marcostraz 1 Inviato 30 Maggio, 2010 (modificato) E' morto Dennis Hopper Addio al mito "Easy Rider" L'attore aveva 74 anni, era malato da tempo. Si è spento nella sua casa in California. Oltre cinquant'anni di carriera, cinque mogli, quattro figli, due nomination all'Oscar. Una vita esagerata, per un personaggio-simbolo della controcultura americana E' morto Dennis Hopper Addio al mito "Easy Rider" LOS ANGELES - L'attore Dennis Hopper, celebre per aver diretto e interpretato il film cult Easy Rider, è morto nella sua casa di Venice, in California. Aveva 74 anni, da tempo era malato di tumore alla prostata. Durissimi i suoi ultimi giorni. Era arrivato a pesare 45 chili, non era in grado di sottoporsi a chemioterapia. Ma nonostante la malattia, poco tempo fa non aveva rinunciato a un omaggio che Hollywood gli ha dedicato: la stella con il suo nome sulla Walk of Fame. Nato a Dodge City, nel Kansas, il 17 maggio del 1936, per lungo tempo fu schierato dalla parte dei repubblicani. Poi subì il fascino di Obama e diventò fervido sostenitore del presidente americano. Una lunghissima carriera cinematografica, durata più di cinquant'anni - 200 film fra cinema e produzioni tv - dagli esordi accanto a James Dean in Gioventù bruciata e Il gigante. Ma il film al quale la sua immagine rimane più legata è senza dubbio Easy Rider, considerato uno dei film più importanti della storia del cinema americano, con Peter Fonda e un allora sconosciuto Jack Nicholson. Un'inno al mito dell'on the road divenuto manifesto dell'epoca, firmato - Hopper ne fu interprete e anche regista - da un personaggio che divenne simbolo dell'anticonformismo e della cultura "contro" dell'America degli anni Settanta. L'icona ribelle di Hollywood. Tra le sue altre interpretazioni più famose, quelle in Apocalypse Now, Blue Velvet e Speed. Tra gli altri titoli da regista Out of the Blue, Colors e The Hot Spot. Ha ricevuto due nomination all'Oscar, per la sceneggiatura di Easy Rider e per l'interpretazione di un allenatore di basket alcolizzato nel drammatico Colpo vincente. Easy Rider è considerato uno dei più grandi film della storia del cinema americano: i suoi protagonisti in Harley Davidson, Wyatt (Fonda) e Billy (Hopper), resero popolare il mito della vita on the road, il fumo e l'amore libero. Hopper dischiuse una nuova era del cinema, e la vecchia guardia di Hollywood non potè che cedere il passo. Da quel momento, il grande schermo fu terra di conquista per una nuova generazione di cineasti che si chiamavano, ad esempio, Francis Ford Coppola e Martin Scorsese. Girato con un budget bassissimo, Easy Rider introdusse l'America profonda al mondo degli hippie e all'"Età dell'Acquario" - uscì nello stesso anno di Woodstock. Fece innamorare l'immaginazione di un paese in crisi di identità, in pieno travaglio per la guerra in Vietnam. Dennis Hopper era fuori dalle righe. Anche troppo, per alcuni. La sua è stata una vita di eccessi. E di provocazioni. Una volta, durante un'intervista, raccontò di aver sniffato strisce di cocaina "lunghe quanto un braccio, ogni cinque minuti, giusto il tempo di riprendere fiato con qualche litro di alcool". Capace di instaurare rapporti di amicizia con le persone più diverse, aveva frequentato il gotha dell'arte, dello spettacolo, della politica. Suoi amici erano stati James Dean e Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Martin Luther King, Marlon Brando e John Wayne, Miles Davis e decine di altri nomi leggendari. Da tempo viveva a Venice, in California. Ed era stato inserito nella lista dei 100 più importanti collezionisti d'arte moderna del mondo. Di recente, la Cinematheque Francais di Parigi gli aveva dedicato una retrospettiva. Cinque mogli, quattro figli, aveva divorziato da Victoria Duffy appena qualche mese fa. Uno dei matrimoni, con Michelle Phillips nel 1970, durò appena otto giorni: la donna raccontò a Vanity Fair di essere stata sottoposta a un trattamento "straziante". La droga, l'alcol, l'inclinazione all'autodistruzione. Ne era completamente uscito solo alla metà degli anni Ottanta. Il giornalista Alex Simon, intervistandolo alla fine del 2008 per Hollywood Interview, gli aveva chiesto come avesse fatto a sopravvivere, a Hollywood e a se stesso. "Credo sia una questione di dna- aveva risposto - ma anche di fortuna. Forse è stata anche la mia capacità di saper passare attraverso tutto ciò. Credo nei miracoli. E' un miracolo che io sia ancora qui. E penso che ci sarò ancora per un bel po'". (29 maggio 2010) Frank Booth...uno dei cattivi più cattivi del cinema... Modificato 30 Maggio, 2010 da marcostraz Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti
The King of Spa 637 Inviato 30 Maggio, 2010 r.i.p. bello easy rider, uno dei miei film preferiti. Condividi questo messaggio Link al post Condividi su altri siti