Vai al contenuto
Beyond

Università: pro e contro

Post raccomandati

Il 1/12/2020 Alle 14:55, lucaf2000 ha scritto:

 

però quanti effettivamente appena diplomati vanno a fare quei lavori?

a mio avviso pochissimi, soprattutto tra gli italiani.

 

 

Sicuramente saranno pochi, ma anche perché non abbiamo mica bisogno di 1 milione di idraulici o muratori, e neanche di ingegneri. Oggi la maggior parte dei lavori è tenuta in piedi per far fare qualcosa alla gente, ma nella sostanza non serve a niente. Coi lockdown infatti si è parlato di attività non essenziali, segno che i più lavorano tanto per portare qualcosa in tavola, ma il loro lavoro non è utile alla società, anzi a volte è pure un freno. Il lavoratore moderno si può sintetizzare così:

 

 

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti

Parlando del mercato del lavoro, è chiaro come l'automazione abbia ridotto di molto la necessità di manodopera umana. Su questa cosa Beppe Grillo tanti torti non ha: si è assistito negli ultimi 30-40 ad un aumento della capacità produttiva e contestualmente alla sempre minore necessità di manodopera. Questo surplus economico può e deve essere usato per sostenere chi, per un motivo o per un altro, si trova tagliato fuori dal un mercato del lavoro che ha bisogno sempre meno di uomini (aka reddito di cittadinanza). E proprio la pandemia ci ha mostrato la misura in cui questo sia vero. In altri tempi, una pandemia del genere avrebbe causato black out e mancanza di servizi essenziali, mentre invece nessun paese ha avuto problemi a mantenere in funzione le proprie infrastrutture fondamentali nonostante molti fossero impossibilitati a lavorare per via delle restrizioni.

 

Questo però è un discorso che esula un po' dall'università.

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti

In ogni caso, personale scientifico che fa l'università manca. Non è che ci sia un eccesso di ingegneri e informatici.

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
38 minuti fa, chatruc ha scritto:

In ogni caso, personale scientifico che fa l'università manca. Non è che ci sia un eccesso di ingegneri e informatici.

 

Chiaro, il mio discorso è generico, poi ci sono singoli settori (soprattutto quelli che richiedono una altissima qualificazione) che sono sempre in mancanza di personale.

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti

Considerando che una volta laureati si va a fare i baristi, e considerato che nell'ultimo mese mi è capitato tre volte (due in due bar diversi, una al supermercato) di entrare, comprare, ed uscire con più soldi di quando sono entrato, suggerirei di tornare alla terza media e imparare le tabelline.

Pare che i giovani non sappiano più contare.

  • Like 1

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
25 minutes ago, effe said:

Considerando che una volta laureati si va a fare i baristi, e considerato che nell'ultimo mese mi è capitato tre volte (due in due bar diversi, una al supermercato) di entrare, comprare, ed uscire con più soldi di quando sono entrato, suggerirei di tornare alla terza media e imparare le tabelline.

Pare che i giovani non sappiano più contare.

Potevi restituirli

  • Like 1

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
20 minuti fa, ClaudioMuse ha scritto:

Potevi restituirli

L'ho anche fatto, non sempre, ma non me ne vanto. Perché se sei cerebroleso è giusto che paghi.

:binotto2:

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
20 ore fa, effe ha scritto:

... e considerato che nell'ultimo mese mi è capitato tre volte (due in due bar diversi, una al supermercato) di entrare, comprare, ed uscire con più soldi di quando sono entrato, ...

 

Ti sei dato alle rapine?

Modificato da crucco
  • Like 1

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti

Battuta sui napoletani data a 1.01.

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti

Scopro solo ora questa discussione (per i miei standard è comunque un record). 
Di cose ne avete già dette parecchie e su molte delle quali mi trovo d'accordo.  
Io sono "appena" (3 anni) uscito dall'università (architettura) e concordo con chi dice che ci sono università propedeutiche ad una professione mentre altre sarebbero da classificare come "amore per la cultura". 
Gente che si laurea in lettere, a meno di ambire ad un posto da insegnate, non vedo quali sbocchi lavorativi possa immaginarsi dopo la laurea. 

Dipende quindi qual è l'attitudine con il quale si inizia l'ultimo ciclo di studi, e quali sono le ambizioni per la sua vita successiva alla laurea. 

 

Non mi sembra sia stato detto, almeno non sotto questo aspetto, il fatto che molti giovani scelgono l'università perché dopo il liceo non sono mentalmente pronti al mondo del lavoro e allora scelgono la strada più facile nel continuare gli studi. Questi poi si dividono in due categorie, quelli che bene o male portano a casa il risultato e quelli che sono fuori corso dal primo giorno e usano l'università come scusa per rimandare l'ingresso nel mondo del lavoro e intanto vivere alle spalle dei genitori. 
Genitori che però hanno le loro colpe. Perchè la mia generazione (io sono del 92) è cresciuta con il mito della laurea. "laureati che è importante" laureati che troverai lavoro" "laureati che altrimenti non sei nessuno" , è ovvio che molti, pur non avendo voglia o attitudine si cimentano o si sono cimentati in corsi di laurea di dubbio valore. Uscendone si con un pezzo di carta, ma non veramente spendibile nel mondo reale. 

Questo poi porta ad un'altra conseguenza. "Io sono laureato" quindi quel lavoro non lo faccio. Ne conosco molti che pur essendo laureati in scienza delle merendine fanno i supponenti con alcune posizioni lavorative solo perché laureati e purtroppo possono permettersi di farlo perché non hanno realmente bisogno di un'entrata mensile o semplicemente danno la colpa al sistema.  


Per dire, anche la mia disciplina, a seconda del ramo che si prende può essere  assimilabile o all'ingegneria o al decoupage.
È chiaro che se una persona sviluppa le proprie competenze nella direzione in cui va il mercato del lavoro avrà più possibilità di trovarne uno dopo la laurea. Se uno sceglie solo per passione (o pigrizia) poi si ritrova a lamentarsi che nessuno vuole pagare 1000€ un architetto per farsi dire di che colore scegliere le mattonelle del bagno. 

Ci sarebbe anche da discutere sul fattore numero chiuso nelle università. Che al contrario di quanto sostenuto da molti io penso vada esteso e, per alcune facoltà reso più restrittivo. 
Vero che l'università deve essere accessibile a tutti, ma non per questo tutti dovrebbero usufruirne.
Vero che la cultura e l'istruzione sono e devono essere per tutti, ma è altrettanto vero che se uno non riesce a mettere in sequenza due verbi coniugati direttamente vuol dire che il suo livello d'istruzione non è adeguato a quelli che sono gli standard universitari, che poi sono gli stessi che dopo aver ottenuto una laurea di dubbia utilità pretendono di fare il dirigente d'azienda o di essere troppo qualificato per svolgere un qualsiasi lavoro normale. 

 

Per concludere e provare a tornare in argomento. 
Non penso si possa valutare con pro e contro la scelta universitaria. Tutto va rapportato alle proprie aspirazioni di vita. 
La cultura non ha mai ammazzato nessuno, l'importante è fare l'università "per trovare lavoro". 

Penso che si possa riassumere tutto in base all'obiettivo finale.
Se l'obiettivo finale è trovare un lavoro a caso, allora meglio risparmiarsi i 3 o 5 anni di studi e iniziare a cercare subito. 
Se l'obiettivo è trovare un lavoro specifico per cui serve un titolo di studio, ovviamente un università mirata è la scelta corretta. 

Se l'obiettivo è studiare per il piacere di farlo, a fine corso di studi si sarà più colti ma probabilmente non si avrà in mano nulla di valido nel mondo reale. 

  • Like 3

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti

Assolutamente d'accordo. Questo era più o meno implicito nelle mie valutazioni. Io penso che una formazione accademica sia sempre meglio avercela che non avercela, ma tutto dipende anche dalle aspirazioni personali. Se ad uno non interessa costruirsi un metodo più completo ed approfondito di approccio ai problemi, è ovvio che l'università non fa per lui, ed è meglio che faccia cose che lo portino alla realizzazione personale. Non c'è niente di peggio che essere costretti a fare ed imparare cose che si ritengono inutili.

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
15 ore fa, Bigmeu ha scritto:

Ci sarebbe anche da discutere sul fattore numero chiuso nelle università. Che al contrario di quanto sostenuto da molti io penso vada esteso e, per alcune facoltà reso più restrittivo. 
Vero che l'università deve essere accessibile a tutti, ma non per questo tutti dovrebbero usufruirne.
Vero che la cultura e l'istruzione sono e devono essere per tutti, ma è altrettanto vero che se uno non riesce a mettere in sequenza due verbi coniugati direttamente vuol dire che il suo livello d'istruzione non è adeguato a quelli che sono gli standard universitari, che poi sono gli stessi che dopo aver ottenuto una laurea di dubbia utilità pretendono di fare il dirigente d'azienda o di essere troppo qualificato per svolgere un qualsiasi lavoro normale. 

 

 

questo è assolutamente giusto 

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
Il 3/12/2020 Alle 23:58, Beyond ha scritto:

 

quali sono, nel concreto, degli esempi dei vostri studi che vi hanno permesso di crescere sotto questo aspetto e aprirvi la mente rispetto a prima?

 

Ottima domanda. Io insegno matematica e scienze in una scuola media e diverse cose che insegno non le ho studiate all'università e a volte neanche a scuola. Essendo abituato allo studio, avendo sviluppato metodo, memoria e capacità di approfondimento, la preparazione di lezioni di cui non conosco un fico secco dura pochissimo tempo (spesso una lettura veloce di pochi minuti) e riesco a fare lezioni dove sembro davvero bravo 😅 facendo, inoltre, molti collegamenti con argomenti trasversali di varie discipline.

 

Stessa cosa per quanto riguarda lo studio di argomenti di pedagogia, psicologia e didattica a cui sono tenuto per i corsi vari che faccio. 

 

Insomma, lo studio ti dà quelle abilità di problem solving che forse nessun'altra attività può fornirti in egual misura 

Modificato da Antonio91

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
29 minuti fa, Antonio91 ha scritto:

diverse cose che insegno non le ho studiate all'università e a volte neanche a scuola

 

per curiosità di cosa parli per esempio? come è possibile che ci siano argomenti di scienze delle medie che non conosci?

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
9 ore fa, Beyond ha scritto:

 

per curiosità di cosa parli per esempio? come è possibile che ci siano argomenti di scienze delle medie che non conosci?

 

Nel mio caso, la biologia.

Purtroppo o per fortuna la materia che insegno è molto molto vasta e non esiste corso di laurea che copre tutti gli argomenti. Io sono un geologo specializzato in campo applicativo, tendente all'ingegneria (la geotecnica, per intenderci). Le mie conoscenze in matematica, chimica, fisica e scienze della terra sono più che sufficienti per insegnare alle scuole medie ma non ho molte conoscenze in biologia, a cui sopperisco studiando da me. 

Molto spesso i miei colleghi sono proprio biologi, che appunto magari devono studiare da loro le scienze della terra oppure laureati in matematica (eccezionali nella loro disciplina ma carenti in scienze). In ogni caso, poco male: chi ha studiato molto ha metodo, memoria e abilità che gli consente facilmente di cavarsela.

 

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti

Assolutamente è così. Io l'ho notato nell'approccio allo studio del tedesco da quando sono in Germania. Chiaramente le lezioni di tedesco erano il mio primo approccio ad una disciplina nuova da anni (considerando che avevo passato gli ultimi 6-7 anni a studiare solo matematica e fisica) e lì ho notato la potenza del metodo di apprensione sviluppato negli anni. Ho provato a seguire sia i corsi destinati agli accademici come me, che corsi di tedesco destinati ad un pubblico generalista (tipicamente immigrati che devono imparare il tedesco per fare lavori manuali). Nel secondo caso avevo l'impressione di perdere tempo, perché il metodo di insegnamento era troppo banale e lento per me che avevo un metodo di apprensione consolidato e molto efficiente (necessario in ambito accademico).

  • Like 1

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
3 ore fa, Antonio91 ha scritto:

 

Nel mio caso, la biologia.

Purtroppo o per fortuna la materia che insegno è molto molto vasta e non esiste corso di laurea che copre tutti gli argomenti. Io sono un geologo specializzato in campo applicativo, tendente all'ingegneria (la geotecnica, per intenderci). Le mie conoscenze in matematica, chimica, fisica e scienze della terra sono più che sufficienti per insegnare alle scuole medie ma non ho molte conoscenze in biologia, a cui sopperisco studiando da me. 

Molto spesso i miei colleghi sono proprio biologi, che appunto magari devono studiare da loro le scienze della terra oppure laureati in matematica (eccezionali nella loro disciplina ma carenti in scienze). In ogni caso, poco male: chi ha studiato molto ha metodo, memoria e abilità che gli consente facilmente di cavarsela.

 

 

si questo è chiaro, ma come è possibile che tu non abbia studiato la biologia che si fa alle medie a scuola quando eri adolescente?

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
48 minuti fa, Beyond ha scritto:

 

si questo è chiaro, ma come è possibile che tu non abbia studiato la biologia che si fa alle medie a scuola quando eri adolescente?

 

Beh, i programmi variano e sono sempre un po' a discrezione del docente, soprattutto in scienze in cui si spazia tantissimo e i tempi sono ovviamente stretti

Modificato da Antonio91

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
On 12/26/2020 at 11:59 AM, Ferrarista said:

Assolutamente è così. Io l'ho notato nell'approccio allo studio del tedesco da quando sono in Germania. Chiaramente le lezioni di tedesco erano il mio primo approccio ad una disciplina nuova da anni (considerando che avevo passato gli ultimi 6-7 anni a studiare solo matematica e fisica) e lì ho notato la potenza del metodo di apprensione sviluppato negli anni. Ho provato a seguire sia i corsi destinati agli accademici come me, che corsi di tedesco destinati ad un pubblico generalista (tipicamente immigrati che devono imparare il tedesco per fare lavori manuali). Nel secondo caso avevo l'impressione di perdere tempo, perché il metodo di insegnamento era troppo banale e lento per me che avevo un metodo di apprensione consolidato e molto efficiente (necessario in ambito accademico).

ma soprattutto apprensione

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti
sostantivo femminile
  1. 1.
    Inquietudine ansiosa circa l'esito di qualcosa, derivante dal timore di eventi dannosi o sfavorevoli.
    "il ritardo di Leda ci tiene in a."
     
  2. 2.
    non com.
    Apprendimento.
    • In filosofia, ogni atto col quale il soggetto elabora nozioni.
  3. 3.
    In diritto, il metter mano su una cosa o l'installarsi in essa, se immobile.

 

E anche

https://www.treccani.it/vocabolario/apprensione/

 

 

Un po' di fail qui? (semicit.)

Modificato da Ferrarista

Condividi questo messaggio


Link al post
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi Subito

Sei già registrato? Accedi da qui.

Accedi Adesso

  • Navigazione Recente   0 utenti

    Nessun utente registrato visualizza questa pagina.

×