entrare nemmeno in ospedale.Pensate al chiasso,alle luci per le fotocamere del tempo, alle voci eccetera. Gia' l'intervento era complicato, poi il resto..................................... Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
FILIPPO 1 Inviato 5 Novembre, 2012 Sì, sono famose le puntate di "Sfide" su Gilles. Purtroppo a me interessa poco vedere immagini ospedaliere del povero Ronnie. Voglio la puntata sulla sua carriera. Ma sai, da bambino ero un suo tifoso e rimasi sconvolto dall'incidente e dalla notizia che appresi per radio il lunedi mattina, quando tutti pensavano che fosse fuori pericolo. Per questo ho acquistato il libro ''Ronnie Peterson the supersuede'' in inglese, dove vi sono tutte le questioni relative all'incidente,al ricovero,alle prime cure e poi alla tragica fine. Tuttavia importanti sono i cenni al weekend monzese, al fatto che Chapman gli forni mezzi un po' ''particolari'' fin dalle prove del venerdì. Poi l'incidente del sabato e la partenza con una macchina ed un motore che hanno forse inciso sulla dinamica dell'incidente. Inoltre la serenita' del pilota era turbata dai dissapori con la moglie Barbro oltreche' dai rapporti con il patron Lotus,visto il suo passaggio alla McLaren in seguito ai contrasti(francamente ingiustificati)della stagione 1978. e poi Gilles Villeneuve, Ronnie Peterson, Elio De Angelis, Ayrton Senna, tutti hanno avuto l'incidente letale in condizioni di scarsa serenita' Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
Cecco7 13 Inviato 5 Novembre, 2012 Si sono questi fotogrammi.Francamente raggelanti! Oggi si parla di privacy,ma come si fa ad ammettere in sala operatoria cinegiornalisti e fotooperatori? Pensate a come ci si puo' concentrare in una situazione del genere! Altro che malasanita'! Ronnie Peterson e' morto in seguito ad un intervento eseguito da medici ''pressati'' da tanta gente che oggi non sarebbe potuta entrare nemmeno in ospedale.Pensate al chiasso,alle luci per le fotocamere del tempo, alle voci eccetera. Gia' l'intervento era complicato, poi il resto..................................... Non penso abbiano fatto l'intervento con tutta quella gente in sala, forse hanno permesso le riprese mentre si stavano preparando. Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
FILIPPO 1 Inviato 5 Novembre, 2012 Non penso abbiano fatto l'intervento con tutta quella gente in sala, forse hanno permesso le riprese mentre si stavano preparando. Il paziente e' spogliato ed anetestetizzato.In un fotogramma un medico verifica l'efficacia dell'anestesia,siamo proprio all'inizio dell'intervento:veramente assurda la confusione che regna intorno! Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
The King of Spa 637 Inviato 27 Gennaio, 2013 Ronnie Peterson: l’esteta del controsterzo 18 gennaio 2013 – Sulle nostre pagine, ci troviamo spesso a celebrare le gesta dei grandi campioni del passato che hanno vinto almeno un titolo mondiale. Esistono però anche quei piloti, che pur non avendo mai conquistato l’iride, di fatto la meriterebbero. Due nomi su tutti: Stirling Moss e Ronnie Peterson. Il primo perché era fortissimo in tutte le categorie, F1 compresa, ma ha incontrato sulla sua strada uno strepitoso Fangio. Mentre l’altro, perché nel periodo d’oro degli anni 70, non ha mai trovato le condizioni giuste per legittimare le proprie ambizioni. Attenzione, Ronnie Peterson nato ad Orebro in Svezia il 14 Febbraio del 1944, non era il classico gentleman del volante da circolo d’elite. Figlio di un panettiere con la passione per le corse, nelle quali si cimentava con delle monoposto fatte nel garage di casa, Ronnie è stato primo pilota a vincere tanto partendo dai Kart. Una categoria allora non propedeutica all’automobilismo come oggi, ma agli albori della specie. I mezzi naturalmente, glieli costruiva papà Bengt ed era roba raffinata per l’epoca, tanto che il giovane e biondo svedese, si impose prima in patria e poi anche in Europa a suon di successi. Nota curiosa: si diceva che i suoi telai, vista la statura del soggetto, fossero di una misura extra large poiché allungati per consentirgli di sedercisi comodamente. Probabilmente, ma non ne abbiamo le prove tangibili, il suo stile di guida fu influenzato anche dall’aver accumulato esperienza grazie a questa particolare disciplina. Salito alle cronache sportive dopo aver fatto diversi lavori, come ad esempio il manutentore di ascensori, Peterson ha sempre avuto nelle corse il suo scopo vitale. Verso la fine degli anni 60, dal karting alla Formula 3 il passo fu breve e Ronnie, si trovò a girare il vecchio continente per battagliare su tante piste simulacro di gloria, contro i vari campioni di quel periodo. Regazzoni, Fittipaldi e Cevert, furono alcuni di coloro che il nordico ragazzone si trovò a fronteggiare. Iniziò a vincere quando approdò alla Tecno nel 1968, ma in seguito, allettato dalle grandi promesse di Alan Rees firmò con la nascitura March, un nuovo costruttore di telai che realizzava monoposto dalla F3 fino alla F1. La realtà si rivelò comunque abbastanza difficile, poiché la factory inglese era sostanzialmente un outlet per chi voleva comprarsi una macchina da corsa spendendo cifre abbordabili. Tuttavia, Peterson restò fedele alla March e a suoi principi, vincendo con essa sia in Formula 3 che in Formula 2 e impressionando un gran numero di team manager della massima categoria, la F1. Il suo debutto nel Circus non tardò ad arrivare, infatti, nel 70 era già a bordo della March 701 motorizzata Cosworth. Tutti parlavano un gran bene di lui, anche perché dopo due titoli di F3 consecutivi e il dominio della serie cadetta contemporaneamente alla partecipazione al Mondiale di F1, ve n’erano pochi di dubbi sul suo valore. Peterson però, soffrì parecchio nell’anno del debutto, in quanto la vettura affidata all’improvvisato Antiques Automobiles Racing Team di Colin Crabbe, era poca cosa in confronto alle poderose armate Lotus e Ferrari. Nonostante questo e una mancata partecipazione al Gp d’Austria per scarsità di pezzi di ricambio, Ronnie riuscì ad agguantare un dodicesimo posto in griglia a Monaco, culminato con il settimo posto finale in gara. Il tutto su una pista da “pelo”, dove il talento conta anche se guidi un mezzo rottame. Ma non erano teatri come Montecarlo ad esaltare il lungo svedese. A lui piacevano di più i tracciati veloci, quelli in cui era necessario tenere giù per andar forte e dove le macchine le guidavi di traverso negli ampi curvoni in appoggio. All’epoca, Max Mosley, uno dei soci della March, scherzando con i giornalisti disse: “Scrivete che Ronnie è fantastico, ma non diteglielo…” Infatti, non passa nemmeno un anno che Peterson, ha già cambiato team, ma non vettura, trovandosi a competere nelle fila dell’organizzatissimo STP March Racing di Andy Granatelli. La monoposto del 71, la 711, è decisamente meglio della precedente e Ronnie resta in lizza per diverse vittorie, giungendo secondo in ben quattro occasioni. A Monza, fu sfortunato protagonista della famosa volatona, che vide trionfatore inatteso Peter Gethin sulla potente Brm. Insomma, il primo successo in un Gran Premio sembrava solo questione di tempo per lui, che ormai aveva raggiunto una notevole maturità agonistica, soprattutto per quanto riguardava la gestione di gara. A fine anno, chiuse eccellente secondo nella graduatoria dietro solo al Maestro Stewart. Che dire, una bella soddisfazione. Oramai era tra i grandi. Purtroppo, la stagione seguente quella del 1972, non fu altrettanto appagante perché come al solito ci si mise di mezzo la March. La monoposto, la nuova 721, era difficile da mettere a punto e non funzionava a dovere, tanto che ne vennero sviluppate pur senza grande fortuna due versioni, denominate G e X. Un fallimento su tutta la linea, ma Ronnie il tenace, arpionò comunque un secondo posto nell’inferno verde della Nordschleife, tanto per dimostrare che era la macchina a non andare e non il contrario. Per la cronaca, il suo compagno di squadra, un giovanissimo Niki Lauda alla prima partecipazione al campionato, patì molto la velocità di Peterson, risultando spesso sovrastato dallo svedese. Comunque, l’annata non fu del tutto deludente in quanto Ronnie, corse anche nel Mondiale Prototipi vincendo in coppia Tim Schenken la 1000 Km di Buenos Aires, a bordo della fantastica Ferrari 312PB e contribuendo in tal modo al successo del Cavallino nella serie marche. Sfortunatamente, la sua collaborazione con la Ferrari, si limitò a quella sola esperienza, ma nonostante ciò il Commendatore lo ricordò in questo modo nel suo celebre libro “Piloti che gente”: “Alto, biondo, dinoccolato: un tipo come Hawthorn. Corse con le vetture Sport prototipo Ferrari nel 1972 ed era, come in Formula 1, pilota estremamente veloce.” Finalmente nel 73, per Ronnie si aprono le porte di una grande scuderia: la Lotus di Colin Chapman. La vettura, l’ormai inossidabile 72D è alla sua quarta versione, ma è ancora garante di successi. A mettere in difficoltà l’armata di Ketteringham Hall, ci penserà però l’aspra rivalità fra i due piloti del team. Emerson Fittipaldi, neo iridato è la prima guida all’interno del box, mentre Peterson è il nuovo chiamato a guadagnarsi un posto nell’olimpo. Ronnie, inizialmente non riusciva a cavare un ragno dal buco con la 72, performante e veloce solo quando era assettata in maniera perfetta. Talmente sensibile alle variazioni, la monoposto inglese nelle mani dello svedese non andava. In seguito, quando Peterson prese a prestito le regolazioni del compagno e le face trasferire sulla sua monoposto, risultava addirittura più veloce e non di poco, del collega brasiliano. Per via di questa situazione particolare, Ronnie accettò di mettersi al servizio di Fittipaldi, cercando di aiutarlo nel rivincere il Mondiale. Fino alla vigilia di Monza, le cose filarono abbastanza lisce, anche se è corretto dire che tra rotture e cattiva gestione del muretto, i due si erano già sottratti diversi punti a vicenda. In quel momento della stagione, Emerson doveva per forza assicurarsi il successo nelle restanti tre gare, per riconfermarsi campione. Ma Chapman, poco convinto che questa eventualità si avverasse, non impartì alcun ordine di scuederia e Peterson vinse la gara dopo essere partito dalla pole. Ronnie al quarto successo stagionale, aveva di fatto escluso il compagno di colori, giunto secondo alle sue spalle, dalla lotta per il titolo. Il brasiliano, amareggiato per la mancata presa di posizione del suo patron, decise che a fine anno avrebbe abbandonato la Lotus per passare alla McLaren. All’epilogo del campionato a Watkins Glen, Peterson, contava oltre alle sue prime vittorie, anche due secondi posti e ben nove pole position. Un segno del destino, la consacrazione a pilota ormai ritenuto maturo e pronto ad ottenere finalmente qualcosa di grande. Anzi, senza i ritiri di Barcellona e Zandvoort, forse sarebbe diventato lui il campione al posto di Stewart nel 1973. Apparentemente, il futuro immediato sembrava in discesa per il biondo figlio di Bengt il fornaio di Orebro, poiché con Fittipaldi emigrato in McLaren, ora la Lotus era tutta per lui. Ma come spesso accade anche nei confronti dei grandi, la sorte ci mise lo zampino. Nel 74 ad affiancare Peterson, arrivò Jacky Ickx proveniente dalla Ferrari. Il belga, in fase calante almeno per quanto riguardava la F1, non rappresentò mai un problema per lui. Piuttosto, furono le prestazioni della nuova Lotus 76 a gettare nello sconforto team e piloti. La macchina, era pesante e difficile da guidare per via di una scorbutica frizione semiautomatica con comandi al volante, che causò una marea di guai e costrinse il team a tornare all’antico. Quindi, rispolverata la vecchia 72 adattata allo step E, Ronnie vincerà ancora tre GP risultando quinto in graduatoria a fine campionato. Però, parte del mancato successo del progetto 76 è purtroppo ascrivibile anche alle scarse doti di collaudatore dello svedese, come ricorda l’allora progettista Lotus Ralph Bellamy: “Ronnie non era un buon collaudatore, ma era incredibilmente dotato. In termini di controllo della vettura e di abilità era incredibile. Ma tendeva a girare intorno ai problemi. Ricordo a Zandvoort, mentre assistevo la sua macchina lui venne da me e mi disse “C’è sovrasterzo, terribile sovrasterzo.” Così regolai diversamente la macchina per cercare di risolvere il problema. Lui tornò indietro e disse “Ancora sovrasterzo.” Io dissi “Ronnie ho cambiato molto la macchina, cosa diavolo c’è che non va?” Lui rispose “Bene, dal momento che non posso entrare in curva, devo buttarla dentro e lei scivola in sovrasterzo ed è veramente difficile da controllare!” Dissi “Per l’amor di Dio, tu hai del sottosterzo!” E lui disse “Bene, sì, suppongo.” E questo era Ronnie. Lui amava guidare le macchine forte.” Nel 1975, ancora senza una macchina che potesse succedere alla 72, la Lotus attraversò una delle stagioni più nere della sua storia. Con una monoposto vecchia di cinque anni, anche Peterson poco poté nei confronti dello strapotere di Lauda e della Ferrari. Anzi, non fu nemmeno mai in grado di salire sul podio, surclassato anche da altri piloti che solitamente in pista lo avevano sempre guardato da dietro. Per l’anno seguente, Chapman aveva in serbo un’altra nuova arma, la Lotus 77. Sciaguratamente, anche questa monoposto si rivelò un flop per via di alcuni problemi tecnici e strutturali. Nello specifico, Ronnie si spaventò per la scarsa solidità dell’anteriore in caso di incidente e complici i crescenti dissapori tra lui e Chapman, legati all’onerosità del suo contratto, decise di andarsene dal team dopo la gara inaugurale in Brasile. E qui, tornò in ballo il nome March. Il suo ritorno alla compagine inglese, fu propiziato dall’intervento del Conte Zanon di Valgiurata, facoltoso uomo d’affari italiano attivo nell’industria del caffé, che aiutò Ronnie a trovare un volante a stagione in corso. Ovviamente, la situazione economica della squadra non era solidissima e gli sponsor si alternavano per coprire il budget. Peterson, realisticamente non si aspettava di compiere un’annata da urlo, ma chissà perché, sempre sulla pista Monza compì un mezzo miracolo. A settembre, in occasione del GP d’Italia, a dispetto della manifesta inferiorità del mezzo, Ronnie scrisse una delle più memorabili pagine della storia di questo sport. Dopo un avvio dall’ottava piazza, lo svedese prese il comando della corsa all’undicesimo giro non lasciandolo più fino al traguardo. Detta così, potrebbe sembrare una mera formalità, ma la realtà dei fatti fu ben diversa. In primo luogo la vettura, che sulla carta non era così efficace come le rivali. Infatti, la March su un tracciato veloce come quello di Monza, era in debito di cavalli rispetto a Ferrari, Alfa e Matra, ma anche meno rapida della Tyrrell a sei ruote di Scheckter e Depailler. Oltretutto, intorno a metà gara ci si mise pure la piogga a guastare la festa. Peterson, resistette sia agli attacchi degli avversari, che al maltempo vincendo d’autorità. Quel giorno all’Autodromo di Monza, la March, sembrava un’altra macchina rispetto a quello che si era potuto vedere durante l’anno. Eppure, il merito di questa trasformazione non fu principalmente della macchina, quanto dell’uomo seduto nell’abitacolo. La sfavillante affermazione in terra brianzola, riportò ancora l’interesse dei manager sul Peterson pilota, che trovò quindi un accordo per il 1977 con Ken Tyrrell. Neanche a farlo apposta, la P34 a sei ruote si rivelò inaffidabile e difficile nel trattare le gomme. Soprattutto le anteriori, che la Good Year non seguì approfonditamente nello sviluppo, in quanto dotavano la sola Tyrrell e non erano destinate ad altri clienti. Una serie interminabile di ritiri e prestazioni altalenanti, riportarono Peterson nell’oblio. Come sempre, quando la macchina non era a punto, lui faceva una fatica tremenda. Unica giornata di gloria, nel GP di Belgio 77, dove colse un buon terzo posto salendo sul podio. Troppo poco per un campione del suo calibro. A fine stagione, si trovò ancora costretto a chiedere aiuto al Conte Zanon di Valgiurata, che lo reintrodusse nell’ambiente della Lotus. Colin Chapman, riprese Peterson con l’intento di fare di lui lo scudiero di Andretti. Mario, memore la situazione creatasi con Fittipaldi qualche anno prima, era stato chiaro con il suo principale: Ronnie doveva essere per contratto la seconda guida, mentre lui Piedone, era il leader. La Lotus 79, finalmente una vettura all’altezza dei fasti della 72, era una macchina da guerra. La sua arma migliore era l’effetto suolo, che sfruttava in maniera impressionante in curva e grazie al quale possedeva una stabilità perfetta. La posizione di Andretti in seno alla squadra, era predominante poiché l’italo americano aveva instaurato un rapporto molto solido con Chapman, aiutandolo a risollevare il team dopo alcune annate difficili. Il suo lavoro di messa a punto, si rivelò a conti fatti prezioso per dare vita al prolifico progetto 79. La stagione regalò comunque buone soddisfazioni a Ronnie, che vinse due gare in Sud Africa ed Austria, cogliendo anche diversi secondi posti alle spalle del caposquadra Andretti. A trentaquattro anni compiuti, Peterson si trovava ad un bivio della sua carriera. Alla fine dell’estate, poco prima della tragedia che gli avrebbe tolto la vita a Monza, aveva trovato un accordo per passare alla McLaren nel 1979. Chissà, forse, se fosse sopravvissuto al terribile crash al GP d’Italia 78, magari Ronnie avrebbe potuto anche vincerlo il tanto agognato titolo mondiale. Malauguratamente, la sorte decise diversamente e quel lungo rettilineo che tante gioie gli aveva regalato negli anni precedenti, si trasformò nell’arco di qualche secondo in un drammatico teatro di morte. La dinamica dell’incidente, è stata chiarita dopo anni e diverse battaglie intraprese da chi come Riccardo Patrese, all’epoca dei fatti giovane deb, fu ingiustamente colpevolizzato per l’accaduto. Purtroppo, nemmeno la verità sui fatti di quel giorno ci potrà mai restituire vivo Ronnie Peterson e questo è un grande rammarico. A detta di un eminente esperto qual è Jackie Stewart, lo svedese era un pilota fantastico, ma al di là di questo mancava di rigore nel suo approccio mentale della corsa e questo gli ha impedito di vincere più Gran Premi. Guarda caso, l’asso scozzese affermò a suo tempo la stessa cosa nei riguardi di Gilles Villeneuve. Sicuramente, il biondo Ronnie, era meno disciplinato nella messa a punto e poco incline ai tecnicismi, eppure i suoi controlli al limite dell’impossibile, restano ancora oggi nel cuore degli appassionati più di un Mondiale vinto alla maniera del ragioniere. http://www.f1passion...l-controsterzo/ Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
Biranbongse Bhanuban 19 Inviato 28 Gennaio, 2013 Il problema della Lotus 76 fu anche che neppure Ickx era un grande collaudatore. Sembrerà strano per uno che vinse svariate le MAns, ma va detto che nel 1969 vinse grazie ad uan vettura stracollaudata come la Gt40, nel 1975 la 24 ore fu una gara disertata da quasi tutti i team e avrebbe solo ptuto perderla stanter anche il regolametno tecnico. Nel 1976-81 lo sviluppo della Vettura 936 fu sostanzialmente opera di Barth e Van lennep. E la 956 fu sgrossata da Mass e Bell.. Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
The King of Spa 637 Inviato 28 Gennaio, 2013 Ho letto che entrambi non gradirono la frizione automatica (pulsante sul cambio) forse avevano perso tempo su qualcosa che era meno necessario del resto, anche la doppia ala posteriore non li rese entusiasti. Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
Biranbongse Bhanuban 19 Inviato 29 Gennaio, 2013 Ho letto che entrambi non gradirono la frizione automatica (pulsante sul cambio) forse avevano perso tempo su qualcosa che era meno necessario del resto, anche la doppia ala posteriore non li rese entusiasti. vero, ma furono proivate anche soluzioni più convenzionali. La realtà è che non credevano nella vettura e neppure Chapman credeva troppo in Ickx. La realtà che Chapman era ormai in confusione e dovette riaprtire da zero, con Rudd e Wright con las 77 e 78 Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti