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Ciccia Pasticcia

Un anno con voi

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ovviamente qualcosa che ti riguarda

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...e fu a Bologna che scoppiò la prima bomba...

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non è il caso di fare ironia su certe cose crucco

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beyond ma quanto spammi stasera non potevi startene a Maranello :(

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Raccontaci di quel ruggente 1995.

 

 

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beyond ma quanto spammi stasera non potevi startene a Maranello :(

 

col cavolo, 4 giorni mi sono bastati.

 

meno male che c'è ciccia a distrarmi

 

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non è il caso di fare ironia su certe cose crucco

 

Non facevo ironia, in realtà pensavo più a Venditti e - seriamente - al brutto periodo passato. Ricordo anche (ero in terza elementare, quindi anni '70) la strage di Piazza Loggia, nella mia città e prima ancora Piazza Fontana a Milano.

 

Comunque questo chiarimento era doveroso.

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ciccia ci hai ammosciato, o ci dici qualcosa o spacco tutto

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Abbi pazienza... arriverà e farà BOOM!

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Ebbene sì.É giunto il momento.

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Stasera è tardi... domani vi racconto...

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Domani finiscono i carciofi però

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Domani non me ne importa. Dovrò raccontare a tutti la dura verità allora.

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decide Beppe

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I miei anni Ottanta sostanzialmente sono divisi in due, lo spartiacque è il 1984. No, non c'entra nulla Orwell. Ma il 1984 è l'anno in cui sono stata adottata dalla meravigliosa famiglia B e ho scoperto la Formula Uno e i motori.

Prima di questa data vivevo in un piccolo orfanotrofio nel Queens. Presumibilmente la mia data di nascita è stata fatta risalire al 30 dicembre 1979. Sono stata trovata in fasce davanti alla porta dell'istituto, avvolta in una coperta di lana. Strillavo, avevo fame. Non so chi mi abbia messo questo nome, Argentha. Non ho mai conosciuto nessuna bambina, ragazza o donna che lo portasse. Mi rende unica e differente.

Nell'orfanotrofio vi erano indistintamente suore e personale laico. Tutti loro vegliavano su noi bambini con la zelante premura di San Bernardi. Ci insegnarono a leggere, scrivere, far di conto, ma soprattutto ci educarono al rispetto per il prossimo, alla serenità e all'amore per la vita. Furono questi valori ad aiutarmi a superare problemi abbastanza gravi che ebbi alcuni anni dopo. Avevo scarse nozioni del mondo esterno a New York a quei tempi, tutte mutuate da libri e TV. Ero convinta che in Italia tutti andassero in giro vestiti da Pulcinella, magari suonando il mandolino e mangiando la pasta con le mani. Infatti quando mi trasferii a Milano per via della mia adozione ero convinta di questo, e rimasi delusa quando scoprii che non era così.

Qualche volta le suore e gli educatori ci portavano in centro a NY, soprattutto sotto Natale. Rimanevamo incantati ad osservare le luminarie, le decorazioni, la gente che volteggiava sulla pista di pattinaggio, la gente che entrava ed usciva dai negozi con mani e braccia piene di pacchi e pacchetti... Ci sembrava che tutti fossero bellissimi, ricchissimi e senza pensieri. E vedendo i bambini in giro con genitori o nonni pensavamo se mai un giorno anche per noi sarebbe arrivata una famiglia. Quando qualcuno di noi veniva adottato, lo salutavamo con le lacrime agli occhi, facendo nei nostri cuori e nelle nostre menti mille ipotesi su di chi sarebbe stato il turno la volta successiva. Spesso i bambini che lasciavano l'orfanotrofio ci scrivevano lettere per farci sapere come andava con la nuova famiglia, oppure alle festività o ai compleanni di qualcuno ci mandavano biglietti d'auguri.

Anche io speravo che presto arrivassero anche per me una mamma e un papà a cui volere bene. E infatti un giorno di primavera 1984...

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bella storia dai, va detto

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Ebbene sì.É giunto il momento.

Per 5 anni,dal 2009

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...un giorno di primavera 1984 all'orfanotrofio arrivarono due signori dolcì e simpatici, un uomo e una donna, marito e moglie, che trascorsero un po' di tempo con me. Lui era di origini russe e scozzesi, lei era newyorkese, e abitavano a Milano. Erano sposati da 19 anni e non potendo avere figli ne avevano adottati due molti anni prima, una femmina e un maschio. E ora volevano regalare loro una sorellina. Dopo vari mesi di pratiche burocratiche, ai primi di settembre giunse il momento della mia partenza. Salutai tutti con le lacrime agli occhi e promisi di scrivere. Non solo: lasciai l'indirizzo della mia nuova casa, in modo che anche loro potessero tenere i contatti con me. La prima volta che salii sull'aereo, ebbi le vertigini. Mai avevo visto il cielo così da vicino! Arrivata a casa, feci conoscenza con la mia nuova sorella e il mio nuovo fratello, nonché con il ragazzo di mia sorella, che qualche mese dopo sarebbe divenuto suo marito... Ero timidissima. Non conoscevo una parola d'italiano. Quando mi iscrissero all'asilo, mi assegnarono una specie di figura di sostegno, una specie di tutor, che avrebbe dovuto controllare che stessi al passo con gli altri e aiutarmi nell'integrazione. I bambini imparano in fretta le lingue straniere, e fu lo stesso per me. Meno di un mese dopo l'inizio dell'asilo, i miei genitori andarono a colloquio con la mia tutor, per verificare quale fosse la mia situazione. Lei disse che poteva anche licenziarsi visto che avevo già fatto passi da gigante, e così fu. Non ebbi più bisogno di lei. Nel frattempo iniziai a frequentare anche un corso di ginnastica artistica, a cui avrei partecipato per tre anni, fino al 1987. Ovviamente ci fu anche il classico corso di nuoto proposto prima dall'asilo e poi dalla scuola, anche quello da me frequentato fino al 1987.

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Lui era di origini russe e scozzesi

 

Begli accenti.

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Sembra la storia di Candy Candy, che pochi di voi data l'età ricorderanno, ma che probabilmente ciccia ha visto in qualche edizione dvd recente.

La novella Cenerentola Giapponese, un pò come la cugggina Georgie, si fece un pò tutti, da freatellastri a cugini ai procioni, in un girone infernale dell'incesto.

Spero che ciccia non voglia lasciare queste rutilanti parti dei racconti nella libreria dei dvd, sarebbe troppo anche per la fogna altrimenti :ming:

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