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2018 Monster Energy NASCAR Cup Series

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si infatti, questo formato è fallimentare in tutto e per tutto, e lo si era capito già da quando è nato

contenti loro, intanto gli sponsor rispetto ad anni fa sono ridicoli

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La questione è brutta. Devo dire che non tutte le gare sono state così brutte. Secondo me la metà sono più che guardabili. Da una parte se le cose non vanno bene e non si cambia, si resta fossilizzati, se invece si cambia in modo ridicolo si va anche peggio.

 

La risposta del pubblico è un segno evidente che 36 gare sono troppe. Avevano senso quando le tribune era piene ed ogni anno se ne costruivano sempre di più. Ora quasi tutte le piste hanno ridotto enormemente la loro capacità ma i pienoni ancora non ci sono. Il problema è che Fox ed NBC si sono svenati per i diritti TV e fino alla fine del contratto vorranno per forza 36 gare.


Idem per i team. Le macchine attuali costano un botto e nessuno vorrà che si corra con macchine più semplici ed economiche (vi ricorda qualcosa?).

 

Credo che la ricetta giusta possa essere:

- ridurre le gare da 36 a 28

- evitare le doppie trasferte dove il pubblico latita (ad esempio Bristol dove lascerei la sola gara notturna)

- introdurre qualche pista alternativa e storica (Milwaukee, Rockingham, Nashville).

- Anticipare l'inizio stagione per evitare troppe concomitanze a fine stagione con la NFL.

- Semplificare il format di assegnazione del campionato, con il vecchio playoff oppure direttamente con la classica formula di chi fa più punti vince.

- eliminare le tappe intermedie di gara, eventualmente lasciandole per la sola distribuzione dei premi gara, ma senza interruzioni con bandiera gialla.

- semplificare le macchine e togliere il numero chiuso.

 

Ovviamente sono misure da prendere anche graduatamente. Vedremo il prossimo anno come andrà con le modifiche tecniche che non dovrebbero essere male. L'esperimento del Roval a Charlotte è piaciuto, quindi non tutte le novità sono da buttare. Ma la NASCAR ha fatto il botto quando erano le singole gare a piaceere e non tanto il campionato.

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da segnalare anche il ritiro di molti big, che per ora, non sono stati sostituiti a dovere se non dai figli d'arte (elliott e blaney)

ma hanno perso earhardt jr, gordon, edwards, burton, biffle, stewart e prima martin in pochi anni

 

 

Modificato da sterla

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45 minuti fa, sterla ha scritto:

da segnalare anche il ritiro di molti big, che per ora, non sono stati sostituiti a dovere se non dai figli d'arte (elliott e blaney)

ma hanno perso earhardt jr, gordon, edwards, burton, biffle, stewart e prima martin in pochi anni

 

Questo fa parte del gioco anche se i veri ritiri sono stati di Earnhardt, Gordon Stewart e Martin.

 

Burton e Biffle hanno smesso come Massa e Button, per mancanza di ingaggio.

 

Secondo me, il focus andrebbe sulle gare.

 

Il massimo splendore della NASCAR è stato tra il 1998 e il 2004. Tranne l'ultimo anno che prevedeva i playoff, in tutti gli altri i campionati erano scontatissimi, chiusi dopo circa un terzo di stagione, al massimo due terzi, causa un punteggio troppo basato sulla regolarità. Ma le gare erano davvero belle, con tanti vincitori diversi (19 credo nel 2001!), con scuderie piccole come Wood che erano considerate top team e con team artigianali come Petree che vincevano delle gare. E le gare erano quasi tutte di 500 miglia.

 

Secondo me il trucco è quello. Lo spettatore vuole vedere la gara e sapere che per 3/4 ore si divertirà, cosa che ora non succede.

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Ma infatti un tipo di campionato così è troppo troppo rischioso, alla fine può vincere chiunque, anche chi magari durante l'anno non ha fatto una sega. Arrivi all'ultima gara dopo aver vinto 20 gare e il tuo avversario che ne ha vinta 1 per culo vince il titolo perché magari il suo compagno di squadra ti butta fuori facendoti arrivare dietro a lui... Non ha senso.

Dovrebbero rimettere la vecchia classifica, vince chi ha più punti, magari dando sostanziosi bonus punti a chi ha vinto più gare durante l'anno ecc.

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È vero, alcune gare sono state belle, direi anche eccezionali alcune... Combattutissime! Ma questo dovrebbe essere un campionato, altrimenti togliamo il punteggio e la classifica. A questo punto avrebbe più senso dare il trofeo finale a chi ha vinto più gare, almeno lo si da a chi è andato più forte durante l'anno. Le 36 gare vanno benissimo, ormai anch'io so che ogni 7 giorni c'è un evento più o meno intenso, ma se non si elimina sta chase fare 36, 28 oppure 20 gare non cambia nulla. Il cambio generazionale è fisiologico, non penso sia quello il problema; adesso ci troviamo negli anni dove hanno appena smesso i veterani e dove i giovani non sono ancora sbocciati, fra 5-10 anni parleremo solo degli attuali per altri 20, fino al prossimo cambio. Il problema è per il 90% quella cavolo di chase! Una volta eliminata quella si possono studiare varie forme di punteggi, premi per chi vince, per il pit più veloce, per quanti giri in testa si fanno e chi più ne ha più ne metta! Poi oh... Se un pilota per un anno vince 15 gare stando sempre in testa e vince il campionato 5 gare prima vuol dire che è stato un drago, ma quante volte può succedere? E comunque è meglio avere 5 gare finali con tutto già assegnato che 35 inutili.

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Leggete con attenzione.

 

martedì 23 ottobre 2012

Danica Patrick: un'incognita per il 2013

 
 
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A dispetto di una stagione in cui la pace car è entrata in pista pochissime volte, la seconda gara stagionale di Kansas City è stata veramente movimentata, con ben quattordici interruzioni a causa di incidenti vari. La nuova conformazione dell'asfalto, insieme a delle condizioni climatiche difficili (cielo nuvoloso e umidità alta) e a delle gomme troppo dure per il tracciato, hanno costituito un cocktail difficile da smaltire per le stock car della NASCAR. Ci sono state diverse forature e testacoda, che hanno messo a dura prova la capacità di controllo dei piloti e di messa a punto delle squadre. Grazie a questa situazione, la corsa è stata incerta fino alla fine e ha visto finire contro il muro grandi protagonisti della categoria, come il dominatore di buona parte della gara Aric Almirola e il cinque volte campione Jimmie Johnson, autore di un ottimo recupero verso la fine, aiutato da una perfetta riparazione di emergenza effettuata dai proprie meccanici.

Tra i vari incidenti, quello che ha fatto più discutere è stato quello tra Landon Cassill e Danica Patrick. Tutto ha avuto inizio quando Cassill ha superato un paio di volte la Patrick rifilandole una leggera ruotata, tutt'altro che volontaria. Danica ha reagito nei peggiori dei modi, spingendo Cassill alla curva successiva. Il pilota della Toyota numero 83 è finito in testacoda controllando normalmente la sua vettura senza andare a sbattere, mentre la ragazza della Chevy numero 10 si è girata da sola e in un maldestro tentativo di controsterzo è finita violentamente contro il muro. Per certi versi, la scena ci ha ricordato di quel tardivo speronamento da parte di Michael Schumacher ai danni di Jacques Villeneuve a Jerez de la Frontera, in occasione dell'ultima gara del campionato mondiale di Formula 1 del 1997. Il tedesco aveva comandato la classifica del campionato per buona parte della stagione, pur guidando una Ferrari nettamente inferiore alla Williams, e al vedere la vettura del canadese che lo sorpassava, instintivamente ha provato a chiudere la traiettoria, finendo mestamente insabbiato nella via di fuga.

Se il settevolte campione del mondo, che al tempo poteva comunque vantare due titoli mondiali, aveva fatto una manovra improvvisata, quello che ridicolizza la Patrick, indipendentemente dalla sua bravura tutta da dimostrare nella Sprint Cup, è che il suo gesto è stato premeditato, offrendo il materiale più atteso per le battute dei maschilisti. Lo stesso Cassill ha detto al team via radio dopo l'accaduto: "Regola numero uno delle stock car: imparare a speronare gli altri senza finire tu stesso contro il muro". Frase che ha scatenato l'ilarità dei commentatori. L'incidente non è stato nemmeno accettato facilmente dal team della Patrick, come si nota dalle parole espresse dal capomacchina Greg Zipadelli. Appena dopo lo speronamento, ma un attimo prima che finisse contro il muro, Zipadelli le ha detto alla radio con tono minaccioso: "Take it easy", cioè "stai tranquilla e non fare cavolate". Appena dopo l'impatto è arrivato un lapalissiano "puoi fare meglio di così".

In vista del suo ingaggio da parte del team Stewart-Haas per il 2013, ci si chiede: Danica Patrick si merita un posto nella Sprint Cup? Difficile rispondere, visto che l'ex-pilotessa della IndiCar ha guidato una vettura di un team dai mezzi limitati, come quello di Tommy Baldwin, ma l'incidente di domenica lascia diversi interrogativi. Senza scomodare manovre da leggenda, come il controsterzo di Jamie McMurray a Las Vegas nel 2009 o il sorpasso sull'erba di Dale Earnhardt a Charlotte nel 1987, la Patrick ha fallito una semplice manovra di controllo mentre Cassill si fermava senza danni sull'asfalto. Appena pochi giri dopo , Tony Stewart e Aric Almirola sono riusciti a evitare il muro pur finendo in testacoda a velocità decisamente più alte. E' vero che la Patrick si è classificata decima nel campionato della Nationwide (nonostante cinque ritiri per incidente su trenta corse), ma ci sono stati solo tredici piloti che hanno disputato tutte le gare. Se consideriamo i soli piazzamenti tra i primi dieci, Danica sarebbe ventiduesima in graduatoria. Questo la dice lunga sul fatto se si meriti o meno un posto nella classe regina della NASCAR e in qualche modo ribadisce quanto già dimostrato per altri piloti venuti dalle ruote scoperte. Da questo punto di vista, il 2013 sarà già una prova d'appello per Danica Patrick.

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