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Kamilo

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  1. Le Finali del Grand Prix hanno riproposto l’ennesimo scempio del pattinaggio artistico su ghiaccio compiuto con l’unico motivo di eliminare la Russia e concedere ad altre nazioni medaglie e onori immeritati. Ma in questo momento non voglio soffermarmi sull’aspetto tecnico, che rimando a un mio prossimo intervento, voglio puntare su qualcosa di più generale, che va oltre lo sport. Come ho già messo in evidenza tante altre volte, l’Isu va avanti con la scusa che il Cio avrebbe imposto l’esclusione degli atleti russi e bielorussi dalle competizioni a causa dell’invasione dell’Ucraina dal febbraio 2022. E altrettante volte ho chiarito che questa imposizione del Cio non è mai avvenuta. I dirigenti del Comitato olimpico internazionale, infatti, hanno vigliaccamente “suggerito” alle varie Federazioni internazionali di non far partecipare Russia e Bielorussia alle gare, in pratica una “raccomandazione” che ogni singola Federazione aveva la libertà di accettare o no. E infatti ci sono state Federazioni che non l’hanno recepita e hanno continuato a far iscrivere alle gare gli atleti delle due nazioni “maledette”, sia pure con restrizioni, con divieto di partecipazione per i militari e chi sostiene la guerra con l’Ucraina, senza bandiera e senza nome della nazione, ma con la possibilità di gareggiare e vincere medaglie. Il tennis lo aveva fatto quasi subito. Poi si sono aggiunti altri sport. Ecco qualche esempio di Federazioni che nel 2023 hanno riaccolto russi e bielorussi: scherma, ciclismo, lotta, canottaggio, atletica leggera, pattinaggio a rotelle, tiro con l'arco e adesso anche il nuoto. Ai recenti Mondiali di nuoto in vasca corta, a Budapest, si sono rivisti russi e bielorussi, che hanno anche vinto qualche medaglia. Si prevede lo stesso ai Mondiali in vasca lunga, a luglio 2025 a Singapore. E per la verità anche all’Olimpiade di Parigi c’erano atleti russi e bielorussi, sia pure senza bandiera e restrizioni varie. Ma tutto questo conferma che l’Isu, se volesse, potrebbe riammettere i russi alle gare, anche senza bandiera, anche senza gli atleti militari, ma ci potrebbero essere russi in gara. Ma l’Isu non lo fa e molti operatori dell’informazione continuano a dire che l’Isu non può farlo perché lo ha ordinato il Cio. E questo è falso, come dimostrato da tante altre Federazioni. Ma si va avanti così con distribuzione di medaglie che stanno falsando la storia di questo sport. E i prossimi Mondiali, a marzo a Boston, valgono anche come qualificazioni all’Olimpiade 2026 di Milano-Cortina. Il piano è semplice: visto che il Cio ammette i russi senza bandiera e con le restrizioni già viste, ai Giochi invernali 2026 i russi potranno partecipare. Ma se non possono gareggiare nei Mondiali di qualificazione, ecco che viene impedito loro l’accesso all’Olimpiade nel pattinaggio di figura sempre più di m… Come si risolve questa situazione? La dovrebbe risolvere il Cio d’autorità, ma le speranze sono poche. E’ vero che sono previste quote di “riallocazione” per i Paesi che non hanno atleti qualificati nelle prove previste (oltre ai Mondiali ce ne deve essere un’altra ancora da indicare), ma se l’Isu non fa partecipare russi e bielorussi alle gare, non si vede come questi possano rientrare nella riallocazione. Il grande e malefico piano dell’Isu, di concerto con tutte le nazioni che sperano di tenere lontana la Russia per sempre per poter vincere facili medaglie, va avanti così. E nessuno protesta, tutti zitti. Al contrario, in altri sport, qualche segnale di indipendenza e di onestà si vede. Sottopongo all’attenzione quanto scritto da Camillo Cametti, ex presidente della Commissione Stampa della FINA, sul sito da lui fondato e diretto “MN – Il mondo del nuoto”, in occasione dei Mondiali aquatici a Doha, a febbraio 2024. Ecco le sue parole: “La balbettante governance del Comitato Internazionale Olimpico (CIO) e delle federazioni mondiali che hanno supinamente condiviso le sue decisioni, compresa World Aquatics, ha prodotto e continua a produrre manifestazioni mutilate. La carta olimpica è stata oltraggiata dalla decisione di escludere dai Giochi Olimpici la Russia e la Bielorussia per l’aggressione militare all’Ucraina. Una decisione con cui il CIO si è addentrato con forza sul terreno della politica, schierandosi da una parte, cosa mai successa prima, neppure quando gli Stati Uniti hanno attaccato militarmente e invaso alcuni paesi del Medioriente (Kuwait, Afghanistan, Iraq, Siria), e non solo”. Il problema è sempre lo stesso: se non hai le palle, rimarrai per sempre un povero vigliacco. Camillo Cametti ha avuto il coraggio di dire quello che tantissimi altri preferiscono ignorare. E il nuoto, comunque, sta permettendo ai russi e bielorussi, sia pure in modo restrittivo, di partecipare. Nel mondo del ghiaccio, si rimane al buio. Ma c’è un’ultima cosa da far notare, secondo me ancora più importante. L’embargo è cominciato con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Questa guerra prima o poi finirà, qualche timido segnale c’è, addirittura il presidente ucraino Zelensky ha detto ufficialmente che non sarà possibile per l’Ucraina riprendere militarmente Donbass e Crimea e bisognerà solo affidarsi alla diplomazia per delineare la nuova configurazione. Beh, se la guerra finisce con la Russia che si tiene Donbass e Crimea, cosa farà l’Isu? Visto che non c’è più la guerra, si presuppone che russi e bielorussi dovranno essere riammessi alle gare. Ma ecco il paradosso: i russi sono stati esclusi dalle gare perché la loro nazione ne ha invaso un’altra per annettersi una parte di quel territorio (che sostiene a torto o ragione di essere suo perché sono zone russofone o tradizionalmente appartenute alla madre patria russa), adesso possono essere riammessi dopo che la loro nazione quella parte di territorio se l’è presa. Ma allora che differenza c’è? Solo nel risultato della guerra e non nella sua conclusione “secondo giustizia”? Secondo i principi morali dell’Isu, la Russia dovrebbe essere esclusa per sempre dalle gare perché con una guerra di invasione si è presa qualcosa che non le appartiene. Ma se la diplomazia internazionale sancisce che quei territori adesso appartengono legittimamente alla Russia, gli atleti russi non meritavano di essere esclusi dalle gare quando c’era la guerra. Come risolverà l’Isu questa sua contraddizione? Realisticamente, riaccetterà i russi accontentandosi di averli esclusi da 4 Mondiali e una Olimpiade, ma il sospetto che tenterà di escludere la Russia per l’eternità io continuo ad averlo!
  2. Astor, benemerito e bentornato, ha anticipato il mio promesso intervento sulle strane (chiamiamole strane) incongruenze nelle situazioni di doping, con evidente discriminazione nel caso della mia amata sorellina Kamila Valieva. E ha introdotto una considerazione importante a proposito del nuotatore Federico Turrini, squalificato due anni per positività al Nandrolone, sostanza proibita che era contenuta in un collirio che lui aveva usato per curarsi gli occhi. Turrini è stato citato in contrapposizione al caso di Jannik Sinner, che aspetta il processo al Tas per il caso della sua positività al Clostebol. Vado con ordine perché, mettendo insieme tante cose apparentemente lontane fra loro, si ha un quadro molto più chiaro della situazione. I mezzi di informazione, senza esclusioni, hanno attivato una campagna di stampa a favore di Sinner, arrivando addirittura a sostenere la necessità di evitare una condanna se la presenza di sostanze proibite è bassissima, in questo assecondati dalla stessa Wada per bocca del suo direttore generale Olivier Niggli. Beh, proprio Niggli si è distinto con le sue contraddizioni, come riportato in un articolo del sito www.sportsenators.it citato da Astor, nei casi di Schwazer e Valieva, mostrandosi come uno scienziato nel primo e come un ingenuo sprovveduto nel secondo. Basta andare a rileggersi l’intervento di Astor per capirlo. E adesso Niggli dà il via alla una “campagna di sensibilizzazione” per i poveri atleti che si ritrovano con una dose minima di sostanze proibite. Ecco cosa dice alla Gazzetta dello Sport in un’intervista pubblicata il 30 novembre: “Oggi esiste un problema di contaminazione. Questo non significa che ci siano più casi del genere rispetto al passato, il fatto è che i laboratori sono più efficienti nel rilevare anche quantità infinitesimali di sostanza. Le quantità sono così piccole che ci si può contaminare facendo cose innocue”. E poi espone la sua proposta: “Con delle soglie non avremmo visto tutti questi casi. Quello che dobbiamo comprendere è se siamo pronti ad accettare il microdosaggio e dove sia giusto fermarsi. Proprio per questo tipo di riflessioni verrà creato un tavolo di lavoro”. Ed eccola qui la “soluzione magica”: tolleranza per presenza minima di sostanza proibita. Ma che bravi! E quando viene fuori questa esigenza? Proprio quando a essere coinvolti sono i due “numeri 1” del tennis, già, perché non c’è solo Sinner, ma anche la polacca Iga Swiatek a essere stata trovata positiva in un controllo antidoping a una sostanza che ci ricorda qualcosa: la Trimetazidina. Ma guarda un po’, quella che ha causato la squalifica per 4 anni della russa Valieva. Il mosaico si sta completando, con tutti i pezzi al loro posto. E allora, mettiamoli nei posti giusti. Anche Valieva viene trovata positiva per una quantità infinitesimale di Trimetazidina, in un controllo nazionale russo (occorre sempre specificare che sia stato un controllo nazionale, visto che si continua con l’accusa alla Russia di voler nascondere il doping) e non internazionale, dopo che non è mai stata trovata positiva in innumerevoli controlli fuori dalla Russia, così come tutte le sue compagne di nazionale, sempre sui podi mondiali e sempre controllate, mai trovate positive. A parte tutte le considerazioni già fatte all’epoca sulla non punibilità di Valieva perché minorenne e quindi “soggetto protetto” (non poteva certo decidere lei eventualmente di assumere una sostanza proibita e nemmeno sapere come procurarsela e nemmeno sapere che qualcuno giela stesse facendo ingerire), è importante il riferimento alla quantità minima. Per lei non si è sollevato il problema della contaminazione accidentale, anzi, tutti a sostenere che quella quantità minima era il “residuo” di una quantità ben maggiore. Così, la Wada e il suo ineffabile direttore generale Niggli procedono con la punizione dell’agnello sacrificale: ricorso al Tas e squalifica di 4 anni. Adesso, altra trasformazione alla “Dottor Jekyll e mister Hyde”, la quantità minima è una prova di innocenza! E con un’altra bella serie di contraddizioni sostanziali, come nel caso di Federico Turrini. Infatti, quando viene citato quel caso, tutti a rimarcare le differenze con Sinner e a giustificare la differenza di trattamento. E anche qui, con clamorose omissioni. Parto da quanto citato da Astor, su OA Sport. Per Sinner “contaminazione indiretta e accidentale, in quanto lo status positivo è da attribuire a un prodotto (Trofodermin), che conteneva il principio attivo (Clostebol), usato da una terza persona, ovvero Giacomo Naldi (ex fisioterapista), per la nota ferita alla mano”. Per Turrini “assunzione volontaria di un medicinale che all’insaputa dell’atleta conteneva un principio dopante e quindi è una tipologia completamente diversa in termini di modalità”. Facciamo pure finta che questa differenza sia sostanziale e giusta, e non lo è in base a quanto messo in evidenza da Astor, ma diciamo che sia giusta. La contraddizione più clamorosa, in cui sono caduti tutti i mezzi di informazione, è questa: e allora perché anche Swiatek è stata giudicata “inconsapevole” e quindi responsabile solo di “colpa o negligenza in maniera non significativa”, nonostante abbia bevuto di sua iniziativa un farmaco da banco, la Melatonina, che conteneva Trimetazidina, senza che alcun altro glielo abbia imposto o fornito, ma solo perché, come da lei sostenuto, soffriva di jetleg e di problemi di sonno? Turrini usa un collirio che contiene Nandrolone e viene squalificato per 2 anni, Swiatek usa la Melatonina che contiene Trimetazidina e si prende un solo mese di squalifica!!! Ma questo confronto tutti i mezzi di informazione non lo fanno, perché non conviene. A quel punto dovrebbero sostenere che la squalifica di Turrini è stata ingiusta, ma siccome devono rimarcare che è stata giusta per metterla in contrapposizione alla mancata squalifica di Sinner da parte dell’Itia (l’antidoping del tennis), ecco che il caso doping di Swiatek sparisce. Quindi: Valieva squalificata 4 anni dal Tas dopo ricorso della Wada che aveva chiesto i 4 anni per una presenza infinitesimale di sostanza proibita dopo essere stata assolta dall’agenzia antidoping russa. Turrini squalificato 2 anni dal Tas dopo ricorso della Wada per assunzione involontaria di sostanza proibita dopo essere stato assolto da Cism (organo militare) e Fina (federazione internazionale nuoto). Swiatek squalificata un mese dalla Itia per assunzione involontaria di sostanza proibita, presenza infinitesimale. Sinner assolto dall’Itia per assunzione involontaria di sostanza proibita, presenza infinitesimale. Ora davanti al Tas su ricorso della Wada. Conclusione: Wada inflessibile con Valieva e Turrini, sembra esserlo anche con Sinner, ma ecco che il suo direttore generale Niggli se ne viene fuori con l’apertura alla tolleranza per presenza infinitesimale di sostanza proibita. Il “microdosaggio” non era ammesso pur di distruggere Valieva e la Russia, adesso è qualcosa di buono pur di assolvere gli eroici sportivi dei Paesi occidentali che si oppongono alla Russia. La giustizia vince sempre! E i mezzi di informazione italiani che si sono distinti nel massacro della Valieva adesso sono diventati i paladini dell’innocenza di Sinner, scandalizzati dalla durezza della Wada che a sua volta si affretta a studiare nuovi metodi di assoluzione, vedi caso quando non sono coinvolti quei delinquenti e criminali dei russi. L’apoteosi dell’ipocrisia e della malafede. Davvero un bel mondo sportivo quello in cui viviamo.
  3. Da oggi si torna in pista per le Finali del Grand Prix, a Grenoble, altra gara che contribuisce alla falsificazione della storia del pattinaggio artistico su ghiaccio. Tornerò su queste Finali dopo che saranno concluse. Per il momento, mi limito a citare ulteriori “frasi storiche” che hanno caratterizzato le cronache televisive delle tappe di qualificazione di questo Grand Prix. E ci sono nuove “gemme” da ammirare. Su Eurosport, in occasione della tappa in Giappone, Massimiliano Ambesi ricorda: “La più forte non può gareggiare in categoria seniores perché l’età non glielo consente”. E sta parlando della giapponese Mao Shimada, vincitrice delle ultime due edizioni dei Mondiali junior, nel 2023 e 2024, e probabilissima vincitrice anche di quelli 2025, gli ultimi per lei prima di passare senior. Ed è giustamente considerata la più forte perché è l’unica a eseguire il quadruplo Toeloop, il triplo Axel e programmi con tutti tripli negli altri salti. Dal punto di vista tecnico, non è neanche possibile un paragone con la vincitrice dei Mondiali senior, l’altra giapponese Kaori Sakamoto che neanche riesce ad avvicinarsi a un triplo Axel, figuriamoci a un quadruplo. E se un paio di volte Sakamoto ha ottenuto punteggi finali più alti di Shimada, oltre a un esagerato “pompaggio” dei giudici, è stato solo perché nei Components ha ancora un vantaggio di almeno 10 punti nei confronti della più giovane atleta, che non può ancora avere la maturità espressiva delle senior. Ma dall’anno prossimo Shimada stritolerà sia Sakamoto, sia tutte le altre senior le cui prove sono imbarazzanti se confrontate con quelle delle vere campionesse del passato, più o meno recente, e delle russe “esiliate” dalle gare. E questo fa capire ancora di più in quale abisso i dirigenti dell’Isu abbiano fatto precipitare questo sport. Resta il fatto che quando è stato cambiato il regolamento, visto che le russe sotto i 17 anni travolgevano le avversarie, tutti a dire che era giusto. Adesso gli stessi che esultavano sono costretti a specificare che la più forte non è in gara. Complimentoni! Ma anche altri riferimenti danno l’idea dello sfacelo tecnico in atto da quasi tre anni ormai. Ancora Ambesi ricorda che la giapponese Rion Sumiyoshi “ha eseguito un quadruplo Toeloop in stagione”. A parte il fatto che nelle ultime gare non è stata più capace di portarlo a termine, qui siamo davvero ai confini della realtà. Bisogna aggrapparsi a una giapponese di 21 anni, brava ma non certo un fenomeno, nemmeno capace di qualificarsi per queste Finali del Grand Prix a Grenoble, per dire che c’è una pattinatrice che ha eseguito un quadruplo! Uno solo, di una sola pattinatrice, in tutta la stagione! A questo punto siamo arrivati. E infine, ancora Ambesi, durante l’ultima tappa di qualificazione, in Cina, fa notare: “La missione di chi non è giapponese è cercare di evitare lo sweap e quindi la qualificazione di 6 atlete nipponiche per la finale. Sarebbe qualcosa di assolutamente clamoroso. Certo, il tutto avvantaggiato dall’assenza forzata della Russia”. Ma davvero? E può spiegare Ambesi come sia possibile che 5 giapponesi su 6 qualificate per le Finali debba essere considerato come “qualcosa di assolutamente clamoroso”? A maggior ragione se il tutto è “avvantaggiato dall’assenza forzata della Russia”? Certo, va riconosciuto ad Ambesi che almeno ha ricordato, sia nel caso della Shimada, sia in quello dell’assenza della Russia, quale sia la vera situazione del pattinaggio artistico, ma una nota a margine non lo assolve dalla colpa di esaltare le prove della Sakamoto e delle giapponesi in generale. Peggio ancora per altri telecronisti che nemmeno citano l’assenza delle russe. Siamo nel punto tecnicamente più basso della storia di questo sport nelle Donne e nelle Coppie, ma tutti allineati e coperti, a cominciare dalle Federazioni nazionali che stanno rubando medaglie. Ma per concludere manca ancora qualcosa e viene fuori di nuovo dal commento di Ambesi in occasione della tappa cinese. Già nelle precedenti tappe si è notato che il pubblico era scarso. Ma a Chongqing si è arrivati a uno spettacolo davvero pietoso: palazzetto quasi vuoto. E certo, mica gli spettatori (cinesi o di qualsiasi altra nazione) sono “poveri fessi” al servizio dell’Isu, pronti a pagare un biglietto per uno spettacolo misero. Ed ecco il risultato, sempre più evidente, in ogni parte del mondo, con spettatori in calo vistoso. Ambesi tenta di attutire l’impatto delle immagini in arrivo dalla Cina con una speciale interpretazione di quello che sta accadendo: “Pubblico non delle grandi occasioni, anche perché non è il momento migliore nella storia del pattinaggio cinese”. Quindi, una volta realizzato che non si può più nascondere ai telespettatori il vuoto degli impianti, perché le immagini sono chiare e drammatiche per questo sport, si trova la scusa che si sono venduti pochissimi biglietti perché “non è il momento migliore nella storia del pattinaggio cinese”. Bisognerebbe ricordare che il pattinaggio cinese, negli ultimi anni, ha avuto come punte solo Sui Wenjin e Han Cong, oro olimpico a Pechino 2022 nelle Coppie. Per il resto, a parte Jin Boyang fra gli uomini senza peraltro speranze di podio nelle grandi manifestazioni, il pattinaggio cinese mica ha avuto chissà chi, eppure gli spettatori riempivano gli impianti, mica lo facevano solo per la gara delle Coppie. Si torna inesorabilmente al problema fondamentale: due gare su quattro, Donne e Coppie, sono diventate oscene dal punto di vista tecnico e spettacolare. E in tutto il mondo, qualcuno dovrebbe ricordarlo all’Isu e ai telecronisti, vale il sempiterno detto napoletano: “Ccà nisciuno è fess”!!! P.S. Promemoria per un prossimo intervento: solo un mese di squalifica alla tennista polacca Iga Swiatek perché trovata positiva alla “trimetazidina”, guarda un po’, la stessa sostanza che ha fatto squalificare per quattro anni la mia amata sorellina Kamila Valieva. E tutto il tennis che ha fatto partire una campagna di stampa per abolire le punizioni in caso di presenza “minima” di queste sostanze, prendendo spunto anche dal ricorso della Wada al Tas per il “clostebol” di Jannik Sinner. Ora si ascoltano le opinioni anche di importanti esperti, medici e quant’altro, che sostengono che non si dovrebbe ricorrere alla squalifica in questi casi. Ma per una presenza altrettanto infinitesimale Valieva è stata squalificata per quattro anni (e lasciamo stare che non avrebbe dovuto perché minorenne, ma questa è un’altra vergogna) e tutto il mondo a esultare. Ci torno, contateci, ci torno.
  4. L’ultima tappa del Grand Prix, in Cina, due settimane prima delle Finali a Grenoble, offre lo spunto per qualche altra riflessione su questa nuova stagione, in particolare sulla situazione nell’individuale femminile. Prima però, per un momento, ritorno a Guignard-Fabbri per un aggiornamento della loro nuova prova, quella dei “Robot”, visto che in Cina hanno vinto la gara di Danza. Dopo l’infortunio nella prova in Francia, con la caduta di Fabbri e una non eccelsa accoglienza dei giudici al loro programma libero, Guignard e Fabbri si sono riscattati vincendo con 209.13 punti davanti ai canadesi Lajoie-Lagha con 205.16. Sono ancora sotto le loro prestazioni della scorsa stagione (215.51 nelle Finali del Grand Prix, secondo posto dietro gli statunitensi Chock-Bates con 221.61, e 216.52 nei Mondiali di Montreal, terzo posto dietro Chock-Bates con 222.20 e i canadesi Gilles-Porier con 219.68), ma hanno dato un segnale di risveglio, pur rimanendo sotto i punteggi stagionali di Chock-Bates in questo Grand Prix (215.95 vincitori in Giappone) e di Gilles-Poirier (214.84 vincitori in Canada). La prima novità è stata il cambio parziale di costume, completamente grigio in Francia, lo stesso delle esibizioni della precedente stagione. Li avevo definiti “costumi grigi ma inevitabilmente necessari” perché dovevano rendere l’idea dei robot, ma purtroppo suscitavano troppo il ricordo delle esibizioni e probabilmente hanno provocato un impatto negativo nei giudici. Così, con molta intelligenza, senza rinnegare lo spirito del programma, hanno conservato solo nei pettorali il disegno e il colore grigio di quei costumi, con il resto dei vestiti, per entrambi, di colore nero e con variazioni di stile, gonna e veli per lei (che prima aveva lo stesso costume di Marco, tuta aderente completamente grigia), pantaloni per lui. L’effetto visivo, che elimina quel fastidioso “déjà vu” è già un primo passo verso un aggiornamento della prova che potrebbe riservare ulteriori miglioramenti. Ci ritorneremo. L’ABISSO DELLE DONNE Detto questo, passo alle note dolenti dell’individuale femminile, che avevo messo momentaneamente da parte. La situazione è sempre più imbarazzante, anche se Massimiliano Ambesi, su Eurosport, in occasione della tappa in Giappone, ci informa che Kaori Sakamoto “sta provando un quadruplo in allenamento”. Non c’è motivo di dubitare di quanto detto da Ambesi, ma qualche perplessità, non sull’annuncio, ma sul fatto concreto, può esserci, perché con un fisico come quello della Sakamoto, molto potente e quindi anche pesante, il quadruplo diventa ancora più difficile. Finora, tutte le pattinatrici che hanno eseguito il quadruplo (oltre alle russe, ricordo anche la kazaka Elizabet Tursynbaeva, prima a farlo in gara, un Salchow, nei Mondiali 2019 in Giappone, a Saitama) avevano un fisico adolescenziale, il che le aveva favorite, così come aveva favorito la stessa Tursynbaeva che, con corporatura minuta, l’aveva eseguito per la prima volta quando aveva 19 anni. Ma Sakamoto ha 24 anni, ne farà 25 ad aprile, e la sua corporatura è nettamente diversa, gambe potenti, altezza di 1,59, molto più pesante di tutte le ragazze che hanno saltato un quadruplo. Può farcela? Per il momento, non ha nemmeno tentato il triplo Axel, che in teoria dovrebbe essere più alla sua portata rispetto a qualsiasi quadruplo, tant’è che questo salto è stato realizzato da tante pattinatrici anche con fisici nettamente diversi, snelle o potenti, di altezza diversa, con gambe con minore o maggiore potenza. Ma Sakamoto, pur avendo un doppio Axel amplissimo, non si è mai azzardata a tentare il triplo, che potrebbe essere alla sua portata. E tenta il quadruplo? Le basterebbe il triplo Axel, nel Corto e nel Libero, per sopravanzare ancor di più le avversarie, ma non ci prova. In ogni caso, ammettendo che stia provando un quadruplo e che un giorno ci riesca pure, il significato per me è evidente: darsi una “patente di nobiltà”. E’ evidente che la stessa Sakamoto si renda conto che le sue vittorie hanno una sola ragione: l’assenza delle russe. A dispetto dei “peana” che i mezzi di informazione le tributano, la verità appare chiara a tutti. Così, Sakamoto con un quadruplo potrebbe dire che sarebbe riuscita a battere anche le russe se fossero state in gara. Perché, andando sul concreto, per vincere lei non ha certo bisogno di un salto quadruplo, già così è praticamente senza avversarie, magari deve solo temere una Glenn che riesce a fare il triplo Axel nel Corto e nel Libero, ma allo stato attuale non si vedono avversarie in grado di batterla, segno ancora più chiaro di quanto sia precipitato il livello tecnico delle Donne, almeno a venti anni fa, come ho già ricordato più volte. Ma Sakamoto sta provando il quadruplo! E a proposito dei “peana” a lei riservati dai mezzi di informazione, ecco le ultime prodezze. In occasione della prova del Grand Prix in Giappone, sulla Rai, la telecronista Maddalena Montecucco ha chiamato Sakamoto “Sua Maestà”. Non riesco nemmeno a commentare, mi vengono solo cose da querela. Purtroppo, bisogna registrare anche il commento di Franca Bianconi, bravissima allenatrice, giudice di gara e acuta commentatrice, che si è adeguata alla corrente di pensiero e ha giudicato così la prova di Sakamoto nel Libero. Bianconi - “Rimangono i suoi megasalti spaziali a partire da questo doppio Axel che apre, che copre mezza pista. Questo è il doppio Axel, segue l’Euler, segue il triplo Salchow. Se ci fate caso, è partita da un lato della pista, sta atterrando dall’altro lato della pista, sono circa 30 metri di fatto, 30 no, ma 20 tutti. Il triplo Flip senza problemi con attaccato il triplo Toeloop. Davvero un contenuto tecnico notevole. Non ci sono quadrupli, abbiamo lasciato l’era dei quadrupli un po’ da quando la Russia non è più, non ha più partecipato alle gare, diciamo che non se ne vedono più così tanti. Si vedono alcuni tripli Axel e mi aspetto di vederli da Amber Glenn. In avanti ci saranno delle pattinatrici che sicuramente si cimenteranno”. Montecucco – “Ci sono tante pattinatrici giapponesi che ce l’hanno in repertorio il triplo Axel”. Bianconi – “Ma per il momento diciamo che le pattinatrici che mirano a vincere, al podio mondiale, puntano più sulla qualità degli elementi, anche senza questi salti così di valore. E lei quest’anno ha fatto un balzo in più con la sua interpretazione, col suo programma”. Ora, lasciando da parte i “megasalti spaziali” e i “30 metri di pista, 30 no, ma 20 ci sono tutti” (con l’Euler in mezzo non ci vuole molto a farli, dài, non scherziamo), la Bianconi tira in ballo il problema principale: non ci sono più quadrupli. Ma lo fa in maniera da non disturbare troppo, quasi un appunto di cronaca e niente più, fra l’altro con un errore di fondo. Lei dice: “… abbiamo lasciato l’era dei quadrupli un po’ da quando la Russia non è più, non ha più partecipato alle gare, diciamo che non se ne vedono più così tanti”. Punto primo: non è che la Russia non ha più partecipato alle gare, la Russia non ha potuto più partecipare alle gare perché le è stato impedito da una decisione dell’Isu, in ossequio alle “raccomandazioni” del Comitato olimpico internazionale, che però non erano vincolanti, tant’è che altre federazioni mondiali, a partire da quella del Tennis, fa partecipare russi e bielorussi, sia pure senza bandiera. Quindi, l’Isu non se ne può venir fuori con la scusa che “ce l’ha imposto il Cio”, perché è una bugia grandissima e grossolana. Ogni Federazione mondiale era libera di scegliere e l’Isu ha scelto di escludere Russia e Bielorussia, regalando di fatto a tutto il mondo le medaglie di Donne e Coppie e falsando la storia di questo sport. Punto secondo, ma importante come il primo: non è che non si vedono più tanti quadrupli nelle Donne, NON SE NE VEDONO PER NIENTE! Sono spariti totalmente perché le uniche pattinatrici a farli sono le russe. Se anche la Bianconi, che è di caratura nettamente superiore ai telecronisti e telecroniste (ma questo è fin troppo facile) e a tutti gli altri commentatori tecnici, dice queste cose, allora davvero non c’è più speranza per il pattinaggio artistico su ghiaccio. Che diventa ancor di più pattinaggio di figura di m… GRAND PRIX Intanto, è stata definita, dopo la sesta e ultima prova del Grand Prix, in Cina, la composizione dei qualificati alle Finali in programma a Grenoble dal 5 all’8 dicembre. Tre le bandiere azzurre: Grassl nel singolo Uomini, Conti/Macii nelle Coppie, Guignard/Fabbri nella Danza. Uomini: Malinin, Kagiyama, Sato, Siao Him Fa, Aymoz, Grassl. Donne: Sakamoto, Glenn, Higuchi, Yoshida, Chiba, Matsuike. Coppie: Stellato Dudek/Deschamps, Miura/Kihara, Hase/Volodin, Conti/Macii, Metelkina/Berulava, Kam/O’Shea. Danza: Fear/Gibson, Chock/Bates, Gilles/Poirier, Guignard/Fabbri, Lopareva/Brissaud, Lajoie/Lagha.
  5. E adesso rimango ancora un po’ nella Danza perché ho ascoltato su Eurosport qualcosa di interessante sulle novità nel campo delle regole. Il discorso è stato fatto da Massimiliano Ambesi, che ha Raffaella Cazzaniga come commentatrice tecnica, in occasione della tappa giapponese Nhk del Grand Prix. Ecco la trascrizione di quanto detto da Ambesi e Cazzaniga quando stavano commentando la gara di Danza. Ambesi – Approfittiamo per spiegare quali elementi bisogna eseguire. Possono essere 9 o 10, o meglio sono 10 perché i lift sono 3 ma 2 li puoi eseguire insieme, quindi viene fuori un lift combinato. Hai 3 elementi coreografici, poi spiegheremo dove possono essere collocati, la trottola, i twizzle, una sequenza in parallelo su un piede e poi una sequenza in coppia che può essere quello che si vuole, quindi sia in linea retta che circolare, quindi midlane, diagonale, serpentina o cerchio. E’ chiaro che questo proliferare degli elementi coreografici ha dato tanto potere ai giudici, nel senso che il valore base è sempre lo stesso e poi lì ci si può sbizzarrire con i “più” a piacimento. Cazzaniga – Sì, infatti al Congresso di questa estate nella Danza tanti elementi coreografici sono passati, cosa che invece non è cambiata nelle Coppie di artistico. Ambesi – Diciamo che i 3 elementi coreografici c’erano già nella passata stagione, più quella della rhythm dance che vale tantissimo. Nell’artistico c’era l’idea di eliminare un salto nelle gare di singolo e un sollevamento nelle Coppie. Quindi ci sarebbe stato un sollevamento coreografico nelle coppie di artistico e un salto in meno nei singoli. Posso dire la mia? Meno male che questa autentica porcheria non è passata, perché non si può pensare di mettere tutto in mano al giudizio di chi siede nel pannello. Qui bisogna pensare a usare la tecnologia in maniera tale che le chiamate del pannello tecnico non possono essere messe in discussione. Dopodiché, per quanto riguarda i giudici, bene che ci siano ma fissando dei confini. Cioè, se tu elimini degli elementi tecnici per mettere elementi coreografici per cui il giudice fa quello che vuole, secondo me non aiuti uno sport in difficoltà, in nessuna maniera. Quindi, l’obbiettivo non deve essere quello di rendere i giudici sempre più forti e in grado di stabilire a piacimento quello che succede. Bisogna trovare un equilibrio differente. Io sono contento che quella proposta sia stata bocciata. Poi la riproporranno per il prossimo quadriennio e spero che venga nuovamente bocciata, se vogliamo salvare il pattinaggio di figura. Se lo vogliamo mandare al patibolo, avanti su questa strada e ci si arriva. Cazzaniga – Che nella Danza è un po’ il problema, Danza in mano alla soggettività. Ambesi – Ma troppo. Non ho parole. Ambesi che dice praticamente le stesse cose che penso io e che ho espresso più volte a proposito del potere dei giudici di “stabilire a piacimento quello che succede”! Ma a questo punto viene fuori il domandone: dov’era Ambesi quando i giudici rivoltavano completamente il mondo della Danza mandando in orbita due autentici “killer” delle doti tecniche come i francesi Papadakis e Cizeron, creatori della Banal Dance, realizzatori del vuoto tecnico assoluto, distruttori di qualsiasi barlume di difficoltà? E già, dov’era Ambesi? Forse riesco a ricordare. Era nella folta schiera di ammiratori di Pippadakis-Cazzeron, cantore delle loro gesta, autore di memorabili frasi come queste: “Una padronanza, una velocità, una coordinazione che hanno pochi eguali”; “Vediamo se arrivano a quel 230 complessivo, qualcosa di incredibile, ecco. Se pensi che per la medaglia di bronzo serve in questo momento 216,83, sono in un’altra dimensione”; “Vedo un 59,70 sulle componenti del programma che è record assoluto, 10 in performance, 10 in coreografia, 10 in interpretazione. Che cosa si può aggiungere?”. Già, cosa si può aggiungere? Vogliamo provarci noi? E aggiungiamo: Ambesi se ne viene fuori adesso con i giudici che fanno quello che vogliono e che mandano il pattinaggio artistico al patibolo? Sono gli stessi giudici che hanno tentato di far vincere l’oro olimpico a una coppia insignificante dal punto di vista tecnico a scapito di due giganti come i canadesi Tessa Virtue e Scott Moir, che a Pyongchang rischiarono di essere battuti se i francesi non fossero stati leggermente penalizzati nel punteggio per la rottura di una spallina del costume della Papadakis durante il Corto (come prevede il regolamento, per chi non ha dimestichezza con le regole della Danza su ghiaccio, e lì i giudici non poterono ignorarlo). Virtue-Moir vinsero con appena 79 centesimi di vantaggio sui francesi, invece dei 10 punti di differenza che una giuria normale avrebbe dovuto attribuire loro! In quel momento, secondo Ambesi, non si sentiva il bisogno di “salvare il pattinaggio di figura” e lo si poteva tranquillamente “mandare al patibolo”! Ma che strano. Infine, una ulteriore dimostrazione di quanto il pattinaggio artistico sia in mano a scandalosi giudizi viene proprio dal Grand Prix di questa stagione, con un connubio Danza-Coppie davvero inaspettato. Ed è proprio Ambesi a far notare un “passaggio di consegne” fra le due specialità. Succede che nella gara delle Coppie si vede frequentemente un sollevamento che viene direttamente, anzi è letteralmente copiato dalla Danza e in particolare dalle prove degli statunitensi Madison Hubbell e Zachary Donohue, con la Hubbell in aria in una posizione difficilissima, corpo disteso e rigido in posizione inclinata, testa in avanti e piedi più in alto, con Donohue che deve fare uno sforzo incredibile per reggerla e lei costretta a un altrettanto immenso sforzo con i reni per restare in quella posizione. Giova ricordare che Hubbelle e Donohue sono stati i pattinatori di Danza più penalizzati negli ultimi anni, con punteggi che non riconoscevano loro il vero valore tecnico e la bellezza di sollevamenti che sono fra i migliori in assoluto di tutta la storia della Danza su ghiaccio. Ebbene, i giudici li hanno ignobilmente penalizzati, a vantaggio di chiunque altro, a partire proprio da Pippadakis-Cazzeron, ma adesso quegli “scemi” delle Coppie, che evidentemente non capiscono un tubo di tecnica e armonia, scelgono proprio quel sollevamento per inserirlo nei loro programmi! Ma guarda un po’! E non stiamo parlando di una coppia soltanto, ma di quasi tutte le coppie in questa stagione. Un riconoscimento del grandissimo valore di Hubbell e Donohue, uno schiaffio ai giudici e a tutti quelli che stanno veramente distruggendo il pattinaggio artistico.
  6. Ancora un triste spettacolo la tappa del Grand Prix in Finlandia, soprattutto con la desolante visione del palazzetto di Helsinki quasi vuoto, con un po’ di spettatori (ma comunque senza arrivare a riempirlo nemmeno a metà) solo nella seconda giornata con i liberi individuali e con il vuoto pneumatico nella terza e conclusiva quando erano in programma i liberi di Danza e Coppie, quest’ultima gara penalizzata addirittura più di quella dell’individuale Donne dall’assenza della Russia. E’ lo sfacelo completo di questo sport, vergognosamente coperto dai mezzi di informazione che continuano a parlare di “grande spettacolo”. L’unico accenno all’assenza di spettatori l’ho ascoltato nella cronaca di Eurosport della seconda giornata quando è stato fatto notare che c’era più gente rispetto alla prima giornata. Ma, ripeto, più gente che però non riempiva nemmeno la metà dell’impianto, come risultava dalle riprese in campo largo, quando si vedevano chiaramente i posti vuoti. Ma tutti contenti perché finalmente i russi “se lo prendono in quel posto” e il resto del mondo “vince facile”! In questo tragico quadro, mi sembra che siamo rimasti in pochi a difendere non tanto le nostre idee quanto il pattinaggio artistico su ghiaccio. Non ci posso credere quando vedo tanti addetti ai lavori (chiunque, atleti, allenatori, dirigenti, giornalisti) e semplici appassionati far finta di niente e farsi un autolavaggio del cervello per convincersi che tutto questo è bellissimo! Comunque, vado avanti, insieme ad Astor e pochissimi altri nella speranza che il mondo degli appassionati raggiunga una saturazione per tutta questa schifezza cui stiamo assistendo e cominci a protestare. Magari sto sognando, ma non so che altro fare. Intanto, continuo a lottare con i miei scarsi mezzi. Ho accumulato un bel po’ di roba da commentare e adesso cerco di scaricarla tutta. Prima però voglio doverosamente rispondere ad Astor sulla situazione di Guignard-Fabbri, dei quali sono da sempre un grande ammiratore. Poi, nei prossimi post, andrò sulle altre questioni. La prima cosa che vorrei far notare è che l’eventuale colpo di sonno di Astor, ammesso e non concesso che si sia davvero semiaddormentato davanti alla Tv, non sarebbe un peccato mortale, ma solo un inconscio tentativo di autodifesa mentale di fronte allo scempio messo in atto dall’Isu. Ma andiamo con le considerazioni pratiche perché il dubbio sollevato da Astor è condivisibile, anche se non ritengo che il nuovo programma libero di Guignard e Fabbri sia negativo. Resta il fatto che quella sensazione di noia ha un fondamento. Cerco di spiegare meglio. Punto fondamentale: questo programma libero è lo sviluppo della prova di esibizione nei Gala della scorsa stagione, con Guignard e Fabbbri nella veste di robot. E già questo aspetto contribuisce, giustamente, non solo a dare una sensazione di dejavu (e vai col francese, traduco: già visto), quindi di stanchezza e quindi di noia, ma provoca concretamente una mancanza di fluidità generale nella prova. L’esibizione nel Gala dura un paio di minuti, magari un po’ di più, e ha caratteristiche particolari, libere dai vincoli regolamentari e tecnici della prestazione in gara. Quando si passa ai quattro minuti circa, bisogna estendere questo programma, “tirarlo” come un’operazione di estetica facciale quando la pelle viene tirata in su e dietro la nuca per “piallare” le rughe. Tutto questo non è naturale fisicamente e non lo è artisticamente. Ne viene fuori una sensazione di “puzzle”, pezzi pur belli che però sembrano attaccati con lo scotch. E siamo all’impressione generale, che è anche la mia personale prima sensazione che ho provato quando ho visto questo programma libero. Ma è chiaro che in questo quadro generale dobbiamo tener conto degli elementi tecnici e dell’interpretazione. Prendiamo allora in considerazione il programma della scorsa stagione e quello attuale, esaminando la prova di Angers e quella delle Finali del Grand Prix 2023 a Pechino (che è poi la stessa dei Mondiali 2024 a Montreal). Prima di qualsiasi altra considerazione relativa al confronto dei risultati, ricordiamo che nel Libero ad Angers c’è stata la caduta di Fabbri nella “Circular step sequence”, quando gli ha ceduto letteralmente una gamba alla fine di questa sequenza di passi (si sente lui che parla alla loro coach Barbara Fusar Poli di sensazione di “gambe spezzate”), che ha provocato grado di esecuzione negativo (Goe fra meno 3 e meno 4) e un taglio di quasi 4 punti sul valore di base, oltre alla penalizzazione di un punto per la caduta. Quindi c’è una parziale spiegazione alla differenza di punteggio Tecnico nel Libero: 72.93 a Pechino (Finali Grand Prix 2023, attenzione, non l’Olimpiade 2022), 56.62 ad Angers. Ma è pur vero che anche senza la caduta il punteggio di Angers sarebbe stato comunque inferiore a quello di Pechino, quindi c’è un problema di base. I due programmi, fondamentalmente, pur diversi nell’impostazione e nella musica, hanno le stesse caratteristiche degli elementi: 6 sono uguali (Twizzle, One foot, Diagonal, Circular step sequence, Stationary lift, Choreographic character step sequence), 3 sono cambiati (Choreographic assisted jump, Curve lift + rotational lift, Choreographic sliding movement a Pechino; Choreografic spin, Straight line lift + rotational lift, Choreographic dance lift ad Angers). Nella sostanza, la struttura degli elementi tecnici rimane la stessa. E anche il punteggio base è praticamente uguale: 46.79 a Pechino, 46.04 ad Angers. Cosa cambia? Dicevo che anche senza la caduta ci sarebbe stata una sensibile differenza fra le due prove nella valutazione dei giudici, determinata dai Goe. Mettendo da parte l’elemento con la caduta, negli altri 8 elementi si vede chiaramente la disparità di giudizio: a Pechino, il totale di questi 8 elementi dà 38.21 come valore base e 60.76 come finale (+22.51); ad Angers 37.84 valore base e 51.81 totale (+ 13.97). Come si vede, anche senza la caduta, c’è una differenza notevole di quasi 10 punti nei soli gradi di esecuzione. Infatti, andando a vedere i risultati dettagliati, si vede che a Pechino i Goe erano praticamente tutti sul +3 e +4, con una decina di +5 e appena tre +2; ad Angers solamente cinque +4 su un totale di 64 giudizi (invece di 72 perché ho tolto l’elemento della caduta di Fabbri, che ha tutti meno 3 e meno 4), e poi una sfilza di +2, con un po’ di +3, qualche +1 e addirittura un meno 1 sulla Choreographic dance lift. Il tutto si riflette anche nei punteggi dei Components: 56.76 a Pechino e 57.42 ai Mondiali a Montreal per il programma della passata stagione, 51.26 ad Angers per il nuovo. A Pechino voti da 9 a 9.75 (massimo 10, punteggi che scalano di 0.25 alla volta), ad Angers da 7.75 a 9.25. Infine, la musica. Nella passata stagione era la colonna sonora del film Oppenheimer, un brano “classico” ed elegante con una introduzione lenta per poi andare in crescendo e chiudere con un finale maestoso, che assecondava alla perfezione la prova favolosa di Guignard e Fabbri, scandalosamente puniti dai giudici per favorire i canadesi Gilles-Poirier. In questa stagione, musica dei Robotboys, duo danese, e Kavinsky, francese, tutta dance elettronica, che si adatta al tema, ma che ha caratteristiche “non lineari”, se posso usare questa definizione. Va bene per i movimenti della prova di Guignard e Fabbri, con un andamento “a singhiozzo”, ma può non piacere o “disturbare”. E non dico che per questi motivi sia da “punire”, perché è quella giusta per il tema scelto, dico solo che qualche giudice può farsi influenzare dalla diversità e abbassare il voto perché non è nei suoi gusti. Ma non è questo il lavoro del giudice, che deve invece valutare se la musica si adatta al tema scelto e se lo accompagna nella giusta maniera, se esalta i movimenti dei pattinatori o se va via per conto suo e non contribuisce a far capire allo spettatore cosa viene rappresentato sul ghiaccio. Così, la mia convinzione è che i giudici abbiano applicato al voto Goe, che deve limitarsi all’esecuzione dell’elemento, un giudizio “da Components”. Non mi piace la musica, non mi piace il tema, non mi piacciono i costumi, merita un voto basso anche l’esecuzione! E in questo credo che i giudici ad Angers abbiano sbagliato alla grandissima. Su Eurosport il programma è stato definito “divisivo” e la trovo una espressione giusta per capire cosa è successo. Ma gli stessi Fusar Poli, Guignard e Fabbri devono interrogarsi sull’efficacia di questo programma, che sicuramente ha qualche difficoltà per essere capito o anche soltanto accettato, ma devono anche riflettere sui difetti che ha, se possono essere cancellati o se sono inevitabili, come se connaturati alla coreografia e alle scelte tecniche. Da parte mia, credo sia giusto, in loro difesa, far notare che quantomeno i singoli movimenti e in particolare i sollevamenti, sempre di livello superiore a tutte le altre coppie e in assoluto fra i più difficili e belli di qualsiasi era della Danza, sono stati eseguiti benissimo e avrebbero meritato ben altri punteggi. Se passiamo all’impressione generale anche io sono rimasto perplesso sulla “fluidità generale” della prova, quindi ritorno al concetto espresso prima di “puzzle”, che provoca una sensazione negativa, e magari anche di noia, e fa passare in secondo piano, sia pure ingiustamente, i meriti, l’efficacia e l’altissimo livello tecnico di Guignard e Fabbri. E la stessa sensazione di Astor di un esercizio “vuoto di interpretazione” è dovuta secondo me sia all’aspetto estetico “piatto” con quei costumi grigi ma inevitabilmente necessari per il tema scelto, sia alla difficoltà, in quanto “robot”, di movimenti più sciolti ed eleganti che rendono nella maniera più efficace possibile la bravura nell’interpretazione. Ma se consideriamo la difficoltà nei movimenti “robottizzati”, a scatti, dovremmo concedere a mio parere qualcosa in più alle doti interpretative di Guignard e Fabbri. In conclusione, credo che tutto lo staff tecnico abbia la capacità di mettere in atto quei piccoli correttivi che possono migliorare la resa spettacolare di questo programma, perché quella tecnica secondo me è già elevatissima e i giudici hanno solo trovato la scusa di una novità “divisiva” per non riconoscerla (si sente Barbara Fusar Poli che esclama “E figurati” quando escono i risultati) e regalare la vittoria (col contributo inaspettato della caduta di Fabbri) ai francesi Lopareva-Brissaud. La seconda ipotesi di Astor su questo programma, quella di un bel po’ di lavoro per arrivare a essere competitivo, può essere quella giusta.
  7. Ringraziato Astor una volta di più per gli spunti che ci sottopone in questo sempre più disastrato mondo del pattinaggio di figura di m… (sempre più di m…!!! ad peiora! Do un po’ di nobiltà con il detto latino che significa appunto “verso cose peggiori”), mi piace mettere in evidenza un paio di cose. Comincio dalle richieste di informazioni su quali canali viene trasmesso il Grand Prix. Discovery + (a pagamento) trasmette le gare integralmente e in diretta e poi le mantiene on demand per un po’. Eurosport (che è Discovery + sui canali Sky) trasmette ma non integralmente. La Rai ha trasmesso in registrata su Raisport America e Canada ma solo alcuni atleti (4-5, e anche meno) per ogni specialità, poi in visione su Raiplay per un periodo limitato di tempo. Poi ha trasmesso in diretta la tappa in Francia, su Raiplay stanno per scadere le visioni. Insomma, una specie di “chissenefrega”, inevitabile fra l’altro, vista la qualità delle gare. Dopo l’entusiasmo iniziale per le vittorie del “mondo libero” contro “quegli stronzi dei russi”, anche i più sfegatati tifosi del “ti piace vincere facile” si sono accorti del miserrimo livello tecnico e spettacolare in almeno due gare su quattro (Donne e Coppie) e si sono stancati. E passiamo al concreto. La gara delle Coppie, persino più di quella delle Donne, pure massacrata dall’assenza delle russe, è una delle cose peggiori che si siano mai viste nella storia del pattinaggio una volta “artistico” e ora “di m… (non mi stancherò mai di ribadirlo). Bastava guardare le espressioni di Deanna Stellato-Dudek e Maxime Deschamps dopo la loro prova nel Libero Coppie a Skate Canada per capire tutto: vincono la tappa dopo una prova disastrosa nel Libero, da vergogna, con caduta e Goe negativo in ben 4 elementi su 11, ma non sorridono, hanno facce da funerale perché si rendono conto di quale ben misera figura hanno fatto. E i punteggi la dicono tutta su questo scandalo pervicacemente voluto dall’Isu e da tutte le nazioni che preferiscono “rubare” medaglie grazie all’assenza della Russia invece di provare a vincere con merito: 197.33 per vincere in Canada (e ti credo che Stellato-Dudek e Deschamps avevano quelle facce!), e non è che i giapponesi Miura-Kihara abbiano fatto tanto meglio, 214.23 per vincere a Skate America, e i tedeschi Hase-Volodin 211.69 per vincere in Francia. Giusto ricordare le ultime gare con le vere Coppie sul ghiaccio, con i russi Mishina-Galliamov 239.82, Tarasova-Morozov 236.43 e Boikova-Kozlovskii 227.23 agli Europei 2022; e all’Olimpiade di Pechino 2022, dietro l’oro dei cinesi Sui Wenjing-Han Cong con 239.88, ecco le tre coppie russe Tarasova-Morozov con 239.25, Mishina-Galliamov con 237.71 e Boikova-Kozlovskii con 220.50 (quarti con questo punteggio!!!). C’è bisogno di dire altro per capire in quale abisso il pattinaggio di Coppie sia sprofondato? Ma non è finita, perché nella telecronaca Rai della tappa in Francia abbiamo modo di sapere dal commentatore tecnico Fabrizio Pedrazzini che le coppie italiane “Hanno programmi eccezionali”! Talmente eccezionali che Conti-Macii ottengono 203.39 (secondo posto) e Ghilardi-Ambrosini 176.62, sia pure con una caduta. Per favore, pur rispettando la bravura delle coppie italiane, che hanno mostrato grandi progressi negli ultimi anni, davvero dobbiamo credere alla favola dei “programmi eccezionali”? Per carità di patria, lasciamo stare. E per le Donne non è che le cose vadano bene, sfacelo anche qui. A parte il fatto che quando, raramente, un’atleta fa il triplo Axel sembrano esplodere gli spettatori e i telecronisti come se avessero visto la Madonna scesa sulla terra per pattinare, ormai non c’è più traccia di un reperto mitologico: il quadruplo. Siamo tornati indietro di almeno venti anni, ma anche di più! E nelle tre tappe del Grand Prix fin qui disputate lo spettacolo e il livello tecnico sono stati quanto di peggio si possa immaginare, uno scenario davvero miserevole. In America la giapponese Higuchi ha vinto con 196.93 (!!!), in Canada la giapponese Sakamoto con 201.21 (!!, un punto esclamtivo in meno della Higuchi, ma rimaniamo comunque nell’abisso), in Francia la statunitense Glenn con 210.44 (miracolo, superati i 210!). Ma stiamo scherzando? In tutto questo, giusto per non dimenticare la immensa vaccata dell’Isu, gran traffico di tecnici russi che, al contrario degli atleti, sono i benvenuti nel gran circo della vergogna. In particolare, abbiamo potuto ammirare la sempre presente Eteri Tutberidze nel “kiss and cry” a fianco degli atleti che allena, a loro volta russi “espatriati” per la grande ipocrisia: basta che non ci siano russi ufficiali sul ghiaccio, per il resto tutto è permesso. Lezioni di etica! Infine, la grande trovata dell’Isu. Visto che il livello tecnico si è abbassato, che lo spettacolo latita più di quanto abbia fatto Messina Denaro, ecco la genialata per risollevare l’interesse degli spettatori e dei mezzi di informazione: legalizziamo il salto all’indietro, il backflip! Altro che Einstein, qui abbiamo gli alieni da Marte che vengono a risolvere la situazione. E il peggio è che soprattutto i mezzi di informazione si sono adeguati, la Rai in particolare, con uno stupefacente telecronaca che adesso vi ripropongo, una esaltazione mistica del backflip dello statunitense Malinin a Skate America che quasi provoca lo svenimento di Maddalena Montecucco, testimoniato da Fabrizio Pedrazzini, in veste di commentatore. Ecco la trascrizione testuale di cosa hanno detto in telecronaca subito dopo il Libero di Malinin. Montecucco: “Ilya Malinin versione vampiro da brividi. Abbiamo visto delle cose e ci siamo guardati, non abbiamo poi commentato, lascio il commento a te”. Pedrazzini: “Guarda, ho visto il tuo sguardo e la tua espressione quando ha presentato, in questa coreosequence finale, il backflip”. M. “Mi sono spaventata”. P. “E’ stato reinserito come possibile da inserire negli elementi”. E poi, quando passano le immagini nel replay. P. “Guardate qua, il backflip. In questo momento Maddalena ha fatto uno sguardo incredulo ed è rimasta senza fiato per, tipo, 20 secondi”. M. “Non me l’aspettavo, davvero. Ilya mi ha stupito con questo backflip, un po’ come ha fatto Adam Siao agli Europei e forse è lui che alla fine lo ha fatto reintrodurre”. Ma davvero? Quindi la Montecucco sapeva che qualcosa era successo prima di questa “apparizione” del backflip a Skate America. Ma la sua reazione, a sentire Pedrazzini, è stata quella di una persona che vede il backflip per la prima volta nella sua vita! E meno male che è sopravvissuta a 20 secondi senza respirare. E allora, tornando alle cose serie, davvero i telecronisti pensano che una simile narrazione entusiastica possa nascondere la cruda realtà? Adam Siao Him Fa aveva eseguito questo salto agli Europei in primavera, salto che allora era proibito, ma lui aveva forzato la situazione, accettando di prendere una penalità di 2 punti per “elemento illegale” e sollevando così il problema. Dov’è la sorpresa che provoca 20 secondi di respiro mancante? Ma non è nemmeno questo il punto. Il punto è che questo salto proibito è stato eseguito decine e decine di volte nei Gala di tantissime manifestazioni, provocando l’entusiasmo del pubblico. Insomma, il salto all’indietro lo facevano tantissimi uomini (e anche qualche donna) da tempo immemorabile e tutti si aspettavano di vederlo nei gala finali. Erano tutti abituati a questo salto e la Montecucco vuol farci credere che è rimasta estasiata davanti a un salto che era diventato normalità, sia pure fuori gara, da decenni? E Pedrazzini vuol farci credere che Montecucco è rimasta venti secondi senza respirare? Forse sarebbe meglio informarli che davanti alla tv non ci sono i Baluba delle popolari credenze milanesi (tribù africana cui si attribuiscono, dalle parti di Milano, doti favolose di ingenuità, tanto da poter prendere per il c… i suoi componenti, cosa tra l’altro non vera perché sono i Baluba a poter dare lezioni di civiltà a tutti) e che, proprio i telespettatori-Baluba sanno benissimo cosa sta accadendo, come anche gli spettatori che pagano il biglietto e che stanno diminuendo drasticamente dappertutto. Se poi andiamo sul piano prettamente tecnico, possiamo solo dire che il salto all’indietro, così concepito, come performance isolata, non ha un grande significato, se non quello di mostrare l’abilità del pattinatore, non complessa, anzi banalmente semplice, al contrario dei salti nei quali la complessità dell’azione ha tutt’altro e vero significato tecnico, oltre che spettacolare. Quindi, la spiegazione più semplice è proprio quella di voler circuire il pubblico con una novità “da circo” per nascondere tutte le magagne di questi ultimi anni, con l’esclusione scandalosa dei russi (e dei bielorussi) che ha come unico risultato il crollo di significato sportivo delle gare del “fu pattinaggio artistico”, tanto da falsare per sempre i risultati degli anni dal marzo 2022 in poi, fino a quando chissà se finirà, perché è facile vincere senza avversari ed è ancora più facile farlo nell’omertà generale di quasi tutti i mezzi di informazione.
  8. Ed eccoci alla seconda puntata delle “meraviglie” telecronachistiche dei Mondiali di Montreal. Dopo le gare delle Coppie, è la volta del Singolo Donne. Qui si registra anche qualche commento della Rai, di spropositato elogio della Sakamoto, senza mai citare l’assenza delle russe, che questa gara la vincerebbero con almeno 20 punti di distacco sulla giapponese e occuperebbero tutto il podio. Ma Eurosport non è da meno, con la differenza che in questo caso l’assenza delle russe viene fatta notare, per poi dimenticarla completamente ed eleggere la Sakamoto a leggenda del pattinaggio artistico su ghiaccio. Una schizofrenia senza fine. Cominciamo con la Rai. La giornalista è Maddalena Montecucco, il commentatore tecnico è Andrea Vaturi. Come già fatto notare, non una parola sulle russe. Montecucco inneggia alla Sakamoto con definizioni imbarazzanti: “Regina; Campionessa assoluta; Ha dimostrato di essere ancora lei padrona del ghiaccio; Sua maestà regina del mondo”. “Sua maestà regina del mondo”? Ma davvero siamo arrivati a questo punto? Superate tutte le barriere della credibilità giornalistica. Regina di quale mondo? Di quello in cui non ci sono tripli Axel e quadrupli? Ed è un mondo in cui la cosiddetta Regina rischia pure di non vincere, come nel 2023 a Saitama, errori nel Libero che per poco non causano il sorpasso da parte della sudcoreana Lee Haein, e nel 2024 a Montreal con un quarto posto nel Corto che viene recuperato solo grazie a prestazioni scarse di quelle che le stanno davanti. Se lei è la “regina del mondo”, ci sono almeno una ventina di vere campionesse del passato e del presente che meriterebbero il titolo di “Imperatrice di tutte le galassie”. Per favore, non scherziamo. Una nota ulteriore in questo peana della mediocrità la fornisce Vaturi, che della Sakamoto dice: “Poetica nella sua pattinata”. E qui mi astengo dal commentare perché davvero non riesco a trovare le parole adatte senza scadere nella volgarità. E passiamo a Eurosport, con Massimiliano Ambesi e Marika Poli. Anche qui, come già visto nei commenti alle gare delle Coppie, c’è un’alternanza di onesto riconoscimento della realtà e sfrenata esaltazione della inconsistenza tecnica, una schizofrenia senza limiti. Nella presentazione del Libero Donne, Ambesi torna a mettere in evidenza l’assenza delle russe. Ecco le sue parole: “Poi è chiaro, lo diciamo in sede di presentazione e poi non ribadiremo più il concetto, qui si sente l’assenza delle atlete russe che si sarebbero presentate ai nastri di partenza per dominare la gara. Di conseguenza, il tasso tecnico scende. Forse vedremo un triplo Axel, magari due, non ci saranno salti quadrupli. E’ chiaro che questi elementi sono in voga principalmente in Russia e poi qualcosa si vede a livello di categoria juniores anche in ambito asiatico, alcune atlete che non sono eleggibili al momento per le competizioni della categoria maggiore”. Poi, nel corso della gara, il concetto di Mondiali dimezzati si ripete. Quando scende in pista Mikutina, ecco cosa dice Ambesi: “Mikutina è un’altra incognita, le cose migliori della carriera le ha sempre fatte nei campionati mondiali con piazzamenti fra le migliori 10 ai Mondiali veri con tutte le russe presenti”. E qui, non c’è possibilità di equivoco, Ambesi dice chiaramente che questi non sono “Mondiali veri” e che quelli veri sono tali quando ci sono “tutte le russe presenti”. E allora, se questi non sono “Mondiali veri”, il valore delle medaglie e il significato tecnico della vincitrice non possono essere comparati a quelli dei Mondiali con “tutte le russe presenti” e comunque nemmeno a quelli del passato quando magari le russe non erano le più forti ma c’erano tante campionesse di altre nazioni, fra Giappone, Sud Corea, Usa e Italia, che rendevano di difficoltà superiore la conquista di una medaglia, figuriamoci dell’oro. Ma all’improvviso Ambesi dimentica tutto questo, che lui stesso ha detto pochi minuti prima, e celebra la Sakamoto e i suoi tre titoli consecutivi, scomodando la statunitense Peggy Fleming, l’ultima a vincere l’oro in tre edizioni consecutive dei Mondiali, e rimarcando che la giapponese Mao Asada tre titoli iridati li aveva pure vinti, ma non consecutivi. Ma fa tutto questo continuando nel saliscendi da montagne russe (ci deve essere qualcosa di freudiano, visto che qualcosa di russo compare!) fra realtà tecnica e visioni lisergiche di campionesse inesistenti. In ordine temporale di telecronaca, ecco la sequenza di Ambesi. Ambesi 1: “Comunque tanta qualità, nella seconda parte ha eseguito 4 salti tripli e un doppio Axel. E un doppio Axel iniziale come sempre da antologia. Qui c’è insomma il pacchetto completo”. Due doppi Axel e quattro tripli sarebbero il “pacchetto completo”? E quando ci sono tripli Axel e quadrupli distribuiti a mazzi, come fanno le russe, cosa sarebbe: una intera nave portacontainer? Altro che pacchetto! Ma proseguiamo. Ambesi 2: “Ovviamente il cosiddetto triplete di Sakamoto è stato favorito dall’assenza delle pattinatrici russe, questo va detto per onestà intellettuale”. Si torna alla realtà. Ma Ambesi ci deve scusare: se parla di onestà intellettuale, questa non può essere a intermittenza. Se il triplete è favorito dall’assenza delle russe, non può essere considerato un vero record. Ma invece… Ambesi 3: ”E Sakamoto entra a pieno titolo nella storia del pattinaggio di figura. E’ la giapponese con più vittorie nei campionati mondiali, uomini o donne non fa differenza, aggiungiamo anche questa postilla, e i tre titoli sono arrivati consecutivamente. Non succedeva da fine anni Sessanta con una statunitense, Peggy Fleming”. E qui si arriva a nuove e insuperabili vette: “uomini o donne non fa differenza”!!! Povero Yuzuru Hanyu, è diventato una mezza pippa che nemmeno riesce a vincere tre Mondiali consecutivamente. Vuoi mettere la Sakamoto che sfodera una impresa incredibile: riesce a vincerne tre, rischiando di perderne due, senza le russe che fanno una quarantina di punti in più, senza arrivare ai record della mia sorellina Kamila Valieva che le darebbe 50 punti di distacco, come da Grand Prix 2021-22, o addirittura più di 60, come da Nazionali russi di quella stagione. Ambesi 4: “Il Flip di Sakamoto in questo momento è un’arma letale, ecco, ne può eseguire due in un programma, li colloca nella seconda metà e con quegli elementi fa oggettivamente la differenza”. Scusate tanto, vediamo se ho capito bene: il Flip è un’arma letale? Sakamoto ne esegue due nella seconda parte del programma e fa la differenza? Il Flip? Direbbe un filosofo meridionale: min**ia! E noi che credevamo che le armi letali fossero i tripli Axel e i quadrupli. Che incompetenti che siamo! Noi pensavamo che il Flip, come valore, fosse solo il terzo salto, dietro Axel e Lutz, davanti a Rittberger, Salchow e Toeloop. Adesso dobbiamo fare i conti con la nostra ignoranza: è il Flip il salto che diventa “un’arma letale”. E queste russe che si ostinano con i tripli Axel che hanno un valore base di 8 (lasciamo da parte, per carità di patria, i quadrupli), quando potrebbero puntare sul triplo Flip che ne vale 5,3! Ma sono proprio scemi questi tecnici russi che non mettono in programma il decisivo triplo Flip. Ma a questo punto mi viene un dubbio. Diciamo pure che Ambesi conosce benissimo il valore dei salti e sa benissimo che il Flip non è il più difficile, non è quello che porta più punti. Se la sua valutazione del Flip come “arma letale” può essere considerata giusta, lo diviene solamente in presenza di una realtà tecnica così bassa che il Flip diventa appunto “decisivo” nel procurare un vantaggio rispetto alle altre pattinatrici. E questo non è altro che il riconoscimento di quanto il pattinaggio artistico su ghiaccio sia precipitato dal punto di vista tecnico e sia stato giustamente rinominato “pattinaggio di figura di m.”. E si conferma l’analisi di Eugenia Medvedeva che ha detto che quello femminile è tornato indietro di 10 anni, anche se io, pur ammirando la sua intelligenza, la sua competenza e la sua bravura (oltre alla sua purissima bellezza), mi sono staccato dalla sua valutazione dicendo che la regressione tecnica arriva addirittura a 20 anni fa. Davvero, se un Flip diventa un’arma letale, siamo di fronte alla totale distruzione tecnica di questo, una volta, bellissimo sport. Ma non è finita. Telecronaca del podio. Ambesi 5: “Terza vittoria consecutiva per Sakamoto che a questo punto è una delle giapponesi più grandi di sempre e può guardare “vis a vis” una fuoriclasse come Mao Asada che ha scritto pagine indelebili nella storia del pattinaggio di figura. L’unico oro olimpico rimane però quello di Arakawa che si impose in Italia nel 2006, in quei giorni fu letteralmente ingiocabile per la concorrenza, la vedevi già in allenamento, altra marcia, altro sport, chiudeva ogni cosa”. Allora, diciamo che Sakamoto per guardare “vis a vis” Mao Asada avrebbe bisogno del telescopio spaziale Webb. E la Arakawa? “Altra marcia, altro sport” e “letteralmente ingiocabile per la concorrenza”. Già, è quello che succede con le vere campionesse. Non con la Sakamoto. Ora, so bene che Astor ha ragione quando mi dice che “quello è Ambesi”, quindi non mi devo sorprendere. Anzi, il video che ha allegato è preziosissimo, tanto che mi ha spinto a fare un’analisi più accurata di quella gara, giusto per smentire alcune tesi di Ambesi che prova a giustificare i giudici dicendo che Sotnikova ha un triplo in più di Kim Yuna (vero, ma il significato è diverso), analisi che descriverò in un mio prossimo intervento. Ma anche avere coscienza che non mi devo sorprendere non può fermarmi, perché l’appiattimento generale dell’informazione costituisce una spinta potentissima a farmi intervenire per “scassare i cabasisi” (onore al grande maestro Camilleri) a chi, nella realtà, nascondendo le magagne, non mostra di amare questo sport. E sono convinto che Astor troverà sempre qualche spunto per arricchire queste analisi. A proposito, perfettamente d’accordo con Astor sulla stima per la Bianconi. Il vero problema è che lei, da ospite, non può introdurre l’argomento, deve restare nell’ambito dell’impostazione della giornalista, dicendo anche il contrario di quello che la giornalista sostiene, come avvenuto più di una volta (e la Bianconi lo fa con educazione ed eleganza per non far fare brutta figura all’altra), ma senza allargare il campo ad altre considerazioni. Così, se la telecronista non parla delle russe, la Bianconi capisce che non ne vuole parlare ed è costretta a trattenersi perché il suo compito istituzionale è di commentare e fornire spiegazioni tecniche nella scia di quello che dice la telecronista, magari di fare altri esempi o citare episodi e situazioni, ma sempre connessi all’argomento di cui parla la giornalista Rai, non di decidere gli argomenti generali o specifici che potrebbero essere non graditi a chi conduce la trasmissione. Non è questione di omertà, ma semplicemente di rispetto dei ruoli, per cui la Bianconi non è responsabile di quello che non viene detto.
  9. In attesa della seconda puntata sulle fantasmagoriche telecronache dei Mondiali di Montreal, credo valga la pena insistere sull’argomento sollevato da Astor su quello che lui definisce il più grande furto della storia, l’oro rubato alla sudcoreana Kim Yuna a favore della russa Adelina Sotnikova all’Olimpiade di Sochi 2014 nel singolo Donne. Concordo sulla sostanza, fra l’altro a danno della pattinatrice a mio parere più elegante della storia del pattinaggio artistico su ghiaccio, oltre che dotata della tecnica più pura che io abbia mai visto. Che poi le russe, con la mia sorellina Kamila Valieva davanti a tutte, siano arrivate a livelli tecnici superiori non inficia il giudizio sulla maggiore purezza delle doti tecniche di Kim Yuna che, per il grado di difficoltà raggiunto fino ad allora, è stata sicuramente quella che ha segnato una evoluzione sostanziale unita a una bellezza e a una purezza, appunto, sia del gesto atletico, sia di quello artistico che restano una pietra miliare per sempre, anche quando si fa un ulteriore passo avanti con i tripli Axel e i quadrupli. Quindi, per me, Kim Yuna rimane la più brava del pattinaggio su ghiaccio fino all’avvento del nuovo mondo creato dalle russe, ma anche la più bella artisticamente senza limiti di tempo. Chiarito questo, vorrei aggiungere all’analisi di Astor un altro grande scandalo, sempre nel singolo Donne, che a mio parere può essere considerato quasi allo stesso livello di vergogna del furto ai danni di Kim Yuna. Mi riferisco all’oro olimpico rubato alla russa Irina Slutskaya all’Olimpiade 2002 di Salt Lake City, a favore della statunitense Sarah Hughes. Tanto per capirci sul livello della Hughes, la sua carriera durò pochissimi anni, prese il bronzo ai Mondiali 2001, poi l’oro contestatissimo a Salt Lake City, non partecipò ai Mondiali 2002 e chiuse con il sesto posto ai Mondiali 2003. Una meteora. A Salt Lake City aveva 16 anni e mezzo. All’epoca, i voti erano dati col vecchio sistema, si arrivava a un massimo di 6 con due giudizi, uno tecnico e uno artistico. In caso di parità di punti, si procedeva con la conta dei giudici che indicavano all’epoca anche quale ritenevano il piazzamento dell’atleta, era un sistema farraginoso che favoriva gli schieramenti politici dei giudici e che sarebbe complicato e lungo descrivere qui. Quello che conta è che Hughes fu quarta nel Corto, con l’altra statunitense Michelle Kwan prima e Slutskaya seconda. Nel Libero, Hughes fu prima, Slutskaya seconda. Hughes e Slutskaya avevano alla fine lo stesso punteggio, e già questo appariva assurdo, perciò si dovette procedere con i piazzamenti indicati dai nove giudici nel Libero: come prima pattinatrice cinque giudici avevano piazzato Hughes, quattro avevano scelto Slutskaya, così l’oro andò alla Hughes. Ricordiamo che c’erano ancora gli strascichi della Guerra fredda e che nella gara delle Coppie c’era stato un altro scandalo, con una giudice francese che aveva confessato di aver ricevuto pressioni per far vincere la Russia a danno del Canada, tanto che alla fine si decise di assegnare un doppio oro, a Russia e Canada, un caos senza fine. Così, ecco come i giudici del singolo Donne espressero la loro preferenza nei piazzamenti: quelli di Germania, Italia, Finlandia, Canada e Usa scelsero Hughes, quelli di Slovacchia, Danimarca, Bielorussia e Russia scelsero Slutskaya. Così, 5 a 4 e l’oro andò alla Hughes. Guardando la nazionalità dei giudici, con quelli statunitense e russo che votarono per la loro atleta, si vede chiaramente che per Hughes ci fu il blocco dei giudici “fedeli” agli Usa (Canada, Italia e Germania) o quantomeno “nemici” della Russia (Finlandia), per Slutskaya l’appoggio della Bielorussia, unica fedele alla Russia, e delle nazioni “libere” Danimarca e Slovacchia, queste ultime due sicuramente non asservite ai russi. E proprio il voto dei giudici di Danimarca e Slovacchia, liberi di scegliere chi fosse la migliore, fa capire che Slutskaya meritava l’oro senza alcun dubbio. Tutti gli altri giudici agirono per fede politica: la Nato contro il Patto di Varsavia, anche se quest’ultimo non esisteva più. Vi fa venire in mente qualcosa di attualità ai giorni nostri? Vabbé, torniamo al pattinaggio. Questo perverso modo di procedere era sì imposto dalle nazioni con più forza politica nello sport, ma non poteva essere mai attuato senza la collaborazione dei giudici. E il problema principale è sempre lì, col vecchio e col nuovo sistema di punteggio. E i danni sono molteplici, perché ci va di mezzo lo sport, il principio di lealtà e quant’altro, ma soprattutto gli atleti che subiscono queste ingiustizie, che si perpetuano nel tempo, in una gigantesca e maligna reazione a catena. Infatti, il furto ai danni di Kim Yuna è una delle conseguenze di quello del 2002 ai danni di Slutskaya. La Russia fino al 2014 non aveva mai vinto l’oro olimpico nel singolo Donne, per colpa dei giudici politicizzati a Salt Lake City. Così, non ha fatto altro che rispondere con lo stesso sistema, ed ecco la Sotnikova (che comunque, sono assolutamente d’accordo con Astor, è stata una grande pattinatrice, in quegli anni inferiore solo a Kim Yuna a mio parere) che rimedia a questa mancanza, grazie a un altro furto. Il problema è che ci ha fatto le spese una sudcoreana che, poverina, era assolutamente indifesa di fronte a questa guerra fra grandi potenze politiche. Morale della favola: se i giudici non si vendessero, per soldi o per qualsiasi altra ricompensa, tutto questo non avverrebbe. Ma a non vendersi dovrebbero essere anche molti altri che non fanno parte delle giurie ma contribuiscono in tanti altri modi a sporcare lo sport.
  10. Al contrario di altre volte, quando ho fatto interventi con descrizione e commenti delle gare, in particolare dei Mondiali, e poi riferire quello che era stato detto nelle cronache di Eurosport e Rai, adesso preferisco fare il contrario, anche perché il commento di Astor e il link dell’articolo su sportsenators.it hanno già dato una precisa idea generale dell’ennesima vergogna che l’Isu ha riservato a questo sport. Quindi, parto con una serie di commenti sulle telecronache per poi, alla fine, fare un consuntivo. Dico subito che giornalista e commentatori della Rai hanno praticamente ignorato l’assenza dei russi, sono andati avanti come se tutto fosse normale, come se la Russia non esistesse e nemmeno esistessero tutte le campionesse del Singolo femminile e i campioni delle Coppie, spariti! L’unico commento degno di citazione è stato fatto nella gara del Singolo Donne, ma ci tornerò in seguito, visto che preferisco esaminare queste telecronache gara per gara. Comincio così dalle Coppie, con le parole di Massimiliano Ambesi su Eurosport. Va detto che Ambesi, in presentazione della gara, all’inizio del Corto, è stato perfetto nel descrivere la situazione, con una precisione e una visione estremamente chiare e oneste di quello che sta accadendo nel pattinaggio da quando l’Isu (non il Cio, ricordiamolo bene) ha escluso Russia e Bielorussia dalle gare. Il problema, però, è che lo stesso Ambesi, quando si è arrivati alla conclusione, nel Libero, ha dimenticato tutta la sua stessa presentazione e ha dato il via a una esaltazione esagerata della vittoria della 41enne Deanna Stellato Dudek, in coppia con Maxime Deschamps, tanto da far dubitare che il telecronista del Corto e quello del Libero fossero la stessa persona. E cominciamo con la trascrizione delle sue parole nella presentazione del Corto. Ambesi fa notare che ci sono dieci coppie in lotta per il podio. Di qui partono le sue considerazioni che, ripeto, sono giustissime e precise. Ambesi: “Sinceramente non ricordo una gara con valori così equilibrati. Dopodiché è corretto ricordare che non ci saranno le coppie russe. Le gare dei Giochi olimpici 2026 saranno 116, due sono quelle in cui la Russia è nettamente più forte rispetto alla concorrenza che segue da lontano, la prima è questa e vince per dispersione, la seconda è quella femminile del pattinaggio. Quindi in questi eventi l’assenza dei pattinatori russi, vedremo se perdurerà anche nel 2026, ha chiaramente un peso e lascia spazio a pattinatori che non sono del medesimo livello. Questo va detto per onor di cronaca perché, se ci fossero i russi qui, primo e secondo posto sarebbero assegnati con distacchi siderali rispetto agli altri e anche per il terzo bisognerebbe faticare. Non si vuole togliere niente ai pattinatori qui presenti, ma bisogna avere l’onestà intellettuale di spiegare come stanno le cose. Mishina-Galliamov e Boikova-Koszlovski sono tre spanne sopra le coppie che vediamo qui, tre, eh, perché quelli scendono in pista per fare 240, qui non credo di vedere un 220 e probabilmente l’oro lo porti a casa con 210”. Per la cronaca, alla fine le giurie in uno sforzo gigantesco di pompaggio hanno regalato a Stellato Dudek-Deschamps un ridicolo e scandaloso 221.56 che comunque non sarebbe bastato nemmeno per il terzo posto se ci fossero state tre coppie russe in gara. Giusto per comprendere meglio la situazione, ai Campionati Nazionali di Russia, nel dicembre 2023, la gara delle Coppie ha avuto questo podio: 1) Mishina-Galliamov 244.85; 2) Boikova-Koszlovsky 236.32; 3) Ekaterina Chikmareva-Matvei Ianchenkov 227.97. Non ci sono più Tarasova-Morozov, che si sono ritirati, ma la situazione non cambia: almeno le prime tre coppie russe sono irraggiungibili per chiunque. Magari qualcuno potrebbe obbiettare che nelle gare nazionali i giudici sono di manica larga? Mettiamo pure che sia così. Facciamo la controprova, vediamo i punteggi dell’ultima gara con la partecipazione dei russi, l’Olimpiade 2022 di Pechino, e vediamo qual è la situazione. A Pechino, l’oro andò ai cinesi Sui Wenjing-Han Cong, davanti a tre coppie russe. Ecco posizioni e punteggi: 1) Sui-Han 239.88; 2) Tarasova-Morozov 239.25; 3) Mishina-Galliamov 237.71; 4) Boikova-Koszlovsky 220.50. Quindi, giurie nazionali o internazionali, i russi si aggirano sempre dalle parti dei 240 punti. Vogliamo ancora prenderci in giro su questo aspetto? La realtà è chiara ed evidente, il livello tecnico delle coppie russe è quello. Andati via Tarasova-Morozov, ecco Chikmareva-Ianchenkov, ma il quadro non cambia. Come si vede, l’analisi fatta da Ambesi rispecchia esattamente la realtà. All’inizio del programma Libero delle Coppie, è ancora così. Ambesi fa notare: “L’assenza delle coppie russe di tanto in tanto va ricordata perché chiaramente ha aperto delle possibilità impensabili in passato per tutta la concorrenza. Non è un discorso che riguardi solo l’Italia, poi va detto che le coppie italiane hanno avuto la capacità di approfittare della situazione di favore, cosa che non vale per tutte le nazioni. La Germania è un’altra di quelle nazioni che per esempio ha approfittato bene”. Poi, però, il mondo di Ambesi all’improvviso si capovolge. Stellato Dudek-Deschamps vincono l’oro, grazie soprattutto ai punti di vantaggio che le giurie hanno regalato loro nel Corto, ai danni dei giapponesi Miura-Kihara (oro ai Mondiali 2023 a Saitama), di altra levatura rispetto alla coppia di bandiera canadese (lei è statunitense), autori anche di un errore decisivo nel Libero, ma chiaramente penalizzati dai giudici soprattutto nel Corto. E Ambesi che fa? Ecco il suo commento: “Deanna Stellato Dudek, in lacrime, entra a pieno titolo nella storia del pattinaggio e dello sport perché vincere un titolo iridato a quasi 41 anni ha letteralmente del clamoroso e va bene che il concetto di longevità agonistica sta cambiando ed è possibile ottenere risultati molto più avanti con l’età rispetto alle abitudini, ma 41 anni quasi sono veramente tanti. 41 e non sentirli, ecco, questo è il motto della gara odierna”. E meno male che bisognava ricordare che “l’assenza dei pattinatori russi ha chiaramente un peso e lascia spazio a pattinatori che non sono del medesimo livello” e che “se ci fossero i russi qui, primo e secondo posto sarebbero assegnati con distacchi siderali rispetto agli altri”. Ambesi 1 contro Ambesi 2, il match del secolo. Ma non è finita, perché Ambesi insiste e va oltre: “Comunque la si voglia vedere, la gara odierna delle Coppie di artistico entrerà in maniera indelebile nella storia della disciplina e credo che di questo successo di Deanna Stellato Dudek si parlerà tanto anche al di fuori del panorama del pattinaggio”. E allora. Ci potrebbe spiegare come sia possibile che una pattinatrice, sia pure di 41 anni, entri nella storia se riesce a vincere solo perché tre Coppie russe non possono partecipare ai Mondiali? Come può entrare nella storia se, in una competizione normale, come ricordato da lui stesso, non riuscirebbe nemmeno a salire sul podio? Mettiamo pure che, con i russi in gara, fosse riuscita a prendere il quarto posto, sarebbe stato questo un valido motivo per “entrare nella storia”? Sarebbe una ben misera storia se si accontentasse di celebrare una pur brava 41enne per il solo fatto di essere arrivata quarta. Ma, al di là del sarcasmo, come mai Ambesi è di un rigore assoluto quando presenta la gara e butta tutto all’aria quando questa si conclude? La questione è una sola: questo pattinaggio di figura di m. è precipitato a livelli tecnici e spettacolari bassissimi e c’è bisogno di riportarlo su con celebrazioni esagerate. Ma davvero si pensa che gli spettatori e, in generale, gli appassionati di questo sport siano così ingenui dal non accorgersi della grande truffa organizzata dall’Isu? E, peggio ancora, anche le cronache sui giornali (sempre più scarse, comunque) e su altri mezzi di informazione nascondono questa realtà disastrata e disastrosa. Per il momento, è tutto. Tornerò a breve con i commenti sulla gara di Singolo Donne. Preparatevi ad altre meraviglie!!!
  11. Dopo gli spietati e inequivocabili interventi di Astor c’è poco altro da dire e molte esclamazioni di disgusto da fare, perché qui ci troviamo davvero di fronte a qualcosa che, se non è un crimine organizzato contro la Russia, è sicuramente un complotto morale contro i russi con la merdosissima aggravante di aver colpito una ragazza di 15 anni pur di ottenere lo scopo prefisso. In proposito, quello che mi ha colpito di più nell’articolo citato da Astor è il seguente passo: “Ma nel caso di Valieva si arriva al paradosso criminale: non è stata considerata persona protetta né da chi le ha dato quelle sostanze, né da chi aveva il dovere di capire che era innocente. Doping e antidoping, chi viola la legge e chi la amministra si sono schierati dalla stessa parte, per convenienza reciproca: chi per tentare di vincere una medaglia, chi per dimostrare di essere bravo a punire, ma sfogandosi sul più debole, l’agnello sacrificale”. I giustizieri coincidono con i criminali, vecchia storia quando qualcuno si arroga il diritto di decidere cosa è bene e cosa è male e lo fa a seconda dei propri interessi. E tutto questo non è riferito solo allo sport, ma alla vita in generale e, in particolare, alla pretesa di stabilire quale guerra sia giusta e quale no. Faccio un solo esempio, senza nemmeno entrare nel merito di chi io credo possa aver ragione o torto. Quando un bambino moriva in Ucraina, sotto l’attacco russo, tutti i mezzi di informazione erano pieni di servizi, foto e commenti sulla nefandezza di chi uccide questi innocenti. Quando muore un bambino palestinese a Gaza, ucciso dall’esercito israeliano, la risonanza è infinitamente minore, quasi un’eco lontana, e ce ne sono stati migliaia e migliaia. Quindi, la Russia invade l’Ucraina ed è cattiva, senza ricordare che dal 2014 i battaglioni nazisti di Azov hanno fatto strage di civili e bambini nel Donbass, che ha quasi interamente popolazione russa, Israele invade Gaza ed è buono perché “risponde” all’attacco terroristico di Hamas ed è autorizzato a mettere in atto qualsiasi azione militare, compresa quella dei cecchini che sparano senza pietà su bambini. Il principio in base al quale avviene tutto ciò è uno solo, quello TRIBALE, per cui chi appartiene alla mia “famiglia” non può essere giudicato da altri e chi appartiene ad altre famiglie ha torto a prescindere. Siamo rimasti all’età della pietra! Torno al ghiaccio. Kamila Valieva è stata trattata come uno straccio per pulire il corrotto pavimento del movimento del pattinaggio artistico su ghiaccio e farlo risplendere di falsissima e sporchissima luce, per poi buttarla via. Così, ecco la nuova realtà imposta dalla congrega di tutti i paesi che gongolano per l’assenza dei russi e rubano medaglie che non meritano e che non meriteranno mai. Ancora una volta, e torno su un argomento qui già discusso tante volte, ecco il ridicolo dei pattinatori russi che gareggiano sotto altra bandiera. In attesa dei Mondiali senior di Montreal, fra una settimana, gli ultimi dati si riferiscono ai Mondiali junior di Taipei, con tre russi vincitori dell’oro: Anastasiia Metelkina e Luka Berulava nelle Coppie per la Georgia, Artem Markelov nella Danza per gli Usa, con Leah Neset. Ecco l’elenco completo: Mondiali junior 2024 Taipei Uomini Konstantin Supatashvili (San Pietroburgo) Georgia Aleksandr Vlasenko (Tiumen) Ungheria Georgii Pavlov (San Pietroburgo) Svizzera Donne Inga Gurgenidze (Kazan) Georgia Polina Dzsumanyijazova (Mosca) Ungheria Sabina Alieva (Vladivostok) Azerbaijan Coppie Anastasiia Metelkina (Vladimir) Georgia Luka Berulava (Mosca) Georgia Sofia Enkina (Perm) Israele (in coppia con Nikita Kovalenko, Kharkiv, Ucraina) Danza Artem Markelov (Volzhski) Stati Uniti Angelina Kudryavtseva (Mosca) Cipro Ilia Karankevich (Tiumen) Cipro Sofiia Beznosikova (Mosca) Belgio Kristina Dobroserdova (Mosca) Armenia (con Alessandro Pellegrini, Italia) Mariia Alieva (Mosca) Georgia (con Yehor Barshak, Poltava, Ucraina) Da notare le due coppie formate da una russa e un ucraino. Ma guarda un po’! Per il momento mi fermo qui, ma torno fra un po’ per i Mondiali di Montreal, altra gara che si annuncia scandalosamente povera di rilievo tecnico, a parte un paio di casi fra gli Uomini e nella Danza (fra cui i nostri bravissimi Guignard-Fabbri) e che rischia di sancire alcuni cosiddetti “record”, come l’eventuale terzo titolo consecutivo della giapponese Sakamoto che saranno uno scempio per questo sport. Senza vergogna. Poi, vedremo di quali nuove prodezze saranno capaci i commentatori televisivi. Infine, mi associo ad Astor nel disgusto e nel vomito. La mia sorellina Kamila resterà per sempre un angelo sul ghiaccio, quelli che l’accusano e l’hanno stroncata sono la feccia dello sport e dell’umanità intera.
  12. Ed ecco che il misfatto si è compiuto, tutti soddisfatti i giustizieri. I russi sono tutti imbroglioni, ma guarda un po', si fa riferimento alle regole degli imbroglioni pur di massacrare la povera Valieva. Complimenti! Per il momento mi fermo qui e metto qui sotto il testo del comunicato del Tas. Con più calma ci ritornerò nei prossimi giorni. Losanna, 29 gennaio 2024 – Il Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) si è pronunciato nelle procedure arbitrali di appello CAS 2023/A/9451 Associazione Russa Antidoping Agency (RUSADA) c. Kamila Valieva, CAS 2023/A/9455 Unione Internazionale di Pattinaggio (ISU) contro Kamila Valieva, Associazione Agenzia russa antidoping (RUSADA) e CAS 2023/A/9456 Agenzia mondiale antidoping (WADA) c. Associazione Russa Agenzia Antidoping (RUSADA) e Kamila Valieva): • La decisione presa dal Comitato Disciplinare Antidoping dell'Agenzia Antidoping russa n. 9/2023 del 24 gennaio 2023 in relazione alla sig.ra Kamila Valieva viene annullata. • La sig.ra Valieva ha commesso una violazione delle regole antidoping (ADRV) ai sensi della clausola 4.1 delle Regole antidoping russe del 24 giugno 2021 (ADR russa). • Alla sig.ra Valieva viene imposto un periodo di ineleggibilità di quattro (4) anni, a partire dal 25 dicembre 2021. • Tutti i risultati agonistici della Sig.ra Valieva dal 25 dicembre 2021 sono cancellati, con tutte le conseguenze che ne derivano (inclusa la decadenza di eventuali titoli, riconoscimenti, medaglie, utili, premi, ecc.). Secondo la clausola 4.1 dell'ADR russo, gli atleti sono responsabili di qualsiasi sostanza vietata trovata nei loro campioni e la presenza di qualsiasi sostanza proibita equivale ad un ADRV. In questo caso, nel campione raccolto è stata riscontrata la presenza di una sostanza vietata, la trimetazidina (TMZ). dalla Sig.ra Valieva il 25 dicembre 2021 durante i Campionati Nazionali Russi a San Pietroburgo, La sig.ra Valieva non ha contestato la responsabilità in quanto l'ha accettata, in ragione della presenza di una TMZ nel suo campione, ha commesso un'ADRV ai sensi della clausola 4.1 dell'ADR russa. Spettava quindi al gruppo CAS valutare quali eventuali sanzioni dovessero essere imposte. La Sig.ra Valieva ai sensi dell'ADR russa, tenuto conto che, in assenza di motivi di eliminazione, riduzione o sospensione, le ADR russe prevedono un periodo di ineleggibilità di quattro anni. In modo da beneficiare di un periodo di ineleggibilità ridotto, la sig.ra Valieva doveva dimostrare, con un equilibrato calcolo delle probabilità, che non aveva commesso intenzionalmente l'ADRV adottando una condotta che poteva portare a un ADRV o una condotta per cui sapeva che esisteva un rischio significativo che detta condotta potesse costituire o comportare un ADRV e aveva manifestamente ignorato tale rischio. Avendo considerato attentamente tutte le prove presentate, il gruppo CAS ha concluso che la sig.ra Valieva non è stata in grado di dimostrare, sulla base delle probabilità e sulla base delle prove dinanzi al collegio, di non aver commesso l'ADRV intenzionalmente (ai sensi dell'ADR russa). Il CAS ha sottolineato che il test relativo all'intenzione ai sensi della clausola 12.2 dell'ADR russo è lo stesso sia che l'atleta sia maggiorenne o sia Persona protetta. Significa che se una Persona protetta non riesce ad adempiere all'onere (che secondo l'ADR russo è a carico dell'atleta) di non aver commesso ADRV intenzionalmente, non vi è alcuna base secondo le regole per trattarla in modo diverso da un atleta adulto. Pertanto, poiché è stato accertato che non vi era spazio per l'esercizio del potere discrezionale per ridurre il periodo di squalifica, il Collegio ha imposto un periodo di squalifica di quattro anni. Il periodo di ineleggibilità decorre dal 25 dicembre 2021 e l'eventuale periodo di sospensione provvisoria è scontato della sig.ra Valieva deve essere imputato a tale periodo di ineleggibilità. Il pannello CAS ha inoltre ordinato la squalifica di tutti i risultati agonistici conseguiti dalla Sig.ra Valieva dal 25 dicembre 2021, con tutte le conseguenze conseguenti (inclusa la decadenza di qualsiasi titolo, premio, medaglie, profitti, premi). Le conseguenze legate alla squalifica retroattiva della sig.ra Valieva da eventi passati, tra cui i Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022, non rientravano nell'ambito di questa procedura arbitrale e dovranno essere esaminati dalle organizzazioni sportive interessate. Il lodo arbitrale emesso dal Panel CAS è attualmente soggetto a un controllo di riservatezza, il che significa che le parti potrebbero richiedere la conservazione del lodo arbitrale o di alcune informazioni confidenziali in esso contenute. Per questo motivo il lodo arbitrale non verrà pubblicato immediatamente sul sito del CAS. La decisione del collegio CAS è definitiva e vincolante, ad eccezione del diritto delle parti di presentare ricorso al Tribunale federale svizzero entro 30 giorni per motivi limitati.
  13. E mentre aspettiamo la decisione del Tas (il Tribunale arbitrale dello sport, a Losanna) sul caso Valieva, annunciato per la fine di gennaio, vale la pena far notare un altro paio di cose sugli Europei da poco conclusi a Kaunas. La prima è una segnalazione su un commento di Arianna Secondini, su Raisport, nel singolo Donne. Ecco la sua presentazione della belga Leona Hendrickx: “Hendrickx seconda nel ranking mondiale, alle spalle solo della grandiosa Kaori Sakamoto”. La “grandiosa” Sakamoto? Adesso è diventata “grandiosa”? Ma davvero siamo arrivati a questo punto? Tanto vale cancellare tutte le vere campionesse di tutta la storia del pattinaggio artistico su ghiaccio, perché non possono continuare a essere offese da questi commenti! La seconda cosa interessante è un aggiornamento sui russi “emigrati” ai quali basta cambiare bandiera per essere considerati soggetti “sani” e non “portatori del virus Putin”. La barzelletta continua, ricordando comunque che i tecnici russi non hanno bisogno di cambiare nazione, loro sono autorizzati a partecipare, rendendo ancora più ridicola la situazione. Dopo i 24 russi ai Mondiali eccone 24 agli Europei di Kaunas. Come al solito ho preparato la lista, con la nazione che rappresentano fra parentesi e poi la città di nascita, ovviamente in Russia. EUROPEI KAUNAS 2024 24 RUSSI UOMINI 7 Georgii Reshtenko (R. Ceka) San Pietroburgo Nikita Starostin (Germania) San Pietroburgo Vladimir Samoilov (Polonia) Mosca Makar Suntsev (Finlandia) Perm Vladimir Litvintsev (Azerbaijan) Ukhta Fedor Chitipakhovian (Armenia) San Pietroburgo Aleksandr Vlasenko (Ungheria) Tiumen DONNE 4 Anastasiia Gubanova (Georgia) Togliatti Mariia Seniuk (Israele) Mosca Ekaterina Kurakova (Polonia) Mosca Antonina Dubinina (Serbia) Mosca COPPIE 8 Anastasiia Metelkina (Georgia) Vladimir Luka Berulava (Georgia) Mosca Nikita Volodin (Germania) San Pietroburgo Maria Pavlova (Ungheria) Mosca Alexei Sviatchenko (Ungheria) San Pietroburgo Daria Danilova (Olanda) Mosca Ioulia Chtchetinina (Polonia) Nizhny Novgorod Pavel Kovalev (Francia) San Pietroburgo DANZA 5 Evgeniia Lopareva (Francia) Mosca Gleb Smolkin (Georgia) San Pietroburgo Asaf Kazimov (Spagna) San Pietroburgo Nikita Lysak (Slovacchia) Klin Mariia Ignateva (Ungheria) Ekaterinburg Infine, una rivisitazione particolare del Grand Prix 2023, che avevo già annunciato. Mi riferisco alla splendida prova del francese Kevin Aymoz, allenato dall’italiana Silvia Fontana, che ha presentato il Bolero di Ravel nel programma libero. Il Bolero è una musica particolare, semplice nella struttura, ripetitiva fino all’ossessione, ma di straordinario coinvolgimento emotivo, con un crescendo travolgente, non facile da interpretare nel pattinaggio artistico, anche se ci sono precedenti illustri in tal senso. Il primo impatto fu la famosa prova dei britannici Jayne Torvill e Christopher Dean, oro all’Olimpiade 1984 a Sarajevo, nel Libero della Danza, con tutti i giudici che assegnarono loro il voto massimo, 6, secondo le regole del tempo. Quella performance fu così emozionante che la musica del Bolero diventò quasi “sacra”, tanto che, per quanto ricordi, nessuno osò sceglierla per molti anni, fino a che ci provò Eugenji Plushenko nel Corto della stagione 2000-2001 che per lui si concluse con le vittorie nei Mondiali, negli Europei e nelle Finali del Grand Prix. Ecco comunque l’elenco di tutti quelli che ricordo hanno scelto il Bolero, credo sia completo, a meno che non ci sia il contributo di qualcuno che ricordi altri pattinatori e pattinatrici che l’abbiano eseguito. Jayne Torvill-Christopher Dean - Libero Olimpiade 1984 https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=torvill+dean+bolero+youtube#fpstate=ive&vld=cid:d58ddbb5,vid:Til6Pv3NgCI,st:0 Eugenji Plushenko - Corto 2000-2001 https://www.google.com/search?q=plushenko+bolero+youtube&client=firefox-b-d&sca_esv=601771759&ei=GfqzZev0GaTOxc8PyKymyAQ&ved=0ahUKEwir5dnX1_uDAxUkZ_EDHUiWCUkQ4dUDCBA&uact=5&oq=plushenko+bolero+youtube&gs_lp=Egxnd3Mtd2l6LXNlcnAiGHBsdXNoZW5rbyBib2xlcm8geW91dHViZTIIECEYoAEYwwRImx9QpglYhRtwAXgBkAEAmAGqAaABpgmqAQMxLji4AQPIAQD4AQHCAgoQABhHGNYEGLADwgIGEAAYBxgewgIIEAAYCBgHGB7CAggQABgFGAcYHsICCBAAGIAEGKIE4gMEGAAgQYgGAZAGBA&sclient=gws-wiz-serp#fpstate=ive&vld=cid:078619d2,vid:2nSfTiaWZg0,st:0 Adelina Sotnikova - Corto 2011-2012 https://www.youtube.com/watch?v=9DGm_4prb0M Carolina Kostner - Libero 2012-2013 https://www.youtube.com/watch?v=7a1pjiFs4HE Elizaveta Tuktamysheva - Corto 2014-2015 https://www.youtube.com/watch?v=fl0PmK08xSc Kamila Valieva - Libero 2021-2022 https://www.youtube.com/watch?v=Mf_aBzjFZ7Q Shoma Uno - Libero 2021-2022 https://www.youtube.com/watch?v=XjEEBgVKpU8 Kevin Aymoz - Libero 2023-2024 https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=YBGFVemsQWc&embeds_referring_euri=https%3A%2F%2Fwww.fgsk8.com%2F&feature=emb_imp_woyt Mana Kawabe – Libero 2023-2024 https://www.youtube.com/watch?v=XoWGMyuHmlE In effetti, la musica del Bolero, oltre a essere già famosa di suo, diventò molto popolare già prima di Torvill-Dean, nel 1981, grazie a un film del registra francese Claude Lelouch, che nella versione italiana si intitola proprio Bolero (quello originale francese è “Les uns et les autres”, L’uno e l’altro), che asseconda comunque il tema del racconto: personaggi degli anni del nazismo e attuali, genitori e figli, interpretati dagli stessi attori, con una ripetizione in “stile Bolero” che si conclude proprio con un memorabile balletto con questa musica, interpretato da Jorge Donn, vero ballerino argentino di madre russa, e con la fenomenale coreografia di Maurice Bejart. Proprio quel film contribuì a creare l’immagine del Bolero legato soprattutto a un protagonista uomo, tant’è che, a parte la coppia Torvill-Dean, il primo a cimentarsi, dopo tanti anni, fu Plushenko. Per vedere la prima donna scegliere questa musica bisognò aspettare altri dieci anni, con la russa Sotnikova. Eppure, e qui sta un bel paradosso, il Bolero fu composto da Maurice Ravel per una protagonista donna. Anzi, fu una celebre danzatrice classica, la russa Ida Rubinstejn, che chiese a Ravel di creare appositamente una musica per lei. E’ la storia di una gitana che, in una taverna dell’Andalusia, comincia a danzare su un tavolo, con movenze che fanno eccitare gli uomini, che poco alla volta si avvicinano a lei e cominciano essi stessi a ballare, con un ritmo sempre più intenso e al tempo stesso violento, tanto che la donna, sopraffatta e senza più respiro, muore. La moderna coreografia di Bejart, in effetti, coglie proprio questo particolare aspetto. La prima rappresentazione del Bolero andò in scena il 22 novembre 1928 all’Opera di Parigi. Bejart ideò la sua versione nel 1961 e l’affidò a una donna, Dusanka Sifnios, jugoslava nata a Skoplje (oggi Nord Macedonia). La prova con Jorge Donn, per esigenze cinematografiche, fu una parentesi maschile (prima di Bejart da ricordare Rudolf Nureyev, poi anche Roberto Bolle) nella lista di famose danzatrici che hanno portato in scena il Bolero coreografato da Bejart, come Luciana Savignano, Maya Plisetskaya, Sylvie Guillem. Sul ghiaccio, ovviamente, e con un solo o una sola interprete, la rappresentazione presenta difficoltà coreografiche particolari, ad ogni modo rimane strano il fatto che si sia dovuto aspettare così tanto per avere una donna a scegliere questa musica bellissima e trascinante. Di tutti quelli ricordati prima tiro fuori, come “corpo estraneo”, il giapponese Shoma Uno per due motivi: è l’unico che non ha la musica originale del Bolero (la Sotnikova ha la versione pianoforte e orchestra, comunque classica), ma una specie di remix elettronico che risulta “piatto”, uguale dall’inizio alla fine, il che non rende affatto l’idea del crescendo, che è fondamentale in questo brano; inoltre la sua coreografia si avvicina più all’immagine di un torero, addirittura con alcuni gesti che danno l’idea di chi sta infilzando le banderillas nel corpo del toro, secondo me una versione che non si adatta allo spirito della musica. Restano Plushenko e Aymoz. Plushenko fa una bella prova, elegante, senza però particolari “punte”. Chi invece interpreta finalmente alla grande il Bolero è Aymoz, che asseconda la musica nel crescendo con movimenti via via più frenetici per arrivare a un finale sbalorditivo in cui è letteralmente scatenato e va a fermarsi davanti ai giudici quasi con atteggiamento di sfida. Non credo che, per la coreografia riferita a un uomo, il Bolero possa essere rappresentato meglio. Per me, un capolavoro. Fra le donne, il discorso è un po’ diverso, perché alla dimostrazione di potenza si sostituisce quella di seduzione ed è questione delicata districarsi fra movimenti sfrontatamente provocatori e gesti che devono soltanto “evocare” la sensualità. Intanto, metto da parte la prova della giapponese Kawabe, forse un po’ “acerba” ma comunque con una coreografia interessante. Per quanto riguarda Sotnikova, la sua è secondo me una prova bellissima, ma poco “interpretativa”, nel senso che è una coreografia che non asseconda lo spirito sensuale della musica, anche se lei, in pista con un costume integrale rosso, dà comunque un’idea di “gitana provocatrice”. Rimangono Kostner, Tuktamysheva e Valieva. E qui mi rifaccio alla distinzione fra sfrontatezza ed evocazione. Moltissimi commentatori hanno sempre esaltato il Bolero della Kostner parlando di sensualità. Ma se si va a guardare bene quella prestazione, l’unico riferimento a questo modo di interpretare il Bolero, è una Kostner che “ancheggia” da ferma, quasi a voler richiamare l’attenzione sulla sensualità invece che farla risaltare senza indicarla. Il resto della coreografia è una normale prova sul ghiaccio con ulteriore richiamo all’ancheggiamento. A me dà solo una sensazione di freddo. La Tuktamysheva, da questo punto di vista, è un po’ sulla linea della Kostner, ma ci sono differenze. La prima differenza è un elemento che non ha alcuna connessione con i movimenti del pattinaggio, ma ha una sua funzione inserito nel contesto: un bacio lanciato frontalmente con un dito dalle labbra, verso la telecamera o verso il pubblico, che, questo sì, dà l’idea di sensualità. Poi, anche Tuktamysheva sembra eccedere con i fianchi che ondeggiano, ma questi assecondano i movimenti di tutto il corpo che si lancia verso i salti o gli elementi coreografici, al contrario della Kostner nella cui prova appaiono totalmente slegati dal resto, oltre che eseguiti solamente da ferma. La sensazione è del tutto diversa e più aderente alla musica. L’unica pecca è che il Bolero della Tuktamysheva è eseguito nel Corto, il che priva l’esecuzione di uno sviluppo che è tanto più necessario quanto il brano musicale “ha bisogno” di avere una “storia completa”, con un crescendo che deve portare allo sfrenato finale. Resta comunque, a mio parere, quella della Tuktamysheva, una prova bellissima. E arrivo a Kamila Valieva. Il suo Bolero mi appare come il più bello di tutti, il più eccitante e provocante. E capisco che, fatto da una ragazzina di 16 anni, si potrebbe prestare a malevoli interpretazioni, ma qui bisogna sottolineare una cosa importante: parliamo dei gesti, dei movimenti che assecondano la musica in una certa maniera e devono destare sensazioni non legate al corpo di chi la interpreta, perché è una interprete, una “attrice” dell’idea che il compositore voleva rappresentare, non è legata alla forma del corpo, all’altezza, alla bellezza o quant’altro, ma semplicemente all’interpretazione. In caso contrario, lasciamo il compito ai maniaci e buonanotte. E allora, cerco di spiegare perché ritengo il Bolero di Valieva semplicemente irraggiungibile. Valieva, primo punto fondamentale, NON ANCHEGGIA MAI, non c’è un solo movimento del corpo che possa essere interpretato come volgare o come spudorata provocazione sessuale, in aperto contrasto con le versioni di Kostner e Tuktamysheva. Tutti i movimenti sono di mani e braccia, con il resto del corpo che “segue” questo andamento o è il punto finale del gesto, come quando Valieva porta le mani al petto e le riapre in segno di “offerta”. L’altro elemento importante è il ritmo dei gesti, che scandiscono esattamente i tempi della musica anche quando Valieva va alla massima velocità, che già è nettamente superiore a qualsiasi altra versione femminile, ma anche maschile in qualche caso. E’ un flusso continuo che si interrompe per pochissimi secondi solo nei momenti che precedono i salti, ma che riprende immediatamente dopo l’arrivo sul ghiaccio, e sono tutti movimenti diversi, nessuna ripetizione, a formare figure plastiche ognuna delle quali può apparire come un quadro, specialmente nelle sequenze di passi e coreografiche. In ogni elemento, che siano salti, passi, trottole, transizioni, c’è il richiamo al ritmo e al significato del Bolero, per una prova che ritengo meravigliosa e insuperabile. In una parola: grandiosa! Ecco, qui questo aggettivo può essere usato senza che diventi una bestemmia per questo magnifico sport. Kamila Valieva, la mia magnifica sorellina, è un diamante che splenderà per sempre.
  14. Riprendo il discorso sul Grand Prix 2023 e punto sull’argomento secondo me più importante, l’individuale femminile, perché è qui che si palesano le maggiori contraddizioni di questo particolare momento del pattinaggio artistico su ghiaccio. Nell’articolo il cui link è stato postato da Astor si sostiene che si sta falsando la storia di questo sport, il che è assolutamente vero. Il problema ancora più grande è che i mezzi di comunicazione, pur facendo menzione della situazione e del fatto che le russe non possono partecipare alle gare, danno un’idea diversa da quello che sta effettivamente accadendo. Un riferimento importante è quello che è stato detto su Eurosport, in occasione delle Finali del Grand Prix, a dicembre a Pechino, dal telecronista Massimiliano Ambesi. Lo spunto è dato dal fatto che la giapponese Kaori Sakamoto, vincitrice delle Finali, potrebbe conquistare il terzo titolo iridato consecutivo nei Mondiali che si disputeranno a marzo a Montreal. Ecco il testo di quanto detto da Ambesi su Sakamoto: “Alla fine un obbiettivo può essere quello di vincere il terzo titolo iridato consecutivo. Per trovare qualcosa del genere bisogna tornare indietro di non so quanti decenni, metà del secolo scorso o giù di lì. Il che vuol dire che le Asada, le Kim, tre titoli iridati consecutivi non li hanno mai conquistati. Dopodiché, è vero che mancano le russe, ma oggi Sakamoto da quali russe eleggibili senior in salute può perdere? Petrosjan. Io personalmente non sono convinto che Murayeva sia meglio di Sakamoto in una gara internazionale. E altre non ce ne sono competitive a livello senior contro Sakamoto, contro le altre è un altro discorso. Schcherbakova è ferma ai box, non sappiamo cosa farà, Tuktamysheva si è fermata, anche lei vedremo cosa farà. Tuktamysheva anni ne ha 27 a dicembre, cominciano a diventare tantini. Valieva vive un momento un po’ particolare, e poi comunque ha ancora un processo per doping ancora aperto. Akateva non è ancora eleggibile, comunque è infortunata, potrebbe diventarlo più avanti nel quadriennio olimpico”. E qui davvero non ci troviamo più. Punto primo: lasciamo stare per un attimo il discorso se le russe, nel caso potessero partecipare, sarebbero in grado o no di battere Sakamoto, ci torniamo subito dopo, ma è mai possibile mettere a paragone le mancate tre vittorie consecutive di Asada e Kim Yuna con la possibile tripletta di Sakamoto? L’errore clamoroso di Ambesi è già in partenza. Quali erano le avversarie di Asada e Kim Yuna e quali sono le avversarie di Sakamoto? E’ tutta lì la differenza fondamentale che falsa tutto il ragionamento. A parte il fatto che Asada tre titoli mondiali li ha vinti, sia pure non consecutivi, ma il livello tecnico di quegli anni è infinitamente superiore a quello attuale. Così, tanto per capirci, ecco dal 2007 al 2014, gli anni di Asada e Kim Yuna, i podi dei Mondiali (e faccio grazia delle altre atlete di alto livello). 2007: 1. Miki Ando; 2. Mao Asada; 3. Kim Yuna. 2008: 1. Mao Asada; 2. Carolina Kostner; 3. Kim Yuna. 2009: 1. Kim Yuna; 2. Joannie Rochette; 3. Miki Ando. 2010: 1. Mao Asada; 2. Kim Yuna; 3. Laura Lepisto. 2011: 1. Miki Ando; 2. Kim Yuna; 3. Carolina Kostner. 2012: 1. Carolina Kostner; 2. Alena Leonova; 3. Akiko Suzuki. 2013: 1. Kim Yuna; 2. Carolina Kostner; 3. Mao Asada. 2014: 1. Mao Asada; 2. Julja Lipnitskaja; 3. Carolina Kostner. Magari possiamo considerare un po’ sottotono i Mondiali 2012 di Nizza perché Kim Yuna non partecipa, così come non è presente a quelli del 2014, dopo la delusione olimpica di Sochi per il furto dell’oro dato alla russa Sotnikova (che comunque avrebbe meritato l’argento, quindi di qualità eccelsa), ma in generale la lotta era durissima, visto che molti dimenticano Miki Ando, altra giapponese capace di vincere due Mondiali e di livello sicuramente superiore a Sakamoto. Ora, non voglio nemmeno prendermi il fastidio di ricordare i podi dei due Mondiali vinti da Sakamoto perché c’è un limite a tutto, ma davvero si può sia pure lontanamente ipotizzare di mettere a paragone questi due periodi? Davvero si può “celebrare” una Sakamoto capace di vincere tre titoli mondiali consecutivi dicendo che “nemmeno Asada e Kim Yuna” ne sono state capaci? Non riesco a immaginare un’offesa peggiore alla suprema classe di queste due pattinatrici, in particolare di Kim Yuna che, a prescindere dalle nuove atlete russe capaci di fare i quadrupli per le quali si entra in un discorso nuovo (con la mia sorellina Kamila Valieva in grado di mostrare meraviglie), considero la più brava ed elegante di tutti i tempi. Ritengo tutto ciò estremamente offensivo per la classe di queste formidabili campionesse. E adesso passiamo alla seconda parte delle considerazioni, quella che riguarda l’assenza delle russe e il fatto che, secondo Ambesi, ce ne sarebbe soltanto una in grado di lottare con la Sakamoto per la vittoria. Per esaminare bene la questione preferisco sottoporre prima di tutto un altro commento, di Marika Poli e Massimiliano Ambesi, sempre nelle trasmissioni Eurosport per le Finali del Grand Prix, in modo da avere un quadro completo e definitivo di come venga giudicata la situazione. Poli – “In campo femminile, purtroppo o per fortuna, il fatto di aver alzato l’età minima per accedere alla categoria senior ha fatto sì che molte russe forti non possono accedere alle gare senior”. Ambesi – “Sì, fermo restando che in questo momento russe veramente competitive in ambito senior ce n’è una di sicuro e un’altra da valutare. Lì ci fermiamo visto che tante protagoniste del passato sono ferme per infortunio, qualcuna ha deciso di smettere. E’ chiaro che la situazione è difficile per i pattinatori russi visto che al momento non c’è uno sbocco internazionale. Il pattinaggio è fatto anche di grandi sacrifici, riguardano l’allenamento, l’alimentazione, tante cose e nel momento in cui non hai la motivazione per alzare l’asticella ti puoi anche fermare, vedi Trusova per esempio, che è il caso più eclatante. Anche Eliza Tuktamysheva ha deciso di prendersi un anno sabbatico, però inizia ad avere un’età per cui è difficile tornare a competere ad alto livello. La campionessa olimpica Anna Shscherbakova è impegnata in gare e spettacoli ma con una preparazione assolutamente diversa da quella di chi pratica l’agonismo. Tra l’altro, ci sono stati problemi fisici per lei durante l’estate, per cui ha recuperato ma è indirizzata verso un altro versante”. Piccola parentesi per Marika Poli: cosa vuol dire con “purtroppo o per fortuna”? Il fatto che molte russe non possono accedere alla categoria senior perché sono cambiate le regole relative all’età può essere considerato una “fortuna”? E’ un lapsus freudiano quello che fa dire, praticamente, che è più facile vincere senza le russe? E il “purtroppo” dovremmo considerarlo anch’esso come un lapsus freudiano perché ci si rende conto che lo spettacolo e il livello tecnico sprofondano? Troppo Freud forse fa venire a galla la verità! Comunque, andiamo alla sostanza. Ambesi, nei due interventi che ho riportato, fa notare che l’assenza delle russe non inficia il valore delle vittorie della Sakamoto, che c’è una sola russa in grado eventualmente di poterla battere. Sono considerazioni fuorvianti per due motivi: si sostiene che atlete come Shscherbakova e Trusova sono fuori attività, ma non si dice che potrebbero essere in gara se non ci fosse il divieto dell’Isu; si sostiene che c’è una sola russa in grado di battere Sakamoto quando i punteggi delle gare dicono il contrario e anche se, come sostiene Ambesi, le giurie russe danno voti più alti alle loro atlete nelle gare nazionali, non si tiene conto degli elementi effettivamente portati a termine. E allora, cerco di approfondire. Mettiamo da parte Kamila Valieva che è in attesa della decisione del Tas sulla sua squalifica, decisione prevista a fine gennaio, ci torneremo a tempo debito. Ma Shscherbakova e Trusova non si sono allontanate dalle gare, almeno momentaneamente, perché sono stanche o hanno deciso di dedicarsi ad altro, sono state COSTRETTE a farlo perché l’Isu ha deciso così e per loro non ha alcun senso continuare a fare solo gare nazionali dopo aver preso oro e argento all’Olimpiade. Se Sakamoto non le ha come avversarie è perché l’Isu ha deciso così, quindi non si può sostenere che, “se le russe potessero gareggiare”, non ce ne sarebbero abbastanza forti da impensierirla. Se le russe potessero gareggiare, Shscherbakova e Trusova non si sarebbero dedicate ad altro e starebbero adesso in prima fila a dare distacchi da paura nei punteggi alla Sakamoto! E passiamo alle russe che stanno continuando a gareggiare. Ambesi dice che Petrosyan è l’unica in grado di battere Sakamoto, non giudica Muravyeva capace di fare altrettanto. Inoltre, anche se Muravyeva ottiene punteggi più alti della Sakamoto, non potrebbe ottenerne simili dalle giurie internazionali. E allora, partiamo da una constatazione fondamentale. Petrosyan e Muravyeva eseguono programmi con quadrupli (Petrosyan) e tripli Axel (Muravyeva), che hanno determinati valori di base. Se li eseguono bene, anche il grado di esecuzione (Goe) arriva di conseguenza. Lasciando da parte per il momento i Components, vediamo i programmi dei salti delle due russe senior nei Campionati Nazionali e quello della Sakamoto nella Finale del Grand Prix. Eccoli. Adelia Petrosyan (5 giugno 2007), 16 anni: cade sul quadruplo Flip iniziale (meno 5, penalizzazione massima, di Goe), quadruplo Toeloop, combinazione quadruplo Toeloop-doppio Toeloop, triplo Rittberger (questi tre salti con Goe 2 e 3), sequenza triplo Lutz-doppio Axel-doppio Axel, combinazione triplo Flip-triplo Toeloop, triplo Flip (anche questi tre salti con Goe 2 e 3); 94,01 tecnico, 74,46 components, 167,47 libero, 246,53 totale. Sofia Muravyeva (4 agosto 2006), 17 anni: combinazione triplo Axel-doppio Toeloop (Goe 2), triplo Flip, triplo Salchow, triplo Rittberger (tre salti con Goe 3), combinazione triplo Lutz-triplo Toeloop, sequenza triplo Flip-doppio Axel-doppio Axel (per entrambi Goe 2), triplo Lutz (Goe 3); 86,50 tecnico, 74,57 components, 161,07 libero, 239,40 totale. Kaori Sakamoto (9 aprile 2000), 23 anni: doppio Axel (Goe 4), triplo Lutz (Goe 3), triplo Salchow (Goe 3), triplo Flip (Goe da meno 3 a meno 5), combinazione triplo Flip-triplo Toeloop (Goe 3; di valore base leggermente inferiore al triplo Lutz-triplo Toeloop della Muravyeva), combinazione doppio Axel-triplo Toeloop-doppio Toeloop (Goe 2 e 3), triplo Rittberger-doppio Toeloop (Goe 2 e 3); 75,04 tecnico, 73,31 components, 148,35 libero, 225,70 totale. Cominciamo dal grado di esecuzione. Chiunque può osservare, su internet, le prove delle due russe e constatare se il Goe, che non supera mai il 3 e ha molti 2, possa essere considerato corretto o se i giudici “nazionali” abbiano pompato il voto per Petrosyan e Muravyeva. Credo che un osservatore onesto non possa far altro che riconoscere la bontà dei salti delle russe. In ogni caso, una giuria che non va mai oltre il 3 nel Goe non vedo come si possa definire “di parte”. Guardiamo i programmi. Petrosyan: tre quadrupli, cinque tripli, due doppi Axel e un solo doppio “semplice” col Toeloop ma che fa seguito al quadruplo Toeloop nella combinazione. Muravyeva: otto tripli, fra cui un Axel, due doppi Axel e un solo doppio “semplice” col Toeloop ma che fa seguito al triplo Axel. Sakamoto: sette tripli, due doppi Axel, due doppi Toeloop. E allora, davvero si possono comparare questi programmi e dire che, oltre alla Petrosyan nettamente di altro livello, la Muravyeva non è superiore alla Sakamoto? Abbiamo distacchi di almeno 11 punti nel tecnico del programma libero, cui si deve aggiungere il distacco nel Corto, come si può ipotizzare una vittoria di Sakamoto contro queste due russe? Vogliamo dire che le giurie nazionali hanno alzato il punteggio dei Components per le russe? Bene, mettiamo che sia così. Affinché Sakamoto riesca a batterle bisognerebbe che il punteggio dei Components di Petrosyan e Muravyeva nel programma libero scendesse di almeno 12 punti! Vale a dire che dovrebbero prendere non più di 62! Insomma, al livello di una Hendrickx o di una Pinzarrone, con tutto il rispetto. Stiamo scherzando? La realtà vera, e non quella virtuale immaginata da Ambesi, è che le russe staccherebbero Sakamoto in maniera netta, che ci siano giurie nazionali o internazionali. Inoltre, pur con tutti i problemi che ha avuto, se Valieva potesse gareggiare, anche con un solo quadruplo lascerebbe Sakamoto ad almeno 20 punti dietro. Infine, ripeto, senza l’imposizione dell’Isu di vietare le gare alla Russia e alla Bielorussia, campionesse come Shscherbakova e Trusova non si sarebbero prese una pausa (oltre alla Tuktamysheva che potrebbe aver deciso di smettere del tutto) ma avrebbero lasciato Sakamoto ad almeno 30 punti di distanza. E’ mai possibile che si cerchi ancora di spacciare per veri campioni e campionesse atleti che con la presenza dei russi e delle russe guarderebbero il podio col binocolo? Ma poi, per concludere, troviamo l’ennesima contraddizione, ancora di Ambesi che, in presentazione degli Europei di Kaunas, ha un sussulto e dice una cosa assolutamente vera e giusta a proposito dell’individuale femminile. Ecco, testuale, il suo intervento in telecronaca su Eurosport: “Il livello della gara femminile, lo possiamo dire senza offendere nessuno, è il più basso nella storia degli Europei, quantomeno da quando sono vivo io o da quando riesco a seguire gli Europei, siamo arrivati a una quarantina di anni, io non ho mai visto una gara di livello così basso”. Serve aggiungere altro?
  15. Cattivissimo Astor! Così mi fai male e fai male a tutti quelli che amano il pattinaggio artistico su ghiaccio. E sì, perché se ci sbatti in faccia pure la bellissima fuoriclasse Elena Ilinykh, beh, dillo subito che ci vuoi far morire e la chiudiamo qua! Anche questo ricordo, purtroppo, fa parte degli innumerevoli misfatti della storia della Danza, ma vado con ordine. Il riferimento di Astor ai giudici da includere fra i destinatari del mio invito ad andare di corpo è giustissimo. Vorrei solo precisare che non li avevo dimenticati, avevo intenzione dedicare a loro un pensiero speciale e di classificarli in una categoria particolare, che considero la più colpevole di tutte nel degrado della Danza, perché loro avrebbero il potere di mantenerla ai più alti livelli tecnici e spettacolari, ma hanno sempre avuto un comportamento “mafioso” che si esprime in due modi, e qui cerco di spiegare bene. Nella Danza non è mai successo che una coppia irrompesse sulla scena e facesse saltare il banco. Le giurie di ogni tempo, davanti a una coppia che portava sul ghiaccio qualcosa di nuovo e dimostrava di essere più brava di tutti, “frenava” e imponeva un percorso lento e frustrante: si parte dal basso, voti “controllati” in modo da non disturbare le coppie già conosciute e obbligo di piazzamento medio. Poco alla volta, i voti si alzavano, ma il passaggio decisivo avveniva soltanto quando le coppie vincitrici fino a quel momento decidevano di ritirarsi, così “si scalavano” automaticamente posizioni. E’ avvenuto per tutti e l’esempio più clamoroso del passato è quello dei fratelli Isabelle e Paul Duchesnay, che portarono la Danza in una dimensione futura e furono massacrati alla loro prima apparizione, per poi arrivare lentamente al titolo mondiale, ecco la loro sequenza nei 6 mondiali disputati: dodicesimi, noni, sesti, terzi, secondi e finalmente primi nel 1991. Ma questo percorso è stato lo stesso anche per tante altre coppie, anche di differente valore, dovevano comunque seguire la trafila, mai un salto di qualità. In tutti gli sport, che ci siano o no i giudici, si è sempre verificata almeno una volta la sorpresa di un atleta o una squadra che abbiano sconvolto i pronostici e le classifiche, nella Danza su ghiaccio no. E questo sistema è stato adoperato anche nella classifica “parziale” per nazione. Se c’è la coppia di una nazione che sta ai primi posti e arriva una seconda coppia della stessa nazione che dimostra di essere più brava della prima, beh, non c’è possibilità che la scavalchi. I giudici danno i voti più alti alla prima e penalizzano la seconda. E’ sistematico. Solo quando la prima coppia si ritira, la seconda ha il via libera e, magicamente, i voti diventano più alti. Non siamo nemmeno all’ufficio del catasto, ma peggio, c’è la volontà precisa di imporre una volontà superiore, una “disciplina” specifica della Danza. Se i giudici lo fanno perché c’è un indirizzo politico superiore, che risale forzatamente alla Federazione mondiale, o perché sono loro stessi ad averlo creato, il risultato non cambia: devi aspettare il tuo turno! E non c’è nemmeno la possibilità di avere due coppie della stessa nazione una dietro l’altra, è così “scientifico” il comportamento dei giudici che la seconda coppia della stessa nazione viene giudicata con voti così bassi da relegarla ad almeno 2-3 posizioni dietro la prima, in modo che ci sia una varietà di bandiere nei primi posti e che ci sia una apposita alternanza man mano che si va più giù in classifica. L’altro modo “mafioso” è quello di portare avanti un particolare modello di Danza, ed è il caso specifico di Pippadakis-Cazzeron, ma questa volontà è ancora più grave perché non può essere una iniziativa dei giudici, ma deve arrivare obbligatoriamente dall’alto ed è legata alla forza politica di una nazione o alla volontà di danneggiare un’altra nazione. Perché non è possibile che giganti della tecnica e dello spettacolo come Tessa Virtue e Scott Moir debbano rischiare di perdere l’oro olimpico nel 2018 a danno di Papadakis-Cizeron (ci metto i veri nomi per avere il riferimento esatto a quel mancato scandalo) e che i pochi punti di differenza finale siano dovuti a una penalizzazione della Papadakis per la perdita di un pezzo del costume (come previsto dal regolamento), siamo alla totale follia. E non è possibile che le difficoltà tecniche di una coppia come Hubbell-Donohue siano ignorate dalle giurie a vantaggio della nullità tecnica di Pippadakis-Cazzeron, ma davvero stiamo a questo punto e lo dobbiamo considerare normale? In proposito, vorrei far notare la qualità di Madison Hubbell che, con un fisico più pesante delle altre pattinatrici, riesce a fare sollevamenti di difficoltà estrema con posizioni impossibili, tanto da considerarla da parte mia, su questo particolare aspetto, superiore addirittura a Tessa Virtue che in materia di sollevamenti è la più brava di tutta la storia della Danza. E Hubbell-Donohue sono fra i pattinatori più penalizzati di ogni tempo dalle giurie. Quindi, i giudici meritano un posto d’onore in prima fila nella schiera di quelli che meritano di essere mandati a cacare. E spero di aver soddisfatto Astor su questo punto. Ma chiudo con un riferimento più nobile, alla bellezza di questo sport e, nel caso particolare, della Ilinikh. Faccio presente che lei avrebbe meritato almeno un titolo mondiale e che le è stato tolto, almeno stavolta, non dalle giurie, ma da quel buffone di Katsalapov. Lui, abituato a comportarsi da sborrone e a considerarsi il più forte e il più bello, ha sempre sofferto il fatto che Ilinikh fosse più brava, avesse più classe e attirasse l’attenzione degli spettatori da tutti i punti di vista. E nel 2014, ai Mondiali di Saitama, fu lui a rovinare tutto con un errore gravissimo nel programma Corto. Il miglior programma Libero, poi, non bastò per andare sul podio, quarto posto, ma con quei punti mancati per quell’errore da principiante avrebbero vinto per distacco il titolo iridato. E, ancora più paradossale, ma perfettamente logico, è stato lui a voler rompere la coppia, per scegliersi una partner meno brava che non gli facesse ombra, la Sinitsina appunto, avendolo annunciato addirittura prima dei Mondiali di Saitama. Quindi, lui fa l’annuncio e poi è proprio lui a sbagliare buttando al vento l’oro. Insomma, gloria imperitura a Elena Ilinikh, che ricordo con un episodio finale da emozioni “grandi rischi”. Nel Gala dei Mondiali 2015, nei quali ha gareggiato in coppia con Ruslan Zhiganshin, partecipa all’esibizione di Ge Misha, funambolico e divertente pattinatore russo in gara per l’Uzbekistan. Ge Misha, a un certo punto, si sdraia di schiena sul ghiaccio, Ilinikh si avvicina dalla parte dei piedi, allarga le gambe e gli passa sopra agitando la gonna, per poi superarlo dopo essergli passata sopra la testa. Ero lì e ricordo ancora gli spettatori cinesi con il loro “ooooooohhhhh!” fra lo stupore e il divertimento. Per fortuna, nessun infarto, a cominciare da Ge Misha! Perciò, quando parliamo di bellezza e personalità, sappiamo cosa abbiamo perso con l’addio di Ilinikh.
  16. Interrompo per un solo attimo la sequenza dei miei interventi sull’obbrobrio del Grand Prix 2023 per un paio di considerazioni sul commento di Astor a proposito della Danza. Comincio dal filmato degli statunitensi Meryl Davis e Charlie White, che non sono i miei preferiti nella storia di questa specialità (Maya Usova nel mio cuore in coppia con Alexander Zhulin; Tessa Virtue e Scott Moir i migliori di sempre senza paragoni e con i più difficili elementi tecnici e sollevamenti mai visti), ma sono di caratura tecnica e spettacolare ai più alti livelli. In questo programma Libero dei Mondiali 2012 mi piace far notare due cose. Al minuto 2’45” c’è un sollevamento, con clamorosa “spaccata” di Meryl in aria, che se lo facesse Gabriella Papadakis la dovrebbero raccogliere col cucchiaino dal ghiaccio. Al minuto, poi, 3’07” c’è un’entrata a velocità supersonica e con saltello iniziale nei Twizzles, eseguiti senza rallentare un attimo e restando vicinissimi. Diciamo, per esemplificare il confronto, che è come mettere uno accanto all’altro Maradona che palleggia con una arancia e Zaza che sbaglia il rigore contro la Germania all’Europeo 2016, così possiamo avere un’idea di quali differenti gesti sportivi esistano in questo nostro mondo. Dopodiché, se uno preferisce Zaza e dice che un rigore come quello (rincorsa lentissima e senza fine a passetti saltellanti, pallone che finisce alto, record mondiale di sbeffeggiamenti sui social) è la perfezione assoluta, beh, non ci resta che inchinarci davanti a cotanto coraggio! E secondo me, oltre al degrado che la coppia Pippadakis-Cazzeron ha portato nella Danza, c’è un’ulteriore considerazione sul fatto di come si possa far abbassare appositamente il livello tecnico di una coppia per adeguarsi alle carenze di uno dei due componenti. Io penso, infatti, che lui non sia scarso, anzi credo che sia molto bravo, ma ha dovuto limitarsi perché lei non sarebbe mai stata in grado di seguirlo. Il problema è che, a furia di mettere da parte le proprie qualità, si arriva al punto che queste vengano perdute definitivamente, ed è quello che sono convinto sia successo a Cizeron (torno per un momento al nome vero in omaggio alle sue qualità che una volta pur esistevano). Ormai, non ricorda più nemmeno lui come andare più veloce, come fare sollevamenti “veri” e non le ridicole pose da “portantino” di una pattinatrice che quando è in aria sta ferma come un pezzo di legno ghiacciato (ovviamente) perché non è tecnicamente in grado di fare evoluzioni. E infine, la lentezza esasperante, sempre più lenti, sempre più lenti, sempre più lenti. E gli “intellettuali” del pattinaggio che si eccitano e sbrodolano davanti a tutto questo. Ma mandarli a cacare, no?
  17. La regressione tecnica del pattinaggio di figura di… m. non sembra avere limiti e, proseguendo nell’analisi dei miei precedenti interventi, propongo quello che è andato in onda su Eurosport durante il Libero Donne delle Finali del Grand Prix, a Pechino. Massimiliano Ambesi e la commentatrice tecnica Marika Poli affrontano la questione sollevata da Eugenia Medvedeva, che sostiene che il livello tecnico delle Donne è tornato indietro di 10 anni. Ambesi – “C’è chi ieri ha polemizzato riguardo al livello della gara ritenendo che si sia tornati indietro di 10 anni dal punto di vista tecnico. Tu che opinione hai?” Poli – “Beh, a polemizzare era Eugenia Medvedeva”. Ambesi – “Non solo, lei è il nome più altisonante, ma molti si sono espressi in tal senso”. Poli – “Diciamo che si può vedere la cosa in due modi. Sicuramente a livello tecnico si è visto molto, molto di più in gara nelle stagioni in cui le russe erano presenti. Oggi, Rion Sumiyoshi proverà a mostrare qualcosa degli elementi che vedevamo con le atlete russe, è anche vero che comunque c’è qualità nelle componenti del programma. I programmi di Kaori Sakamoto sono veramente di alta qualità perché c’è un ottimo pattinaggio, un’ottima scorrevolezza, c’è qualità sugli elementi e quindi, ecco, magari nel suo caso c’è un po’ di difficoltà nell’eseguire dei fili superpuliti nella partenza del Lutz, però, dai, diciamo che non si vedranno quest’anno e speriamo poi di poterli rivedere nei prossimi perché comunque io apprezzo molto anche questi elementi, tripli Axel, salti quadrupli nel settore femminile perché hanno portato comunque a un innalzamento del livello comunque complessivo perché da quel punto in poi tutte le atlete sono arrivate, di alto livello, a eseguire una combinazione di due salti tripli che ai tempi, 10 anni fa, forse non tutte eseguivano, quindi il livello si è alzato anche per chi stava sotto alle atlete che eseguivano i salti quadrupli. Poi non lo so la direzione che il pattinaggio prenderà nei prossimi anni”. Ambesi – “Mah, sai, il cambio regolamentare ha portato un appiattimento dal punto di vista tecnico. In ambito junior, soprattutto in Russia, si vedono evoluzioni che in questo momento sono precluse alle pattinatrici più adulte, anche per un discorso legato al fisico, alla crescita. Secondo me non si è ancora trovata la giusta direzione e se è corretto o meno non sta a me dirlo ammettere alle gare senior atlete che hanno già compiuto 17 anni prima dell’1 luglio bisogna intervenire anche nella categoria junior”. Poli – “Assolutamente. Non solo, anche in quelle precedenti alla categoria junior. Va tutto ricalibrato”. Quello che appare più evidente nel discorso della Poli è la riluttanza a dire ufficialmente che davvero il livello tecnico è tornato indietro di 10 anni, anche se, tra una frase e l’altra, riconosce onestamente che è proprio così. Anzi, mette in luce qualcosa di più, perché non si ferma ai quadrupli e ai tripli Axel, ma dice che quei salti più difficili hanno “trascinato” tutte le atlete a fare di più e pone l’esempio delle combinazioni triplo-triplo che non tutte eseguivano dieci anni fa. Certo, questo le fa gioco per dire che c’è stato un miglioramento in questi anni, ma il concetto di base rimane: i salti quadrupli e i tripli Axel hanno segnato una evoluzione che poi si è trasmessa anche alle altre parti tecniche del programma. Infine, dice apertamente che questi salti difficili le piacciono e si augura di rivederli nei prossimi anni. Considerate le tante volte in cui ha espresso opinioni troppo in linea con le versioni ufficiali dell’Isu, le va riconosciuto che ha fatto considerazioni molto più dalla parte dello spirito sportivo che tende sempre a migliorarsi e dalla parte del pubblico. Perché è vero che la parte artistica non può essere ridotta a semplice accompagnamento dei salti e deve quindi avere una rilevanza sostanziale, ma è anche vero che le difficoltà tecniche sono una parte fondamentale di qualsiasi sport e in particolare di discipline come il pattinaggio artistico, se non ci sono ne va di mezzo non solo il livello tecnico, ma anche quello spettacolare. Ambesi poi mette in rilievo l’aspetto legato all’evoluzione fisica delle ragazze, che è pure un discorso giusto, ma ha un limite evidente: ci sono russe che anche nella nuova categoria senior fanno i quadrupli. Possono anche farne di meno di quanti ne riuscivano a completare quando erano più piccole e avevano un fisico più leggero, ma li fanno. E’ il momento di superare anche questo modo di pensare. Per concludere, sempre a proposito di livello tecnico, restiamo su Eurosport e alle parole di Ambesi in occasione del programma libero nella gara delle Coppie alle Finali di Pechino. Le indicazioni che dà sono nude e crude. Prima fa un riferimento generale: “Chiaramente questa è la specialità che risente maggiormente dell’assenza delle coppie russe, probabilmente più del settore femminile in questo momento particolare. Forse in altre fasi storiche le cose sarebbero andate diversamente. Ciò non toglie che chi gareggia qui si sia conquistato sul campo la qualificazione e rappresenti l’attuale ranking internazionale della specialità”. E poi il colpo più duro a proposito del punteggio tecnico nel Libero: “Poi va da sé che se prendi Mishina-Galliamov e li porti qui fanno un altro sport perché traguardano gli 80 punti e se non li fanno è una delusione, mentre qui chi va oltre i 70 ha vinto il superenalotto. Questo per far capire qual è la situazione della disciplina”. Mi ha tolto le parole di bocca: chi va oltre i 70 ha vinto il superenalotto!!! E il degrado dell’attuale pattinaggio artistico è tutto lì: almeno 10 punti di distacco nel solo programma tecnico del Libero, cui si aggiungono quelli nel programma tecnico del Corto e quelli dei Components in Corto e Libero. Ecco qual è la vera situazione del pattinaggio artistico, la distruzione totale.
  18. E sulla scia del finale del mio precedente intervento, riparto del “ritorno al medioevo” del pattinaggio di figura di… m! Eugenia Medvedeva, che rimpiangeremo per sempre sulla pista e continueremo ad adorare fuori della pista, aveva detto che dal punto di vista tecnico, nelle Donne, si era tornati indietro di 10 anni. Ho fatto notare che non sono d’accordo con lei, non perché non abbia ragione nella sostanza, ma perché, secondo me, si è tornati indietro di 20 anni! E allora proseguiamo su questo discorso. Alle Finali dello squallido Grand Prix 2023, a Pechino, non è visto nemmeno un quadruplo nella gara delle Donne, NEMMENO UNO! Ne era stato annunciato uno della giovane Rion Sumiyoshi, ma la pur brava giapponese non ce l’ha fatta. Beh, magari c’era la possibilità di accontentarsi con i tripli Axel. Macché! SOLTANTO UNO! Ci ha provato l’altra giapponese Hana Yoshida, che a me piace molto, l’ha chiuso ma con la penalizzazione per l’atterraggio “sul quarto” (grado di esecuzione -0,57). Quindi, nella gara in cui sono presenti “le più forti pattinatrici del mondo” (copyright i mezzi di informazione prostrati all’Isu), c’è un solo triplo Axel, nemmeno pulito, e niente altro. E siamo tornati sì a 20 anni fa! IL DELITTO PERFETTO Lo sberleffo a questa rappresentazione di un pattinaggio in sfacelo arriva, paradossalmente, proprio dalle Finali del Grand Prix, ma junior. La giapponese Mao Shimada nel programma libero mette in mostra esattamente quello che è mancato nella gara senior: un quadruplo Toeloop e un triplo Axel! Ora, mettiamoci tutto quello che vogliano, che le junior fisicamente sono avvantaggiate rispetto alle senior e tutto il resto, ma il punto è che le russe in età senior, anche con la “nuova età senior”, fanno i quadrupli. E il livello tecnico e spettacolare della gara femminile (e, in proporzione, peggio ancora quello delle Coppie) è precipitato e gli addetti ai lavori, dai dirigenti Isu fino ai mezzi di informazione, non sanno più cosa inventarsi per nascondere questo obbrobrio all’opinione pubblica, fra l’altro senza nemmeno riuscirci, visto che il numero di spettatori è in enorme calo. Insomma, il delitto perfetto: come distruggere uno sport soltanto perché una nazione ti sta sui cabasisi (come avrebbe detto il grande maestro Andrea Camilleri). I DANNI COLLATERALI In tutto questo gran pasticcio, ogni tanto c’è un richiamo alla realtà. Su Eurosport, Massimiliano Ambesi, che pure può essere criticato per alcuni suoi commenti, si ricorda che c’è un pubblico da tenere in considerazione. In apertura di telecronaca torna sul fatto che non ci siano atleti russi e dice: “E’ importante ricordare l’assenza della Russia, che quindi garantisce più posti a disposizione nelle gare del Grand Prix per le altre nazioni e la possibilità di salire sul podio e avvicinarlo con maggiore facilità rispetto alle abitudini del passato. Questo è un discorso che vale per tutte le discipline invernali in questo momento e in sede di analisi bisogna comunque tenerne conto, per rispetto del pubblico e dei valori in campo”. Quindi, a lato dello spettacolo che diventa misero, si scoperchia un’altra pentola del diavolo, quella della reazione a catena che l’assenza dei russi comporta, con vantaggi enormi per chi è meno bravo e falsificazione della realtà tecnica. Qualificazioni facilitate, punteggi accumulati senza particolare merito, classifiche falsate e via di questo passo. Poi, magari, c’è qualcuno che apprezza il fatto che manchino i quadrupli, beato lui, ma non si può contrabbandare questo con un miglioramento della situazione. LA PERSONALITA’ FANTASMA Ed è il caso del commentatore tecnico della Rai, Fabrizio Pedrazzini, che in occasione del Corto Donne fa un’esaltazione della presunta mancanza di personalità delle russe e, quindi, del fatto che non bisogna rimpiangere la mancanza dei quadrupli. Ecco il testo completo: “L’Isu ha fatto tantissimo per dare meno potere a quello che era l’aspetto della parte tecnica perché spesso si vedevano solo quadrupli, quadrupli, quadrupli e il pattinaggio su ghiaccio stava perdendo invece quella che era la sua bellezza, la parte anche artistica, la parte della classe. Mancavano tantissimo, l’abbiamo riflettuto più volte durante questa stagione, mancavano i personaggi, grandissimi atleti ma mancavano le personalità, i vip, i vip, i nostri grandissimi campioni, e allora l’Isu ha cercato proprio di dare una spinta ai choreo elements, ai components, c’è stato un lavoro di rivisitare questi aspetti. Adesso che tutti si sono un po’ riallineati su questi aspetti, per cui stanno crescendo con lo charme, vediamo adesso la Sakamoto, la Levito. Qua stiamo già parlando di ragazze che hanno una forte personalità, sono estremamente riconoscibili e tecnicamente sono estremamente forti, come anche Hendrickx. Adesso finalmente vediamo i personaggi. Il problema è che con la Russia, soprattutto per quel che riguarda il figure skating, quindi il singolo e le coppie, le coppie forse un pochino di meno, avevano creato queste armate di atleti saltanti ma a cui mancava l’anima”. Confesso che mi è difficile commentare questo elenco di luoghi comuni che, per di più, non corrispondono alla realtà. Si prende una pattinatrice come esempio, la Trusova, per dire che tutte le russe sono “atlete saltanti” ma “senza anima”. E poi, che noia questi “quadrupli, quadrupli, quadrupli” (l’ha detto proprio così, non è un refuso, l’ha detto tre volte, ci mancava la quarta e avrebbe fatto l’enplein: quattro volte quadrupli!). Pedrazzini non vede “la parte della classe” nelle russe, non sono “riconoscibili”, non hanno una “forte personalità”. Ma davvero? Non sono riconoscibili campionesse come Tuktamysheva, Valieva, Shcherbakova, Kostornaja, ognuna col suo stile differente da quello di tutte le altre, non solo russe? Davvero? E sono invece riconoscibili Sakamoto, Levito, Hendrickx, che non sono in grado nemmeno di eseguire un triplo Axel e la Hendrickx che ha problemi anche col triplo Rittberger? Ma stiamo scherzando? Ma questo non è un affronto solo alle russe che ho citato, ma all’intera storia del pattinaggio artistico su ghiaccio, perché, parliamoci chiaro, pur con tutto il rispetto per atlete che pure mi piacciono, come Sakamoto e Levito (non la Hendrickx, rispettabilissima ma con limiti fin troppo evidenti), queste pattinatrici non potrebbero entrare nemmeno fra le prime cento di ogni tempo. Ma c’è l’Isu che vede e provvede, secondo Pedrazzini, l’Isu che “ha fatto tantissimo per dare meno potere a quello che era l’aspetto della parte tecnica”. Beh, l’unica cosa che l’Isu ha fatto è stata l’esclusione della Russia dalle gare, perché, pur con gli interventi che secondo Pedrazzini hanno dato meno potere alla parte tecnica, chi faceva i quadrupli, le russe appunto, ha sempre surclassato nei punteggi tutte le avversarie. Ripeto, ma davvero di cosa stiamo parlando? Il discorso è ancora lungo e c’è da esaminare una conversazione, su Eurosport, fra Massimiliano Ambesi e Marika Poli, ma lo vedremo nel mio prossimo intervento. Per il momento mi limito a dire che, notizia dell’ultima ora, la pubblicità a sostegno delle api, messe in pericolo da pesticidi e altro, col rischio di una minore produzione di miele, è stata sospesa e sostituita dalle telecronache Rai di pattinaggio artistico su ghiaccio!
  19. Comincio ad autoflagellarmi per essere rimasto lontano da questo forum per troppo tempo, dopo che avevo promesso molti interventi nel mio ultimo messaggio, e dovevano essere davvero tanti visto quello che sta accadendo nel pattinaggio di figura di… m.! (Messaggio per Astor: non essere invidioso per non averla inventata tu questa definizione, in fin dei conti l’ispirazione mi è venuta leggendo i tuoi interventi, quindi sei coautore ad honorem). Ma adesso riesco a essere più libero e, soprattutto, più determinato che mai, considerando lo spettacolo miserabile delle Finali del Grand Prix e i tanti avvenimenti che si sono accumulati nel frattempo. Ho tanto di quel materiale da assicurare una mitragliata di informazioni e considerazioni. Prima di cominciare, ricordo soltanto che a gennaio (si diceva entro la prima decade, poi pare si slitti a fine mese) ci sarà la decisione del Tas sul caso doping della Valieva. Ci tornerò, non senza aver considerato che le ipotesi di complotto fatte da Astor non sono così campate in aria come quelle di Red Ronnie-Crozza, in particolare nella “stranissima stranezza” che nessuna bambina terribile russa era mai stata trovata dopata prima di quell’episodio, comunque discusso e discutibile. Comunque, qualsiasi cosa decida il Tas, il problema concreto è che TUTTE LE RUSSE (e tutti i russi) sono “squalificate”. Così, anche se la squalifica le sarà tolta, Valieva non potrà gareggiare. LA SQUALIFICA COL TEMPISMO A maggior ragione, e la chiudo qui per il momento, la squalifica appare ancora più strana, sembra che fosse stata decisa prima della guerra tra Russia e Ucraina, quindi nel momento in cui non ci si aspettava un blocco totale degli atleti russi, avvenuto dopo l’Olimpiade di Pechino, altrimenti sarebbe bastato aspettare e Valieva sarebbe rimasta fuori, ma il doping era la prima “arma” a disposizione e l’unica disponibile quando l’embargo alla Russia non era ancora previsto. Vabbé, mi fermo, ma mi sa che Astor su questo punto si scatenerà ancora di più. I RUSSI IN INCOGNITO Cercherò di andare avanti con un argomento specifico alla volta. Parto con quello che riguarda il calo impressionante di pubblico nelle tappe del Grand Prix e anche nelle Finali di Pechino, ma l’introduzione è ancora legata a un concetto espresso da Astor: la volontà di ignorare, da parte dei mezzi di informazione, quello che sta succedendo. Così, quando ci sono atleti russi in gara con la bandiera di altre nazioni (ricordiamo che ce n’erano ben 24 ai Mondiali di Saitama 2023!!!), i telecronisti usano formule paradossali per parlare di loro. Su Eurosport, nelle trasmissioni sulle Finali del Grand Prix di Pechino, Massimiliano Ambesi descrive così Nikita Volodin (vincitore della gara di Coppie, gareggiando per la Germania con Minerva Fabienne Hase): “Lui è un pattinatore di scuola russa, nato e cresciuto agonisticamente a San Pietroburgo”. E ancora Ambesi su Maria Pavlova (nata a Mosca) e Alexei Sviatchenko (nato a San Pietroburgo), quarti nelle Coppie sotto bandiera ungherese: “I due ragazzi di scuola russa… Sono due pattinatori russi prestati in qualche modo all’Ungheria”. La formula, quando viene ricordata la vera nazionalità dei pattinatori in questione, è quella della “scuola russa”. No, grazie. SONO RUSSI!!! Ma poi Ambesi ha un sussulto e dice che “sono russi” e che sono stati “prestati in qualche modo all’Ungheria”. Quasi “voce dal sen fuggita”. A onore di Ambesi, va detto che lui almeno l’aggettivo “russo” lo adopera ancora. Sulla Rai non se ne trova traccia. SPETTATORI ADDIO E arriviamo al primo argomento che mi preme mettere in evidenza: gli spettatori nelle gare del Grand Prix. Comincio con il testo della presentazione, sulla Rai, della tappa francese di Angers, telecronista Arianna Secondini, commentatore tecnico Ondrej Hotarek. Secondini: “Abbiamo visto file di persone che aspettavano di entrare”. Hotarek: “Ci aspettiamo tanti spettatori. Una bella atmosfera con tanto pubblico”. Ora, ascoltando quello che dice la Secondini, con quelle “file di persone che aspettavano di entrare”, uno si immagina di trovare il palazzetto pieno. Poi, guarda bene le immagini e vede tribune quasi vuote, meno della metà dei posti è occupata dagli spettatori nella prima giornata di gare. Nella seconda, per i programmi liberi, ce n’è qualcuno in più, ma i vuoti sono notevoli. E allora, che senso può mai avere la descrizione “meravigliosa” di una realtà “miserrima”? Ma non pensano che i telespettatori vedranno quelle immagini e si chiederanno: “ma dove cavolo stavano tutte le persone che aspettavano di entrare?” La realtà viene a galla inesorabilmente e mette in primo piano la catastrofe che la volontà di annientare la Russia sta provocando non alla Russia ma all’intero sport. Su Eurosport, invece, almeno su questo aspetto, c’è un lodevole intervento di Ambesi, in occasione delle Finali a Pechino. E’ un commento amaro che rispecchia la visione che i telespettatori possono avere del National Indoor Stadium, dove si stanno svolgendo le gare. Dice Ambesi: “A margine va rilevato che a Pechino si sta svolgendo anche la terza tappa della Coppa del mondo di short-track, nel Capital indoor stadium, e lì c’è il tutto esaurito. Bisognerebbe riflettere sulla situazione. Chiaramente, adesso con le gare di un certo rilievo l’impianto si riempirà, però c’è un problema perché ci si aspettava ben altra affluenza”. Ambesi fa riferimento all’impianto che si riempirà con le gare di un certo rilievo perché le Finali senior si sono disputate in 3 giorni anziché 2, come nelle tappe di qualificazione, quindi si aspetta che magari nell’ultima giornata ci saranno più spettatori. Tesi legittima, ma purtroppo smentita nella realtà, perché, sì, c’erano più spettatori nella terza giornata, ma i vuoti nel National Indoor Stadium sono rimasti notevoli. I DANNI COLLATERALI Abbiamo così avuto una visione reale dei danni che la decisione dell’Isu di escludere la Russia sta portando a questo sport e all’intero movimento. Ma davvero pensano che gli spettatori siano imbecilli non in grado di capire che almeno due gare (Donne e Coppie) hanno un livello tecnico e spettacolare così modesto che non vale la pena spendere i soldi del biglietto? Davvero pensano i soloni dell’Isu di poter prendere in giro il mondo intero? Chiudo con un anticipo di qualcosa che esaminerò nei prossimi interventi. Su Eurosport, durante le Finali, è stato ricordato che Eugenia Medvedeva (la splendidissima Medvedeva, mi permetto di aggiungere) aveva detto che nelle Donne il pattinaggio artistico su ghiaccio era tornato indietro di 10 anni dal punto di vista tecnico. Ebbene, udite udite, mi tocca dire che non sono d’accordo con Medvedeva, nonostante la mia assoluta adorazione nei suoi confronti come atleta, come donna di intelligenza superiore e come donna bellissima (ci ho messo prima l’intelligenza, giusto per evitare equivoci). Mi dispiace. No, non siamo tornati indietro di 10 anni. SIAMO TORNATI INDIETRO DI VENTI ANNI, maledizione!!!
  20. Dove eravamo rimasti? Dove siamo? Dove stiamo andando? La risposta è solo una: sempre allo stesso punto, sempre sulla stessa ripida discesa verso la distruzione di uno sport bellissimo. E, come capita ogni volta che c’è bisogno di leccare il culo di un nuovo padrone (o di quello vecchio, la cosa non cambia), ecco la schiera di eroici combattenti pronti a sacrificarsi sull’altare del ridicolo. La nuova stagione del pattinaggio artistico su ghiaccio (il cui nome è stato giustamente cambiato in “pattinaggio di figura… di m…”) si è aperta con le solite brutte notizie, con i soliti scandalosi racconti di gare “eccezionali e bellissime” e con la prospettiva di un’altra serie di nefandezze dell’Isu. ADDIO TUKTAMYSHEVA Mentre la mia amata sorellina Kamila cerca faticosamente di sopravvivere alla marea di fango che gli sciacalli le buttano addosso, vediamo che una grande protagonista come Elizaveta Tuktamysheva annuncia il ritiro. Senza la prospettiva di un ritorno immediato alle gare internazionali, la bella Eliza non ha avuto altra soluzione che abbandonare. E questo è un altro delitto compiuto dall’Isu e da tutti quelli che fiancheggiano la Federazione internazionale, proprio gli stessi che adesso, come ha giustamente messo in evidenza Astor, si mettono a piangere per questo addio, facendo finta di essere dispiaciuti: miserabili! Per ricordarla degnamente le parole non saranno mai sufficienti, perciò non mi resta che affidare la sua celebrazione a questi video, due di gara e due di esibizione nel Gala finale, che mettono in risalto la sua bravura, la sua personalità, la sua sfrontatezza e, per una volta il termine non può essere usato a casaccio, la sua sensualità, che esplode prepotentemente nel Corto dei Mondiali 2015 a Shanghai, da lei vinti, sulla musica del Bolero di Ravel e ha la sua immagine più sfolgorante ed eccitante nel bacio che rivolge alla telecamera e quindi a tutto il mondo, nessuna come lei. Ed ecco i video che la immortalano. Il primo è dei Campionati Russi 2010, lei non ancora quattordicenne e capace di impressionare con una prova fantastica, in cui esegue anche una sequenza di due Axel: https://www.youtube.com/watch?v=uTYlE959_KY Poi le due esibizioni nei Gala, in cui sconvolge tutte le regole della “moralità”, incredibilmente sensuale: https://www.youtube.com/watch?v=GVXbwnp0x0o https://www.youtube.com/watch?v=1ZKBL4TzEXo E infine il Bolero, con un triplo Axel iniziale che rimane fra i più belli mai eseguiti e con movimenti che fanno di lei la più ammaliatrice che si sia vista sul ghiaccio: https://www.youtube.com/watch?v=Bl-pPoV3sr8 GRAND PRIX MINORE E adesso passo alle note ancor più dolenti, quella della nuova stagione che si è aperta con Skate America, proseguita con Skate Canada e Francia per arrivare in Cina in questo fine settimana, tappe del Grand Prix. Per il momento, mi soffermo solo su Skate America, soprattutto per far notare come la narrazione continui sullo stile di quella passata, con esaltazione di prove minori, spacciate per fenomenali, e con il silenziatore o quasi sull’assenza degli atleti russi. In successivi interventi mi occuperò delle altre tappe e delle indicazioni che ne vengono fuori. Come preannuncio di commenti più specifici, mi limito a dire che le gare di Coppie e Donne sono sempre più indecenti, salvo le dignitose prestazioni di brave atlete come Hendrickx e Sakamoto, con una particolare attenzione da prestare, secondo me, alla giovane giapponese Yoshida, potenzialmente da primi posti, escluse le russe ovviamente. In più, una Danza che ha punte molto buone e il settore Uomini che presenta un Aymoz ispirato che ripesca il Bolero nel Libero e ne fa una interpretazione straordinaria, secondo uomo ad affrontarlo dopo Plushenko nel Corto del 2001, ma soprattutto su questa prova tornerò nel mio prossimo commento. RUSSIA, CHI ERA COSTEI? Per adesso, come dicevo, resto alle trasmissioni della Rai, della telecronista Maddalena Montecucco e del commentatore tecnico Fabrizio Pedrazzini. Siamo rimasti alla scorsa stagione con “gare eccezionali” e silenzio quasi totale sull’assenza della Russia. Nella presentazione delle gare nemmeno una parola. Per sentire qualcosa bisogna aspettare, nel Corto, un paio di russi che rappresentano altre nazioni. Scendono in pista Vladimir Litvintsev (Azerbaijan) e Montecucco dice che “Si allena a Mosca”. Poi Nika Egadze (Georgia, con allenatrice la russa ufficiale Eteri Tutberidze, perché i tecnici russi, al contrario degli atleti, possono partecipare, altra colossale presa in giro che già avevo fatto notare) e Montecucco avverte: “Anche lui si allena a Mosca”. La Montecucco spiega: “Ricordiamo che gli atleti russi anche quest’anno non gareggiano per la decisione del Cio in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. E Pedrazzini ribatte: “Bene. Partiamo così”. Beh, quel “bene” sa tanto di stonatura. Comunque, se proprio dobbiamo essere precisi, bisognerebbe far notare alla Montecucco che l’esclusione dei russi non è una decisione del Comitato olimpico internazionale (Cio), ma dell’Isu. Il Cio ha solo fatto una raccomandazione, poi ogni Federazione mondiale è rimasta libera di decidere autonomamente. E se è vero che la maggiorparte delle Federazioni internazionali ha deciso per l’esclusione di russi e bielorussi, ce ne sono alcune che permettono loro di partecipare, come quella del Tennis, a riprova che l’Isu è libera di far partecipare la Russia, se non lo fa è perché non vuole farlo, non perché gliel’ha ordinato il Cio, che in effetti si è guardato bene dal “dare ordini”, ma solo “raccomandazioni”, contando sull’alto grado di servitù e pecoronaggine dei dirigenti sportivi di tutto il mondo per assicurarsi che la Russia fosse esclusa. L’IPOCRISIA DEL CIO A proposito del Cio, però, c’è da aggiungere qualcosa di importante. Dopo l’avvio della guerra fra Israele e Hamas, che si risolve comunque in una strage dei palestinesi innocenti, si pone di nuovo il problema di atleti di varie nazioni islamiche pronti a rifiutare di gareggiare con atleti israeliani. Il Cio ha già annunciato che non saranno tollerati questi comportamenti, giustamente. Ma sono le parole usate dal portavoce del Cio a far riflettere. Ecco la parte più significativa: “Il Cio è impegnato nella responsabilità individuale e gli atleti non possono essere ritenuti responsabili per le azioni dei loro governi”. Ma davvero? Quindi gli atleti israeliani non possono essere ritenuti responsabili delle azioni del Governo di Netanyahu. Ma gli atleti russi possono essere ritenuti responsabili delle azioni del Governo di Putin? Vedete a che punto di ipocrisia e falsità siamo arrivati? E il peggio è che nessun giornalista ha fatto presente questa colossale contraddizione al Cio e al suo presidente Bach. Congratulazioni. In ogni caso, il Cio non ha ordinato alle Federazioni mondiali di escludere i russi. Quindi, qualcuno avverta la Montecucco che l’Isu è libera di far partecipare i russi, ma non vuole. Il Cio non c’entra. TELECRONACHE MAGICHE Proseguo con altre perle. Corto Donne Pedrazzini: “Ricordiamo che sono questi fantastici eventi che chiamano da tutto il mondo i migliori pattinatori a scontrarsi. Una gara più entusiasmante dell’altra”. I “migliori pattinatori” del mondo. Ne è proprio sicuro? Non ne dimentica qualcuno? Ma Pedrazzini insiste e si spinge oltre. Su Leona Hendrickx. “Lei è stata la prima e l’unica a dare fastidio a quell’armata di piccole bambine russe di cui abbiamo sempre parlato, che erano state create appositamente per prendere qualsiasi cosa. Invece lei è stata l’unica europea a dare fastidio”. A dare fastidio? Quale film ha mai visto Pedrazzini? Qualcuno lo svegli! E Montecucco, a sorpresa, si fa venire qualche dubbio: “Beh, anche quest’anno le atlete russe non ci sono e quindi chissà se Loena riuscirà ancora a brillare”. Si passa ai Liberi e Pedrazzini insiste: “Abbiamo visto interessantissimi programmi nella danza, programmi corti con donne, maschi, coppie che presentano programmi interessantissimi e una grande qualità sia tecnica che artistica”. Montecucco: “E allora sarà una grande stagione di pattinaggio”. La “grande qualità tecnica e artistica” viene ancora ricercata, senza successo, da chi ha assistito a Skate America: punteggi bassi, cadute in serie anche da parte dei vincitori, soprattutto nelle Coppie, un pianto! Infine Pedrazzini su Hendrickx: “Sta prendendo grandissime soddisfazioni dopo un periodo buio dove era data come candidata a essere la migliore di tutto il circuito”. Con tutto il rispetto della brava Hendrickx, “candidata a essere la migliore del circuito”? Ma stiamo scherzando? Un conto è mettere in secondo piano il fatto che le russe non stanno partecipando, ben peggiore è mostrarsi convinti che non esistano proprio. Si vede che Pedrazzini ha avuto una visione di un futuro in cui la Russia sarà esclusa dalle gare per sempre, per l’eternità. E lì tutto sarà possibile, anche che un’atleta proveniente dai deserti del Sahara, del Gobi, del Mojave e tanti altri, senza aver mai messo i pattini da ghiaccio ai piedi, diventi campionessa mondiale. E magari è quello che spera tanta gente del mondo sempre più degradato del pattinaggio artistico. SANT’EDUARDO, PENSACI TU Posso solo concludere, per il momento, con un personalissimo commento sonoro all’Isu e a quanti sostengano il boicottaggio degli atleti russi, facendomi aiutare da un illustre napoletano, Eduardo De Filippo. Eccolo in tutta la sonante perfezione di una dedica ai distruttori della bellezza sportiva: https://www.youtube.com/watch?v=mCFzQMJvl3c
  21. L’ulteriore barzelletta dell’Isu è forse la più incredibile: atleti russi e bielorussi esclusi dalle competizioni, allenatori russi e bielorussi no! Il paradosso va ad aggiungersi a quello degli atleti russi che gareggiano per altre nazioni, come già messo in evidenza in alcuni articoli i cui link avevo proposto qui in precedenza. Adesso, si aggiunge l’analisi sui tecnici presenti ai Mondiali di Saitama. Prima di arrivare a questo nuovo elenco, ricordo quello degli atleti, sempre di Saitama 2023. Eccolo: MONDIALI SAITAMA 2023 TOTALE RUSSI 24+2+1 UOMINI 5+1+1 In gara: Vladimir Litvintsev (Ukhta), Azerbaijan Georgii Reshtenko (Leningrado), Rep. Ceka Morisi Kvitelashvili (Mosca), Georgia Nikita Starostin (Leningrado), Germania Vladimir Samoilov (Mosca), Polonia Iscritto e poi assente: Aleksandr Vlasenko (Tiumen), Ungheria Riserve: Lev Vinokur (Mosca), Israele DONNE 3 Anastasiia Gubanova (Togliatti), Georgia Anastasia Gracheva (Mosca), Moldavia Ekaterina Kurakova (Mosca), Polonia COPPIE 7 Anastasia Golubeva (Mosca), Australia Pavel Kovalev (Leningrado), Francia Karina Safina (Cheliabinsk), Georgia Luka Berulava (Mosca), Georgia Daria Danilova (Mosca), Olanda Nika Osipova (Leningrado), Olanda Aleksandr Korovin (Pervouralsk), Filippine DANZA 9+1 In gara: Asaf Kazimov (Leningrado), Spagna Evgeniia Lopareva (Mosca), Francia Maria Kazakova (Mosca), Georgia Georgy Reviya (Odintsovo), Georgia Mariia Ignateva (Ekaterinburg), Ungheria (con Danijil Leonyidovics Szemko, di Odessa, Ucraina) Boyisangur Datiev (Kirov), Kazakistan Anastasia Polibina (Mosca), Polonia Pavel Golovishnikov (Belgorod), Polonia Kirill Aksenov (Mosca), Slovacchia Riserve: Nikita Lysak (Klin), Slovacchia Sul sito www.sportsenators.it è poi apparso un nuovo elenco, relativo agli allenatori russi. Lo ripropongo qui di seguito: UOMINI Eteri Tutberidze: Daniel Grassl (Italia); Morisi Kvitelashvili (Georgia); Nika Egadze (Georgia). Viktoria Butsaeva Volchkova: Vladimir Likintsev (Azerbaijan). Aleksei Urmanov: Mikhail Shaidirov (Kazakistan). Vladimir Dvojnikov: Adam Hagara (Slovacchia). DONNE Evgeni Rukavitsin: Anastasia Gubanova (Georgia). COPPIE Dmitri Savin: Pavlova/Sviatchenko (Ungheria); McIntosh/Mimor (Canada); Danilova/Tsiba (Olanda). Evgeni Rukavitsin con Marina Zueva: Gomez/Korovin (Filippine). DANZA Marina Zueva e Ilia Tkachenko: Muramoto/Takahashi (Giappone); Carhart/Kolososkyi (Azerbaijan). Rostilav Sinicyn e Natalia Karamyseva (sposati): Van Rensburg/Steffan (Germania). Irina Zhuk e Alexander Svinin (sposati): Ignateva (Russia)/Szemko (Ucraina) (Ungheria). Eccolo qua, il festival dell’ipocrisia. Atleti esclusi, allenatori no, perché l’importante è che “non si vedano” russi in pista, dimenticando però che anche gli allenatori vengono inquadrati dalla Tv nel momento del “kiss and cry”. Furbi quelli dell’Isu! E nessuno, fra giornalisti, commentatori e personaggi vari del mondo del pattinaggio che lo faccia notare. Tutti zitti, anche di fronte alla più grande contraddizione che deriva dalle scelte scellerate dell’Isu. La vergogna che si aggiunge alla vergogna. Una volta messe in evidenza le contraddizioni della Federazione internazionale ghiaccio in merito alla partecipazione di atleti e allenatori russi e bielorussi, un aspetto importante dei Mondiali di Saitama riguarda l’impatto che hanno avuto sugli spettatori, in particolare quelli televisivi, visto che quelli in presenza, i giapponesi, a prescindere dal livello tecnico, hanno mostrato entusiasmo per le vittorie dei loro atleti. Beh, ancora una volta, la narrazione dei telecronisti italiani, di Eurosport e Rai, ha messo in secondo piano (se non in terzo, quarto e così via) l’assenza degli atleti russi. Un accenno ogni tanto, ma prontamente smorzato dall’esaltazione delle cosiddette “imprese” degli atleti delle altre nazioni, addirittura con riferimenti a record storici che, in assenza della Russia, non hanno alcun senso. Insomma, “va tutto bene madama la Marchesa”, questi Mondiali sono spettacolari, qui si sono visti i migliori del mondo e avanti di questo passo. Qui e là, comunque, veniva fuori il problema nascosto, ma anche l’interpretazione che se ne dava era quella di una “normalizzazione”. La Rai ha praticamente fatto una fredda cronaca, entusiasmandosi (giustamente) per gli italiani, ma sempre tenendo in secondo piano le assenze russe e non inoltrandosi in analisi specifiche della situazione generale. Eurosport, invece, ha provato più volte, con Massimiliano Ambesi e Marika Poli, a interpretare questo momento particolare, facendo però attenzione a giustificarlo e, soprattutto, ad attenuare l’assenza della Russia, in particolare nella prova femminile, quando si è arrivati a dire che solo una russa, Petrosjan, sarebbe stata in grado di battere la vincitrice, la giapponese Sakamoto. Addirittura Ambesi ha definito la pur brava Sakamoto “fra le giapponesi più grandi di sempre”, arrivando addirittura a dire che nemmeno Mao Asada, pur avendo vinto 3 mondiali, non è riuscita a vincerne due consecutivi come ha fatto lei! Diciamo che c’è un limite a tutto, ma qui siamo oltre qualsiasi limite. E allora, per rendere meglio l’idea, ho trascritto alcune parti delle telecronache di Eurosport, così sarà più chiaro il modo in cui questi Mondiali sono stati presentati e rappresentati agli spettatori. Metto in corsivo il testo, seguito in tondo dalle mie considerazioni. Corto Donne Ambesi “I posti vuoti sono tanti in questo momento. Il che deve far pensare. Ecco, è un momento un po’ particolare per il pattinaggio di figura in questa fase storica, quella post Hanyu per intenderci, si fa fatica a riempire palazzi del ghiaccio, ma bisognerà trovare delle soluzioni. C’è chi è deputato a intervenire su questi aspetti e forse il momento è quello propizio per trovare soluzioni. Anche perché si rischia di arrivare a una situazione in cui non ci sarà la volontà delle varie Federazioni di organizzare le gare perché tu non puoi organizzare un evento in perdita. Chiaro, non ci sarà a Saitama l’evento in perdita, ma per altre realtà così è stato e ospitare una tappa del Gran Prix diventa sempre più oneroso”. Quindi, secondo Ambesi, la fase storica è quella del dopo Hanyu e il momento particolare non è meglio specificato, tanto da far sembrare che tutto il problema sia il ritiro di Yuzuru Hanyu. Quindi “si fa fatica a riempire palazzi del ghiaccio” solo perché non c’è Hanyu? Il fatto che in almeno due gare (Donne e Coppie) manchino i dominatori assoluti degli ultimi anni e che in un’altra (Danza) non ci siano gli argenti mondiali e olimpici non ha alcuna rilevanza secondo l’analisi di Ambesi. Non gli viene il dubbio che nelle tappe del Gran Prix (alcune disputate in impianti volutamente ridotti) gli spettatori dimezzati, quando andava bene, erano causati dall’assenza di campioni in grado di vincere 3 gare su 4, noooooooo! Il problema è che Hanyu si è ritirato! E quando invoca soluzioni da parte di chi “è deputato a intervenire su questi aspetti”, a quali soluzioni pensa, escludendo il ritorno degli atleti russi? Mistero. Prima del Libero Donne Ambesi “Ricordiamo che l’Asia ha monopolizzato il podio e le prime sei posizioni degli ultimi Mondiali juniores, chiaramente in contumacia della Russia, ci mancherebbe. Però, sai, passi la categoria juniores, la Russia poteva schierare Akateva che verosimilmente è un gradino sopra chi ha vinto poi il titolo, la nipponica Shimada. In ambito senior, considerando infortuni, anni sabbatici e difficoltà, per me l’unica russa che poteva battere Sakamoto è Petrosjan. Tuktamysheva in una gara internazionale non vale quello che prende in Russia. Ecco, il 36-37 di Pcs non è contemplato, in un corto, eh, ovviamente. Kaori non ha sbagliato niente, ha sfiorato gli 80 punti, ha fatto il vuoto, ha guadagnato tanto terreno sulle altre ed è in piena corsa per vincere due titoli iridati consecutivi. Consecutivi non li ha vinti nemmeno Asada Mao, quindi scriverebbe una pagina importante del pattinaggio nipponico. Dispiace non vedere Adelia Petrosjan qui, ecco, chiaro”. Come dicono a Roma, “famo a capirse”. Insomma, proviamo a chiarirci senza prenderci in giro. Solo la Petrosjan può battere Sakamoto? Davvero? E allora, andiamo con ordine. Se consideriamo gli infortuni, non ha senso parlare di titoli meritati o no, la vittoria è comunque meritata, ma il significato tecnico è totalmente diverso, si vince senza avversari, quindi questo è un aspetto che non può essere preso in considerazione per valorizzare la vittoria della Sakamoto. Se consideriamo gli anni sabbatici, è evidente che, dovendo le russe decidere quale periodo prendersi di riposo, scelgono quello in cui è loro vietato partecipare alle gare internazionali, altrimenti la Sakamoto finirebbe fuori del podio, e anche in questo caso non si può usare questa cosiddetta spiegazione per rendere effettiva dal punto di vista tecnico la vittoria della Sakamoto. Se si parla di “difficoltà” bisognerebbe specificare, perché un conto è la difficoltà della Kostornaja che, per problemi fisici, abbandona il singolo e decide di passare alla Danza, un conto è la “difficoltà” di non poter partecipare perché la Federazione internazionale ha deciso così: forse la Valieva non vorrebbe partecipare e, anche in condizioni fisiche non paragonabili al suo momento migliore, straccerebbe il punteggio della Sakamoto? E se si parla della Tuktamysheva, davvero si arriva a dire che in una gara internazionale non prenderebbe gli stessi punteggi che le assegnano le giurie russe? Ma andiamo pure sul terreno scelto da Ambesi: ammettiamo che prenderebbe punteggi più bassi in una gara internazionale, ma il punto è che, anche con punteggi più bassi, starebbe sempre al di sopra della Sakamoto. Insomma, di cosa stiamo parlando? Infine, vogliamo vedere quante pattinatrici russe, escluse quelle degli infortuni, degli anni sabbatici, delle difficoltà, delle squalifiche sospese, sarebbero comunque in grado di battere quelle del podio mondiale di Saitama? Andiamo a guardare i Campionati Nazionali russi e, anche abbassando i loro punteggi per adeguarli a quelli dei giudici delle gare internazionali, scopriamo che l’onda russa sommergerebbe il resto del mondo. Ma l’analisi nella telecronaca di Eurosport non è finita Poli “Tra l’altro i programmi di quest’anno sono veramente molto belli, soprattutto lo short program. Ha disputato (la Petrosjan, ndr) la finale di Coppa di Russia eseguendo un quadruplo Flip veramente stupefacente”. Ambesi “Sì, ma poi ha tentato di eseguire un triplo Axel nella seconda metà. Nell’epoca moderna non l’ho mai visto in campo femminile. Ho un vago ricordo di Ito Midori che ci provò molto, molto avanti in un programma, ma bisognerebbe capire se si fosse realmente nella seconda metà o meno, comunque quello era un altro pattinaggio. Il tentativo di Petrosjan ha del clamoroso, letteralmente del clamoroso. E’ caduta, eh”. Poli “Sì, però ha eseguito anche altri quadrupli, è stato un programma veramente di altissimo livello. Poi ricordiamo che non ci sono solo i salti”. Ambesi “Adelia in carriera è già stata capace di completare quadruplo Flip, quadruplo Rittberger e quadruplo Toeloop. Per trovare un’atleta che ha realizzato più quadrupli bisogna scomodare Alexandra Trusova: Flip, Lutz, Salchow e Toeloop”. Incredibile, in Russia ci sono pattinatrici che letteralmente si mangiano il resto del mondo. Chi l’avrebbe mai detto, con tutti quei “fantastici Mondiali” dei commentatori. E poi, l’amara constatazione. Ambesi “Beh, sicuramente nei Mondiali femminili juniores abbiamo visto più tripli Axel di quanti ne vedremo qui, e abbiamo visto più quadrupli di quanti ne vedremo qui”. Poli “Shimada sa eseguire anche il quadruplo Salchow e il quadruplo Toeloop, quindi…” Ah, allora se ne sono accorti che il livello femminile ai Mondiali di Saitama è non esattamente alto. Ma guarda un po’: nessun quadruplo e un paio di tripli Axel! Sembra di essere tornati indietro nel tempo, ma di parecchio. Ancora sulle junior. Ambesi “Nei Mondiali junior quattro atlete hanno tentato il triplo Axel e una anche il quadruplo, tre hanno completato il triplo Axel nel libero, una anche due, qui hai visto due tentativi andati a male”. Vedi il precedente commento. Dopo il Libero Donne Ambesi “E Sakamoto Kaori consacra la sua posizione tra le giapponesi più grandi di sempre, non ci sono dubbi. C’è chi ha vinto un Mondiale in più, Asada Mao, per lei tre successi, l’ultimo proprio qui, nel 2014, a Saitama. Però ha dovuto soffrire tanto per conquistare questo successo, che è sicuramente meritato perché il programma corto è una pietra miliare. Poi oggi ha lottato, era tesissima sin dall’inizio, non era la consueta Sakamoto, però la pressione era tanta, confermarsi davanti al pubblico di casa non è banale, guarda anche Mihara che fatica”. Sakamoto “tra le più grandi giapponesi di sempre”? Per aver vinto due Mondiali senza le russe e aver rischiato di perdere quest’ultimo contro la 18enne sudcoreana Lee Haein? E poi, che sarà questa Asada che ha vinto solo un Mondiale in più, magari contro avversarie un po’ più qualificate, come Kim Yuna e Kostner nel 2008, Kim Yuna e Miki Ando nel 2010, Lipnitskaia e Kostner nel 2014, giusto per citarne solo alcune. E sorvolo per carità di patria su tutte le altre giapponesi che hanno fatto la storia di questo sport. Intendiamoci, Sakamoto è brava, merita di guidare la classifica senza le russe, anche se già mostra di non poter reggere a lungo l’urto delle sudcoreane e se non ha il talento della sfortunata Rika Kihira, ma piazzarla in questo modo “nella storia” è un’autentica bestemmia sportiva. Su Sakamoto intervistata dopo la vittoria Ambesi “In realtà l’inglese lo parlocchia. Io ho fatto colazione con lei a Bergamo durante il Lombardia Trophy, un personaggio incredibile”. Un’informazione fondamentale! Ambesi ha fatto colazione insieme alla Sakamoto e ci tiene tanto a farcelo sapere. Adesso sì che possiamo dormire tranquilli. Sakamoto nell’intervista dice che continua Ambesi “E quindi Sakamoto continua, andare a caccia della terza vittoria consecutiva potrebbe avere una certa rilevanza storica”. Una certa rilevanza storica? Senza le russe può vincere anche dieci Mondiali consecutivi e la storia, quella vera, non cambia. Dopo le Donne, in attesa dell’ultima giornata Ambesi “E adesso il Giappone sogna di vincere 3 titoli su 4, roba da Russia e Urss. Il 4 su 4 è stato realizzato una sola volta dalla Russia”. Roba da Russia e Urss!!! Qui mi astengo da qualsiasi commento perché diventerei volgare e a rischio di querela per diffamazione. Alla fine il Giappone ne vince 3 su 4 e viene assunto da quella azienda che ha lanciato la pubblicità “Ti piace vincere facile?”. Coppie Ambesi “Diciamo che pesa l’assenza della Russia”. E già, diciamolo, facciamo questo sforzo. Mancano soltanto le tre coppie più forti del mondo, che vuoi che sia. Conclusioni Dopo i due Mondiali più scarsi tecnicamente e meno spettacolari di sempre, possiamo solo sperare che l’Isu rinsavisca e permetta agli atleti russi e bielorussi di tornare alle gare, sono già stati fatti troppi danni al pattinaggio artistico e sono state rivolte troppo offese alla storia di questo sport. Personalmente, ho paura che questo non avverrà e si continuerà ad assistere a campionati indecenti. Il peggio, purtroppo, è che nessuno protesterà perché, secondo lo stile degli sciacalli, tutti sono interessati a vincere una medaglia, non importa come, festeggiando a champagne alle spalle degli incolpevoli atleti. La vergogna continua.
  22. Un’altra pagina nera del pattinaggio si è chiusa, con i secondi peggiori Mondiali della storia (impossibile andare più in basso della suprema schifezza di Montpellier 2022), ma la discesa all’inferno non pare sia conclusa, ben altre nefandezze ci attendono. Intanto, per avere un quadro della situazione, si può dare un’occhiata a questi articoli di uno dei due soli giornalisti italiani presenti a Saitama, in corpo e spirito a rappresentare siti online, e già questo, la mancanza di inviati delle maggiori testate giornalistiche nazionali, la dice lunga sulla situazione di questo sport: http://www.sportsenators.it/24/03/2023/senza-i-russi-i-mondiali-sono-il-festival-dellipocrisia/ http://www.sportsenators.it/05/04/2023/neanche-il-quadruplo-axel-salva-i-mondiali-senza-stelle/ Al di là delle opinioni personali, che ciascuno è libero di condividere o meno, c’è un dato paradossale contenuto in questi resoconti: la lista degli atleti russi presenti sotto altra bandiera, 24, più uno che non si è presentato, più due riserve, in aumento rispetto a Mondiali 2022 ed Europei 2023. Insomma, la barzelletta che non fa ridere, a rendere ancora più assurda la decisione dell’Isu di impedire a Russia e Bielorussia la partecipazione ai suoi eventi. Vale la pena ricordare, ancora una volta, che questo divieto altro non è che una vendetta contro atleti innocenti, un’azione codarda contro chi non si può difendere. Come mai queste azioni si attuano solo in pochi mondi particolari, vale a dire lo sport, lo spettacolo, la cultura? Perché è facile prendersela con i più deboli, a maggior ragione quando proprio i rappresentanti di quei settori sono i primi ad accoltellare alle spalle chi dovrebbero invece proteggere da attacchi esterni. Per andare sul concreto, ma qualcuno si chiede come mai nessuna azione dello stesso genere viene intrapresa contro tutti gli altri russi che lavorano in occidente? Mica hanno licenziato dottori, ingegneri, avvocati, professori, ma anche operai, contadini, idraulici, calzolai e quant’altri russi che lavorano nei Paesi europei e americani. E certo che no, perché non possono farlo. Se solo si azzardassero, un giudice qualunque annullerebbe il provvedimento, perché basato sul nulla. Per i lavoratori dello sport e dello spettacolo, che sono professionisti a tutti gli effetti e vivono del loro lavoro, invece tutto è possibile, perché, non essendo assunti da una azienda o avendo solo contratti a tempo limitato, possono essere buttati nella spazzatura come si vuole. E allora ecco che i paladini della giustizia si sfogano su loro, a cominciare dallo sport. Ma che bravi! E magari chiedono loro di abiurare Putin e la Russia per poter essere ammessi alle gare. Ancora più bravi. Conoscendo la situazione in Russia, sappiamo benissimo cosa significhi esporsi contro il Governo quando i propri parenti sono ancora lì e si è sotto ricatto. A casa mia, senza voler scendere nella volgarità, tutto questo si chiama voler fare i rappresentanti sessuali dell’altra parrocchia (che per me restano assolutamente rispettabili e liberi di comportarsi come vogliono) con una parte del corpo, non esattamente esposta alla luce del sole, appartenente ad altri. E così son bravi tutti. Complimentoni! Ma lasciamo da parte queste miserie e torniamo ai Mondiali. Per il momento mi limito a poche considerazioni, da approfondire in seguito. Bravi gli italiani Guignard-Fabbri, per me i migliori anche se le giurie avevano già deciso di far vincere Chock-Bates, bravi Conte-Macii, indipendentemente dall’assenza delle coppie russe, peccato per Rizzo, penalizzato da un incomprensibile fallimento nel Corto, dubbi su Grassl, che deve ancora trovare un proprio equilibrio dopo il trasferimento alle cure della Tutberidze. Indicazioni tecniche generali non è possibile darne perché l’assenza dei russi inficia tutto e distorce il significato storico di questo periodo. La Sakamoto, anche se molto brava, non può passare alla storia come la vincitrice di due Mondiali consecutivi, non scherziamo, per favore. Se proprio volessimo assegnare a un’atleta il merito di sostituire le russe, beh, il titolo dovrebbe andare a quella che considero la più talentuosa delle giapponesi, la sfortunata Rika Kihira, che sta faticosamente cercando di ricominciare dopo seri infortuni e che sembrava in grado di partecipare a questi Mondiali, tanto da essere stata indicata come titolare fino alla vigilia, per poi passare a riserva dopo aver constatato che il fisico non le avrebbe ancora consentito di reggere allo sforzo. Restando al Giappone, nel Gala di chiusura la prima a scendere in pista è stata la giovanissima Mao Shimada, già citata in questo forum, che mostra qualità notevoli. Adesso, sta a lei dimostrare di poter confermarle anche con la crescita fisica. Non mi pare possa aspirare ai quadrupli, ma al triplo Axel sì, che basterebbe per farla stare fra le più forti, come del resto aveva dimostrato la russa Kostornaja, purtroppo penalizzata da infortuni e adesso non più in grado, a quanto pare, di gareggiare da individualista, tant’è che vorrebbe passare alle Coppie. Infine, a dimostrazione che qualcosa si muove anche in altre nazioni, c’è la bella prova della sudcoreana Lee Haein, argento. Ma resta la considerazione di fondo: senza le russe, non è una cosa seria. La stessa doppietta della Sakamoto l’ha realizzata fra gli uomini Shoma Uno, e anche per lui vale lo stesso discorso, non può passare alla storia come il vero dominatore, è un ottimo atleta, ma la classe superiore appartiene ad altri, lui può vincere solo se non c’è Nathan Chen o qualcuno come Kagimaya. Quanto a Malinin, autore del quadruplo Axel, il discorso rimane aperto e dubbioso. Se ce la fa a completare i quadrupli, cosa che non gli è riuscita a Saitama, può vincere anche se ha Components bassi, nel qual caso scatteranno le polemiche sui punteggi dei salti e della parte artistica. Per il momento, il discorso resta in sospeso a quanto già detto sull’argomento, ma potrà essere ripreso molto presto, non appena Malinin si assesterà anche fisicamente, considerato che è giovane e può potenziarsi muscolarmente. Per ora è tutto, ma mi riservo ulteriori interventi, soprattutto dopo aver ascoltato bene le cronache televisive di Eurosport e Rai, può darsi che da lì vengano fuori, come già in passato, ulteriori spunti interessanti. Concludo solo con un rimprovero ad Astor, che continua a fare provocazioni indecenti, anche se stavolta, con Mao Asada, si è contenuto nel mettere in linea una foto “non indecente”. Insomma, soprattutto in questo triste momento di assenza delle russe e di rimpianti per tante campionesse del più o meno recente passato, avremmo bisogno di non sovraccaricarci di emozioni forti. Perciò, premesso che la Tuktamysheva è la più sexy di tutte, compresa Katarina Witt, premesso che la Medvedeva è la più bella di tutte, che Mao Asada è bellissima e bravissima, che Kim Yuna è altrettanto bella e, per me, tolta la mia sorellina Kamila Valieva, la più brava di sempre, premesso tutto questo e altro ancora che non cito per non scrivere un’enciclopedia delle fate del pattinaggio artistico su ghiaccio, smettila di cialtroneggiarci in questo modo, approfittando della mia disabilità genetica e geriatrica nelle cose elettroniche che mi impedisce di mettere in linea le foto che vorrei, e ricomincia con i commenti.
  23. La conclusione degli Europei lascia già l’amaro in bocca per chi ha a cuore le sorti del pattinaggio artistico (continuo a chiamarlo così perché la definizione “di figura” continua a suggerirmi l’aggancio a “di m…” che poi è l’esatto quadro attuale) per non sentire peggiorare questa sensazione con i commenti trionfalistici che a me appaiono più simili al mitico “spezzeremo le reni alla Grecia” di infausta e fascista memoria. Ma come si fa a presentare “un’Italia da record” quando l’assenza dei russi ha fatto precipitare questa edizione degli Europei al rango (si fa per dire) di tecnicamente peggiore di tutta la storia di questo sport? Ma davvero si pensa che gli spettatori appassionati del pattinaggio se la bevano? E qui vengo smentito da Astor che, opportunamente e meritoriamente, mette l’accento su quanto sta accadendo nelle varie conversazioni internettiane con commenti da fantascienza che esaltano la “grande Italia da record”. Ma un minimo di onestà intellettuale? No? Purtroppo, no. Posso solo sperare che quelli con un minimo di coscienza non si azzardano a intervenire per timore di essere coinvolti in questa discesa agli inferi, ma allo stesso tempo devo criticarli perché c’è bisogno di qualche voce sia pur “clamantis in deserto” per sperare di far risvegliare coscienze addormentate o, peggio, vendute al vil guadagno, della serie “ma sì, che ci frega, basta che vinciamo”. SCHIAFFI IN FACCIA AL CIO Non mi resta che esprimere la mia opinione sulle gare conclusive, dopo aver già messo in evidenza nel mio precedente intervento quella sulle Coppie, l’obbrobrio più grande insieme a quella delle Donne. Proprio a proposito delle Donne, lo smacco più grande per l’Isu, già sottolineato da Astor, è la vittoria della russa Gubanova, già sesta ai Mondiali 2022 di Montpellier, edizione in cui i russi “camuffati” erano addirittura 22. In questo articolo, già portato all’attenzione da Astor l’anno scorso (http://www.sportsenators.it/03/04/2022/i-mondiali-di-pattinaggio-artistico-su-ghiaccio-pieno-di-russi-e-russi-a-meta-che-dribbling/), l’elenco completo che qui ripropongo, con città russa di nascita e nazione che hanno rappresentato: UOMINI 5 Vladimir Litvintsev (Ukhta Komi), Azerbaijan Morisi Kvitelashvili (Mosca), Georgia Nikita Starostin (San Pietroburgo), Germania Aleksandr Vlasenko (Tiumen), Ungheria Vladimir Samoilov (Mosca), Polonia DONNE 3 Ekaterina Ryabova (Mosca), Azerbaijan Anastasiia Gubanova (Togliatti), Georgia Ekaterina Kurakova (Mosca), Polonia COPPIE 4 Pavel Kovalev (San Pietroburgo), Francia Karina Safina (Cheliabinsk), Georgia Luka Berulava (Mosca), Georgia Daria Danilova (Mosca), Olanda DANZA 10 Ekaterina Kuznetsova (Mosca), Azerbaijan (con Oleksandr Kolosovskyi, di Odessa, Ucraina) Ekaterina Mitrofanova (Mosca), Bosnia Vladislav Kasinskij (Volgograd), Bosnia Maria Kazakova (Mosca), Georgia Georgy Reviya (Odintsovo), Georgia Mariia Ignateva (Ekaterinburg), Ungheria (con Danijil Leonyidovics Szemko, di Odessa, Ucraina) Boyisangur Datiev (Kirov), Kazakistan Anastasia Polibina (Mosca), Polonia Pavel Golovishnikov (Belgorod), Polonia Nikita Lysak (Klin), Slovacchia E il bello è che i commentatori sono andati avanti definendola “georgiana”, come se il termine “russa” sia stato vietato dalla potente Isu e dall’ancor più potente presidente del Cio, Bach. Ma si sa, non c’è peggior schiavo di chi vuole essere schiavo. Fra l’altro, sia Bach, sia le Federazioni che seguono i “suggerimenti” del Cio sull’embargo a russi e bielorussi vengono sbugiardati da qualche Federazione che pensa con la sua testa, come quella del Tennis e quella della Boxe, che invece consentono a quegli atleti di partecipare alle gare, sia pure senza bandiera come nel caso del tennis. E bisogna ricordare che se russi e bielorussi non hanno potuto partecipare a Wimbledon 2022 è perché è stato il Comitato organizzatore inglese a vietarlo, con tanto di proteste delle Associazioni professionisti, che infatti non hanno assegnato punti per quel torneo. La beffa, meritata per gli spocchiosi inglesi, è stata la vittoria della russa Rybakina, travestita da kazaka. E un altro schiaffo a Bach è stata la finale dei recenti Open d’Australia, vittoria della bielorussa ufficiale Sabalenka, senza bandiera, in finale contro la russa Rybakina, sempre sotto la bandiera del Kazakistan, a rimarcare la vergogna di un boicottaggio che è semplicemente una facile vendetta contro la Russia, facile perché lo sport (insieme all’arte e allo spettacolo) è il settore più debole da colpire, anche per la vigliaccheria dei suoi dirigenti. Ma mica i vari Governi si sognano di licenziare chirurghi, avvocati, professori e quant’altri professionisti russi che lavorano in tutti i Paesi del mondo solo perché sono russi, sanno che non possono farlo perché si beccherebbero iniziative giudiziarie catastrofiche. E allora, per far vedere al mondo quanto sono eroici, gonfiano i muscoli contro chi non può, non sa o non vuole difendersi, lo sport appunto. I FANTASMI RUSSI Ma, tornando ai russi “denaturalizzati”, ecco la loro situazione agli Europei di Espoo: ce ne sono 21, uno in meno rispetto ai Mondiali 2022, ma con maggiore percentuale rispetto ai Mondiali, visto che lì i partecipanti totali erano molti di più, e comunque sempre un numero notevole di “imbucati”, a ricordare quanto sono stupidi e ipocriti i diktat del Cio. Ecco la lista con città russa di nascita e nazione rappresentata. UOMINI 5 Nikita Starostin (Leningrado), Germania Morisi Kvitelashvili (Mosca), Georgia Vladimir Samoilov (Mosca), Polonia Aleksandr Vlasenko (Tiumen), Ungheria Georgii Reshtenko (Leningrado), Rep. Ceka DONNE 4 Anastasiia Gubanova (Togliatti), Georgia Ekaterina Kurakova (Mosca), Polonia Antonina Dubinina (Mosca), Serbia Anastasia Gracheva (Mosca), Moldavia COPPIE 4 Maria Pavlova (Mosca), Ungheria Alexei Sviatchenko (Leningrado), Ungheria Pavel Kovalev (Leningrado), Francia Nika Osipova (Leningrado), Olanda DANZA 8 Evgeniia Lopareva (Mosca), Francia Maria Kazakova (Mosca), Georgia Georgy Reviya (Odintsovo), Georgia Mariia Ignateva (Ekaterinburg), Ungheria Kirill Aksenov (Mosca), Slovacchia) Anastasia Polibina (Mosca), Polonia Pavel Golovishnikov (Belgorod), Polonia Viktoriia Azroian (Mosca), Armenia PODI EUROPEI AD HANDICAP Riprendo con le gare. Nel maschile, sono cinque i russi che ai Campionati Nazionali hanno ottenuto punteggi superiori a quello del francese Adam Hsiao Him Fa, che ha vinto con 267.77, e anche considerando la benevolenza dei giudici di casa la differenza fra i primi tre e il nuovo campione europeo è netta. Ecco la classifica, con lo stesso punteggio dei primi due, ma con l’oro assegnato a Semenenko perché è stato migliore nel programma libero: 1) Evgeny Semenenko 295.07 2) Pyotr Gumennik 295.07 3) Alexander Samarin 282.40 4) Dmitry Aliyev 272.57 5) Artem Kovalev 268.52 L’argento di Matteo Rizzo è meritato, ma anche in questo caso il confronto tecnico con i russi non è entusiasmante. Va detto, però, che Rizzo sta mostrando progressi e pare in grado di migliorare in alcuni aspetti tecnici, per cui le sue prospettive mi sembrano buone. Chi avrebbe potuto e dovuto puntare all’oro è Daniel Grassl, che è apparso poco sicuro, possibile che i cambi di esperienze tecniche, dall’Italia agli Stati Uniti e poi alla Russia, abbiano contribuito a creargli un po’ di confusione, ma le sue doti restano intatte e, magari, con una più stabile guida potrà davvero aspirare a qualcosa di importante. Diverso il discorso sulle polemiche per la sua decisione di andare ad allenarsi in Russia con la famigerata Tutberidze, che può piacere o no, stare simpatica o antipatica, resta una allenatrice a tutti gli effetti. E se la si vuole accusare di doping, come nel caso Valieva, bisogna essere chiari e avere il coraggio di farlo pubblicamente, non con i bisbigli e con le voci sottobanco. Se sarà accusata e squalificata per doping, in quel caso il problema nemmeno si porrà perché non potrà allenare, né Grassl né altri. Ma anche in quel caso, Grassl non potrà essere accusato “retroattivamente”. Se poi l’accusa è riferita al fatto che è vietato andare in Russia, beh, qui siamo davvero ai vertici dell’oscenità etica e morale, oltre che professionale e oltre alla mancanza di rispetto per l’intelligenza umana. Non voglio nemmeno stare a dibattere ulteriormente su questo aspetto. Rimane la Danza, ma qui c’è stata una situazione particolare, con l’assenza delle due coppie più forti Sinitsina/Katsalapov e Stepanova/Bukin, ma anche con tante polemiche sulle giurie. Hanno vinto Elizaveta Khudaiberdieva/ Egor Bazin con 203.46 punti, l’unica gara in cui le prime due coppie degli Europei hanno avuto punteggi più alti: Charlene Guignard/Marco Fabbri con 210.44 e Lilah Fear/Lewis Gibson con 207.89. Qui però, secondo me, il discorso è diverso. Come già detto altre volte, non considero Sinitsina/Katsalapov superiori agli azzurri, ritengo invece che Stepanova/Bukin siano più forti sia dei loro connazionali che della coppia italiana. Sinitsina/Katsalapov sono semplicemente portati avanti dalle giurie nella stessa maniera in cui sono esaltati Papadakis/Cizeron, assenti agli Europei e, a quanto pare, in anno sabbatico, per la fortuna di questa disciplina, almeno non mi addormenterò guardandoli. In comune queste due coppie di “gonfiati” hanno un uomo molto bravo e due donne di livello nettamente inferiore a quello di almeno una ventina di altre pattinatrici di danza. Ma qui entriamo in un altro campo che già abbiamo messo in evidenza. Resta che Guignard e Fabbri, in ogni caso, abbiano vinto la medaglia più valida, dal punto di vista tecnico, fra tutte quelle dell’Italia. VITTORIE LEGITTIME E INTERPRETAZIONI ILLEGITTIME Purtroppo, la questione del vero livello tecnico è passata sotto silenzio, soprattutto perché l’interpretazione data dai telecronisti è stata impostata in modo ambiguo. Le parole di Massimiliano Ambesi, su Eurosport, possono dare un’idea precisa dello spostamento su altri versanti, invece di affrontare il problema principale. Facendo riferimenti ai commenti sui vari forum e blog ha detto: “Leggo tanti interventi del tipo “questi risultati non valgono niente, queste vittorie non valgono niente”, ma in realtà gli atleti sono qui e stanno gareggiando contro gli avversari che trovano e che in questo momento possono affrontare le competizioni. Non è colpa di chi vince se non ci sono i russi. Quindi alla fine queste sono vittorie legittime e come tali devono essere ritenute”. Qual è la deviazione? Sta nel fatto che nessuno ha messo in dubbio la legittimità di queste vittorie. Quello che viene contestato è il significato tecnico delle vittorie. Insomma, si parla di due cose che non hanno alcuna correlazione. Questi gli atleti in gara, queste le loro prove, il più bravo “fra questi atleti” si merita la vittoria. Ma il più bravo “fra questi atleti” non è automaticamente “il più bravo di tutti”. E’ questo il punto fondamentale che le parole di Ambesi fanno passare in secondo piano. Fra l’altro è lui stesso a specificare che gli atleti “stanno gareggiando contro gli avversari che trovano e che in questo momento possono affrontare le competizioni”. A parte il fatto che quando si parla di atleti che “possono affrontare le competizioni” si fa automaticamente riferimento agli atleti ai quali viene negato “il diritto di affrontare le competizioni”, è evidente che una gara di questo tipo è necessariamente di valore inferiore a quella in cui “tutti” possono gareggiare. Se poi andiamo a confrontare i punteggi degli atleti “in gara” con quelli degli atleti “attualmente non in gara” ma “in gara in precedenza”, si nota il divario enorme. Ma che questo sia un danno per il pattinaggio artistico su ghiaccio nessuno lo ricorda. La missione impossibile è sostenere che questo pattinaggio senza i più forti, esclusi senza loro colpe, è bellissimo, entusiasmante, oserei dire arrapante. L’ulteriore beffa arriva dalle parole di Marika Poli a chiosa del commento di Ambesi: “E’ la capacità degli atleti di sfruttare il momento e questa situazione”. Esatto! O vinciamo adesso o mai più. Bella idea di sport! Mi ricorda il primo film di Woody Allen: “Prendi i soldi e scappa”. VALIEVA CONTRO TUTTI Infine, il momento dei rimpianti e dell’indignazione per quello che la mia sorellina Kamila è costretta a passare, vittima sacrificale della lotta di Isu e Cio alla Russia. Ai Campionati Nazionali di Russia si è rivista finalmente in azione e la situazione è problematica. E’ vero che è arrivata seconda, con poco più di due punti di distacco dalla vincitrice, la 15enne Sofya Akatyeva, con un punteggio totale di 247.32 (Akatyeva a 249.74, terza l’intramontabile e splendente Tuktamysheva con 241.72), ma non hanno gareggiato Shcherbakova e Trusova, oltre a Kostornaja, e soprattutto il paragone con le sue prove pre-Olimpiade (con 283.48 vinceva i Nazionali) appare problematico. Il punto fondamentale, per cominciare a esaminare la sua situazione, è che si è trasformata fisicamente, principalmente perché sta crescendo (ad aprile compirà 17 anni), ma anche, a mio parere, perché per forza di cose non ha potuto allenarsi regolarmente e con la dovuta intensità nel periodo successivo all’Olimpiade di Pechino. Non si tratta soltanto di lavoro che è venuto parzialmente a mancare dal punto di vista atletico, ma anche di condizione psicologica che non può non avere avuto conseguenze. Valieva va avanti sotto la minaccia di una squalifica che il Cio e la Wada pretendono di infliggerle (se ne discuterà al Tas, non si sa ancora quando), è impossibile che non ne risentano lo stato mentale, la concentrazione negli allenamenti. Così, eccola apparire più robusta, frutto di naturale crescita, ma anche, è la mia sensazione, con minor tono muscolare e un po’ di massa grassa in più. Spero di sbagliarmi, ma il suo comportamento in gara non è stato brillante, diciamo che si è difesa, ma il suo esercizio ha più di un problema. Nel programma Corto ha sbagliato il triplo Axel di entrata, solo semplice, quindi azzerato. Ma è nel Libero che si nota la differenza rispetto a un anno fa. Il suo programma standard, nella parte relativa ai salti, era questo, nell’ordine: quadruplo Salchow, triplo Axel, quadruplo Toeloop + triplo Toeloop, triplo Rittberger e, nella seconda metà, quadruplo Toeloop + Euler + triplo Salchow, triplo Flip + triplo Toeloop, triplo Lutz. Con questo esercizio, ai Nazionali ottenne 193.10 punti, di cui 113.90 negli Elementi e 79.20 nei Componenti. Ai recenti Nazionali ecco i salti del suo esercizio: quadruplo Toeloop + doppio Axel, quadruplo Toeloop, triplo Rittberger, doppio Axel e, nella seconda metà, triplo Lutz + triplo Toeloop, doppio Flip + Euler + triplo Salchow, triplo Lutz. Punteggio: 93.27 negli Elementi, 77.44 nei Componenti, 170.71 in totale. Ora, possiamo anche considerare che il doppio Flip dovesse essere triplo e che il doppio Axel potesse essere triplo, ma è evidente che questo programma è conservativo, sia pure di livello nettamente superiore rispetto al “conservativo” ma anche al "miglior programma" di altre atlete normali . La combinazione col quadruplo Toeloop l’ha spostata all’inizio, un anno fa era il terzo elemento di salto, dopo anche un triplo Axel, segno chiaro del timore di non avere più forza sufficiente per eseguirlo dopo l’impegno nei primi due salti come il quadruplo Toeloop e il triplo Axel. Scompare l’altra combinazione col quadruplo Toeloop nella seconda metà dell’esercizio, sostituita da quella di due tripli. E’ inevitabile perciò l’abbassamento del punteggio di quasi 20 punti negli Elementi, mentre resta di meno di 2 punti la variazione negativa nei Componenti, a riprova dell’immutata classe della Valieva (che, sia pure con le debite proporzioni, è venuta fuori con una FA-VO-LO-SA interpretazione di Mercoledì della famiglia Addams nel Gala conclusivo). Tra l’altro, come segnale positivo, c’è da far notare che la trasformazione del corpo e l’aumentato peso non le hanno impedito di eseguire alla perfezione la trottola con presa Biellmann, con le gambe a formare un asse verticale. Bisogna aspettare che Valieva trovi il giusto assestamento fra crescita fisica e adattamento tecnico, sperando che possa trovare anche un equilibrio fra stato mentale e sforzo atletico. Non è facile, soprattutto per una ragazza di 16 anni che è stata messa davanti a un plotone di esecuzione pronto a sparare. E’ una vergogna che deve finire.
  24. In breve, prima di analisi più approfondite. Contenti per le due coppie italiane oro e argento agli Europei, ma qui si sprofonda nell'abisso tecnico, con commentatori che appena ricordano, in una battuta all'inizio della trasmissione, che mancano i russi! Quindi, per avere un'idea precisa, cominciando dalla gara di Coppie, poi vedremo le altre, primo posto di Sara Conti/Niccolò Macii con 195.13 punti, secondo di Rebecca Ghilardi/Filippo Ambrosini con 186.96. Risultati dei recenti Campionati nazionali di Russia: Anastasia MISHINA / Aleksandr GALLIAMOV 243.74 Aleksandra BOIKOVA / Dmitrii KOZLOVSKII 239.87 Evgenia TARASOVA / Vladimir MOROZOV 228.20 Daria PAVLIUCHENKO / Denis KHODYKIN 220.18 Iuliia ARTEMEVA / Mikhail NAZARYCHEV 213.19 Karina AKOPOVA / Nikita RAKHMANIN 210.77 Natalia KHABIBULLINA / Ilya KNYAZHUK 195.86 Ekaterina CHIKMAREVA / Matvei IANCHENKOV 195.83 Quindi, le prime 8 coppie russe sopravanzano i campioni europei, con il podio che dista 25.05 punti, l'oro addirittura 48.61. Sono cifre impietose, e con questo non si vogliono denigrare le incolpevoli coppie italiane, ma qui siamo allo sfacelo tecnico, anche volendo "ammorbidire" il distacco tenendo conto che i giudici russi siano stati un po' di manica larga. In ogni caso, si parla di galassie diverse. Le coppie azzurre meritano il plauso, sarebbero state comunque quarte e quinte in una gara vera, perciò va salvato il significato del loro impegno e della loro bravura. Ma il discorso è generale e di principio, anche tenendo conto delle immagini che arrivano da Espoo, in Finlandia, con l'impianto, già molto piccolo, non certo adeguato agli Europei, è quasi vuoto. L'Isu vuole la distruzione totale di questo sport solo per la soddisfazione di fare uno sfregio alla Russia?
  25. Le Finali del Grand Prix, che si sono disputate a Torino, sono il manifesto gigante dell’abisso in cui è sprofondato il pattinaggio artistico su ghiaccio, che mi ostino a chiamare così anche se, in questa sola circostanza, andrebbe meglio quello imposto dall’Isu di pattinaggio di figura perché si associa perfettamente al “di m…” (sono gentile, ho messo i puntini). Ma l’unica preoccupazione degli stimati dirigenti dello sport mondiale, il Cio in testa a tutti con quella macchietta di presidente che è Bach, è massacrare la mia sorellina Kamila Valieva, squalificarla per 4 anni, radiarla, mandarla in un campo di lavoro in Siberia o chissà cos’altro. Sembra proprio che si stiano eccitando all’idea di Kamila che non pattinerà più per tutta la vita, addirittura più che avere un appuntamento con Charlize Theron, seguendo il famoso detto napoletano “comandare è meglio che trombare”. Il risultato è che stanno distruggendo questo sport. Ne è riprova l’invereconda immagine del Palavela di Torino, per metà vuoto nell’ultima giornata delle Finali, ma ancora più vuoto in quelle precedenti. E poi, le incredibili telecronache che esaltavano lo “spettacolo”. Ma quale spettacolo, con tre gare dal livello tecnico modesto o addirittura ridicolo! Alla fine, il pubblico che ha preferito disertare è quello che ha dimostrato di capirne di più e ha lanciato un chiaro messaggio alla grande cricca mondiale che sta insultando l’intelligenza di tutti i veri appassionati e di tutte le persone oneste. Comunque, provo a esprimere il mio disgusto con una serie di osservazioni, divise per capitoli. VALIEVA Wada (l’Agenzia mondiale antidoping) e Cio (il Comitato olimpico internazionale) vogliono fare carne da macello di Kamila Valieva, presa come capro espiatorio per vendicarsi della Russia. In questa situazione, la teorica condanna a 4 anni sembra inevitabile, perché le regole antidoping non prevedono sconti se la quantità è minima, basta che ci sia una sostanza vietata. L'unica parziale salvezza per la Valieva può essere la tesi, comunque consistente, che non ha assunto la sostanza di sua volontà e, da minore, non aveva la forza di opporsi a chi (tecnico, medico, dirigente) le imponeva di prenderla. Questo sarebbe un punto fortissimo per la difesa, che non potrebbe evitare una squalifica, ma potrebbe, con solide basi giuridiche, limitarla a un anno o due al massimo, permettendo alla Valieva di restare in attività e partecipare alla prossima Olimpiade. Ma resta l’amarezza di un attacco a una ragazza che al momento della contestazione aveva solo 15 anni e che non poteva essere considerata responsabile di un atto come il doping che, se vero nel suo caso, presuppone conoscenze scientifiche e mediche non certo attribuibili a lei, così come una sua volontà personale. Insomma, tutti capiscono cosa è davvero successo, ma se ne fregano altamente perché la povera Kamila è soltanto il pretesto per una guerra alla Russia. Uno schifo senza limiti. CIO SENZA VERGOGNA Il tutto si inquadra nella lotta alla Russia, quindi. Ma tutto questo avviene all’interno di grandissime contraddizioni. Quasi tutte le Federazioni mondiali dei vari sport hanno escluso Russia e Bielorussia dalle competizioni. Dico quasi perché ce ne sono due, molto importanti, che non lo fanno. La prima è quella del Tennis, che addirittura ha multato Wimbledon per aver impedito a russi e bielorussi di partecipare. Un mese fa, si è aggiunta quella del Pugilato. Si dimostra, perciò, quello che già doveva essere chiaro a tutti, in particolare ai mezzi di informazione: il Cio, furbo e vigliacco, non ha dato l’ordine alle Federazioni di non far partecipare Russia e Bielorussia, si è limitato a “suggerire” di comportarsi così. E allora, ecco cosa sta succedendo: le Federazioni dicono di seguire le regole del Cio, dimenticando che quello è un suggerimento, il Cio dice di non averlo ordinato. Ed ecco che ognuno dà la responsabilità all’altro, una gara a chi è più vigliacco. Ma adesso c’è la sorpresa: il Cio ha detto che sta riconsiderando la possibilità di far partecipare nuovamente Russia e Bielorussia alle gare internazionali, soprattutto in vista dell’Olimpiade di Parigi 2024. Ma che bravi! Forse si sono accorti che in molti sport si rischiano gare insignificanti? Per il momento, però, il Pattinaggio non dà segni di voler tornare indietro. SPETTACOLO RIDOTTO Il Grand Prix ha spietatamente dimostrato quello che il pubblico pensa del pattinaggio senza russi: impianti con pochi spettatori, grandi vuoti che le riprese televisive non riuscivano a nascondere, persino in Giappone. Tant’è che qualche telecronista lo ha fatto notare, peccato però che la sua analisi non sia poi arrivata al bersaglio grosso. Ecco cosa ha detto Massimiliano Ambesi, su Eurosport, durante le Finali di Torino: “Bisogna essere molto onesti, questo è un momento di grande difficoltà per il pattinaggio che fa il tutto esaurito in Giappone, ma non sempre, mentre negli altri Paesi si fatica a riempire le arene. Insomma, non c’è stato il tutto esaurito al Palavela come nelle altre tappe di qualificazione. E’ chiaro che bisognerà fare delle riflessioni”. Ma poi Ambesi comincia a parlare del calendario, del numero di tappe che dovrebbe aumentare in Asia e diminuire in Europa, ma non dice se le arene non più piene siano effetto dell’assenza dei russi o di chissà cos’altro. Comunque, uno sprazzo alla fine c’è, quando Ambesi parla della Finale femminile: “Bisogna essere onesti, non ricordo finali femminili di livello così basso”. Ma anche in questo caso, i riferimenti alla Russia sono solo un accenno o mancano del tutto. LIVELLO TECNICO Ma anche i commenti Tv sul livello tecnico del Grand Prix appaiono come un evidente tentativo di nascondere la realtà. Allora, ricordiamo i russi che mancano. Nel singolo donne, persino concedendo l’assenza della Valieva come presunta squalificata, mancano l’oro e l’argento olimpici, Shcherbakova e Trusova, cui si potrebbero affiancare almeno altre tre, a cominciare dalla Kostornaja, in grado di battere il resto del mondo. Nella Danza mancano due coppie che, anche in assenza dei francesi mondiali e olimpici della “banal dance”, vincerebbero la gara. Nelle Coppie, mancano tre coppie russe in grado di dominare senza problemi, oltre a quelle cinesi che non stanno partecipando per altri motivi, come tutta la squadra della Cina, legati ai problemi del Covid. La gara delle Coppie in questo momento è la più scarsa di tutte le gare di tutta la storia del pattinaggio. Che gli statunitensi Knierim-Frazier siano campioni del mondo non è scandaloso, è ridicolo! L’unica gara vera è il singolo maschile, con punte che i russi al momento non possono raggiungere, ma comunque si perdono molti atleti in grado di arrivare fra i primi dieci. Ma tutto questo non appare per chi guarda le gare in Tv perché i commenti, soprattutto della Rai, ma anche di Eurosport, sono del tipo “ecco i campioni del mondo”, “qui ci sono i 6 migliori del mondo” e così via. Nell’occasione, la Rai ha anche una nuova giornalista in azione, guida in qualche tappa del Grand Pprix, intervistatrice nelle Finali, Maddalena Montecucco, ma il tono non cambia. Si arriva all’assurdo quando i telecronisti cominciano a parlare di record. “Hanno fatto la storia, mai una nazione ha vinto tre gare nelle Finali del Grand Prix”, con riferimento alle tre vittorie del Giappone (Donne, Uomini, Coppie). E già, perché non era mai successo che ci fosse un “buco” grande come il Grand Canyon nei partecipanti. E peggio ancora per l’Italia. “Record storico per l’Italia” la frase per descrivere le quattro partecipazioni, una nel maschile, una nella danza e due nelle coppie. Ma stiamo scherzando? Con tutto il rispetto per Conti-Macii, terzi, e Ghilardi-Ambrosini, quinti ma addirittura con una vittoria di tappa, comunque bravi e ai quali auguro tante belle prove, non è possibile dire queste cose. La sensazione è che stiano eseguendo gli ordini della Federazione mondiale che spera di far dimenticare che tutti questi risultati sono falsi, un insulto alla storia di questo sport. Se poi ci credono davvero è peggio. QUADRUPLO AXEL Un riferimento specifico, l’unico di valore, è al singolo maschile. Lo statunitense Malinin (figlio di Tatjana Malinina, pattinatrice russa poi naturalizzata per l’Uzbekistan, e Roman Skornjakov, anche lui pattinatore per l’Uzbekistan, quindi stiamo parlando di scuola russa) esegue il quadruplo Axel. Tutti i telecronisti (così come i siti internet) dicono che è il primo a farlo. Se si riferiscono al fatto che sia il primo a eseguirlo “completamente” è vero, ma dimenticano di dire che, comunque, sia pure sottoruotato, e non degradato, il primo è stato riconosciuto ad Hazuru Hanyu ai Giochi di Pechino. Insomma, giusto esaltare Malinin, ma la storia va rispettata con i giusti riferimenti. NOVITA’ NEL REGOLAMENTO Intanto, ci sono novità nel regolamento e non pare che siano buone. Già c’erano stati commenti negativi quando era stato reso noto che nella Danza, praticamente, il riconoscimento delle difficoltà veniva quasi azzerato, in ossequio alla Banal dance di Papadakis-Cizeron, che per una stagione non ci ammorberanno con le loro noiosissime evoluzioni, se così possiamo chiamarle. E ancora, l’aumento dell’età minima per passare alla categoria senior, ulteriore dimostrazione della volontà del Cio e dell’Isu di vendicarsi dei russi e della Valieva. Fra l’altro, questa decisione porta come conseguenza un paradosso che è stato messo in evidenza da Ambesi nelle telecronache di Eurosport. Ha fatto notare che l’Isu si è preoccupata di fissare la data di ingresso nelle senior, ma ha lasciato inalterata quella di ingresso nelle junior, così che il periodo in questa categoria arriva a quattro anni! Una assurdità. Il commento di Ambesi: “Quattro anni in categoria juniores, non ha senso”. Ha assolutamente ragione. Questo è il risultato di una lotta cieca con l’intento di vendetta, non di giustizia. E passiamo all’attualità. I Components non hanno più 5 voci, ma solamente 3. Prima c’erano: Skating skills, Transitions, Performance, Composition, Interpretation of the music. Adesso ci sono: Composition, Presentation, Skating skills. Le Transitions sono ora inglobate in Compositions e, a quanto pare, Performance e Interpretation of the music nella nuova voce Presentation. Vorrei ricordare che c’erano già state critiche al fatto che i giudici non potessero valutare bene, contemporaneamente, sia gli elementi tecnici, gli Elements, che i Components. L’accusa più precisa era che i giudici andavano a vedere gli allenamenti e le prove per farsi un’idea dei Components e poi, in gara, andavano col pilota automatico su questa parte di giudizio, ignorando quello che avveniva davvero sul ghiaccio. Tante volte, in effetti, si è constatato che a fronte di cadute che facevano saltare le transizioni fra un elemento e un altro il punteggio delle transizioni restava elevato, sulla fiducia insomma. Tant’è che molti avevano proposto di passare a due giurie, una per gli Elements e una per i Components. Cosa ha fatto l’Isu? Forse per rendere più facile il compito, ha ridotto le voci da 5 a 3, ma così non si risolve il problema e si crea, anzi, più confusione. E non è finita, perché, proprio in riferimento a quello che dicevo prima sulla Banal dance degli osannati francesi, negli Skating skills è sparita la difficoltà. Sulla sparizione delle Transitions e del concetto di difficoltà si è espressa, in termini molto critici, la commentatrice tecnica di Eurosport, Marika Poli. Ecco cosa ha detto testualmente: “Sono sicura che togliere la voce Transitions è sbagliato. E mantenere la difficoltà, la parola “difficili”, in Skating skills era anche fondamentale. Perché? Perché a quel punto se non ho più Transitions, se basta che gli elementi vengano collegati uno con l’altro, certo che li collego, ci devo pattinare per arrivare all’elemento dopo. Però prima era richiesto che i passi fossero articolati, che ci fosse un disegno, mentre ora è tutto un po’ più astratto. Questo è l’inizio. Io mi chiedo: cosa succederà fra 10 anni se questo viene mantenuto? Torneremo a fare gli allenamenti di power skating”. E subito dopo Ambesi chiarisce il concetto di power skating: “Spiego cos’è. Rincorsa da una parte, salto, ti fermi, altra rincorsa, salto”. Sia l’illustrazione di Marika Poli che la spiegazione di Massimiliano Ambesi fanno capire il rischio di impoverimento della componente artistica, ma non solo, del pattinaggio su ghiaccio. Per quale motivo, con quale scopo? E qui si dovrebbe aprire una discussione più approfondita. Per il momento, sembra che l’unica preoccupazione dell’Isu sia quella di cancellare la Russia, tutto il resto se ne può andare a strafottere! CONCLUSIONI Sono sempre più triste e trovo difficoltà a scrivere, ma resisto. Spero sempre di rivedere prima possibile la mia sorellina Kamila dare spettacolo sul ghiaccio. Il suo Bolero è la meraviglia delle meraviglie e meriterebbe un commento specifico che spero di fare se mi sarà restituita un po’ di gioia. Intanto, mi consolo con le foto di Astor, che per un verso è un provocatore nato, con quelle sulla portentosa bomba sexy che è la Tutkamysheva, dall’altro è un poeta ispiratore, con l’ultima che ha postato sulla Medvedeva, sempre più bella e, ahimé, malinconico e magico fantasma sul ghiaccio.
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