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The King of Spa

Helmut Marko

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Non è mai stato uno molto diplomatico, ma piuttosto un personaggio che ha sempre detto le cose fuori dai denti. Ma negli ultimi tempi soprattutto le sue esternazioni hanno fatto clamore e suscitato polemiche. Anche tra i frequentatori del nostro sito e di questo blog. Parliamo di Helmut Marko, il consigliere occulto di Mateschitz, il padrone della Red Bull e uno dei più “odiati” dai tifosi ferraristi. Ma proprio per questo sarebbe giusto conoscere la vera storia di Marko. Che può lasciare stupito più d’uno.

Helmut Marko non ha un ruolo esatto e preciso nella Red Bull proprio perché la sua è una presenza traversale. Non è inserito nell’organigramma del team F1 che è diretto da Christian Horner, non ha ruoli nell’azienda Red Bull dove presidente e amm. delegato è il proprietario e co-fondatore, Dietrich Mateschitz. Marko però è a capo del progetto dei giovani piloti Red Bull ed è consulente della squadra F1.

Perciò quando parla per esprimere un parere oppure un’opinione, o viceversa rinfocolare una polemica, come ha fatto anche recentemente a proposito di quella contro Alonso e la Ferrari, bisogna tener conto che quella di Marko non è la voce ufficiale Red Bull. E di conseguenza certe sue esternazioni anche piccate assumono una “gravità” inferiore perché non rappresentano la “linea politica” della squadra ma è solo l’opinione di un consulente esterno.

Ma allora perché il parere di Marko scatena tante reazioni e polemiche e infastidisce così tanto? Semplice: perché dice cose pungenti. Ma soprattutto perché la sua è un’opinione “pesante”. Marko è uno che nel mondo delle corse conta davvero. Non è uno dei tanti parvenu della F1, uno di quei manager che fino a pochi anni fa non sapeva nemmeno com’erano fatte le automobili e non si occupava di corse, come per esempio Withmarsh prima di giungere in McLaren oppure com’è Bouiller in Lotus (o se vogliamo com’era Briatore nell’89 quando comparve sulla scena). No, Marko ha un passato importante nel campo delle corse che gli garantisce un’autorevolezza che non va presa sottogamba.

Quello che voi oggi vedete come un signore pacioso e appesantito nel fisico, ormai settantenne, negli Anni ‘70 era un ottimo pilota. Un corridore che aveva vinto la 24 Ore di Le Mans nel 1971 con la Porsche 917 e che nel ‘72 si divideva fra il Mondiale marche come pilota ufficiale Alfa Romeo e la F.1 dove guidava la BRM. Si è dedicato più ai Prototipi che alla F1 (lo dicono anche i risultati) perché a quell’epoca, inizio Anni ‘70, il vero professionismo era con le vetture a ruote coperte poiché c’erano dietro le Case automobilistiche e non gli assemblatori. Marko era una delle grandi promesse dell’automobilismo di inizio Anni 70. Solo un po’ più vecchio degli altri (debuttò in F1 a 28 anni) perché aveva aspettato di laurearsi per diventare pilota professionista.

Soprattutto - cosa che quasi nessuno sa - Marko aveva già raggiunto un accordo di massima con la Ferrari a metà stagione 1972 per diventare il pilota del Cavallino nelle stagioni successive. Nei prototipi e in F.1. Doveva essere Marko nelle intenzioni l’uomo nuovo del rilancio, non Lauda che era più giovane di sei anni e su cui la Ferrari puntò poi. Marko conquistò definitivamente Enzo Ferrari quando al volante dell’Alfa 33 che divideva con Elford fece una strepitosa rimonta sulla Ferrari di Merzario-Munari alla Targa Florio ‘72 stabilendo il record della pista delle Madonie che nessuno avrebbe più battuto da allora e mancando la vittoria di pochi secondi.

Si accordò in gran segreto con la Ferrari per il 1973 ma la carriera di ferrarista di Marko non si concretizzò mai perché appena una settimana dopo l’accordo, un incidente lo mise ko. Al Gp di Francia ‘72 a Clermond Ferrand, mentre era quinto, una pietra sollevata dalla Lotus di Fittipaldi che lo precedeva, lo colpì in faccia, gli forò la visiera del casco integrale che era molto più sottile e meno resistente di quelle odierne, e gli danneggiò in modo permanente l’occhio sinistro. Marko perse la vista da quell’occhio e fu costretto a smettere di gareggiare. I casi del destino: la BRM al suo posto nel ‘73 ingaggiò Lauda, la Ferrari l’anno dopo strappò a sua volta Lauda dalla BRM per rimpiazzare quell’austriaco che non riuscì mai a debuttare sulla macchina del Cavallino.

Marko continuò nel mondo delle corse come procuratore e team manager, fondando una squadra di F3 e F3000 che poi fu assorbita dalla Red Bull e da lì cominciò la sua collaborazione col boss delle bibite Mateschitz, austriaco di Graz come lui. Marko mise a frutto nella sua seconda carriera la laurea in legge che aveva conseguito nel 1967 prima ancora di fare il pilota professionista e resterà nella storia come uno dei pochissimi piloti F1 laureati; ancora al giorno d’oggi sono una rarità e si contano sulle dita di una mano.

Perché vi racconto queste cose? Perché certi commenti che ho letto contro di lui a proposito alle sue affermazioni mi fanno sorridere. Marko non è un bovaro né un contadino delle montagne austriache che si fa bello con i soldi della Red Bull. Al contrario è stato un personaggio importante nel mondo delle corse. È stato pilota veloce ed eclettico, abile uomo d’affari, ed è colui che ha creato la categoria dei procuratori nelle corse di auto e buon scopritore di talenti: tre nomi su tutti portati da lui in F.1: Berger, Montoya, Vettel.

Perciò ai critici ad oltranza che non conoscono il passato vorrei dire: prima di sparare sentenze documentatevi. Marko può essere simpatico o antipatico ma non si può negare la sua autorevolezza. Che significa che merita di essere ascoltato quando parla perché non è uno qualsiasi. Magari non approvato, ma non certo dileggiato. Il suo passato lo rende un personaggio assolutamente competente. Marko è uno dei pochi che ha attraversato in modo trasversale tre epoche ben definite della F1: quella rudimentale e casareccia ma esplosiva dei primi Anni ‘70, quella della crescita del business negli Anni ‘80 e ‘90 e quella tecnologica attuale. Perciò certe sue esternazioni sulle vicende Ferrari-Red Bull non vanno prese sottogamba.

Marko non è l’esperto di marketing prestato all’automobilismo o il tecnocrate che viene da un altro mondo. Ha fatto il pilota quando correre in F1 voleva dire fare un mestiere pericolosissimo. Ha vissuto la F1 degli albori e l’epoca dei Prototipi degli Anni d’oro. Ha corso per due case automobilistiche che più diverse non potevano essere, come Alfa Romeo e Porsche, conoscendone dall’interno le potenzialità e i difetti di un sistema italiano oppure tedesco di gestire squadre da corsa.

E soprattutto ha conosciuto la Ferrari dell’epoca. Anzi, Marko è l’unico, Montezemolo a parte, fra tutti quelli coinvolti nell’attuale dualismo Ferrari-Red Bull che possa dire con cognizione di causa di aver avuto a che fare con la Ferrari storica, quella di Enzo Ferrari. E probabilmente lo ha conosciuto personalmente (anche perché all’epoca Ferrari non stringeva accordi con i piloti senza nemmeno incontrarli).

Perciò quando Marko interviene sulla polemica Red Bull-Alonso-Ferrari bollando come troppo politico l’atteggiamento del pilota ferrarista ma criticando anche la squadra del Cavallino per avergli permesso quell’atteggiamento, dice cose crude. Ma sotto sotto vere. E quando tra le righe fa intendere che il vecchio Enzo Ferrari non avrebbe mai consentito a un suo pilota di gettar fango sulla macchina che guidava, non va lontano dal vero. C’è poco da scandalizzarsi. Ferrari, per chi lo ricorda, era così. E i piloti che si lamentavano li strapazzava, mica li blandiva.

Certo, erano altri tempi e oggi Marko parla dalla sponda del “nemico”: lui è il consigliere ed il vero Richelieu della Red Bull. E usa le parole come un’arma “politica” esattamente come rimprovera ad Alonso di fare.

Alberto Sabbatini

http://blog.auto.it/autosprint/01/11/la-vera-storia-di-helmut-marko-prima-di-criticarlo/

 

Helmut Marko (France 1972)

Helmut Marko (AUT) (Austria-Marlboro BRM), BRM P160B - BRM P142 3.0 V12 (RET)
1972 French Grand Prix, Charade Circuit

helmut_marko__france_1972__by_f1_history

Via F1history

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il regista del gp di ieri la sapeva questa storia, ad un certo punto ha inquadrato prima Lauda e subito dopo Marko

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Ma cosa vuol dire autorevolezza?

A me Marko non piace semplicemente perchè la maggior parte delle volte parla per dar aria ai denti e scatenare sterili polemiche.

In tutto questo cosa c'entra il suo passato?

Assolutamente nulla.

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