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  1. Le Finali del Grand Prix hanno riproposto l’ennesimo scempio del pattinaggio artistico su ghiaccio compiuto con l’unico motivo di eliminare la Russia e concedere ad altre nazioni medaglie e onori immeritati. Ma in questo momento non voglio soffermarmi sull’aspetto tecnico, che rimando a un mio prossimo intervento, voglio puntare su qualcosa di più generale, che va oltre lo sport. Come ho già messo in evidenza tante altre volte, l’Isu va avanti con la scusa che il Cio avrebbe imposto l’esclusione degli atleti russi e bielorussi dalle competizioni a causa dell’invasione dell’Ucraina dal febbraio 2022. E altrettante volte ho chiarito che questa imposizione del Cio non è mai avvenuta. I dirigenti del Comitato olimpico internazionale, infatti, hanno vigliaccamente “suggerito” alle varie Federazioni internazionali di non far partecipare Russia e Bielorussia alle gare, in pratica una “raccomandazione” che ogni singola Federazione aveva la libertà di accettare o no. E infatti ci sono state Federazioni che non l’hanno recepita e hanno continuato a far iscrivere alle gare gli atleti delle due nazioni “maledette”, sia pure con restrizioni, con divieto di partecipazione per i militari e chi sostiene la guerra con l’Ucraina, senza bandiera e senza nome della nazione, ma con la possibilità di gareggiare e vincere medaglie. Il tennis lo aveva fatto quasi subito. Poi si sono aggiunti altri sport. Ecco qualche esempio di Federazioni che nel 2023 hanno riaccolto russi e bielorussi: scherma, ciclismo, lotta, canottaggio, atletica leggera, pattinaggio a rotelle, tiro con l'arco e adesso anche il nuoto. Ai recenti Mondiali di nuoto in vasca corta, a Budapest, si sono rivisti russi e bielorussi, che hanno anche vinto qualche medaglia. Si prevede lo stesso ai Mondiali in vasca lunga, a luglio 2025 a Singapore. E per la verità anche all’Olimpiade di Parigi c’erano atleti russi e bielorussi, sia pure senza bandiera e restrizioni varie. Ma tutto questo conferma che l’Isu, se volesse, potrebbe riammettere i russi alle gare, anche senza bandiera, anche senza gli atleti militari, ma ci potrebbero essere russi in gara. Ma l’Isu non lo fa e molti operatori dell’informazione continuano a dire che l’Isu non può farlo perché lo ha ordinato il Cio. E questo è falso, come dimostrato da tante altre Federazioni. Ma si va avanti così con distribuzione di medaglie che stanno falsando la storia di questo sport. E i prossimi Mondiali, a marzo a Boston, valgono anche come qualificazioni all’Olimpiade 2026 di Milano-Cortina. Il piano è semplice: visto che il Cio ammette i russi senza bandiera e con le restrizioni già viste, ai Giochi invernali 2026 i russi potranno partecipare. Ma se non possono gareggiare nei Mondiali di qualificazione, ecco che viene impedito loro l’accesso all’Olimpiade nel pattinaggio di figura sempre più di m… Come si risolve questa situazione? La dovrebbe risolvere il Cio d’autorità, ma le speranze sono poche. E’ vero che sono previste quote di “riallocazione” per i Paesi che non hanno atleti qualificati nelle prove previste (oltre ai Mondiali ce ne deve essere un’altra ancora da indicare), ma se l’Isu non fa partecipare russi e bielorussi alle gare, non si vede come questi possano rientrare nella riallocazione. Il grande e malefico piano dell’Isu, di concerto con tutte le nazioni che sperano di tenere lontana la Russia per sempre per poter vincere facili medaglie, va avanti così. E nessuno protesta, tutti zitti. Al contrario, in altri sport, qualche segnale di indipendenza e di onestà si vede. Sottopongo all’attenzione quanto scritto da Camillo Cametti, ex presidente della Commissione Stampa della FINA, sul sito da lui fondato e diretto “MN – Il mondo del nuoto”, in occasione dei Mondiali aquatici a Doha, a febbraio 2024. Ecco le sue parole: “La balbettante governance del Comitato Internazionale Olimpico (CIO) e delle federazioni mondiali che hanno supinamente condiviso le sue decisioni, compresa World Aquatics, ha prodotto e continua a produrre manifestazioni mutilate. La carta olimpica è stata oltraggiata dalla decisione di escludere dai Giochi Olimpici la Russia e la Bielorussia per l’aggressione militare all’Ucraina. Una decisione con cui il CIO si è addentrato con forza sul terreno della politica, schierandosi da una parte, cosa mai successa prima, neppure quando gli Stati Uniti hanno attaccato militarmente e invaso alcuni paesi del Medioriente (Kuwait, Afghanistan, Iraq, Siria), e non solo”. Il problema è sempre lo stesso: se non hai le palle, rimarrai per sempre un povero vigliacco. Camillo Cametti ha avuto il coraggio di dire quello che tantissimi altri preferiscono ignorare. E il nuoto, comunque, sta permettendo ai russi e bielorussi, sia pure in modo restrittivo, di partecipare. Nel mondo del ghiaccio, si rimane al buio. Ma c’è un’ultima cosa da far notare, secondo me ancora più importante. L’embargo è cominciato con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Questa guerra prima o poi finirà, qualche timido segnale c’è, addirittura il presidente ucraino Zelensky ha detto ufficialmente che non sarà possibile per l’Ucraina riprendere militarmente Donbass e Crimea e bisognerà solo affidarsi alla diplomazia per delineare la nuova configurazione. Beh, se la guerra finisce con la Russia che si tiene Donbass e Crimea, cosa farà l’Isu? Visto che non c’è più la guerra, si presuppone che russi e bielorussi dovranno essere riammessi alle gare. Ma ecco il paradosso: i russi sono stati esclusi dalle gare perché la loro nazione ne ha invaso un’altra per annettersi una parte di quel territorio (che sostiene a torto o ragione di essere suo perché sono zone russofone o tradizionalmente appartenute alla madre patria russa), adesso possono essere riammessi dopo che la loro nazione quella parte di territorio se l’è presa. Ma allora che differenza c’è? Solo nel risultato della guerra e non nella sua conclusione “secondo giustizia”? Secondo i principi morali dell’Isu, la Russia dovrebbe essere esclusa per sempre dalle gare perché con una guerra di invasione si è presa qualcosa che non le appartiene. Ma se la diplomazia internazionale sancisce che quei territori adesso appartengono legittimamente alla Russia, gli atleti russi non meritavano di essere esclusi dalle gare quando c’era la guerra. Come risolverà l’Isu questa sua contraddizione? Realisticamente, riaccetterà i russi accontentandosi di averli esclusi da 4 Mondiali e una Olimpiade, ma il sospetto che tenterà di escludere la Russia per l’eternità io continuo ad averlo!
  2. Astor, benemerito e bentornato, ha anticipato il mio promesso intervento sulle strane (chiamiamole strane) incongruenze nelle situazioni di doping, con evidente discriminazione nel caso della mia amata sorellina Kamila Valieva. E ha introdotto una considerazione importante a proposito del nuotatore Federico Turrini, squalificato due anni per positività al Nandrolone, sostanza proibita che era contenuta in un collirio che lui aveva usato per curarsi gli occhi. Turrini è stato citato in contrapposizione al caso di Jannik Sinner, che aspetta il processo al Tas per il caso della sua positività al Clostebol. Vado con ordine perché, mettendo insieme tante cose apparentemente lontane fra loro, si ha un quadro molto più chiaro della situazione. I mezzi di informazione, senza esclusioni, hanno attivato una campagna di stampa a favore di Sinner, arrivando addirittura a sostenere la necessità di evitare una condanna se la presenza di sostanze proibite è bassissima, in questo assecondati dalla stessa Wada per bocca del suo direttore generale Olivier Niggli. Beh, proprio Niggli si è distinto con le sue contraddizioni, come riportato in un articolo del sito www.sportsenators.it citato da Astor, nei casi di Schwazer e Valieva, mostrandosi come uno scienziato nel primo e come un ingenuo sprovveduto nel secondo. Basta andare a rileggersi l’intervento di Astor per capirlo. E adesso Niggli dà il via alla una “campagna di sensibilizzazione” per i poveri atleti che si ritrovano con una dose minima di sostanze proibite. Ecco cosa dice alla Gazzetta dello Sport in un’intervista pubblicata il 30 novembre: “Oggi esiste un problema di contaminazione. Questo non significa che ci siano più casi del genere rispetto al passato, il fatto è che i laboratori sono più efficienti nel rilevare anche quantità infinitesimali di sostanza. Le quantità sono così piccole che ci si può contaminare facendo cose innocue”. E poi espone la sua proposta: “Con delle soglie non avremmo visto tutti questi casi. Quello che dobbiamo comprendere è se siamo pronti ad accettare il microdosaggio e dove sia giusto fermarsi. Proprio per questo tipo di riflessioni verrà creato un tavolo di lavoro”. Ed eccola qui la “soluzione magica”: tolleranza per presenza minima di sostanza proibita. Ma che bravi! E quando viene fuori questa esigenza? Proprio quando a essere coinvolti sono i due “numeri 1” del tennis, già, perché non c’è solo Sinner, ma anche la polacca Iga Swiatek a essere stata trovata positiva in un controllo antidoping a una sostanza che ci ricorda qualcosa: la Trimetazidina. Ma guarda un po’, quella che ha causato la squalifica per 4 anni della russa Valieva. Il mosaico si sta completando, con tutti i pezzi al loro posto. E allora, mettiamoli nei posti giusti. Anche Valieva viene trovata positiva per una quantità infinitesimale di Trimetazidina, in un controllo nazionale russo (occorre sempre specificare che sia stato un controllo nazionale, visto che si continua con l’accusa alla Russia di voler nascondere il doping) e non internazionale, dopo che non è mai stata trovata positiva in innumerevoli controlli fuori dalla Russia, così come tutte le sue compagne di nazionale, sempre sui podi mondiali e sempre controllate, mai trovate positive. A parte tutte le considerazioni già fatte all’epoca sulla non punibilità di Valieva perché minorenne e quindi “soggetto protetto” (non poteva certo decidere lei eventualmente di assumere una sostanza proibita e nemmeno sapere come procurarsela e nemmeno sapere che qualcuno giela stesse facendo ingerire), è importante il riferimento alla quantità minima. Per lei non si è sollevato il problema della contaminazione accidentale, anzi, tutti a sostenere che quella quantità minima era il “residuo” di una quantità ben maggiore. Così, la Wada e il suo ineffabile direttore generale Niggli procedono con la punizione dell’agnello sacrificale: ricorso al Tas e squalifica di 4 anni. Adesso, altra trasformazione alla “Dottor Jekyll e mister Hyde”, la quantità minima è una prova di innocenza! E con un’altra bella serie di contraddizioni sostanziali, come nel caso di Federico Turrini. Infatti, quando viene citato quel caso, tutti a rimarcare le differenze con Sinner e a giustificare la differenza di trattamento. E anche qui, con clamorose omissioni. Parto da quanto citato da Astor, su OA Sport. Per Sinner “contaminazione indiretta e accidentale, in quanto lo status positivo è da attribuire a un prodotto (Trofodermin), che conteneva il principio attivo (Clostebol), usato da una terza persona, ovvero Giacomo Naldi (ex fisioterapista), per la nota ferita alla mano”. Per Turrini “assunzione volontaria di un medicinale che all’insaputa dell’atleta conteneva un principio dopante e quindi è una tipologia completamente diversa in termini di modalità”. Facciamo pure finta che questa differenza sia sostanziale e giusta, e non lo è in base a quanto messo in evidenza da Astor, ma diciamo che sia giusta. La contraddizione più clamorosa, in cui sono caduti tutti i mezzi di informazione, è questa: e allora perché anche Swiatek è stata giudicata “inconsapevole” e quindi responsabile solo di “colpa o negligenza in maniera non significativa”, nonostante abbia bevuto di sua iniziativa un farmaco da banco, la Melatonina, che conteneva Trimetazidina, senza che alcun altro glielo abbia imposto o fornito, ma solo perché, come da lei sostenuto, soffriva di jetleg e di problemi di sonno? Turrini usa un collirio che contiene Nandrolone e viene squalificato per 2 anni, Swiatek usa la Melatonina che contiene Trimetazidina e si prende un solo mese di squalifica!!! Ma questo confronto tutti i mezzi di informazione non lo fanno, perché non conviene. A quel punto dovrebbero sostenere che la squalifica di Turrini è stata ingiusta, ma siccome devono rimarcare che è stata giusta per metterla in contrapposizione alla mancata squalifica di Sinner da parte dell’Itia (l’antidoping del tennis), ecco che il caso doping di Swiatek sparisce. Quindi: Valieva squalificata 4 anni dal Tas dopo ricorso della Wada che aveva chiesto i 4 anni per una presenza infinitesimale di sostanza proibita dopo essere stata assolta dall’agenzia antidoping russa. Turrini squalificato 2 anni dal Tas dopo ricorso della Wada per assunzione involontaria di sostanza proibita dopo essere stato assolto da Cism (organo militare) e Fina (federazione internazionale nuoto). Swiatek squalificata un mese dalla Itia per assunzione involontaria di sostanza proibita, presenza infinitesimale. Sinner assolto dall’Itia per assunzione involontaria di sostanza proibita, presenza infinitesimale. Ora davanti al Tas su ricorso della Wada. Conclusione: Wada inflessibile con Valieva e Turrini, sembra esserlo anche con Sinner, ma ecco che il suo direttore generale Niggli se ne viene fuori con l’apertura alla tolleranza per presenza infinitesimale di sostanza proibita. Il “microdosaggio” non era ammesso pur di distruggere Valieva e la Russia, adesso è qualcosa di buono pur di assolvere gli eroici sportivi dei Paesi occidentali che si oppongono alla Russia. La giustizia vince sempre! E i mezzi di informazione italiani che si sono distinti nel massacro della Valieva adesso sono diventati i paladini dell’innocenza di Sinner, scandalizzati dalla durezza della Wada che a sua volta si affretta a studiare nuovi metodi di assoluzione, vedi caso quando non sono coinvolti quei delinquenti e criminali dei russi. L’apoteosi dell’ipocrisia e della malafede. Davvero un bel mondo sportivo quello in cui viviamo.
  3. Da oggi si torna in pista per le Finali del Grand Prix, a Grenoble, altra gara che contribuisce alla falsificazione della storia del pattinaggio artistico su ghiaccio. Tornerò su queste Finali dopo che saranno concluse. Per il momento, mi limito a citare ulteriori “frasi storiche” che hanno caratterizzato le cronache televisive delle tappe di qualificazione di questo Grand Prix. E ci sono nuove “gemme” da ammirare. Su Eurosport, in occasione della tappa in Giappone, Massimiliano Ambesi ricorda: “La più forte non può gareggiare in categoria seniores perché l’età non glielo consente”. E sta parlando della giapponese Mao Shimada, vincitrice delle ultime due edizioni dei Mondiali junior, nel 2023 e 2024, e probabilissima vincitrice anche di quelli 2025, gli ultimi per lei prima di passare senior. Ed è giustamente considerata la più forte perché è l’unica a eseguire il quadruplo Toeloop, il triplo Axel e programmi con tutti tripli negli altri salti. Dal punto di vista tecnico, non è neanche possibile un paragone con la vincitrice dei Mondiali senior, l’altra giapponese Kaori Sakamoto che neanche riesce ad avvicinarsi a un triplo Axel, figuriamoci a un quadruplo. E se un paio di volte Sakamoto ha ottenuto punteggi finali più alti di Shimada, oltre a un esagerato “pompaggio” dei giudici, è stato solo perché nei Components ha ancora un vantaggio di almeno 10 punti nei confronti della più giovane atleta, che non può ancora avere la maturità espressiva delle senior. Ma dall’anno prossimo Shimada stritolerà sia Sakamoto, sia tutte le altre senior le cui prove sono imbarazzanti se confrontate con quelle delle vere campionesse del passato, più o meno recente, e delle russe “esiliate” dalle gare. E questo fa capire ancora di più in quale abisso i dirigenti dell’Isu abbiano fatto precipitare questo sport. Resta il fatto che quando è stato cambiato il regolamento, visto che le russe sotto i 17 anni travolgevano le avversarie, tutti a dire che era giusto. Adesso gli stessi che esultavano sono costretti a specificare che la più forte non è in gara. Complimentoni! Ma anche altri riferimenti danno l’idea dello sfacelo tecnico in atto da quasi tre anni ormai. Ancora Ambesi ricorda che la giapponese Rion Sumiyoshi “ha eseguito un quadruplo Toeloop in stagione”. A parte il fatto che nelle ultime gare non è stata più capace di portarlo a termine, qui siamo davvero ai confini della realtà. Bisogna aggrapparsi a una giapponese di 21 anni, brava ma non certo un fenomeno, nemmeno capace di qualificarsi per queste Finali del Grand Prix a Grenoble, per dire che c’è una pattinatrice che ha eseguito un quadruplo! Uno solo, di una sola pattinatrice, in tutta la stagione! A questo punto siamo arrivati. E infine, ancora Ambesi, durante l’ultima tappa di qualificazione, in Cina, fa notare: “La missione di chi non è giapponese è cercare di evitare lo sweap e quindi la qualificazione di 6 atlete nipponiche per la finale. Sarebbe qualcosa di assolutamente clamoroso. Certo, il tutto avvantaggiato dall’assenza forzata della Russia”. Ma davvero? E può spiegare Ambesi come sia possibile che 5 giapponesi su 6 qualificate per le Finali debba essere considerato come “qualcosa di assolutamente clamoroso”? A maggior ragione se il tutto è “avvantaggiato dall’assenza forzata della Russia”? Certo, va riconosciuto ad Ambesi che almeno ha ricordato, sia nel caso della Shimada, sia in quello dell’assenza della Russia, quale sia la vera situazione del pattinaggio artistico, ma una nota a margine non lo assolve dalla colpa di esaltare le prove della Sakamoto e delle giapponesi in generale. Peggio ancora per altri telecronisti che nemmeno citano l’assenza delle russe. Siamo nel punto tecnicamente più basso della storia di questo sport nelle Donne e nelle Coppie, ma tutti allineati e coperti, a cominciare dalle Federazioni nazionali che stanno rubando medaglie. Ma per concludere manca ancora qualcosa e viene fuori di nuovo dal commento di Ambesi in occasione della tappa cinese. Già nelle precedenti tappe si è notato che il pubblico era scarso. Ma a Chongqing si è arrivati a uno spettacolo davvero pietoso: palazzetto quasi vuoto. E certo, mica gli spettatori (cinesi o di qualsiasi altra nazione) sono “poveri fessi” al servizio dell’Isu, pronti a pagare un biglietto per uno spettacolo misero. Ed ecco il risultato, sempre più evidente, in ogni parte del mondo, con spettatori in calo vistoso. Ambesi tenta di attutire l’impatto delle immagini in arrivo dalla Cina con una speciale interpretazione di quello che sta accadendo: “Pubblico non delle grandi occasioni, anche perché non è il momento migliore nella storia del pattinaggio cinese”. Quindi, una volta realizzato che non si può più nascondere ai telespettatori il vuoto degli impianti, perché le immagini sono chiare e drammatiche per questo sport, si trova la scusa che si sono venduti pochissimi biglietti perché “non è il momento migliore nella storia del pattinaggio cinese”. Bisognerebbe ricordare che il pattinaggio cinese, negli ultimi anni, ha avuto come punte solo Sui Wenjin e Han Cong, oro olimpico a Pechino 2022 nelle Coppie. Per il resto, a parte Jin Boyang fra gli uomini senza peraltro speranze di podio nelle grandi manifestazioni, il pattinaggio cinese mica ha avuto chissà chi, eppure gli spettatori riempivano gli impianti, mica lo facevano solo per la gara delle Coppie. Si torna inesorabilmente al problema fondamentale: due gare su quattro, Donne e Coppie, sono diventate oscene dal punto di vista tecnico e spettacolare. E in tutto il mondo, qualcuno dovrebbe ricordarlo all’Isu e ai telecronisti, vale il sempiterno detto napoletano: “Ccà nisciuno è fess”!!! P.S. Promemoria per un prossimo intervento: solo un mese di squalifica alla tennista polacca Iga Swiatek perché trovata positiva alla “trimetazidina”, guarda un po’, la stessa sostanza che ha fatto squalificare per quattro anni la mia amata sorellina Kamila Valieva. E tutto il tennis che ha fatto partire una campagna di stampa per abolire le punizioni in caso di presenza “minima” di queste sostanze, prendendo spunto anche dal ricorso della Wada al Tas per il “clostebol” di Jannik Sinner. Ora si ascoltano le opinioni anche di importanti esperti, medici e quant’altro, che sostengono che non si dovrebbe ricorrere alla squalifica in questi casi. Ma per una presenza altrettanto infinitesimale Valieva è stata squalificata per quattro anni (e lasciamo stare che non avrebbe dovuto perché minorenne, ma questa è un’altra vergogna) e tutto il mondo a esultare. Ci torno, contateci, ci torno.
  4. L’ultima tappa del Grand Prix, in Cina, due settimane prima delle Finali a Grenoble, offre lo spunto per qualche altra riflessione su questa nuova stagione, in particolare sulla situazione nell’individuale femminile. Prima però, per un momento, ritorno a Guignard-Fabbri per un aggiornamento della loro nuova prova, quella dei “Robot”, visto che in Cina hanno vinto la gara di Danza. Dopo l’infortunio nella prova in Francia, con la caduta di Fabbri e una non eccelsa accoglienza dei giudici al loro programma libero, Guignard e Fabbri si sono riscattati vincendo con 209.13 punti davanti ai canadesi Lajoie-Lagha con 205.16. Sono ancora sotto le loro prestazioni della scorsa stagione (215.51 nelle Finali del Grand Prix, secondo posto dietro gli statunitensi Chock-Bates con 221.61, e 216.52 nei Mondiali di Montreal, terzo posto dietro Chock-Bates con 222.20 e i canadesi Gilles-Porier con 219.68), ma hanno dato un segnale di risveglio, pur rimanendo sotto i punteggi stagionali di Chock-Bates in questo Grand Prix (215.95 vincitori in Giappone) e di Gilles-Poirier (214.84 vincitori in Canada). La prima novità è stata il cambio parziale di costume, completamente grigio in Francia, lo stesso delle esibizioni della precedente stagione. Li avevo definiti “costumi grigi ma inevitabilmente necessari” perché dovevano rendere l’idea dei robot, ma purtroppo suscitavano troppo il ricordo delle esibizioni e probabilmente hanno provocato un impatto negativo nei giudici. Così, con molta intelligenza, senza rinnegare lo spirito del programma, hanno conservato solo nei pettorali il disegno e il colore grigio di quei costumi, con il resto dei vestiti, per entrambi, di colore nero e con variazioni di stile, gonna e veli per lei (che prima aveva lo stesso costume di Marco, tuta aderente completamente grigia), pantaloni per lui. L’effetto visivo, che elimina quel fastidioso “déjà vu” è già un primo passo verso un aggiornamento della prova che potrebbe riservare ulteriori miglioramenti. Ci ritorneremo. L’ABISSO DELLE DONNE Detto questo, passo alle note dolenti dell’individuale femminile, che avevo messo momentaneamente da parte. La situazione è sempre più imbarazzante, anche se Massimiliano Ambesi, su Eurosport, in occasione della tappa in Giappone, ci informa che Kaori Sakamoto “sta provando un quadruplo in allenamento”. Non c’è motivo di dubitare di quanto detto da Ambesi, ma qualche perplessità, non sull’annuncio, ma sul fatto concreto, può esserci, perché con un fisico come quello della Sakamoto, molto potente e quindi anche pesante, il quadruplo diventa ancora più difficile. Finora, tutte le pattinatrici che hanno eseguito il quadruplo (oltre alle russe, ricordo anche la kazaka Elizabet Tursynbaeva, prima a farlo in gara, un Salchow, nei Mondiali 2019 in Giappone, a Saitama) avevano un fisico adolescenziale, il che le aveva favorite, così come aveva favorito la stessa Tursynbaeva che, con corporatura minuta, l’aveva eseguito per la prima volta quando aveva 19 anni. Ma Sakamoto ha 24 anni, ne farà 25 ad aprile, e la sua corporatura è nettamente diversa, gambe potenti, altezza di 1,59, molto più pesante di tutte le ragazze che hanno saltato un quadruplo. Può farcela? Per il momento, non ha nemmeno tentato il triplo Axel, che in teoria dovrebbe essere più alla sua portata rispetto a qualsiasi quadruplo, tant’è che questo salto è stato realizzato da tante pattinatrici anche con fisici nettamente diversi, snelle o potenti, di altezza diversa, con gambe con minore o maggiore potenza. Ma Sakamoto, pur avendo un doppio Axel amplissimo, non si è mai azzardata a tentare il triplo, che potrebbe essere alla sua portata. E tenta il quadruplo? Le basterebbe il triplo Axel, nel Corto e nel Libero, per sopravanzare ancor di più le avversarie, ma non ci prova. In ogni caso, ammettendo che stia provando un quadruplo e che un giorno ci riesca pure, il significato per me è evidente: darsi una “patente di nobiltà”. E’ evidente che la stessa Sakamoto si renda conto che le sue vittorie hanno una sola ragione: l’assenza delle russe. A dispetto dei “peana” che i mezzi di informazione le tributano, la verità appare chiara a tutti. Così, Sakamoto con un quadruplo potrebbe dire che sarebbe riuscita a battere anche le russe se fossero state in gara. Perché, andando sul concreto, per vincere lei non ha certo bisogno di un salto quadruplo, già così è praticamente senza avversarie, magari deve solo temere una Glenn che riesce a fare il triplo Axel nel Corto e nel Libero, ma allo stato attuale non si vedono avversarie in grado di batterla, segno ancora più chiaro di quanto sia precipitato il livello tecnico delle Donne, almeno a venti anni fa, come ho già ricordato più volte. Ma Sakamoto sta provando il quadruplo! E a proposito dei “peana” a lei riservati dai mezzi di informazione, ecco le ultime prodezze. In occasione della prova del Grand Prix in Giappone, sulla Rai, la telecronista Maddalena Montecucco ha chiamato Sakamoto “Sua Maestà”. Non riesco nemmeno a commentare, mi vengono solo cose da querela. Purtroppo, bisogna registrare anche il commento di Franca Bianconi, bravissima allenatrice, giudice di gara e acuta commentatrice, che si è adeguata alla corrente di pensiero e ha giudicato così la prova di Sakamoto nel Libero. Bianconi - “Rimangono i suoi megasalti spaziali a partire da questo doppio Axel che apre, che copre mezza pista. Questo è il doppio Axel, segue l’Euler, segue il triplo Salchow. Se ci fate caso, è partita da un lato della pista, sta atterrando dall’altro lato della pista, sono circa 30 metri di fatto, 30 no, ma 20 tutti. Il triplo Flip senza problemi con attaccato il triplo Toeloop. Davvero un contenuto tecnico notevole. Non ci sono quadrupli, abbiamo lasciato l’era dei quadrupli un po’ da quando la Russia non è più, non ha più partecipato alle gare, diciamo che non se ne vedono più così tanti. Si vedono alcuni tripli Axel e mi aspetto di vederli da Amber Glenn. In avanti ci saranno delle pattinatrici che sicuramente si cimenteranno”. Montecucco – “Ci sono tante pattinatrici giapponesi che ce l’hanno in repertorio il triplo Axel”. Bianconi – “Ma per il momento diciamo che le pattinatrici che mirano a vincere, al podio mondiale, puntano più sulla qualità degli elementi, anche senza questi salti così di valore. E lei quest’anno ha fatto un balzo in più con la sua interpretazione, col suo programma”. Ora, lasciando da parte i “megasalti spaziali” e i “30 metri di pista, 30 no, ma 20 ci sono tutti” (con l’Euler in mezzo non ci vuole molto a farli, dài, non scherziamo), la Bianconi tira in ballo il problema principale: non ci sono più quadrupli. Ma lo fa in maniera da non disturbare troppo, quasi un appunto di cronaca e niente più, fra l’altro con un errore di fondo. Lei dice: “… abbiamo lasciato l’era dei quadrupli un po’ da quando la Russia non è più, non ha più partecipato alle gare, diciamo che non se ne vedono più così tanti”. Punto primo: non è che la Russia non ha più partecipato alle gare, la Russia non ha potuto più partecipare alle gare perché le è stato impedito da una decisione dell’Isu, in ossequio alle “raccomandazioni” del Comitato olimpico internazionale, che però non erano vincolanti, tant’è che altre federazioni mondiali, a partire da quella del Tennis, fa partecipare russi e bielorussi, sia pure senza bandiera. Quindi, l’Isu non se ne può venir fuori con la scusa che “ce l’ha imposto il Cio”, perché è una bugia grandissima e grossolana. Ogni Federazione mondiale era libera di scegliere e l’Isu ha scelto di escludere Russia e Bielorussia, regalando di fatto a tutto il mondo le medaglie di Donne e Coppie e falsando la storia di questo sport. Punto secondo, ma importante come il primo: non è che non si vedono più tanti quadrupli nelle Donne, NON SE NE VEDONO PER NIENTE! Sono spariti totalmente perché le uniche pattinatrici a farli sono le russe. Se anche la Bianconi, che è di caratura nettamente superiore ai telecronisti e telecroniste (ma questo è fin troppo facile) e a tutti gli altri commentatori tecnici, dice queste cose, allora davvero non c’è più speranza per il pattinaggio artistico su ghiaccio. Che diventa ancor di più pattinaggio di figura di m… GRAND PRIX Intanto, è stata definita, dopo la sesta e ultima prova del Grand Prix, in Cina, la composizione dei qualificati alle Finali in programma a Grenoble dal 5 all’8 dicembre. Tre le bandiere azzurre: Grassl nel singolo Uomini, Conti/Macii nelle Coppie, Guignard/Fabbri nella Danza. Uomini: Malinin, Kagiyama, Sato, Siao Him Fa, Aymoz, Grassl. Donne: Sakamoto, Glenn, Higuchi, Yoshida, Chiba, Matsuike. Coppie: Stellato Dudek/Deschamps, Miura/Kihara, Hase/Volodin, Conti/Macii, Metelkina/Berulava, Kam/O’Shea. Danza: Fear/Gibson, Chock/Bates, Gilles/Poirier, Guignard/Fabbri, Lopareva/Brissaud, Lajoie/Lagha.
  5. E adesso rimango ancora un po’ nella Danza perché ho ascoltato su Eurosport qualcosa di interessante sulle novità nel campo delle regole. Il discorso è stato fatto da Massimiliano Ambesi, che ha Raffaella Cazzaniga come commentatrice tecnica, in occasione della tappa giapponese Nhk del Grand Prix. Ecco la trascrizione di quanto detto da Ambesi e Cazzaniga quando stavano commentando la gara di Danza. Ambesi – Approfittiamo per spiegare quali elementi bisogna eseguire. Possono essere 9 o 10, o meglio sono 10 perché i lift sono 3 ma 2 li puoi eseguire insieme, quindi viene fuori un lift combinato. Hai 3 elementi coreografici, poi spiegheremo dove possono essere collocati, la trottola, i twizzle, una sequenza in parallelo su un piede e poi una sequenza in coppia che può essere quello che si vuole, quindi sia in linea retta che circolare, quindi midlane, diagonale, serpentina o cerchio. E’ chiaro che questo proliferare degli elementi coreografici ha dato tanto potere ai giudici, nel senso che il valore base è sempre lo stesso e poi lì ci si può sbizzarrire con i “più” a piacimento. Cazzaniga – Sì, infatti al Congresso di questa estate nella Danza tanti elementi coreografici sono passati, cosa che invece non è cambiata nelle Coppie di artistico. Ambesi – Diciamo che i 3 elementi coreografici c’erano già nella passata stagione, più quella della rhythm dance che vale tantissimo. Nell’artistico c’era l’idea di eliminare un salto nelle gare di singolo e un sollevamento nelle Coppie. Quindi ci sarebbe stato un sollevamento coreografico nelle coppie di artistico e un salto in meno nei singoli. Posso dire la mia? Meno male che questa autentica porcheria non è passata, perché non si può pensare di mettere tutto in mano al giudizio di chi siede nel pannello. Qui bisogna pensare a usare la tecnologia in maniera tale che le chiamate del pannello tecnico non possono essere messe in discussione. Dopodiché, per quanto riguarda i giudici, bene che ci siano ma fissando dei confini. Cioè, se tu elimini degli elementi tecnici per mettere elementi coreografici per cui il giudice fa quello che vuole, secondo me non aiuti uno sport in difficoltà, in nessuna maniera. Quindi, l’obbiettivo non deve essere quello di rendere i giudici sempre più forti e in grado di stabilire a piacimento quello che succede. Bisogna trovare un equilibrio differente. Io sono contento che quella proposta sia stata bocciata. Poi la riproporranno per il prossimo quadriennio e spero che venga nuovamente bocciata, se vogliamo salvare il pattinaggio di figura. Se lo vogliamo mandare al patibolo, avanti su questa strada e ci si arriva. Cazzaniga – Che nella Danza è un po’ il problema, Danza in mano alla soggettività. Ambesi – Ma troppo. Non ho parole. Ambesi che dice praticamente le stesse cose che penso io e che ho espresso più volte a proposito del potere dei giudici di “stabilire a piacimento quello che succede”! Ma a questo punto viene fuori il domandone: dov’era Ambesi quando i giudici rivoltavano completamente il mondo della Danza mandando in orbita due autentici “killer” delle doti tecniche come i francesi Papadakis e Cizeron, creatori della Banal Dance, realizzatori del vuoto tecnico assoluto, distruttori di qualsiasi barlume di difficoltà? E già, dov’era Ambesi? Forse riesco a ricordare. Era nella folta schiera di ammiratori di Pippadakis-Cazzeron, cantore delle loro gesta, autore di memorabili frasi come queste: “Una padronanza, una velocità, una coordinazione che hanno pochi eguali”; “Vediamo se arrivano a quel 230 complessivo, qualcosa di incredibile, ecco. Se pensi che per la medaglia di bronzo serve in questo momento 216,83, sono in un’altra dimensione”; “Vedo un 59,70 sulle componenti del programma che è record assoluto, 10 in performance, 10 in coreografia, 10 in interpretazione. Che cosa si può aggiungere?”. Già, cosa si può aggiungere? Vogliamo provarci noi? E aggiungiamo: Ambesi se ne viene fuori adesso con i giudici che fanno quello che vogliono e che mandano il pattinaggio artistico al patibolo? Sono gli stessi giudici che hanno tentato di far vincere l’oro olimpico a una coppia insignificante dal punto di vista tecnico a scapito di due giganti come i canadesi Tessa Virtue e Scott Moir, che a Pyongchang rischiarono di essere battuti se i francesi non fossero stati leggermente penalizzati nel punteggio per la rottura di una spallina del costume della Papadakis durante il Corto (come prevede il regolamento, per chi non ha dimestichezza con le regole della Danza su ghiaccio, e lì i giudici non poterono ignorarlo). Virtue-Moir vinsero con appena 79 centesimi di vantaggio sui francesi, invece dei 10 punti di differenza che una giuria normale avrebbe dovuto attribuire loro! In quel momento, secondo Ambesi, non si sentiva il bisogno di “salvare il pattinaggio di figura” e lo si poteva tranquillamente “mandare al patibolo”! Ma che strano. Infine, una ulteriore dimostrazione di quanto il pattinaggio artistico sia in mano a scandalosi giudizi viene proprio dal Grand Prix di questa stagione, con un connubio Danza-Coppie davvero inaspettato. Ed è proprio Ambesi a far notare un “passaggio di consegne” fra le due specialità. Succede che nella gara delle Coppie si vede frequentemente un sollevamento che viene direttamente, anzi è letteralmente copiato dalla Danza e in particolare dalle prove degli statunitensi Madison Hubbell e Zachary Donohue, con la Hubbell in aria in una posizione difficilissima, corpo disteso e rigido in posizione inclinata, testa in avanti e piedi più in alto, con Donohue che deve fare uno sforzo incredibile per reggerla e lei costretta a un altrettanto immenso sforzo con i reni per restare in quella posizione. Giova ricordare che Hubbelle e Donohue sono stati i pattinatori di Danza più penalizzati negli ultimi anni, con punteggi che non riconoscevano loro il vero valore tecnico e la bellezza di sollevamenti che sono fra i migliori in assoluto di tutta la storia della Danza su ghiaccio. Ebbene, i giudici li hanno ignobilmente penalizzati, a vantaggio di chiunque altro, a partire proprio da Pippadakis-Cazzeron, ma adesso quegli “scemi” delle Coppie, che evidentemente non capiscono un tubo di tecnica e armonia, scelgono proprio quel sollevamento per inserirlo nei loro programmi! Ma guarda un po’! E non stiamo parlando di una coppia soltanto, ma di quasi tutte le coppie in questa stagione. Un riconoscimento del grandissimo valore di Hubbell e Donohue, uno schiaffio ai giudici e a tutti quelli che stanno veramente distruggendo il pattinaggio artistico.
  6. Ancora un triste spettacolo la tappa del Grand Prix in Finlandia, soprattutto con la desolante visione del palazzetto di Helsinki quasi vuoto, con un po’ di spettatori (ma comunque senza arrivare a riempirlo nemmeno a metà) solo nella seconda giornata con i liberi individuali e con il vuoto pneumatico nella terza e conclusiva quando erano in programma i liberi di Danza e Coppie, quest’ultima gara penalizzata addirittura più di quella dell’individuale Donne dall’assenza della Russia. E’ lo sfacelo completo di questo sport, vergognosamente coperto dai mezzi di informazione che continuano a parlare di “grande spettacolo”. L’unico accenno all’assenza di spettatori l’ho ascoltato nella cronaca di Eurosport della seconda giornata quando è stato fatto notare che c’era più gente rispetto alla prima giornata. Ma, ripeto, più gente che però non riempiva nemmeno la metà dell’impianto, come risultava dalle riprese in campo largo, quando si vedevano chiaramente i posti vuoti. Ma tutti contenti perché finalmente i russi “se lo prendono in quel posto” e il resto del mondo “vince facile”! In questo tragico quadro, mi sembra che siamo rimasti in pochi a difendere non tanto le nostre idee quanto il pattinaggio artistico su ghiaccio. Non ci posso credere quando vedo tanti addetti ai lavori (chiunque, atleti, allenatori, dirigenti, giornalisti) e semplici appassionati far finta di niente e farsi un autolavaggio del cervello per convincersi che tutto questo è bellissimo! Comunque, vado avanti, insieme ad Astor e pochissimi altri nella speranza che il mondo degli appassionati raggiunga una saturazione per tutta questa schifezza cui stiamo assistendo e cominci a protestare. Magari sto sognando, ma non so che altro fare. Intanto, continuo a lottare con i miei scarsi mezzi. Ho accumulato un bel po’ di roba da commentare e adesso cerco di scaricarla tutta. Prima però voglio doverosamente rispondere ad Astor sulla situazione di Guignard-Fabbri, dei quali sono da sempre un grande ammiratore. Poi, nei prossimi post, andrò sulle altre questioni. La prima cosa che vorrei far notare è che l’eventuale colpo di sonno di Astor, ammesso e non concesso che si sia davvero semiaddormentato davanti alla Tv, non sarebbe un peccato mortale, ma solo un inconscio tentativo di autodifesa mentale di fronte allo scempio messo in atto dall’Isu. Ma andiamo con le considerazioni pratiche perché il dubbio sollevato da Astor è condivisibile, anche se non ritengo che il nuovo programma libero di Guignard e Fabbri sia negativo. Resta il fatto che quella sensazione di noia ha un fondamento. Cerco di spiegare meglio. Punto fondamentale: questo programma libero è lo sviluppo della prova di esibizione nei Gala della scorsa stagione, con Guignard e Fabbbri nella veste di robot. E già questo aspetto contribuisce, giustamente, non solo a dare una sensazione di dejavu (e vai col francese, traduco: già visto), quindi di stanchezza e quindi di noia, ma provoca concretamente una mancanza di fluidità generale nella prova. L’esibizione nel Gala dura un paio di minuti, magari un po’ di più, e ha caratteristiche particolari, libere dai vincoli regolamentari e tecnici della prestazione in gara. Quando si passa ai quattro minuti circa, bisogna estendere questo programma, “tirarlo” come un’operazione di estetica facciale quando la pelle viene tirata in su e dietro la nuca per “piallare” le rughe. Tutto questo non è naturale fisicamente e non lo è artisticamente. Ne viene fuori una sensazione di “puzzle”, pezzi pur belli che però sembrano attaccati con lo scotch. E siamo all’impressione generale, che è anche la mia personale prima sensazione che ho provato quando ho visto questo programma libero. Ma è chiaro che in questo quadro generale dobbiamo tener conto degli elementi tecnici e dell’interpretazione. Prendiamo allora in considerazione il programma della scorsa stagione e quello attuale, esaminando la prova di Angers e quella delle Finali del Grand Prix 2023 a Pechino (che è poi la stessa dei Mondiali 2024 a Montreal). Prima di qualsiasi altra considerazione relativa al confronto dei risultati, ricordiamo che nel Libero ad Angers c’è stata la caduta di Fabbri nella “Circular step sequence”, quando gli ha ceduto letteralmente una gamba alla fine di questa sequenza di passi (si sente lui che parla alla loro coach Barbara Fusar Poli di sensazione di “gambe spezzate”), che ha provocato grado di esecuzione negativo (Goe fra meno 3 e meno 4) e un taglio di quasi 4 punti sul valore di base, oltre alla penalizzazione di un punto per la caduta. Quindi c’è una parziale spiegazione alla differenza di punteggio Tecnico nel Libero: 72.93 a Pechino (Finali Grand Prix 2023, attenzione, non l’Olimpiade 2022), 56.62 ad Angers. Ma è pur vero che anche senza la caduta il punteggio di Angers sarebbe stato comunque inferiore a quello di Pechino, quindi c’è un problema di base. I due programmi, fondamentalmente, pur diversi nell’impostazione e nella musica, hanno le stesse caratteristiche degli elementi: 6 sono uguali (Twizzle, One foot, Diagonal, Circular step sequence, Stationary lift, Choreographic character step sequence), 3 sono cambiati (Choreographic assisted jump, Curve lift + rotational lift, Choreographic sliding movement a Pechino; Choreografic spin, Straight line lift + rotational lift, Choreographic dance lift ad Angers). Nella sostanza, la struttura degli elementi tecnici rimane la stessa. E anche il punteggio base è praticamente uguale: 46.79 a Pechino, 46.04 ad Angers. Cosa cambia? Dicevo che anche senza la caduta ci sarebbe stata una sensibile differenza fra le due prove nella valutazione dei giudici, determinata dai Goe. Mettendo da parte l’elemento con la caduta, negli altri 8 elementi si vede chiaramente la disparità di giudizio: a Pechino, il totale di questi 8 elementi dà 38.21 come valore base e 60.76 come finale (+22.51); ad Angers 37.84 valore base e 51.81 totale (+ 13.97). Come si vede, anche senza la caduta, c’è una differenza notevole di quasi 10 punti nei soli gradi di esecuzione. Infatti, andando a vedere i risultati dettagliati, si vede che a Pechino i Goe erano praticamente tutti sul +3 e +4, con una decina di +5 e appena tre +2; ad Angers solamente cinque +4 su un totale di 64 giudizi (invece di 72 perché ho tolto l’elemento della caduta di Fabbri, che ha tutti meno 3 e meno 4), e poi una sfilza di +2, con un po’ di +3, qualche +1 e addirittura un meno 1 sulla Choreographic dance lift. Il tutto si riflette anche nei punteggi dei Components: 56.76 a Pechino e 57.42 ai Mondiali a Montreal per il programma della passata stagione, 51.26 ad Angers per il nuovo. A Pechino voti da 9 a 9.75 (massimo 10, punteggi che scalano di 0.25 alla volta), ad Angers da 7.75 a 9.25. Infine, la musica. Nella passata stagione era la colonna sonora del film Oppenheimer, un brano “classico” ed elegante con una introduzione lenta per poi andare in crescendo e chiudere con un finale maestoso, che assecondava alla perfezione la prova favolosa di Guignard e Fabbri, scandalosamente puniti dai giudici per favorire i canadesi Gilles-Poirier. In questa stagione, musica dei Robotboys, duo danese, e Kavinsky, francese, tutta dance elettronica, che si adatta al tema, ma che ha caratteristiche “non lineari”, se posso usare questa definizione. Va bene per i movimenti della prova di Guignard e Fabbri, con un andamento “a singhiozzo”, ma può non piacere o “disturbare”. E non dico che per questi motivi sia da “punire”, perché è quella giusta per il tema scelto, dico solo che qualche giudice può farsi influenzare dalla diversità e abbassare il voto perché non è nei suoi gusti. Ma non è questo il lavoro del giudice, che deve invece valutare se la musica si adatta al tema scelto e se lo accompagna nella giusta maniera, se esalta i movimenti dei pattinatori o se va via per conto suo e non contribuisce a far capire allo spettatore cosa viene rappresentato sul ghiaccio. Così, la mia convinzione è che i giudici abbiano applicato al voto Goe, che deve limitarsi all’esecuzione dell’elemento, un giudizio “da Components”. Non mi piace la musica, non mi piace il tema, non mi piacciono i costumi, merita un voto basso anche l’esecuzione! E in questo credo che i giudici ad Angers abbiano sbagliato alla grandissima. Su Eurosport il programma è stato definito “divisivo” e la trovo una espressione giusta per capire cosa è successo. Ma gli stessi Fusar Poli, Guignard e Fabbri devono interrogarsi sull’efficacia di questo programma, che sicuramente ha qualche difficoltà per essere capito o anche soltanto accettato, ma devono anche riflettere sui difetti che ha, se possono essere cancellati o se sono inevitabili, come se connaturati alla coreografia e alle scelte tecniche. Da parte mia, credo sia giusto, in loro difesa, far notare che quantomeno i singoli movimenti e in particolare i sollevamenti, sempre di livello superiore a tutte le altre coppie e in assoluto fra i più difficili e belli di qualsiasi era della Danza, sono stati eseguiti benissimo e avrebbero meritato ben altri punteggi. Se passiamo all’impressione generale anche io sono rimasto perplesso sulla “fluidità generale” della prova, quindi ritorno al concetto espresso prima di “puzzle”, che provoca una sensazione negativa, e magari anche di noia, e fa passare in secondo piano, sia pure ingiustamente, i meriti, l’efficacia e l’altissimo livello tecnico di Guignard e Fabbri. E la stessa sensazione di Astor di un esercizio “vuoto di interpretazione” è dovuta secondo me sia all’aspetto estetico “piatto” con quei costumi grigi ma inevitabilmente necessari per il tema scelto, sia alla difficoltà, in quanto “robot”, di movimenti più sciolti ed eleganti che rendono nella maniera più efficace possibile la bravura nell’interpretazione. Ma se consideriamo la difficoltà nei movimenti “robottizzati”, a scatti, dovremmo concedere a mio parere qualcosa in più alle doti interpretative di Guignard e Fabbri. In conclusione, credo che tutto lo staff tecnico abbia la capacità di mettere in atto quei piccoli correttivi che possono migliorare la resa spettacolare di questo programma, perché quella tecnica secondo me è già elevatissima e i giudici hanno solo trovato la scusa di una novità “divisiva” per non riconoscerla (si sente Barbara Fusar Poli che esclama “E figurati” quando escono i risultati) e regalare la vittoria (col contributo inaspettato della caduta di Fabbri) ai francesi Lopareva-Brissaud. La seconda ipotesi di Astor su questo programma, quella di un bel po’ di lavoro per arrivare a essere competitivo, può essere quella giusta.
  7. Ringraziato Astor una volta di più per gli spunti che ci sottopone in questo sempre più disastrato mondo del pattinaggio di figura di m… (sempre più di m…!!! ad peiora! Do un po’ di nobiltà con il detto latino che significa appunto “verso cose peggiori”), mi piace mettere in evidenza un paio di cose. Comincio dalle richieste di informazioni su quali canali viene trasmesso il Grand Prix. Discovery + (a pagamento) trasmette le gare integralmente e in diretta e poi le mantiene on demand per un po’. Eurosport (che è Discovery + sui canali Sky) trasmette ma non integralmente. La Rai ha trasmesso in registrata su Raisport America e Canada ma solo alcuni atleti (4-5, e anche meno) per ogni specialità, poi in visione su Raiplay per un periodo limitato di tempo. Poi ha trasmesso in diretta la tappa in Francia, su Raiplay stanno per scadere le visioni. Insomma, una specie di “chissenefrega”, inevitabile fra l’altro, vista la qualità delle gare. Dopo l’entusiasmo iniziale per le vittorie del “mondo libero” contro “quegli stronzi dei russi”, anche i più sfegatati tifosi del “ti piace vincere facile” si sono accorti del miserrimo livello tecnico e spettacolare in almeno due gare su quattro (Donne e Coppie) e si sono stancati. E passiamo al concreto. La gara delle Coppie, persino più di quella delle Donne, pure massacrata dall’assenza delle russe, è una delle cose peggiori che si siano mai viste nella storia del pattinaggio una volta “artistico” e ora “di m… (non mi stancherò mai di ribadirlo). Bastava guardare le espressioni di Deanna Stellato-Dudek e Maxime Deschamps dopo la loro prova nel Libero Coppie a Skate Canada per capire tutto: vincono la tappa dopo una prova disastrosa nel Libero, da vergogna, con caduta e Goe negativo in ben 4 elementi su 11, ma non sorridono, hanno facce da funerale perché si rendono conto di quale ben misera figura hanno fatto. E i punteggi la dicono tutta su questo scandalo pervicacemente voluto dall’Isu e da tutte le nazioni che preferiscono “rubare” medaglie grazie all’assenza della Russia invece di provare a vincere con merito: 197.33 per vincere in Canada (e ti credo che Stellato-Dudek e Deschamps avevano quelle facce!), e non è che i giapponesi Miura-Kihara abbiano fatto tanto meglio, 214.23 per vincere a Skate America, e i tedeschi Hase-Volodin 211.69 per vincere in Francia. Giusto ricordare le ultime gare con le vere Coppie sul ghiaccio, con i russi Mishina-Galliamov 239.82, Tarasova-Morozov 236.43 e Boikova-Kozlovskii 227.23 agli Europei 2022; e all’Olimpiade di Pechino 2022, dietro l’oro dei cinesi Sui Wenjing-Han Cong con 239.88, ecco le tre coppie russe Tarasova-Morozov con 239.25, Mishina-Galliamov con 237.71 e Boikova-Kozlovskii con 220.50 (quarti con questo punteggio!!!). C’è bisogno di dire altro per capire in quale abisso il pattinaggio di Coppie sia sprofondato? Ma non è finita, perché nella telecronaca Rai della tappa in Francia abbiamo modo di sapere dal commentatore tecnico Fabrizio Pedrazzini che le coppie italiane “Hanno programmi eccezionali”! Talmente eccezionali che Conti-Macii ottengono 203.39 (secondo posto) e Ghilardi-Ambrosini 176.62, sia pure con una caduta. Per favore, pur rispettando la bravura delle coppie italiane, che hanno mostrato grandi progressi negli ultimi anni, davvero dobbiamo credere alla favola dei “programmi eccezionali”? Per carità di patria, lasciamo stare. E per le Donne non è che le cose vadano bene, sfacelo anche qui. A parte il fatto che quando, raramente, un’atleta fa il triplo Axel sembrano esplodere gli spettatori e i telecronisti come se avessero visto la Madonna scesa sulla terra per pattinare, ormai non c’è più traccia di un reperto mitologico: il quadruplo. Siamo tornati indietro di almeno venti anni, ma anche di più! E nelle tre tappe del Grand Prix fin qui disputate lo spettacolo e il livello tecnico sono stati quanto di peggio si possa immaginare, uno scenario davvero miserevole. In America la giapponese Higuchi ha vinto con 196.93 (!!!), in Canada la giapponese Sakamoto con 201.21 (!!, un punto esclamtivo in meno della Higuchi, ma rimaniamo comunque nell’abisso), in Francia la statunitense Glenn con 210.44 (miracolo, superati i 210!). Ma stiamo scherzando? In tutto questo, giusto per non dimenticare la immensa vaccata dell’Isu, gran traffico di tecnici russi che, al contrario degli atleti, sono i benvenuti nel gran circo della vergogna. In particolare, abbiamo potuto ammirare la sempre presente Eteri Tutberidze nel “kiss and cry” a fianco degli atleti che allena, a loro volta russi “espatriati” per la grande ipocrisia: basta che non ci siano russi ufficiali sul ghiaccio, per il resto tutto è permesso. Lezioni di etica! Infine, la grande trovata dell’Isu. Visto che il livello tecnico si è abbassato, che lo spettacolo latita più di quanto abbia fatto Messina Denaro, ecco la genialata per risollevare l’interesse degli spettatori e dei mezzi di informazione: legalizziamo il salto all’indietro, il backflip! Altro che Einstein, qui abbiamo gli alieni da Marte che vengono a risolvere la situazione. E il peggio è che soprattutto i mezzi di informazione si sono adeguati, la Rai in particolare, con uno stupefacente telecronaca che adesso vi ripropongo, una esaltazione mistica del backflip dello statunitense Malinin a Skate America che quasi provoca lo svenimento di Maddalena Montecucco, testimoniato da Fabrizio Pedrazzini, in veste di commentatore. Ecco la trascrizione testuale di cosa hanno detto in telecronaca subito dopo il Libero di Malinin. Montecucco: “Ilya Malinin versione vampiro da brividi. Abbiamo visto delle cose e ci siamo guardati, non abbiamo poi commentato, lascio il commento a te”. Pedrazzini: “Guarda, ho visto il tuo sguardo e la tua espressione quando ha presentato, in questa coreosequence finale, il backflip”. M. “Mi sono spaventata”. P. “E’ stato reinserito come possibile da inserire negli elementi”. E poi, quando passano le immagini nel replay. P. “Guardate qua, il backflip. In questo momento Maddalena ha fatto uno sguardo incredulo ed è rimasta senza fiato per, tipo, 20 secondi”. M. “Non me l’aspettavo, davvero. Ilya mi ha stupito con questo backflip, un po’ come ha fatto Adam Siao agli Europei e forse è lui che alla fine lo ha fatto reintrodurre”. Ma davvero? Quindi la Montecucco sapeva che qualcosa era successo prima di questa “apparizione” del backflip a Skate America. Ma la sua reazione, a sentire Pedrazzini, è stata quella di una persona che vede il backflip per la prima volta nella sua vita! E meno male che è sopravvissuta a 20 secondi senza respirare. E allora, tornando alle cose serie, davvero i telecronisti pensano che una simile narrazione entusiastica possa nascondere la cruda realtà? Adam Siao Him Fa aveva eseguito questo salto agli Europei in primavera, salto che allora era proibito, ma lui aveva forzato la situazione, accettando di prendere una penalità di 2 punti per “elemento illegale” e sollevando così il problema. Dov’è la sorpresa che provoca 20 secondi di respiro mancante? Ma non è nemmeno questo il punto. Il punto è che questo salto proibito è stato eseguito decine e decine di volte nei Gala di tantissime manifestazioni, provocando l’entusiasmo del pubblico. Insomma, il salto all’indietro lo facevano tantissimi uomini (e anche qualche donna) da tempo immemorabile e tutti si aspettavano di vederlo nei gala finali. Erano tutti abituati a questo salto e la Montecucco vuol farci credere che è rimasta estasiata davanti a un salto che era diventato normalità, sia pure fuori gara, da decenni? E Pedrazzini vuol farci credere che Montecucco è rimasta venti secondi senza respirare? Forse sarebbe meglio informarli che davanti alla tv non ci sono i Baluba delle popolari credenze milanesi (tribù africana cui si attribuiscono, dalle parti di Milano, doti favolose di ingenuità, tanto da poter prendere per il c… i suoi componenti, cosa tra l’altro non vera perché sono i Baluba a poter dare lezioni di civiltà a tutti) e che, proprio i telespettatori-Baluba sanno benissimo cosa sta accadendo, come anche gli spettatori che pagano il biglietto e che stanno diminuendo drasticamente dappertutto. Se poi andiamo sul piano prettamente tecnico, possiamo solo dire che il salto all’indietro, così concepito, come performance isolata, non ha un grande significato, se non quello di mostrare l’abilità del pattinatore, non complessa, anzi banalmente semplice, al contrario dei salti nei quali la complessità dell’azione ha tutt’altro e vero significato tecnico, oltre che spettacolare. Quindi, la spiegazione più semplice è proprio quella di voler circuire il pubblico con una novità “da circo” per nascondere tutte le magagne di questi ultimi anni, con l’esclusione scandalosa dei russi (e dei bielorussi) che ha come unico risultato il crollo di significato sportivo delle gare del “fu pattinaggio artistico”, tanto da falsare per sempre i risultati degli anni dal marzo 2022 in poi, fino a quando chissà se finirà, perché è facile vincere senza avversari ed è ancora più facile farlo nell’omertà generale di quasi tutti i mezzi di informazione.
  8. Ed eccoci alla seconda puntata delle “meraviglie” telecronachistiche dei Mondiali di Montreal. Dopo le gare delle Coppie, è la volta del Singolo Donne. Qui si registra anche qualche commento della Rai, di spropositato elogio della Sakamoto, senza mai citare l’assenza delle russe, che questa gara la vincerebbero con almeno 20 punti di distacco sulla giapponese e occuperebbero tutto il podio. Ma Eurosport non è da meno, con la differenza che in questo caso l’assenza delle russe viene fatta notare, per poi dimenticarla completamente ed eleggere la Sakamoto a leggenda del pattinaggio artistico su ghiaccio. Una schizofrenia senza fine. Cominciamo con la Rai. La giornalista è Maddalena Montecucco, il commentatore tecnico è Andrea Vaturi. Come già fatto notare, non una parola sulle russe. Montecucco inneggia alla Sakamoto con definizioni imbarazzanti: “Regina; Campionessa assoluta; Ha dimostrato di essere ancora lei padrona del ghiaccio; Sua maestà regina del mondo”. “Sua maestà regina del mondo”? Ma davvero siamo arrivati a questo punto? Superate tutte le barriere della credibilità giornalistica. Regina di quale mondo? Di quello in cui non ci sono tripli Axel e quadrupli? Ed è un mondo in cui la cosiddetta Regina rischia pure di non vincere, come nel 2023 a Saitama, errori nel Libero che per poco non causano il sorpasso da parte della sudcoreana Lee Haein, e nel 2024 a Montreal con un quarto posto nel Corto che viene recuperato solo grazie a prestazioni scarse di quelle che le stanno davanti. Se lei è la “regina del mondo”, ci sono almeno una ventina di vere campionesse del passato e del presente che meriterebbero il titolo di “Imperatrice di tutte le galassie”. Per favore, non scherziamo. Una nota ulteriore in questo peana della mediocrità la fornisce Vaturi, che della Sakamoto dice: “Poetica nella sua pattinata”. E qui mi astengo dal commentare perché davvero non riesco a trovare le parole adatte senza scadere nella volgarità. E passiamo a Eurosport, con Massimiliano Ambesi e Marika Poli. Anche qui, come già visto nei commenti alle gare delle Coppie, c’è un’alternanza di onesto riconoscimento della realtà e sfrenata esaltazione della inconsistenza tecnica, una schizofrenia senza limiti. Nella presentazione del Libero Donne, Ambesi torna a mettere in evidenza l’assenza delle russe. Ecco le sue parole: “Poi è chiaro, lo diciamo in sede di presentazione e poi non ribadiremo più il concetto, qui si sente l’assenza delle atlete russe che si sarebbero presentate ai nastri di partenza per dominare la gara. Di conseguenza, il tasso tecnico scende. Forse vedremo un triplo Axel, magari due, non ci saranno salti quadrupli. E’ chiaro che questi elementi sono in voga principalmente in Russia e poi qualcosa si vede a livello di categoria juniores anche in ambito asiatico, alcune atlete che non sono eleggibili al momento per le competizioni della categoria maggiore”. Poi, nel corso della gara, il concetto di Mondiali dimezzati si ripete. Quando scende in pista Mikutina, ecco cosa dice Ambesi: “Mikutina è un’altra incognita, le cose migliori della carriera le ha sempre fatte nei campionati mondiali con piazzamenti fra le migliori 10 ai Mondiali veri con tutte le russe presenti”. E qui, non c’è possibilità di equivoco, Ambesi dice chiaramente che questi non sono “Mondiali veri” e che quelli veri sono tali quando ci sono “tutte le russe presenti”. E allora, se questi non sono “Mondiali veri”, il valore delle medaglie e il significato tecnico della vincitrice non possono essere comparati a quelli dei Mondiali con “tutte le russe presenti” e comunque nemmeno a quelli del passato quando magari le russe non erano le più forti ma c’erano tante campionesse di altre nazioni, fra Giappone, Sud Corea, Usa e Italia, che rendevano di difficoltà superiore la conquista di una medaglia, figuriamoci dell’oro. Ma all’improvviso Ambesi dimentica tutto questo, che lui stesso ha detto pochi minuti prima, e celebra la Sakamoto e i suoi tre titoli consecutivi, scomodando la statunitense Peggy Fleming, l’ultima a vincere l’oro in tre edizioni consecutive dei Mondiali, e rimarcando che la giapponese Mao Asada tre titoli iridati li aveva pure vinti, ma non consecutivi. Ma fa tutto questo continuando nel saliscendi da montagne russe (ci deve essere qualcosa di freudiano, visto che qualcosa di russo compare!) fra realtà tecnica e visioni lisergiche di campionesse inesistenti. In ordine temporale di telecronaca, ecco la sequenza di Ambesi. Ambesi 1: “Comunque tanta qualità, nella seconda parte ha eseguito 4 salti tripli e un doppio Axel. E un doppio Axel iniziale come sempre da antologia. Qui c’è insomma il pacchetto completo”. Due doppi Axel e quattro tripli sarebbero il “pacchetto completo”? E quando ci sono tripli Axel e quadrupli distribuiti a mazzi, come fanno le russe, cosa sarebbe: una intera nave portacontainer? Altro che pacchetto! Ma proseguiamo. Ambesi 2: “Ovviamente il cosiddetto triplete di Sakamoto è stato favorito dall’assenza delle pattinatrici russe, questo va detto per onestà intellettuale”. Si torna alla realtà. Ma Ambesi ci deve scusare: se parla di onestà intellettuale, questa non può essere a intermittenza. Se il triplete è favorito dall’assenza delle russe, non può essere considerato un vero record. Ma invece… Ambesi 3: ”E Sakamoto entra a pieno titolo nella storia del pattinaggio di figura. E’ la giapponese con più vittorie nei campionati mondiali, uomini o donne non fa differenza, aggiungiamo anche questa postilla, e i tre titoli sono arrivati consecutivamente. Non succedeva da fine anni Sessanta con una statunitense, Peggy Fleming”. E qui si arriva a nuove e insuperabili vette: “uomini o donne non fa differenza”!!! Povero Yuzuru Hanyu, è diventato una mezza pippa che nemmeno riesce a vincere tre Mondiali consecutivamente. Vuoi mettere la Sakamoto che sfodera una impresa incredibile: riesce a vincerne tre, rischiando di perderne due, senza le russe che fanno una quarantina di punti in più, senza arrivare ai record della mia sorellina Kamila Valieva che le darebbe 50 punti di distacco, come da Grand Prix 2021-22, o addirittura più di 60, come da Nazionali russi di quella stagione. Ambesi 4: “Il Flip di Sakamoto in questo momento è un’arma letale, ecco, ne può eseguire due in un programma, li colloca nella seconda metà e con quegli elementi fa oggettivamente la differenza”. Scusate tanto, vediamo se ho capito bene: il Flip è un’arma letale? Sakamoto ne esegue due nella seconda parte del programma e fa la differenza? Il Flip? Direbbe un filosofo meridionale: min**ia! E noi che credevamo che le armi letali fossero i tripli Axel e i quadrupli. Che incompetenti che siamo! Noi pensavamo che il Flip, come valore, fosse solo il terzo salto, dietro Axel e Lutz, davanti a Rittberger, Salchow e Toeloop. Adesso dobbiamo fare i conti con la nostra ignoranza: è il Flip il salto che diventa “un’arma letale”. E queste russe che si ostinano con i tripli Axel che hanno un valore base di 8 (lasciamo da parte, per carità di patria, i quadrupli), quando potrebbero puntare sul triplo Flip che ne vale 5,3! Ma sono proprio scemi questi tecnici russi che non mettono in programma il decisivo triplo Flip. Ma a questo punto mi viene un dubbio. Diciamo pure che Ambesi conosce benissimo il valore dei salti e sa benissimo che il Flip non è il più difficile, non è quello che porta più punti. Se la sua valutazione del Flip come “arma letale” può essere considerata giusta, lo diviene solamente in presenza di una realtà tecnica così bassa che il Flip diventa appunto “decisivo” nel procurare un vantaggio rispetto alle altre pattinatrici. E questo non è altro che il riconoscimento di quanto il pattinaggio artistico su ghiaccio sia precipitato dal punto di vista tecnico e sia stato giustamente rinominato “pattinaggio di figura di m.”. E si conferma l’analisi di Eugenia Medvedeva che ha detto che quello femminile è tornato indietro di 10 anni, anche se io, pur ammirando la sua intelligenza, la sua competenza e la sua bravura (oltre alla sua purissima bellezza), mi sono staccato dalla sua valutazione dicendo che la regressione tecnica arriva addirittura a 20 anni fa. Davvero, se un Flip diventa un’arma letale, siamo di fronte alla totale distruzione tecnica di questo, una volta, bellissimo sport. Ma non è finita. Telecronaca del podio. Ambesi 5: “Terza vittoria consecutiva per Sakamoto che a questo punto è una delle giapponesi più grandi di sempre e può guardare “vis a vis” una fuoriclasse come Mao Asada che ha scritto pagine indelebili nella storia del pattinaggio di figura. L’unico oro olimpico rimane però quello di Arakawa che si impose in Italia nel 2006, in quei giorni fu letteralmente ingiocabile per la concorrenza, la vedevi già in allenamento, altra marcia, altro sport, chiudeva ogni cosa”. Allora, diciamo che Sakamoto per guardare “vis a vis” Mao Asada avrebbe bisogno del telescopio spaziale Webb. E la Arakawa? “Altra marcia, altro sport” e “letteralmente ingiocabile per la concorrenza”. Già, è quello che succede con le vere campionesse. Non con la Sakamoto. Ora, so bene che Astor ha ragione quando mi dice che “quello è Ambesi”, quindi non mi devo sorprendere. Anzi, il video che ha allegato è preziosissimo, tanto che mi ha spinto a fare un’analisi più accurata di quella gara, giusto per smentire alcune tesi di Ambesi che prova a giustificare i giudici dicendo che Sotnikova ha un triplo in più di Kim Yuna (vero, ma il significato è diverso), analisi che descriverò in un mio prossimo intervento. Ma anche avere coscienza che non mi devo sorprendere non può fermarmi, perché l’appiattimento generale dell’informazione costituisce una spinta potentissima a farmi intervenire per “scassare i cabasisi” (onore al grande maestro Camilleri) a chi, nella realtà, nascondendo le magagne, non mostra di amare questo sport. E sono convinto che Astor troverà sempre qualche spunto per arricchire queste analisi. A proposito, perfettamente d’accordo con Astor sulla stima per la Bianconi. Il vero problema è che lei, da ospite, non può introdurre l’argomento, deve restare nell’ambito dell’impostazione della giornalista, dicendo anche il contrario di quello che la giornalista sostiene, come avvenuto più di una volta (e la Bianconi lo fa con educazione ed eleganza per non far fare brutta figura all’altra), ma senza allargare il campo ad altre considerazioni. Così, se la telecronista non parla delle russe, la Bianconi capisce che non ne vuole parlare ed è costretta a trattenersi perché il suo compito istituzionale è di commentare e fornire spiegazioni tecniche nella scia di quello che dice la telecronista, magari di fare altri esempi o citare episodi e situazioni, ma sempre connessi all’argomento di cui parla la giornalista Rai, non di decidere gli argomenti generali o specifici che potrebbero essere non graditi a chi conduce la trasmissione. Non è questione di omertà, ma semplicemente di rispetto dei ruoli, per cui la Bianconi non è responsabile di quello che non viene detto.
  9. In attesa della seconda puntata sulle fantasmagoriche telecronache dei Mondiali di Montreal, credo valga la pena insistere sull’argomento sollevato da Astor su quello che lui definisce il più grande furto della storia, l’oro rubato alla sudcoreana Kim Yuna a favore della russa Adelina Sotnikova all’Olimpiade di Sochi 2014 nel singolo Donne. Concordo sulla sostanza, fra l’altro a danno della pattinatrice a mio parere più elegante della storia del pattinaggio artistico su ghiaccio, oltre che dotata della tecnica più pura che io abbia mai visto. Che poi le russe, con la mia sorellina Kamila Valieva davanti a tutte, siano arrivate a livelli tecnici superiori non inficia il giudizio sulla maggiore purezza delle doti tecniche di Kim Yuna che, per il grado di difficoltà raggiunto fino ad allora, è stata sicuramente quella che ha segnato una evoluzione sostanziale unita a una bellezza e a una purezza, appunto, sia del gesto atletico, sia di quello artistico che restano una pietra miliare per sempre, anche quando si fa un ulteriore passo avanti con i tripli Axel e i quadrupli. Quindi, per me, Kim Yuna rimane la più brava del pattinaggio su ghiaccio fino all’avvento del nuovo mondo creato dalle russe, ma anche la più bella artisticamente senza limiti di tempo. Chiarito questo, vorrei aggiungere all’analisi di Astor un altro grande scandalo, sempre nel singolo Donne, che a mio parere può essere considerato quasi allo stesso livello di vergogna del furto ai danni di Kim Yuna. Mi riferisco all’oro olimpico rubato alla russa Irina Slutskaya all’Olimpiade 2002 di Salt Lake City, a favore della statunitense Sarah Hughes. Tanto per capirci sul livello della Hughes, la sua carriera durò pochissimi anni, prese il bronzo ai Mondiali 2001, poi l’oro contestatissimo a Salt Lake City, non partecipò ai Mondiali 2002 e chiuse con il sesto posto ai Mondiali 2003. Una meteora. A Salt Lake City aveva 16 anni e mezzo. All’epoca, i voti erano dati col vecchio sistema, si arrivava a un massimo di 6 con due giudizi, uno tecnico e uno artistico. In caso di parità di punti, si procedeva con la conta dei giudici che indicavano all’epoca anche quale ritenevano il piazzamento dell’atleta, era un sistema farraginoso che favoriva gli schieramenti politici dei giudici e che sarebbe complicato e lungo descrivere qui. Quello che conta è che Hughes fu quarta nel Corto, con l’altra statunitense Michelle Kwan prima e Slutskaya seconda. Nel Libero, Hughes fu prima, Slutskaya seconda. Hughes e Slutskaya avevano alla fine lo stesso punteggio, e già questo appariva assurdo, perciò si dovette procedere con i piazzamenti indicati dai nove giudici nel Libero: come prima pattinatrice cinque giudici avevano piazzato Hughes, quattro avevano scelto Slutskaya, così l’oro andò alla Hughes. Ricordiamo che c’erano ancora gli strascichi della Guerra fredda e che nella gara delle Coppie c’era stato un altro scandalo, con una giudice francese che aveva confessato di aver ricevuto pressioni per far vincere la Russia a danno del Canada, tanto che alla fine si decise di assegnare un doppio oro, a Russia e Canada, un caos senza fine. Così, ecco come i giudici del singolo Donne espressero la loro preferenza nei piazzamenti: quelli di Germania, Italia, Finlandia, Canada e Usa scelsero Hughes, quelli di Slovacchia, Danimarca, Bielorussia e Russia scelsero Slutskaya. Così, 5 a 4 e l’oro andò alla Hughes. Guardando la nazionalità dei giudici, con quelli statunitense e russo che votarono per la loro atleta, si vede chiaramente che per Hughes ci fu il blocco dei giudici “fedeli” agli Usa (Canada, Italia e Germania) o quantomeno “nemici” della Russia (Finlandia), per Slutskaya l’appoggio della Bielorussia, unica fedele alla Russia, e delle nazioni “libere” Danimarca e Slovacchia, queste ultime due sicuramente non asservite ai russi. E proprio il voto dei giudici di Danimarca e Slovacchia, liberi di scegliere chi fosse la migliore, fa capire che Slutskaya meritava l’oro senza alcun dubbio. Tutti gli altri giudici agirono per fede politica: la Nato contro il Patto di Varsavia, anche se quest’ultimo non esisteva più. Vi fa venire in mente qualcosa di attualità ai giorni nostri? Vabbé, torniamo al pattinaggio. Questo perverso modo di procedere era sì imposto dalle nazioni con più forza politica nello sport, ma non poteva essere mai attuato senza la collaborazione dei giudici. E il problema principale è sempre lì, col vecchio e col nuovo sistema di punteggio. E i danni sono molteplici, perché ci va di mezzo lo sport, il principio di lealtà e quant’altro, ma soprattutto gli atleti che subiscono queste ingiustizie, che si perpetuano nel tempo, in una gigantesca e maligna reazione a catena. Infatti, il furto ai danni di Kim Yuna è una delle conseguenze di quello del 2002 ai danni di Slutskaya. La Russia fino al 2014 non aveva mai vinto l’oro olimpico nel singolo Donne, per colpa dei giudici politicizzati a Salt Lake City. Così, non ha fatto altro che rispondere con lo stesso sistema, ed ecco la Sotnikova (che comunque, sono assolutamente d’accordo con Astor, è stata una grande pattinatrice, in quegli anni inferiore solo a Kim Yuna a mio parere) che rimedia a questa mancanza, grazie a un altro furto. Il problema è che ci ha fatto le spese una sudcoreana che, poverina, era assolutamente indifesa di fronte a questa guerra fra grandi potenze politiche. Morale della favola: se i giudici non si vendessero, per soldi o per qualsiasi altra ricompensa, tutto questo non avverrebbe. Ma a non vendersi dovrebbero essere anche molti altri che non fanno parte delle giurie ma contribuiscono in tanti altri modi a sporcare lo sport.
  10. Al contrario di altre volte, quando ho fatto interventi con descrizione e commenti delle gare, in particolare dei Mondiali, e poi riferire quello che era stato detto nelle cronache di Eurosport e Rai, adesso preferisco fare il contrario, anche perché il commento di Astor e il link dell’articolo su sportsenators.it hanno già dato una precisa idea generale dell’ennesima vergogna che l’Isu ha riservato a questo sport. Quindi, parto con una serie di commenti sulle telecronache per poi, alla fine, fare un consuntivo. Dico subito che giornalista e commentatori della Rai hanno praticamente ignorato l’assenza dei russi, sono andati avanti come se tutto fosse normale, come se la Russia non esistesse e nemmeno esistessero tutte le campionesse del Singolo femminile e i campioni delle Coppie, spariti! L’unico commento degno di citazione è stato fatto nella gara del Singolo Donne, ma ci tornerò in seguito, visto che preferisco esaminare queste telecronache gara per gara. Comincio così dalle Coppie, con le parole di Massimiliano Ambesi su Eurosport. Va detto che Ambesi, in presentazione della gara, all’inizio del Corto, è stato perfetto nel descrivere la situazione, con una precisione e una visione estremamente chiare e oneste di quello che sta accadendo nel pattinaggio da quando l’Isu (non il Cio, ricordiamolo bene) ha escluso Russia e Bielorussia dalle gare. Il problema, però, è che lo stesso Ambesi, quando si è arrivati alla conclusione, nel Libero, ha dimenticato tutta la sua stessa presentazione e ha dato il via a una esaltazione esagerata della vittoria della 41enne Deanna Stellato Dudek, in coppia con Maxime Deschamps, tanto da far dubitare che il telecronista del Corto e quello del Libero fossero la stessa persona. E cominciamo con la trascrizione delle sue parole nella presentazione del Corto. Ambesi fa notare che ci sono dieci coppie in lotta per il podio. Di qui partono le sue considerazioni che, ripeto, sono giustissime e precise. Ambesi: “Sinceramente non ricordo una gara con valori così equilibrati. Dopodiché è corretto ricordare che non ci saranno le coppie russe. Le gare dei Giochi olimpici 2026 saranno 116, due sono quelle in cui la Russia è nettamente più forte rispetto alla concorrenza che segue da lontano, la prima è questa e vince per dispersione, la seconda è quella femminile del pattinaggio. Quindi in questi eventi l’assenza dei pattinatori russi, vedremo se perdurerà anche nel 2026, ha chiaramente un peso e lascia spazio a pattinatori che non sono del medesimo livello. Questo va detto per onor di cronaca perché, se ci fossero i russi qui, primo e secondo posto sarebbero assegnati con distacchi siderali rispetto agli altri e anche per il terzo bisognerebbe faticare. Non si vuole togliere niente ai pattinatori qui presenti, ma bisogna avere l’onestà intellettuale di spiegare come stanno le cose. Mishina-Galliamov e Boikova-Koszlovski sono tre spanne sopra le coppie che vediamo qui, tre, eh, perché quelli scendono in pista per fare 240, qui non credo di vedere un 220 e probabilmente l’oro lo porti a casa con 210”. Per la cronaca, alla fine le giurie in uno sforzo gigantesco di pompaggio hanno regalato a Stellato Dudek-Deschamps un ridicolo e scandaloso 221.56 che comunque non sarebbe bastato nemmeno per il terzo posto se ci fossero state tre coppie russe in gara. Giusto per comprendere meglio la situazione, ai Campionati Nazionali di Russia, nel dicembre 2023, la gara delle Coppie ha avuto questo podio: 1) Mishina-Galliamov 244.85; 2) Boikova-Koszlovsky 236.32; 3) Ekaterina Chikmareva-Matvei Ianchenkov 227.97. Non ci sono più Tarasova-Morozov, che si sono ritirati, ma la situazione non cambia: almeno le prime tre coppie russe sono irraggiungibili per chiunque. Magari qualcuno potrebbe obbiettare che nelle gare nazionali i giudici sono di manica larga? Mettiamo pure che sia così. Facciamo la controprova, vediamo i punteggi dell’ultima gara con la partecipazione dei russi, l’Olimpiade 2022 di Pechino, e vediamo qual è la situazione. A Pechino, l’oro andò ai cinesi Sui Wenjing-Han Cong, davanti a tre coppie russe. Ecco posizioni e punteggi: 1) Sui-Han 239.88; 2) Tarasova-Morozov 239.25; 3) Mishina-Galliamov 237.71; 4) Boikova-Koszlovsky 220.50. Quindi, giurie nazionali o internazionali, i russi si aggirano sempre dalle parti dei 240 punti. Vogliamo ancora prenderci in giro su questo aspetto? La realtà è chiara ed evidente, il livello tecnico delle coppie russe è quello. Andati via Tarasova-Morozov, ecco Chikmareva-Ianchenkov, ma il quadro non cambia. Come si vede, l’analisi fatta da Ambesi rispecchia esattamente la realtà. All’inizio del programma Libero delle Coppie, è ancora così. Ambesi fa notare: “L’assenza delle coppie russe di tanto in tanto va ricordata perché chiaramente ha aperto delle possibilità impensabili in passato per tutta la concorrenza. Non è un discorso che riguardi solo l’Italia, poi va detto che le coppie italiane hanno avuto la capacità di approfittare della situazione di favore, cosa che non vale per tutte le nazioni. La Germania è un’altra di quelle nazioni che per esempio ha approfittato bene”. Poi, però, il mondo di Ambesi all’improvviso si capovolge. Stellato Dudek-Deschamps vincono l’oro, grazie soprattutto ai punti di vantaggio che le giurie hanno regalato loro nel Corto, ai danni dei giapponesi Miura-Kihara (oro ai Mondiali 2023 a Saitama), di altra levatura rispetto alla coppia di bandiera canadese (lei è statunitense), autori anche di un errore decisivo nel Libero, ma chiaramente penalizzati dai giudici soprattutto nel Corto. E Ambesi che fa? Ecco il suo commento: “Deanna Stellato Dudek, in lacrime, entra a pieno titolo nella storia del pattinaggio e dello sport perché vincere un titolo iridato a quasi 41 anni ha letteralmente del clamoroso e va bene che il concetto di longevità agonistica sta cambiando ed è possibile ottenere risultati molto più avanti con l’età rispetto alle abitudini, ma 41 anni quasi sono veramente tanti. 41 e non sentirli, ecco, questo è il motto della gara odierna”. E meno male che bisognava ricordare che “l’assenza dei pattinatori russi ha chiaramente un peso e lascia spazio a pattinatori che non sono del medesimo livello” e che “se ci fossero i russi qui, primo e secondo posto sarebbero assegnati con distacchi siderali rispetto agli altri”. Ambesi 1 contro Ambesi 2, il match del secolo. Ma non è finita, perché Ambesi insiste e va oltre: “Comunque la si voglia vedere, la gara odierna delle Coppie di artistico entrerà in maniera indelebile nella storia della disciplina e credo che di questo successo di Deanna Stellato Dudek si parlerà tanto anche al di fuori del panorama del pattinaggio”. E allora. Ci potrebbe spiegare come sia possibile che una pattinatrice, sia pure di 41 anni, entri nella storia se riesce a vincere solo perché tre Coppie russe non possono partecipare ai Mondiali? Come può entrare nella storia se, in una competizione normale, come ricordato da lui stesso, non riuscirebbe nemmeno a salire sul podio? Mettiamo pure che, con i russi in gara, fosse riuscita a prendere il quarto posto, sarebbe stato questo un valido motivo per “entrare nella storia”? Sarebbe una ben misera storia se si accontentasse di celebrare una pur brava 41enne per il solo fatto di essere arrivata quarta. Ma, al di là del sarcasmo, come mai Ambesi è di un rigore assoluto quando presenta la gara e butta tutto all’aria quando questa si conclude? La questione è una sola: questo pattinaggio di figura di m. è precipitato a livelli tecnici e spettacolari bassissimi e c’è bisogno di riportarlo su con celebrazioni esagerate. Ma davvero si pensa che gli spettatori e, in generale, gli appassionati di questo sport siano così ingenui dal non accorgersi della grande truffa organizzata dall’Isu? E, peggio ancora, anche le cronache sui giornali (sempre più scarse, comunque) e su altri mezzi di informazione nascondono questa realtà disastrata e disastrosa. Per il momento, è tutto. Tornerò a breve con i commenti sulla gara di Singolo Donne. Preparatevi ad altre meraviglie!!!
  11. Dopo gli spietati e inequivocabili interventi di Astor c’è poco altro da dire e molte esclamazioni di disgusto da fare, perché qui ci troviamo davvero di fronte a qualcosa che, se non è un crimine organizzato contro la Russia, è sicuramente un complotto morale contro i russi con la merdosissima aggravante di aver colpito una ragazza di 15 anni pur di ottenere lo scopo prefisso. In proposito, quello che mi ha colpito di più nell’articolo citato da Astor è il seguente passo: “Ma nel caso di Valieva si arriva al paradosso criminale: non è stata considerata persona protetta né da chi le ha dato quelle sostanze, né da chi aveva il dovere di capire che era innocente. Doping e antidoping, chi viola la legge e chi la amministra si sono schierati dalla stessa parte, per convenienza reciproca: chi per tentare di vincere una medaglia, chi per dimostrare di essere bravo a punire, ma sfogandosi sul più debole, l’agnello sacrificale”. I giustizieri coincidono con i criminali, vecchia storia quando qualcuno si arroga il diritto di decidere cosa è bene e cosa è male e lo fa a seconda dei propri interessi. E tutto questo non è riferito solo allo sport, ma alla vita in generale e, in particolare, alla pretesa di stabilire quale guerra sia giusta e quale no. Faccio un solo esempio, senza nemmeno entrare nel merito di chi io credo possa aver ragione o torto. Quando un bambino moriva in Ucraina, sotto l’attacco russo, tutti i mezzi di informazione erano pieni di servizi, foto e commenti sulla nefandezza di chi uccide questi innocenti. Quando muore un bambino palestinese a Gaza, ucciso dall’esercito israeliano, la risonanza è infinitamente minore, quasi un’eco lontana, e ce ne sono stati migliaia e migliaia. Quindi, la Russia invade l’Ucraina ed è cattiva, senza ricordare che dal 2014 i battaglioni nazisti di Azov hanno fatto strage di civili e bambini nel Donbass, che ha quasi interamente popolazione russa, Israele invade Gaza ed è buono perché “risponde” all’attacco terroristico di Hamas ed è autorizzato a mettere in atto qualsiasi azione militare, compresa quella dei cecchini che sparano senza pietà su bambini. Il principio in base al quale avviene tutto ciò è uno solo, quello TRIBALE, per cui chi appartiene alla mia “famiglia” non può essere giudicato da altri e chi appartiene ad altre famiglie ha torto a prescindere. Siamo rimasti all’età della pietra! Torno al ghiaccio. Kamila Valieva è stata trattata come uno straccio per pulire il corrotto pavimento del movimento del pattinaggio artistico su ghiaccio e farlo risplendere di falsissima e sporchissima luce, per poi buttarla via. Così, ecco la nuova realtà imposta dalla congrega di tutti i paesi che gongolano per l’assenza dei russi e rubano medaglie che non meritano e che non meriteranno mai. Ancora una volta, e torno su un argomento qui già discusso tante volte, ecco il ridicolo dei pattinatori russi che gareggiano sotto altra bandiera. In attesa dei Mondiali senior di Montreal, fra una settimana, gli ultimi dati si riferiscono ai Mondiali junior di Taipei, con tre russi vincitori dell’oro: Anastasiia Metelkina e Luka Berulava nelle Coppie per la Georgia, Artem Markelov nella Danza per gli Usa, con Leah Neset. Ecco l’elenco completo: Mondiali junior 2024 Taipei Uomini Konstantin Supatashvili (San Pietroburgo) Georgia Aleksandr Vlasenko (Tiumen) Ungheria Georgii Pavlov (San Pietroburgo) Svizzera Donne Inga Gurgenidze (Kazan) Georgia Polina Dzsumanyijazova (Mosca) Ungheria Sabina Alieva (Vladivostok) Azerbaijan Coppie Anastasiia Metelkina (Vladimir) Georgia Luka Berulava (Mosca) Georgia Sofia Enkina (Perm) Israele (in coppia con Nikita Kovalenko, Kharkiv, Ucraina) Danza Artem Markelov (Volzhski) Stati Uniti Angelina Kudryavtseva (Mosca) Cipro Ilia Karankevich (Tiumen) Cipro Sofiia Beznosikova (Mosca) Belgio Kristina Dobroserdova (Mosca) Armenia (con Alessandro Pellegrini, Italia) Mariia Alieva (Mosca) Georgia (con Yehor Barshak, Poltava, Ucraina) Da notare le due coppie formate da una russa e un ucraino. Ma guarda un po’! Per il momento mi fermo qui, ma torno fra un po’ per i Mondiali di Montreal, altra gara che si annuncia scandalosamente povera di rilievo tecnico, a parte un paio di casi fra gli Uomini e nella Danza (fra cui i nostri bravissimi Guignard-Fabbri) e che rischia di sancire alcuni cosiddetti “record”, come l’eventuale terzo titolo consecutivo della giapponese Sakamoto che saranno uno scempio per questo sport. Senza vergogna. Poi, vedremo di quali nuove prodezze saranno capaci i commentatori televisivi. Infine, mi associo ad Astor nel disgusto e nel vomito. La mia sorellina Kamila resterà per sempre un angelo sul ghiaccio, quelli che l’accusano e l’hanno stroncata sono la feccia dello sport e dell’umanità intera.
  12. Ed ecco che il misfatto si è compiuto, tutti soddisfatti i giustizieri. I russi sono tutti imbroglioni, ma guarda un po', si fa riferimento alle regole degli imbroglioni pur di massacrare la povera Valieva. Complimenti! Per il momento mi fermo qui e metto qui sotto il testo del comunicato del Tas. Con più calma ci ritornerò nei prossimi giorni. Losanna, 29 gennaio 2024 – Il Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) si è pronunciato nelle procedure arbitrali di appello CAS 2023/A/9451 Associazione Russa Antidoping Agency (RUSADA) c. Kamila Valieva, CAS 2023/A/9455 Unione Internazionale di Pattinaggio (ISU) contro Kamila Valieva, Associazione Agenzia russa antidoping (RUSADA) e CAS 2023/A/9456 Agenzia mondiale antidoping (WADA) c. Associazione Russa Agenzia Antidoping (RUSADA) e Kamila Valieva): • La decisione presa dal Comitato Disciplinare Antidoping dell'Agenzia Antidoping russa n. 9/2023 del 24 gennaio 2023 in relazione alla sig.ra Kamila Valieva viene annullata. • La sig.ra Valieva ha commesso una violazione delle regole antidoping (ADRV) ai sensi della clausola 4.1 delle Regole antidoping russe del 24 giugno 2021 (ADR russa). • Alla sig.ra Valieva viene imposto un periodo di ineleggibilità di quattro (4) anni, a partire dal 25 dicembre 2021. • Tutti i risultati agonistici della Sig.ra Valieva dal 25 dicembre 2021 sono cancellati, con tutte le conseguenze che ne derivano (inclusa la decadenza di eventuali titoli, riconoscimenti, medaglie, utili, premi, ecc.). Secondo la clausola 4.1 dell'ADR russo, gli atleti sono responsabili di qualsiasi sostanza vietata trovata nei loro campioni e la presenza di qualsiasi sostanza proibita equivale ad un ADRV. In questo caso, nel campione raccolto è stata riscontrata la presenza di una sostanza vietata, la trimetazidina (TMZ). dalla Sig.ra Valieva il 25 dicembre 2021 durante i Campionati Nazionali Russi a San Pietroburgo, La sig.ra Valieva non ha contestato la responsabilità in quanto l'ha accettata, in ragione della presenza di una TMZ nel suo campione, ha commesso un'ADRV ai sensi della clausola 4.1 dell'ADR russa. Spettava quindi al gruppo CAS valutare quali eventuali sanzioni dovessero essere imposte. La Sig.ra Valieva ai sensi dell'ADR russa, tenuto conto che, in assenza di motivi di eliminazione, riduzione o sospensione, le ADR russe prevedono un periodo di ineleggibilità di quattro anni. In modo da beneficiare di un periodo di ineleggibilità ridotto, la sig.ra Valieva doveva dimostrare, con un equilibrato calcolo delle probabilità, che non aveva commesso intenzionalmente l'ADRV adottando una condotta che poteva portare a un ADRV o una condotta per cui sapeva che esisteva un rischio significativo che detta condotta potesse costituire o comportare un ADRV e aveva manifestamente ignorato tale rischio. Avendo considerato attentamente tutte le prove presentate, il gruppo CAS ha concluso che la sig.ra Valieva non è stata in grado di dimostrare, sulla base delle probabilità e sulla base delle prove dinanzi al collegio, di non aver commesso l'ADRV intenzionalmente (ai sensi dell'ADR russa). Il CAS ha sottolineato che il test relativo all'intenzione ai sensi della clausola 12.2 dell'ADR russo è lo stesso sia che l'atleta sia maggiorenne o sia Persona protetta. Significa che se una Persona protetta non riesce ad adempiere all'onere (che secondo l'ADR russo è a carico dell'atleta) di non aver commesso ADRV intenzionalmente, non vi è alcuna base secondo le regole per trattarla in modo diverso da un atleta adulto. Pertanto, poiché è stato accertato che non vi era spazio per l'esercizio del potere discrezionale per ridurre il periodo di squalifica, il Collegio ha imposto un periodo di squalifica di quattro anni. Il periodo di ineleggibilità decorre dal 25 dicembre 2021 e l'eventuale periodo di sospensione provvisoria è scontato della sig.ra Valieva deve essere imputato a tale periodo di ineleggibilità. Il pannello CAS ha inoltre ordinato la squalifica di tutti i risultati agonistici conseguiti dalla Sig.ra Valieva dal 25 dicembre 2021, con tutte le conseguenze conseguenti (inclusa la decadenza di qualsiasi titolo, premio, medaglie, profitti, premi). Le conseguenze legate alla squalifica retroattiva della sig.ra Valieva da eventi passati, tra cui i Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022, non rientravano nell'ambito di questa procedura arbitrale e dovranno essere esaminati dalle organizzazioni sportive interessate. Il lodo arbitrale emesso dal Panel CAS è attualmente soggetto a un controllo di riservatezza, il che significa che le parti potrebbero richiedere la conservazione del lodo arbitrale o di alcune informazioni confidenziali in esso contenute. Per questo motivo il lodo arbitrale non verrà pubblicato immediatamente sul sito del CAS. La decisione del collegio CAS è definitiva e vincolante, ad eccezione del diritto delle parti di presentare ricorso al Tribunale federale svizzero entro 30 giorni per motivi limitati.
  13. E mentre aspettiamo la decisione del Tas (il Tribunale arbitrale dello sport, a Losanna) sul caso Valieva, annunciato per la fine di gennaio, vale la pena far notare un altro paio di cose sugli Europei da poco conclusi a Kaunas. La prima è una segnalazione su un commento di Arianna Secondini, su Raisport, nel singolo Donne. Ecco la sua presentazione della belga Leona Hendrickx: “Hendrickx seconda nel ranking mondiale, alle spalle solo della grandiosa Kaori Sakamoto”. La “grandiosa” Sakamoto? Adesso è diventata “grandiosa”? Ma davvero siamo arrivati a questo punto? Tanto vale cancellare tutte le vere campionesse di tutta la storia del pattinaggio artistico su ghiaccio, perché non possono continuare a essere offese da questi commenti! La seconda cosa interessante è un aggiornamento sui russi “emigrati” ai quali basta cambiare bandiera per essere considerati soggetti “sani” e non “portatori del virus Putin”. La barzelletta continua, ricordando comunque che i tecnici russi non hanno bisogno di cambiare nazione, loro sono autorizzati a partecipare, rendendo ancora più ridicola la situazione. Dopo i 24 russi ai Mondiali eccone 24 agli Europei di Kaunas. Come al solito ho preparato la lista, con la nazione che rappresentano fra parentesi e poi la città di nascita, ovviamente in Russia. EUROPEI KAUNAS 2024 24 RUSSI UOMINI 7 Georgii Reshtenko (R. Ceka) San Pietroburgo Nikita Starostin (Germania) San Pietroburgo Vladimir Samoilov (Polonia) Mosca Makar Suntsev (Finlandia) Perm Vladimir Litvintsev (Azerbaijan) Ukhta Fedor Chitipakhovian (Armenia) San Pietroburgo Aleksandr Vlasenko (Ungheria) Tiumen DONNE 4 Anastasiia Gubanova (Georgia) Togliatti Mariia Seniuk (Israele) Mosca Ekaterina Kurakova (Polonia) Mosca Antonina Dubinina (Serbia) Mosca COPPIE 8 Anastasiia Metelkina (Georgia) Vladimir Luka Berulava (Georgia) Mosca Nikita Volodin (Germania) San Pietroburgo Maria Pavlova (Ungheria) Mosca Alexei Sviatchenko (Ungheria) San Pietroburgo Daria Danilova (Olanda) Mosca Ioulia Chtchetinina (Polonia) Nizhny Novgorod Pavel Kovalev (Francia) San Pietroburgo DANZA 5 Evgeniia Lopareva (Francia) Mosca Gleb Smolkin (Georgia) San Pietroburgo Asaf Kazimov (Spagna) San Pietroburgo Nikita Lysak (Slovacchia) Klin Mariia Ignateva (Ungheria) Ekaterinburg Infine, una rivisitazione particolare del Grand Prix 2023, che avevo già annunciato. Mi riferisco alla splendida prova del francese Kevin Aymoz, allenato dall’italiana Silvia Fontana, che ha presentato il Bolero di Ravel nel programma libero. Il Bolero è una musica particolare, semplice nella struttura, ripetitiva fino all’ossessione, ma di straordinario coinvolgimento emotivo, con un crescendo travolgente, non facile da interpretare nel pattinaggio artistico, anche se ci sono precedenti illustri in tal senso. Il primo impatto fu la famosa prova dei britannici Jayne Torvill e Christopher Dean, oro all’Olimpiade 1984 a Sarajevo, nel Libero della Danza, con tutti i giudici che assegnarono loro il voto massimo, 6, secondo le regole del tempo. Quella performance fu così emozionante che la musica del Bolero diventò quasi “sacra”, tanto che, per quanto ricordi, nessuno osò sceglierla per molti anni, fino a che ci provò Eugenji Plushenko nel Corto della stagione 2000-2001 che per lui si concluse con le vittorie nei Mondiali, negli Europei e nelle Finali del Grand Prix. Ecco comunque l’elenco di tutti quelli che ricordo hanno scelto il Bolero, credo sia completo, a meno che non ci sia il contributo di qualcuno che ricordi altri pattinatori e pattinatrici che l’abbiano eseguito. Jayne Torvill-Christopher Dean - Libero Olimpiade 1984 https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=torvill+dean+bolero+youtube#fpstate=ive&vld=cid:d58ddbb5,vid:Til6Pv3NgCI,st:0 Eugenji Plushenko - Corto 2000-2001 https://www.google.com/search?q=plushenko+bolero+youtube&client=firefox-b-d&sca_esv=601771759&ei=GfqzZev0GaTOxc8PyKymyAQ&ved=0ahUKEwir5dnX1_uDAxUkZ_EDHUiWCUkQ4dUDCBA&uact=5&oq=plushenko+bolero+youtube&gs_lp=Egxnd3Mtd2l6LXNlcnAiGHBsdXNoZW5rbyBib2xlcm8geW91dHViZTIIECEYoAEYwwRImx9QpglYhRtwAXgBkAEAmAGqAaABpgmqAQMxLji4AQPIAQD4AQHCAgoQABhHGNYEGLADwgIGEAAYBxgewgIIEAAYCBgHGB7CAggQABgFGAcYHsICCBAAGIAEGKIE4gMEGAAgQYgGAZAGBA&sclient=gws-wiz-serp#fpstate=ive&vld=cid:078619d2,vid:2nSfTiaWZg0,st:0 Adelina Sotnikova - Corto 2011-2012 https://www.youtube.com/watch?v=9DGm_4prb0M Carolina Kostner - Libero 2012-2013 https://www.youtube.com/watch?v=7a1pjiFs4HE Elizaveta Tuktamysheva - Corto 2014-2015 https://www.youtube.com/watch?v=fl0PmK08xSc Kamila Valieva - Libero 2021-2022 https://www.youtube.com/watch?v=Mf_aBzjFZ7Q Shoma Uno - Libero 2021-2022 https://www.youtube.com/watch?v=XjEEBgVKpU8 Kevin Aymoz - Libero 2023-2024 https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=YBGFVemsQWc&embeds_referring_euri=https%3A%2F%2Fwww.fgsk8.com%2F&feature=emb_imp_woyt Mana Kawabe – Libero 2023-2024 https://www.youtube.com/watch?v=XoWGMyuHmlE In effetti, la musica del Bolero, oltre a essere già famosa di suo, diventò molto popolare già prima di Torvill-Dean, nel 1981, grazie a un film del registra francese Claude Lelouch, che nella versione italiana si intitola proprio Bolero (quello originale francese è “Les uns et les autres”, L’uno e l’altro), che asseconda comunque il tema del racconto: personaggi degli anni del nazismo e attuali, genitori e figli, interpretati dagli stessi attori, con una ripetizione in “stile Bolero” che si conclude proprio con un memorabile balletto con questa musica, interpretato da Jorge Donn, vero ballerino argentino di madre russa, e con la fenomenale coreografia di Maurice Bejart. Proprio quel film contribuì a creare l’immagine del Bolero legato soprattutto a un protagonista uomo, tant’è che, a parte la coppia Torvill-Dean, il primo a cimentarsi, dopo tanti anni, fu Plushenko. Per vedere la prima donna scegliere questa musica bisognò aspettare altri dieci anni, con la russa Sotnikova. Eppure, e qui sta un bel paradosso, il Bolero fu composto da Maurice Ravel per una protagonista donna. Anzi, fu una celebre danzatrice classica, la russa Ida Rubinstejn, che chiese a Ravel di creare appositamente una musica per lei. E’ la storia di una gitana che, in una taverna dell’Andalusia, comincia a danzare su un tavolo, con movenze che fanno eccitare gli uomini, che poco alla volta si avvicinano a lei e cominciano essi stessi a ballare, con un ritmo sempre più intenso e al tempo stesso violento, tanto che la donna, sopraffatta e senza più respiro, muore. La moderna coreografia di Bejart, in effetti, coglie proprio questo particolare aspetto. La prima rappresentazione del Bolero andò in scena il 22 novembre 1928 all’Opera di Parigi. Bejart ideò la sua versione nel 1961 e l’affidò a una donna, Dusanka Sifnios, jugoslava nata a Skoplje (oggi Nord Macedonia). La prova con Jorge Donn, per esigenze cinematografiche, fu una parentesi maschile (prima di Bejart da ricordare Rudolf Nureyev, poi anche Roberto Bolle) nella lista di famose danzatrici che hanno portato in scena il Bolero coreografato da Bejart, come Luciana Savignano, Maya Plisetskaya, Sylvie Guillem. Sul ghiaccio, ovviamente, e con un solo o una sola interprete, la rappresentazione presenta difficoltà coreografiche particolari, ad ogni modo rimane strano il fatto che si sia dovuto aspettare così tanto per avere una donna a scegliere questa musica bellissima e trascinante. Di tutti quelli ricordati prima tiro fuori, come “corpo estraneo”, il giapponese Shoma Uno per due motivi: è l’unico che non ha la musica originale del Bolero (la Sotnikova ha la versione pianoforte e orchestra, comunque classica), ma una specie di remix elettronico che risulta “piatto”, uguale dall’inizio alla fine, il che non rende affatto l’idea del crescendo, che è fondamentale in questo brano; inoltre la sua coreografia si avvicina più all’immagine di un torero, addirittura con alcuni gesti che danno l’idea di chi sta infilzando le banderillas nel corpo del toro, secondo me una versione che non si adatta allo spirito della musica. Restano Plushenko e Aymoz. Plushenko fa una bella prova, elegante, senza però particolari “punte”. Chi invece interpreta finalmente alla grande il Bolero è Aymoz, che asseconda la musica nel crescendo con movimenti via via più frenetici per arrivare a un finale sbalorditivo in cui è letteralmente scatenato e va a fermarsi davanti ai giudici quasi con atteggiamento di sfida. Non credo che, per la coreografia riferita a un uomo, il Bolero possa essere rappresentato meglio. Per me, un capolavoro. Fra le donne, il discorso è un po’ diverso, perché alla dimostrazione di potenza si sostituisce quella di seduzione ed è questione delicata districarsi fra movimenti sfrontatamente provocatori e gesti che devono soltanto “evocare” la sensualità. Intanto, metto da parte la prova della giapponese Kawabe, forse un po’ “acerba” ma comunque con una coreografia interessante. Per quanto riguarda Sotnikova, la sua è secondo me una prova bellissima, ma poco “interpretativa”, nel senso che è una coreografia che non asseconda lo spirito sensuale della musica, anche se lei, in pista con un costume integrale rosso, dà comunque un’idea di “gitana provocatrice”. Rimangono Kostner, Tuktamysheva e Valieva. E qui mi rifaccio alla distinzione fra sfrontatezza ed evocazione. Moltissimi commentatori hanno sempre esaltato il Bolero della Kostner parlando di sensualità. Ma se si va a guardare bene quella prestazione, l’unico riferimento a questo modo di interpretare il Bolero, è una Kostner che “ancheggia” da ferma, quasi a voler richiamare l’attenzione sulla sensualità invece che farla risaltare senza indicarla. Il resto della coreografia è una normale prova sul ghiaccio con ulteriore richiamo all’ancheggiamento. A me dà solo una sensazione di freddo. La Tuktamysheva, da questo punto di vista, è un po’ sulla linea della Kostner, ma ci sono differenze. La prima differenza è un elemento che non ha alcuna connessione con i movimenti del pattinaggio, ma ha una sua funzione inserito nel contesto: un bacio lanciato frontalmente con un dito dalle labbra, verso la telecamera o verso il pubblico, che, questo sì, dà l’idea di sensualità. Poi, anche Tuktamysheva sembra eccedere con i fianchi che ondeggiano, ma questi assecondano i movimenti di tutto il corpo che si lancia verso i salti o gli elementi coreografici, al contrario della Kostner nella cui prova appaiono totalmente slegati dal resto, oltre che eseguiti solamente da ferma. La sensazione è del tutto diversa e più aderente alla musica. L’unica pecca è che il Bolero della Tuktamysheva è eseguito nel Corto, il che priva l’esecuzione di uno sviluppo che è tanto più necessario quanto il brano musicale “ha bisogno” di avere una “storia completa”, con un crescendo che deve portare allo sfrenato finale. Resta comunque, a mio parere, quella della Tuktamysheva, una prova bellissima. E arrivo a Kamila Valieva. Il suo Bolero mi appare come il più bello di tutti, il più eccitante e provocante. E capisco che, fatto da una ragazzina di 16 anni, si potrebbe prestare a malevoli interpretazioni, ma qui bisogna sottolineare una cosa importante: parliamo dei gesti, dei movimenti che assecondano la musica in una certa maniera e devono destare sensazioni non legate al corpo di chi la interpreta, perché è una interprete, una “attrice” dell’idea che il compositore voleva rappresentare, non è legata alla forma del corpo, all’altezza, alla bellezza o quant’altro, ma semplicemente all’interpretazione. In caso contrario, lasciamo il compito ai maniaci e buonanotte. E allora, cerco di spiegare perché ritengo il Bolero di Valieva semplicemente irraggiungibile. Valieva, primo punto fondamentale, NON ANCHEGGIA MAI, non c’è un solo movimento del corpo che possa essere interpretato come volgare o come spudorata provocazione sessuale, in aperto contrasto con le versioni di Kostner e Tuktamysheva. Tutti i movimenti sono di mani e braccia, con il resto del corpo che “segue” questo andamento o è il punto finale del gesto, come quando Valieva porta le mani al petto e le riapre in segno di “offerta”. L’altro elemento importante è il ritmo dei gesti, che scandiscono esattamente i tempi della musica anche quando Valieva va alla massima velocità, che già è nettamente superiore a qualsiasi altra versione femminile, ma anche maschile in qualche caso. E’ un flusso continuo che si interrompe per pochissimi secondi solo nei momenti che precedono i salti, ma che riprende immediatamente dopo l’arrivo sul ghiaccio, e sono tutti movimenti diversi, nessuna ripetizione, a formare figure plastiche ognuna delle quali può apparire come un quadro, specialmente nelle sequenze di passi e coreografiche. In ogni elemento, che siano salti, passi, trottole, transizioni, c’è il richiamo al ritmo e al significato del Bolero, per una prova che ritengo meravigliosa e insuperabile. In una parola: grandiosa! Ecco, qui questo aggettivo può essere usato senza che diventi una bestemmia per questo magnifico sport. Kamila Valieva, la mia magnifica sorellina, è un diamante che splenderà per sempre.
  14. Riprendo il discorso sul Grand Prix 2023 e punto sull’argomento secondo me più importante, l’individuale femminile, perché è qui che si palesano le maggiori contraddizioni di questo particolare momento del pattinaggio artistico su ghiaccio. Nell’articolo il cui link è stato postato da Astor si sostiene che si sta falsando la storia di questo sport, il che è assolutamente vero. Il problema ancora più grande è che i mezzi di comunicazione, pur facendo menzione della situazione e del fatto che le russe non possono partecipare alle gare, danno un’idea diversa da quello che sta effettivamente accadendo. Un riferimento importante è quello che è stato detto su Eurosport, in occasione delle Finali del Grand Prix, a dicembre a Pechino, dal telecronista Massimiliano Ambesi. Lo spunto è dato dal fatto che la giapponese Kaori Sakamoto, vincitrice delle Finali, potrebbe conquistare il terzo titolo iridato consecutivo nei Mondiali che si disputeranno a marzo a Montreal. Ecco il testo di quanto detto da Ambesi su Sakamoto: “Alla fine un obbiettivo può essere quello di vincere il terzo titolo iridato consecutivo. Per trovare qualcosa del genere bisogna tornare indietro di non so quanti decenni, metà del secolo scorso o giù di lì. Il che vuol dire che le Asada, le Kim, tre titoli iridati consecutivi non li hanno mai conquistati. Dopodiché, è vero che mancano le russe, ma oggi Sakamoto da quali russe eleggibili senior in salute può perdere? Petrosjan. Io personalmente non sono convinto che Murayeva sia meglio di Sakamoto in una gara internazionale. E altre non ce ne sono competitive a livello senior contro Sakamoto, contro le altre è un altro discorso. Schcherbakova è ferma ai box, non sappiamo cosa farà, Tuktamysheva si è fermata, anche lei vedremo cosa farà. Tuktamysheva anni ne ha 27 a dicembre, cominciano a diventare tantini. Valieva vive un momento un po’ particolare, e poi comunque ha ancora un processo per doping ancora aperto. Akateva non è ancora eleggibile, comunque è infortunata, potrebbe diventarlo più avanti nel quadriennio olimpico”. E qui davvero non ci troviamo più. Punto primo: lasciamo stare per un attimo il discorso se le russe, nel caso potessero partecipare, sarebbero in grado o no di battere Sakamoto, ci torniamo subito dopo, ma è mai possibile mettere a paragone le mancate tre vittorie consecutive di Asada e Kim Yuna con la possibile tripletta di Sakamoto? L’errore clamoroso di Ambesi è già in partenza. Quali erano le avversarie di Asada e Kim Yuna e quali sono le avversarie di Sakamoto? E’ tutta lì la differenza fondamentale che falsa tutto il ragionamento. A parte il fatto che Asada tre titoli mondiali li ha vinti, sia pure non consecutivi, ma il livello tecnico di quegli anni è infinitamente superiore a quello attuale. Così, tanto per capirci, ecco dal 2007 al 2014, gli anni di Asada e Kim Yuna, i podi dei Mondiali (e faccio grazia delle altre atlete di alto livello). 2007: 1. Miki Ando; 2. Mao Asada; 3. Kim Yuna. 2008: 1. Mao Asada; 2. Carolina Kostner; 3. Kim Yuna. 2009: 1. Kim Yuna; 2. Joannie Rochette; 3. Miki Ando. 2010: 1. Mao Asada; 2. Kim Yuna; 3. Laura Lepisto. 2011: 1. Miki Ando; 2. Kim Yuna; 3. Carolina Kostner. 2012: 1. Carolina Kostner; 2. Alena Leonova; 3. Akiko Suzuki. 2013: 1. Kim Yuna; 2. Carolina Kostner; 3. Mao Asada. 2014: 1. Mao Asada; 2. Julja Lipnitskaja; 3. Carolina Kostner. Magari possiamo considerare un po’ sottotono i Mondiali 2012 di Nizza perché Kim Yuna non partecipa, così come non è presente a quelli del 2014, dopo la delusione olimpica di Sochi per il furto dell’oro dato alla russa Sotnikova (che comunque avrebbe meritato l’argento, quindi di qualità eccelsa), ma in generale la lotta era durissima, visto che molti dimenticano Miki Ando, altra giapponese capace di vincere due Mondiali e di livello sicuramente superiore a Sakamoto. Ora, non voglio nemmeno prendermi il fastidio di ricordare i podi dei due Mondiali vinti da Sakamoto perché c’è un limite a tutto, ma davvero si può sia pure lontanamente ipotizzare di mettere a paragone questi due periodi? Davvero si può “celebrare” una Sakamoto capace di vincere tre titoli mondiali consecutivi dicendo che “nemmeno Asada e Kim Yuna” ne sono state capaci? Non riesco a immaginare un’offesa peggiore alla suprema classe di queste due pattinatrici, in particolare di Kim Yuna che, a prescindere dalle nuove atlete russe capaci di fare i quadrupli per le quali si entra in un discorso nuovo (con la mia sorellina Kamila Valieva in grado di mostrare meraviglie), considero la più brava ed elegante di tutti i tempi. Ritengo tutto ciò estremamente offensivo per la classe di queste formidabili campionesse. E adesso passiamo alla seconda parte delle considerazioni, quella che riguarda l’assenza delle russe e il fatto che, secondo Ambesi, ce ne sarebbe soltanto una in grado di lottare con la Sakamoto per la vittoria. Per esaminare bene la questione preferisco sottoporre prima di tutto un altro commento, di Marika Poli e Massimiliano Ambesi, sempre nelle trasmissioni Eurosport per le Finali del Grand Prix, in modo da avere un quadro completo e definitivo di come venga giudicata la situazione. Poli – “In campo femminile, purtroppo o per fortuna, il fatto di aver alzato l’età minima per accedere alla categoria senior ha fatto sì che molte russe forti non possono accedere alle gare senior”. Ambesi – “Sì, fermo restando che in questo momento russe veramente competitive in ambito senior ce n’è una di sicuro e un’altra da valutare. Lì ci fermiamo visto che tante protagoniste del passato sono ferme per infortunio, qualcuna ha deciso di smettere. E’ chiaro che la situazione è difficile per i pattinatori russi visto che al momento non c’è uno sbocco internazionale. Il pattinaggio è fatto anche di grandi sacrifici, riguardano l’allenamento, l’alimentazione, tante cose e nel momento in cui non hai la motivazione per alzare l’asticella ti puoi anche fermare, vedi Trusova per esempio, che è il caso più eclatante. Anche Eliza Tuktamysheva ha deciso di prendersi un anno sabbatico, però inizia ad avere un’età per cui è difficile tornare a competere ad alto livello. La campionessa olimpica Anna Shscherbakova è impegnata in gare e spettacoli ma con una preparazione assolutamente diversa da quella di chi pratica l’agonismo. Tra l’altro, ci sono stati problemi fisici per lei durante l’estate, per cui ha recuperato ma è indirizzata verso un altro versante”. Piccola parentesi per Marika Poli: cosa vuol dire con “purtroppo o per fortuna”? Il fatto che molte russe non possono accedere alla categoria senior perché sono cambiate le regole relative all’età può essere considerato una “fortuna”? E’ un lapsus freudiano quello che fa dire, praticamente, che è più facile vincere senza le russe? E il “purtroppo” dovremmo considerarlo anch’esso come un lapsus freudiano perché ci si rende conto che lo spettacolo e il livello tecnico sprofondano? Troppo Freud forse fa venire a galla la verità! Comunque, andiamo alla sostanza. Ambesi, nei due interventi che ho riportato, fa notare che l’assenza delle russe non inficia il valore delle vittorie della Sakamoto, che c’è una sola russa in grado eventualmente di poterla battere. Sono considerazioni fuorvianti per due motivi: si sostiene che atlete come Shscherbakova e Trusova sono fuori attività, ma non si dice che potrebbero essere in gara se non ci fosse il divieto dell’Isu; si sostiene che c’è una sola russa in grado di battere Sakamoto quando i punteggi delle gare dicono il contrario e anche se, come sostiene Ambesi, le giurie russe danno voti più alti alle loro atlete nelle gare nazionali, non si tiene conto degli elementi effettivamente portati a termine. E allora, cerco di approfondire. Mettiamo da parte Kamila Valieva che è in attesa della decisione del Tas sulla sua squalifica, decisione prevista a fine gennaio, ci torneremo a tempo debito. Ma Shscherbakova e Trusova non si sono allontanate dalle gare, almeno momentaneamente, perché sono stanche o hanno deciso di dedicarsi ad altro, sono state COSTRETTE a farlo perché l’Isu ha deciso così e per loro non ha alcun senso continuare a fare solo gare nazionali dopo aver preso oro e argento all’Olimpiade. Se Sakamoto non le ha come avversarie è perché l’Isu ha deciso così, quindi non si può sostenere che, “se le russe potessero gareggiare”, non ce ne sarebbero abbastanza forti da impensierirla. Se le russe potessero gareggiare, Shscherbakova e Trusova non si sarebbero dedicate ad altro e starebbero adesso in prima fila a dare distacchi da paura nei punteggi alla Sakamoto! E passiamo alle russe che stanno continuando a gareggiare. Ambesi dice che Petrosyan è l’unica in grado di battere Sakamoto, non giudica Muravyeva capace di fare altrettanto. Inoltre, anche se Muravyeva ottiene punteggi più alti della Sakamoto, non potrebbe ottenerne simili dalle giurie internazionali. E allora, partiamo da una constatazione fondamentale. Petrosyan e Muravyeva eseguono programmi con quadrupli (Petrosyan) e tripli Axel (Muravyeva), che hanno determinati valori di base. Se li eseguono bene, anche il grado di esecuzione (Goe) arriva di conseguenza. Lasciando da parte per il momento i Components, vediamo i programmi dei salti delle due russe senior nei Campionati Nazionali e quello della Sakamoto nella Finale del Grand Prix. Eccoli. Adelia Petrosyan (5 giugno 2007), 16 anni: cade sul quadruplo Flip iniziale (meno 5, penalizzazione massima, di Goe), quadruplo Toeloop, combinazione quadruplo Toeloop-doppio Toeloop, triplo Rittberger (questi tre salti con Goe 2 e 3), sequenza triplo Lutz-doppio Axel-doppio Axel, combinazione triplo Flip-triplo Toeloop, triplo Flip (anche questi tre salti con Goe 2 e 3); 94,01 tecnico, 74,46 components, 167,47 libero, 246,53 totale. Sofia Muravyeva (4 agosto 2006), 17 anni: combinazione triplo Axel-doppio Toeloop (Goe 2), triplo Flip, triplo Salchow, triplo Rittberger (tre salti con Goe 3), combinazione triplo Lutz-triplo Toeloop, sequenza triplo Flip-doppio Axel-doppio Axel (per entrambi Goe 2), triplo Lutz (Goe 3); 86,50 tecnico, 74,57 components, 161,07 libero, 239,40 totale. Kaori Sakamoto (9 aprile 2000), 23 anni: doppio Axel (Goe 4), triplo Lutz (Goe 3), triplo Salchow (Goe 3), triplo Flip (Goe da meno 3 a meno 5), combinazione triplo Flip-triplo Toeloop (Goe 3; di valore base leggermente inferiore al triplo Lutz-triplo Toeloop della Muravyeva), combinazione doppio Axel-triplo Toeloop-doppio Toeloop (Goe 2 e 3), triplo Rittberger-doppio Toeloop (Goe 2 e 3); 75,04 tecnico, 73,31 components, 148,35 libero, 225,70 totale. Cominciamo dal grado di esecuzione. Chiunque può osservare, su internet, le prove delle due russe e constatare se il Goe, che non supera mai il 3 e ha molti 2, possa essere considerato corretto o se i giudici “nazionali” abbiano pompato il voto per Petrosyan e Muravyeva. Credo che un osservatore onesto non possa far altro che riconoscere la bontà dei salti delle russe. In ogni caso, una giuria che non va mai oltre il 3 nel Goe non vedo come si possa definire “di parte”. Guardiamo i programmi. Petrosyan: tre quadrupli, cinque tripli, due doppi Axel e un solo doppio “semplice” col Toeloop ma che fa seguito al quadruplo Toeloop nella combinazione. Muravyeva: otto tripli, fra cui un Axel, due doppi Axel e un solo doppio “semplice” col Toeloop ma che fa seguito al triplo Axel. Sakamoto: sette tripli, due doppi Axel, due doppi Toeloop. E allora, davvero si possono comparare questi programmi e dire che, oltre alla Petrosyan nettamente di altro livello, la Muravyeva non è superiore alla Sakamoto? Abbiamo distacchi di almeno 11 punti nel tecnico del programma libero, cui si deve aggiungere il distacco nel Corto, come si può ipotizzare una vittoria di Sakamoto contro queste due russe? Vogliamo dire che le giurie nazionali hanno alzato il punteggio dei Components per le russe? Bene, mettiamo che sia così. Affinché Sakamoto riesca a batterle bisognerebbe che il punteggio dei Components di Petrosyan e Muravyeva nel programma libero scendesse di almeno 12 punti! Vale a dire che dovrebbero prendere non più di 62! Insomma, al livello di una Hendrickx o di una Pinzarrone, con tutto il rispetto. Stiamo scherzando? La realtà vera, e non quella virtuale immaginata da Ambesi, è che le russe staccherebbero Sakamoto in maniera netta, che ci siano giurie nazionali o internazionali. Inoltre, pur con tutti i problemi che ha avuto, se Valieva potesse gareggiare, anche con un solo quadruplo lascerebbe Sakamoto ad almeno 20 punti dietro. Infine, ripeto, senza l’imposizione dell’Isu di vietare le gare alla Russia e alla Bielorussia, campionesse come Shscherbakova e Trusova non si sarebbero prese una pausa (oltre alla Tuktamysheva che potrebbe aver deciso di smettere del tutto) ma avrebbero lasciato Sakamoto ad almeno 30 punti di distanza. E’ mai possibile che si cerchi ancora di spacciare per veri campioni e campionesse atleti che con la presenza dei russi e delle russe guarderebbero il podio col binocolo? Ma poi, per concludere, troviamo l’ennesima contraddizione, ancora di Ambesi che, in presentazione degli Europei di Kaunas, ha un sussulto e dice una cosa assolutamente vera e giusta a proposito dell’individuale femminile. Ecco, testuale, il suo intervento in telecronaca su Eurosport: “Il livello della gara femminile, lo possiamo dire senza offendere nessuno, è il più basso nella storia degli Europei, quantomeno da quando sono vivo io o da quando riesco a seguire gli Europei, siamo arrivati a una quarantina di anni, io non ho mai visto una gara di livello così basso”. Serve aggiungere altro?
  15. Cattivissimo Astor! Così mi fai male e fai male a tutti quelli che amano il pattinaggio artistico su ghiaccio. E sì, perché se ci sbatti in faccia pure la bellissima fuoriclasse Elena Ilinykh, beh, dillo subito che ci vuoi far morire e la chiudiamo qua! Anche questo ricordo, purtroppo, fa parte degli innumerevoli misfatti della storia della Danza, ma vado con ordine. Il riferimento di Astor ai giudici da includere fra i destinatari del mio invito ad andare di corpo è giustissimo. Vorrei solo precisare che non li avevo dimenticati, avevo intenzione dedicare a loro un pensiero speciale e di classificarli in una categoria particolare, che considero la più colpevole di tutte nel degrado della Danza, perché loro avrebbero il potere di mantenerla ai più alti livelli tecnici e spettacolari, ma hanno sempre avuto un comportamento “mafioso” che si esprime in due modi, e qui cerco di spiegare bene. Nella Danza non è mai successo che una coppia irrompesse sulla scena e facesse saltare il banco. Le giurie di ogni tempo, davanti a una coppia che portava sul ghiaccio qualcosa di nuovo e dimostrava di essere più brava di tutti, “frenava” e imponeva un percorso lento e frustrante: si parte dal basso, voti “controllati” in modo da non disturbare le coppie già conosciute e obbligo di piazzamento medio. Poco alla volta, i voti si alzavano, ma il passaggio decisivo avveniva soltanto quando le coppie vincitrici fino a quel momento decidevano di ritirarsi, così “si scalavano” automaticamente posizioni. E’ avvenuto per tutti e l’esempio più clamoroso del passato è quello dei fratelli Isabelle e Paul Duchesnay, che portarono la Danza in una dimensione futura e furono massacrati alla loro prima apparizione, per poi arrivare lentamente al titolo mondiale, ecco la loro sequenza nei 6 mondiali disputati: dodicesimi, noni, sesti, terzi, secondi e finalmente primi nel 1991. Ma questo percorso è stato lo stesso anche per tante altre coppie, anche di differente valore, dovevano comunque seguire la trafila, mai un salto di qualità. In tutti gli sport, che ci siano o no i giudici, si è sempre verificata almeno una volta la sorpresa di un atleta o una squadra che abbiano sconvolto i pronostici e le classifiche, nella Danza su ghiaccio no. E questo sistema è stato adoperato anche nella classifica “parziale” per nazione. Se c’è la coppia di una nazione che sta ai primi posti e arriva una seconda coppia della stessa nazione che dimostra di essere più brava della prima, beh, non c’è possibilità che la scavalchi. I giudici danno i voti più alti alla prima e penalizzano la seconda. E’ sistematico. Solo quando la prima coppia si ritira, la seconda ha il via libera e, magicamente, i voti diventano più alti. Non siamo nemmeno all’ufficio del catasto, ma peggio, c’è la volontà precisa di imporre una volontà superiore, una “disciplina” specifica della Danza. Se i giudici lo fanno perché c’è un indirizzo politico superiore, che risale forzatamente alla Federazione mondiale, o perché sono loro stessi ad averlo creato, il risultato non cambia: devi aspettare il tuo turno! E non c’è nemmeno la possibilità di avere due coppie della stessa nazione una dietro l’altra, è così “scientifico” il comportamento dei giudici che la seconda coppia della stessa nazione viene giudicata con voti così bassi da relegarla ad almeno 2-3 posizioni dietro la prima, in modo che ci sia una varietà di bandiere nei primi posti e che ci sia una apposita alternanza man mano che si va più giù in classifica. L’altro modo “mafioso” è quello di portare avanti un particolare modello di Danza, ed è il caso specifico di Pippadakis-Cazzeron, ma questa volontà è ancora più grave perché non può essere una iniziativa dei giudici, ma deve arrivare obbligatoriamente dall’alto ed è legata alla forza politica di una nazione o alla volontà di danneggiare un’altra nazione. Perché non è possibile che giganti della tecnica e dello spettacolo come Tessa Virtue e Scott Moir debbano rischiare di perdere l’oro olimpico nel 2018 a danno di Papadakis-Cizeron (ci metto i veri nomi per avere il riferimento esatto a quel mancato scandalo) e che i pochi punti di differenza finale siano dovuti a una penalizzazione della Papadakis per la perdita di un pezzo del costume (come previsto dal regolamento), siamo alla totale follia. E non è possibile che le difficoltà tecniche di una coppia come Hubbell-Donohue siano ignorate dalle giurie a vantaggio della nullità tecnica di Pippadakis-Cazzeron, ma davvero stiamo a questo punto e lo dobbiamo considerare normale? In proposito, vorrei far notare la qualità di Madison Hubbell che, con un fisico più pesante delle altre pattinatrici, riesce a fare sollevamenti di difficoltà estrema con posizioni impossibili, tanto da considerarla da parte mia, su questo particolare aspetto, superiore addirittura a Tessa Virtue che in materia di sollevamenti è la più brava di tutta la storia della Danza. E Hubbell-Donohue sono fra i pattinatori più penalizzati di ogni tempo dalle giurie. Quindi, i giudici meritano un posto d’onore in prima fila nella schiera di quelli che meritano di essere mandati a cacare. E spero di aver soddisfatto Astor su questo punto. Ma chiudo con un riferimento più nobile, alla bellezza di questo sport e, nel caso particolare, della Ilinikh. Faccio presente che lei avrebbe meritato almeno un titolo mondiale e che le è stato tolto, almeno stavolta, non dalle giurie, ma da quel buffone di Katsalapov. Lui, abituato a comportarsi da sborrone e a considerarsi il più forte e il più bello, ha sempre sofferto il fatto che Ilinikh fosse più brava, avesse più classe e attirasse l’attenzione degli spettatori da tutti i punti di vista. E nel 2014, ai Mondiali di Saitama, fu lui a rovinare tutto con un errore gravissimo nel programma Corto. Il miglior programma Libero, poi, non bastò per andare sul podio, quarto posto, ma con quei punti mancati per quell’errore da principiante avrebbero vinto per distacco il titolo iridato. E, ancora più paradossale, ma perfettamente logico, è stato lui a voler rompere la coppia, per scegliersi una partner meno brava che non gli facesse ombra, la Sinitsina appunto, avendolo annunciato addirittura prima dei Mondiali di Saitama. Quindi, lui fa l’annuncio e poi è proprio lui a sbagliare buttando al vento l’oro. Insomma, gloria imperitura a Elena Ilinikh, che ricordo con un episodio finale da emozioni “grandi rischi”. Nel Gala dei Mondiali 2015, nei quali ha gareggiato in coppia con Ruslan Zhiganshin, partecipa all’esibizione di Ge Misha, funambolico e divertente pattinatore russo in gara per l’Uzbekistan. Ge Misha, a un certo punto, si sdraia di schiena sul ghiaccio, Ilinikh si avvicina dalla parte dei piedi, allarga le gambe e gli passa sopra agitando la gonna, per poi superarlo dopo essergli passata sopra la testa. Ero lì e ricordo ancora gli spettatori cinesi con il loro “ooooooohhhhh!” fra lo stupore e il divertimento. Per fortuna, nessun infarto, a cominciare da Ge Misha! Perciò, quando parliamo di bellezza e personalità, sappiamo cosa abbiamo perso con l’addio di Ilinikh.
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