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Isomax89

Quali piloti sono arrivati in F1 con pochi mezzi economici?

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Anche Berger se non sbaglio non fu aiutato dal padre camionaro che pure avrebbe avuto i mezzi per farlo.

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Che per? non lo aiutarono minimamente, anzi.

 

All'inizio degli anni Settanta si instaur? una pratica che ormai tutti si sono abituati a dare per scontata: l'acquisto del proprio posto in squadra da parte del pilota. Credo che in F1 sia stato lo spagnolo Alex Soler-Roig che per primo pag? di tasca propria un paio di partenze ai GP. Era quella l'altra faccia della medaglia del nuovo professionismo nello sport motoristico; correvano pi? soldi, tutto divenne pi? mastodontico, dispendioso, caro. Le squadre pi? deboli potevano permettersi un solo pilota e perci? ne accettavano uno pagante per la seconda guida.

 

La March era in quell'anno [1971] uno dei pi? interessanti team di F2; schierava la giovane superstar Ronnie Peterson come numero uno e, sebbene non avesse effettivamente necessit? di un buon numero due, era pronto a farsi carico di uno come me, a pagamento s'intende. Dopotutto avevo una buona fama, le mie prestazioni erano convincenti e potevo patrocinare la mia causa con argomenti probabilmente migliori di quelli degli altri ventunenni che volevano uscire dalla F3. Firmai prima ancora di avere in mano i quattrini, si trattava di un mezzo milione di scellini, ma ero riuscito a strappare un contratto pubblicitario con la Erste Sparkasse e si pu? ovviamente affermare che in quel caso particolare il nome Lauda si dimostr? utile.

 

Il 1971 trascorse normalmente, n? male n? bene, imparai un sacco di cose da Peterson, ma a fine stagione ero ancora scoperto per due terzi del mio debito e avevo bisogno di soldi per "comperare" la stagione 1972. In un modo o nell'altro, quella volta volevo concludere con la March un contratto combinato di F2 e F1; erano contenti di me, ma non era possibile che mi assumessero gratuitamente o addirittura come pilota stipendiato. Mi chiesero due milioni e mezzo di scellini; come d'abitudine risposi: nessun problema signori miei. Davo l'impressione di essere un giovanotto che riusciva sempre a sistemare tutto.

 

La Erste Sparkasse era rimasta soddisfatta dal primo contratto pubblicitario che le avevo procurato e quindi un ulteriore credito non presentava difficolt?. Il direttore generale mi diede il suo consenso, io volai in Inghilterra per sottoscrivere il contratto con la March, ma al mio ritorno venni a sapere che il comitato di controllo della banca aveva respinto il mio progetto. Il vecchio plutocrate Mautner-Markhof aveva creduto opportuno rendere quel servizio al suo buon amico, il vecchio Lauda, cosa che entusiasm? mio nonno: "Cos? il ragazzino metter? la testa a posto". Il maneggio fra i due vecchi babbioni e la loro interferenza in faccende che non li riguardavano mi mandarono in bestia. Telefonai al vecchio Lauda e gli chiesi cosa si fosse messo in mente. Ne segu? il suo famoso detto: "un Lauda deve apparire nelle pagine finanziarie di un giornale, non in quelle sportive". Riattaccai e non ne seppi pi? nulla fino alla sua morte. Per quanto riguardava il potente Mautner-Markhof, sfogai la mia rabbia per lettera insultandolo con tutta la spudoratezza di un giovane. In vita mia non ho mai scritto una lettera pi? violenta. Tirai in ballo anche la parte infelice rappresentata da Mautner-Markhof quale presidente del Comitato Olimpico austriaco (nella polemica fra Karl Schranz e Avery Brundage in merito alla definizione di dilettante), in ogni modo il nobile signore era la mia immagine ideale del vecchio rimbecillito. Un altro di cui non ho pi? avuto notizie fino alla sua morte.

 

Mi rivolsi a un'altra banca, la Raiffeisenkasse, e feci la conoscenza di un uomo, Karlheinz Oertel, che aveva le antenne sensibili quando si trattava di valutare il possibile e l'impossibile. Egli mi apr? un credito di due milioni e mezzo di scellini e la sua sponsorizzazione consistette nel prendersi a carico gli interessi e l'inevitabile polizza di assicurazione sulla vita. Portai i quattrini alla March e mi trovai cos? senza contanti e con un debito di due milioni e mezzo. L'unica cosa bella: non ero per niente preoccupato; avevo scelto quella che credevo la strada giusta per arrivare rapidamente al massimo e tanto bastava.

 

Anche Berger se non sbaglio non fu aiutato dal padre camionaro che pure avrebbe avuto i mezzi per farlo.

Si, il signor Hans voleva che Gerhard crescesse con lui, rilev? una piccola azienda di trasporti (tre camion) e gliela affid? in gestione con una buona somma di denaro come base di partenza. Lui invece utilizz? i soldi per cominciare a correre e quando il padre lo venne a sapere minacci? di tagliargli i fondi.

Qualche decennio dopo fu proprio Gerhard a salvare l'azienda di Hans dalla bancarotta.

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Chi ? arrivato pi? "By the face"?

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Button non aveva santi in paradiso, in F1 ci ? arrivato come tappabuchi di Zanardi in attesa di One Montoya. Correva in F3, ? capitato il test con la Williams per tappare la posizione di Alex, ed impression? favorevolmente sir Frank.

 

Heidfeld ? arrivato grazie sia alle sue doti che ai soldini Mercedes che punt? forte su di lui, fino a portarlo in F1 e lasciarlo in braghe di tela nel 2002, quando gli preferirono KR.

 

Petrov ? valigiato di brutto.

 

Maldonado ? valigiato di brutto ed a me non fa impazzire come pilota.

 

Sutil ? arrivato con la valigia, ma direi che ora merita di restare in F1 per meriti suoi.

 

Di Resta ? un uomo Mercedes alla stregua di Heidfeld.

 

Kobayashi si ? fatto la carriera ed ? arrivato in F1 anche grazie a Toyota che ha investito molto su di lui.

 

Perez ? valigiato.

 

Buemi ? arrivato in F1 solo grazie al fatto che era un pilota Red Bull...e non ho mai capito perch? la Red Bull abbia sprecato soldi su di lui.

 

Alguersuari...pilota del progetto Red Bull, mi risulta per? che di soldini e di aiuti ne abbia avuti parecchi.

 

Kovalainen ottimo pilota di gp2 e Briatore punt? su di lui sperando di aver trovato il nuovo Alonso...non mi sembra avesse particolari santi in Paradiso.

 

Liuzzi oltre che buon pilota, era un uomo del progetto Red Bull, che lo ha portato in f1.

 

Glock...boh...non mi sembrava un raccomandato con valigia.

 

D'Ambrosio ? valigiato.

che dire..analisi lucida, precisa e soprattutto neutrale..una rarit?...

p.s. dall'elenco manca senna bruno...come mai?

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ci siamo tutti dimenticati di Kubica, anche lui non era ricco di famiglia

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pi? che non essere ricco ..... non aveva proprio nemmeno 1 centesimo di euro da ficcarsi in un occhio !!!

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Uhm... Piloti poveri poveri nel corso della soria della F1 ce ne sono stati pochissimi, anche perch? non so se avete idea di quanto costi una stagione di kart...

Ci sono piloti che, diciamo, hanno "versato" molto poco e concordo con i nomi che avete inserito.

Non dimenticate per? l'importanza dalla nazionalit? del pilota. A volte ? lo sponsor di un team o la casa automobilistica stessa che decide di puntare su un pilota perch? commercialmente parlando avrebbe un ritorno migliore.

Ad esempio se Massa non fosse stato brasiliano difficilmente avrebbe calcato palcoscenici importanti. Il Gruppo Fiat (Ferrari) ha sempre avuto bisogno di un pilota del Brasile per sostenere le vendite (importanti) del suo marchio nel paese sudamericano ed in quest'ottica lo ha sempre seguito a partire dalla F3000 italiana.

Andando un p? pi? indietro nel tempo mi pare di ricordare che Senna f? scartato dalla Brabham dopo un test nel 1983 perch? Parmalat impose un Italiano.

Il problema ? che adesso quasi il 90% dei piloti ha la "valigia" anche perch? queste F1 sono molto pi? facili da guidare e le differenze tra un top-driver ed un Yoong di turno non riescono ad essere pi? cos? nette. Sapere tramite la telemetria del compagno dove, come e quando staccare aiuta tantissimo...

Aggiungo anche il fatto che un team pu? favorire un pilota rispetto all'altro per garantirsi le simpatie di uno sponsor.

Insomma in ogni valutazione bisogna sempre fare prima una analisi economica...

Modificato da alsahr

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in un certo senso la valigia conta relativamente.

senna era ricchissimo ma non ebbe i fondi diretti per correre.

schumacher non era ricchissimo, ma ebbe la fortuna di avere un padre che gestiva un kartodromo.

 

cmq kovalainen era ben prima della gp2 appoggiato da renault.

 

prost se non ricordo male non aveva grandi mezzi. illuminatemi

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Prost era povero, da ragazzino per pagarsi le corse faceva il tornitore in fabbrica.

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Prost era povero, da ragazzino per pagarsi le corse faceva il tornitore in fabbrica.

 

Non lo sapevo, sarebbe incredibile. Di Senna bene o male so tutto, ma della carriera di Prost pre-F1 non so una mazza, aggiungete pure particolari se ne avete!

 

Su Senna aggiungo che s?, era ricchissimo, e che no, non ? vero che la famiglia non gli diede nulla perch? venne in Italia a fare i kart con i dollari infilati nella cintura dei pantaloni (prendo l'aneddoto dal documentario che davano con Autosprint). La sua vera forza fu di tenere duro in Inghilterra, nonostante la famiglia gli avesse detto "ok, ora basta giocare". Per? in Inghilterra, correggetemi se sbaglio, era gi? talmente forte che credo non avesse pi? problemi a trovare un sedile, ovvero gli sponsor brasiliani avevano decisamente "battezzato" lui quando ancora correva in F-Ford contro Brundle perch? la sua fama era gi? enorme per essere un pilota pre-F1.

 

Di Raikkonen sapevo anch'io che era poverissimo e che non avevano neppure il bagno in casa. Per? se non erro fu uno zio facoltoso che, notatolo, lo finanzi?. Sapevo poi che andava in giro per le piste di kart della Finlandia a battere i record della pista su tracciati che non aveva mai visto. Tipo che arrivava l?, chiedeva qual era il record, saliva sul kart e lo batteva. Ma ? il ricordo nebuloso di un'intervista che lessi tempo addietro.

 

Alonso pochi soldi ma sicuramente il vantaggio della nazionalit?. Non tanto come mercato in s?, ma per il fatto che la Spagna ha goduto di ottimi programmi per giovani piloti, come Fernando ha sempre ammesso. Un po' lo stesso approccio al vivaio visto nelle moto, per dire.

 

Hamilton vorrei saperne di pi?. Sapevo dell'aneddoto con Dennis, tipo che era ancora un bimbetto e gli disse uno cosa come "un giorno devi farmi provare la tua macchina perch? spacco tutto" (mia libera reinterpretazione perch? non mi ricordo bene, scusate), ma non ho mai capito come un moccioso fosse arrivato a parlare cos? a uno come Dennis. Immagino il padre abbia avuto un ruolo notevole.

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In 1974 he left school to become a full-time racer, supporting himself by tuning engines and a becoming a kart distributor.

 

A.Prost

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Non lo sapevo, sarebbe incredibile. Di Senna bene o male so tutto, ma della carriera di Prost pre-F1 non so una mazza, aggiungete pure particolari se ne avete!

Ho tirato pi? di una volta il pallone in rete nelle porte di un campetto che avevamo ricavato nel cortile di una casa, al 21 di Rue Dugas-Montbel a Saint-Chamond. Noi abitavamo l?, e al pianterreno mio padre aveva il suo laboratorio, una piccola manifattura di tubi e le sue macchine con le quali fabbricava dei mobili da cucina [qui mi sa che la traduzione ? un po' scarsa].

Durante l'estate del 1970, mio padre - uomo calmo, indulgente, discreto e comprensivo - modific? senza saperlo il corso della mia vita.

Possedeva una piccola casa per le vacanze sulla Costa Azzurra, vicino a Cannes, e aveva condotto l? tutta la famiglia. Dopo aver provato tutti i piaceri dell'acqua e della spiaggia, io cominciavo ad annoiarmi a morte e allora mio padre per variare le mie giornate mi condusse alla "Siesta", sulla strada che costeggia il mare fra Antibes e Cagnes. Discoteca famosa in tutta la regione la notte, la "Siesta" era di giorno un magnifico parco giochi, con spiaggia, piscina, trampolini, palestre e piste di kart.

Per una modica somma si poteva gustare la gioia del karting, e le macchine avevano un aspetto molto gradevole. Davano l'ebbrezza della velocit? e ci? mi piaceva. Feci dunque i miei primi giri di kart e sebbene non avessi mai tenuto in mano un volante, me la cavavo abbastanza bene, malgrado avessi un braccio ingessato.

 

Cosa mi era successo? In realt? nulla di straordinario. Come tanti vacanzieri, un bel giorno d'estate avevo fatto qualche giro su un kart, fra altri divertimenti estivi. Questo ? tutto.

Per? avevo scoperto un altro mondo. Non c'entrava la passione per i motori o l'attrazione per lo sport su quattro ruote: no.

Tutto era, senza dubbio, troppo confuso in me, non ne avevo coscienza. Avevo solamente toccato con mano qualche cosa che mi attirava in modo irresistibile e che si trovava in qualche modo tra l'azione, il movimento, la violenza, il rumore, l'odore, l'astuzia, l'immaginazione e che prendeva la forma dell'automobile. Io non arrivai ad analizzare tutto ci?, ma una cosa era sicura: quei pochi minuti di kart mi avevano incantato. Con un kart ci si poteva esprimere, si poteva dar libero corso ai propri impulsi, sfidarsi, vivere.

 

Chiamiamola una "passione". Mi aveva talmente avvinto che, al nostro ritorno dalla Costa Azzurra, mi informai sul primo club di kart della regione. A Saint-Chamond non ce n'erano, ma trovai la mia felicit? a qualche chilometro di distanza, a Rive de Giers. Mi iscrissi subito. Prima dovetti fare un patto con i miei genitori: dovevo continuare il liceo; ma mi accordarono di poter disporre delle mie serate e del tempo libero per il kart e la meccanica. Scrivo "meccanica" perch?, contemporaneamente al kart, tutto ci? che aveva a che fare con i motori aveva cominciato ad interessarmi. Mi ricordo ad esempio di aver percorso in ciclomotore la distanza Saint-Chamond-Nurburgring e ritorno per non so pi? quale manifestazione motociclistica.

 

Quanto al kart, non avevo avuto la minima esitazione: appena iscritto al club di Rive de Giers avevo capito che dovevo avere una macchina tutta mia. Nel 1971 risparmiai - con tanta fatica e facendo economia su tutto - i 700 franchi necessari all'acquisto di un vecchio motore e di un vecchio telaio; e dal 1972 otteni i miei primi risultati, abbastanza incoraggianti da spingermi all'inizio del 1973 ad un altro sforzo: chiedere in prestito una somma di 1300 franchi che mi sembrava una fortuna. Per questa cifra ottenni un telaio Vacquand che all'epoca era molto competitivo. E a partire da quel momento io cominciai grosso modo a vivere, finanziariamente parlando, dei proventi del karting. Con grandi sacrifici avevo speso 2000 franchi per lanciarmi nelle corse e da allora non sborsai pi? un centesimo per la mia carriera di pilota: di ci? ancora oggi sono molto fiero.

Modificato da gio66

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Altra storia molto interessante, dopo quella su Lauda :thumbsup:

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WOW. Prost ? davvero una leggenda, che lucidit? nel racconto, tra l'altro, e che immagini vivide.

 

 

Da che libro ? preso l'estratto Gio?

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E' uscito prima dell'inizio della "guerra".

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lo avevo intuito dalle due immagini in copertina

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La risposta alla domanda del topic ? nessuno. Per arrivare a grandi livelli nell'automobilismo e nella F1 in particolare c'? sempre stato bisogno di tanti soldi, che ce li avessero di tasca propria o che fossero coperti da qualche manager o casa automobilistica per loro.

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