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31 maggio 2013 – Sono trascorsi più di trent’anni, ma la voce di Mario Poltronieri, rotta dalla commozione durante le ultime battute della telecronaca diretta del Gran Premio di Monaco del 1981, per capirci quello vinto da Gilles Villeneuve con la Ferrari 126 CK, me la porto ancora dentro. Poltronieri e le sue telecronache, spesso raccontate davanti a un monitor di 12 pollici in bianco e nero, fatte di pause lunghe, di racconti, di improvvise ricerche di novità dai suoi complici di quelle imprese “senza rete”: Benzing, suo contagiri personale, Palazzoli, signore delle regole, Zermiani, giornalista in trincea box a rischio espulsione.Tutti sanno che Mario Poltronieri è stato un telecronista, molti hanno seguito le sue telecronache, pochi conoscono i suoi trascorsi di pilota e collaudatore. Mario aveva conosciuto il mondo delle corse agli inizi degli anni ’50, correndo in moto, ma i suoi genitori non vedevano di buon occhio questa sua pericolosa passione. Allora Mario, per il quieto (si fa per dire) vivere, acquistava una Fiat 500 Topolino, ovviamente elaborata, con compressore volumetrico. Con quell’auto, il ragazzotto milanese sfidava gli amici: guidava bene, era veloce e si iscriveva alla Scuderia Sant’Ambroeus. Debuttava a Monza nel “Volante d’Argento”. A 24 anni correva la sua prima Mille Miglia, quella del ’54, con una Fiat 1100/103. In quella gara andava forte, ma rompeva il motore perché dopo un rabbocco di olio, trasportato dalla trance agonistica, dimenticava di far raggiungere le temperature d’esercizio al lubrificante appena immesso nel motore. Nel 1956, Mario, rimasto senza auto, si offriva come secondo pilota per la Mille Miglia al carrozziere Zagato, importante figura della Scuderia Sant’Ambroeus. Mentre era lì, giungeva la telefonata di Carlo Abarth in persona, che chiedeva se qualcuno era interessato all’acquisto di una 750 incidentata durante il primo collaudo. Mario si faceva avanti e, allo scopo, si recava a Torino, da Abarth. Così comprava l’auto con la quale partecipava alla Mille Miglia. Durante la corsa era addirittura 3°, quando veniva sopraffatto dalla stanchezza. Seppure con molte difficoltà e perdendo decine di posizioni, caparbiamente raggiungeva il traguardo. Carlo Abarth, impressionato positivamente dalla sua tenacia, un mese dopo lo invitava a guidare la 750 da record carrozzata Bertone. Con Remo Cattini, Umberto Maglioli e Alfonso Thiele, conquistava il record delle 24 ore, percorrendo 3743,642 Km alla media di quasi 156 km/h. Nel 1957, disputava il campionato italiano con la Abarth 750 GT. La sua competenza tecnica emergeva alla prima corsa, la Cagliari-Sassari-Cagliari, nella quale individuava sulla macchina un problema di raffreddamento del motore che i tecnici di Abarth non riuscivano a risolvere. A Mario, invece, veniva l’idea di modificare il condotto d’uscita dell’aria dal radiatore in modo tale da provocare l’effetto Venturi: creava così una depressione che induceva una più rapida espulsione dell’aria calda. A quel punto, Abarth gli offriva lavoro. Poltronieri, dopo qualche titubanza dovuta al fatto che a Milano era impegnato con un’agenzia di assicurazioni, accettava l’offerta e veniva assunto come impiegato tecnico. In quella piccola fabbrica torinese di stampo svizzero, ognuno aveva più incarichi: lui faceva anche l’addetto stampa e il collaudatore, viste le sue doti di pilota. Prima di mettere in vendita le gran turismo 2200, Abarth chiedeva a Poltronieri di provare tutte le Gran Turismo della concorrenza, relazionando nei minimi dettagli ogni pregio e difetto di ognuna. Da una sua relazione, emergeva che i tergicristalli della Ferrari 250 GT si sollevavano dal parabrezza a 177 km/h. Nel 1959, Mario Poltronieri portava al debutto vincente la 750 bialbero nella cronoscalata Stallavena-Boscochiesanuova. Ma Carlo Abarth aveva deciso di non farlo più correre, perchè lo riteneva indispensabile in fabbrica.Nel corso della presentazione alla stampa della FIAT Abarth 2400, Poltronieri incontrava il giornalista Gino Rancati, al quale confidava che, a causa della decisione presa da Carlo Abarth, stava valutando di tornare a Milano. Rancati, che quei giorni stava approntando una nuova trasmissione proprio a Milano, lo invitava ad andare a trovarlo. Così, nel 1961, Mario Poltronieri diventava giornalista della Rai, spiegando le tecniche di guida nel programma di Rancati. In seguito, veniva destinato alla telecronache sportive, motoristiche in particolare. Dal 1972 al 1995 è stato telecronista dei Gran Premi di Formula 1 con stile, spirito sportivo e competenza tecnica, senza nascondere mai un garbato tifo per i colori italiani e eventuali rilievi per le vicende non chiare della F1. Il tutto, condito dalle sue involontarie “gufate” (in realtà “previsioni” dettate dall’esperienza) pure evidenziate dai fumettisti dell’epoca, che così lo hanno reso ancora più simpatico al pubblico televisivo di quel ventennio di Formula 1. F1Passion