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The King of Spa

I 30 GP di F.1 più belli dell'era TV

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E Monaco '82?

arriva...

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Sono solo i GP dell'ERA TELEVISIVA.

Ok, allora il titolo del topic ? errato. :)

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Ecco, l'ho leggermente modificato come indicato nell'articolo di AS cartaceo.

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E i primi 5?

per ora mancano (imho):

Villeneuve - Arnuox Digione '79

Fuji '76

Hamilton all'ultima curva su Massa Brasile '08

Patrese a Monaco '82

Schumy che a Spa '95 parte 16? e vince

Hakkinen che passa Schumy sempre a Spa

Villeneuve vs Pironi Imola '82

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E i primi 5?

per ora mancano (imho):

Villeneuve - Arnuox Digione '79

Fuji '76

Hamilton all'ultima curva su Massa Brasile '08

Patrese a Monaco '82

Schumy che a Spa '95 parte 16? e vince

Hakkinen che passa Schumy sempre a Spa

Villeneuve vs Pironi Imola '82

 

 

Io ci metterei anche Barcellona 91.

Non solo per i sorpassi e controsorpassi (famoso quello di Mansell su Senna in rettilineo) ma perch? vi sono stati protagonisti tantissimi campioni tutti impegnati in battaglie all'ultimo sangue.

L'ho postato qui se a qualcuno interessa:

https://forum.motorionline.com/index.php?showtopic=21469&st=60

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Il meglio del meglio. Villeneuve, papà e figlio, Senna, Schumacher e l'eroico Purley

 

5 Patrese primo senza saperlo

 

A volte basta un gavettone del destino a rendere memorabile una corsa. Come a Montecarlo nel 1982. Al 74° giro la Renault di Prost procede di conserva verso una vittoria ormai ovvia quando, per la pista resa scivolosa dalla pioggerellina, il francese perde il controlo della monoposto e picchia duro, poco prima del Tabaccaio.

È un colpo di scena che desta il telecronista Mario Poltronieri da una rassegnata atarassia e proietta lui e gli spettatori, catodici e non, in un finale da cardiopalma.

Il nuovo battistrada sarebbe Patrese, che però si gira al tornante della Vecchia Stazione e cede lo scettro a Pironi su Ferrari, il quale fa giusto in tempo ad arrivare sotto il Tunnel quando la sua Ferrari inopinatamente si spegne.

E adesso? Cosa sta succedendo? Chi è primo? Colpo di scena: il nuovo leader è Andrea De Cesaris, che andrebbe a cogliere una vittoria da enciclopedia Treccani al volante della gloriosa Alfa Romeo, a 31 anni dall’ultimo trionfo in F.1 della Casa di Arese. Ma non c’è tempo neanche di fare questo conto, perché il pilota romano già staziona inconsolabile lungo il percorso in panne di carburante! Per capire cosa sta succedendo ci vorrebbe più uno psicologo che un telecronista, visto che il nuovo fragile capoclassifica risponde alle fattezze di Derek Daly, al volante della Williams. Ma l’irlandese vive un attimo di gloria lungo come la pipì di un acaro perché sfiora le barriere quel tanto che basta per stopparsi anche lui! La faccenda si complica sempre più, Poltronieri squaderna balbettante tra gli appunti e sbircia sudato il monitor: a questo punto, capirci qualcosa è un enigma bello e buono. No, un momento. A ben guardare Riccardo Patrese, dopo lo scivolone davanti all’Hotel Loews, è stato spinto da alcuni commissari perché fermo in posizione pericolosa, quindi a tutti gli effetti la sua malconcia Brabham che procede ad andatura circospetta è ancora in gara e appare l’improbabile ma predestinata regina. Eppure lo show non è finito neanche dopo la bandiera a scacchi, perché Patrese, quando scende di macchina, non ha chiaro affatto d’essere lui il vero vincitore! La certezza l’ottiene solo quando lo spingono a forza verso il podio regale, dove l’attendono austeri il principe Ranieri e la principessa Grace. Sul volto di Riccardo, reduce da mille illusioni di una carriera spesso avara, lo sbigottimento cede volentieri il passo alla gioia. E la doccia di champagne è solo l’ultimo atto dell’epilogo più intrecciato, misterioso, multiforme e avvincente che abbia mai segnato un Gran Premio del mondiale di Formula 1.

 

C_5_Articolo_7047_paragrafi_paragrafo_0_testoParagrafo_1.jpg

 

4 L'eroismo di David Purley

 

Il 29 luglio 1973, data del Gp d’Olanda, resta un giorno orrendo, maledetto, per la storia della Formula 1. E quello che accade al promettente rookie Roger Williamson rappresenta una vergogna incancellabile. Uscito di pista al 7° giro, il giovane pilota inglese rimane intrappolato nell’abitacolo della sua March che si rovescia e prende fuoco, senza che gli sia possibile in alcun modo tentare di porsi in salvo. Delle 23 vetture che hanno preso la partenza e tra le 19 ancora in gara soltanto una si ferma.

Dall’abitacolo scende il 28enne britannico David Purley, ex-paracadutista, figlio del proprietario dell’azienda di frigoriferi Lec, in gara su una March privata come l’amico. David è un duro, è uno che conosce la paura, l’unico tra i piloti in corsa ad aver partecipato a vere e proprie azioni di guerra e si comporta, per riflesso condizionato, come se durante una missione dovesse provare a salvare un commilitone in una situazione disperata. Si getta tra le fiamme, fa di tutto per muovere la March rovesciata, chiede aiuto ai commissari e agli addetti, ma nessuno di loro s’azzarda ad avvicinarsi alla monoposto di Williamson, che ormai è una palla di fuoco, mentre in pista le altre F.1 continuano a sfrecciare come se niente fosse.

Nessuno degli uomini a bordo pista ha in dotazione un equipaggiamento ignifugo, quasi tutti indossano magliette a maniche corte e pantaloncini, mentre i pochi estintori collocati nei paraggi appaiono del tutto insufficienti.

Gli sforzi inutili, la rabbia e infine la disperazione di David Purley fanno il giro del mondo in diretta televisiva e il suo dramma, unito alla tragedia di Roger Williamson, si fondono fino a diventare un groviglio inquietante e inestricabile, formato da un gesto nobilissimo e da un sacrificio inutile soprattutto perché evitabile.

Non finisce qui. Il mondo delle corse non scorderà mai questa terribile lezione e neppure il coraggio e la generosità di David Purley. Il britannico riceverà nell’edizione invernale dei Caschi d’Oro di Autosprint uno speciale premio per il coraggio dimostrato, in una serata memorabile, che lo vedrà oggetto di uno degli applausi più fragorosi e di una delle standing ovation più convinte e sentite di tutta la storia delle corse. Tra coloro che applaudono più forte di tutti ci sono addirittura Enzo Ferrari e Jackie Stewart,

a dimostrare l’importanza e l’immenso valore di quel gesto solidaristico che il Circus non dimenticherà mai più.

 

C_5_Articolo_7047_paragrafi_paragrafo_0_testoParagrafo_2.jpg

 

3 Schumi sportella, Jacques iridato

 

Che Jerez 1997, gara decisiva per l’assegnazione del Mondiale, parta come episodio da antologia, lo dimostrano perfino le qualifiche, con tre piloti che realizzano lo stesso miglior tempo, al millesimo di secondo. Sono i rivali nella lotta al titolo Jacques Villeneuve su Williams-Renault e Michael Schumacher su Ferrari, ai quali si aggiunge in veste di miglior attore non protagonista Heinz-Harald Frentzen, anche lui su Williams.

Il via vede Jacques in difficoltà con le gomme che pattinano e al comando gira deciso Schumi, seguito da Frentzen e dal canadese, che all’8° giro però si prende la seconda piazza e si getta alla caccia del tedesco della Ferrari, il quale sembra comunque decisissimo a involarsi. Michael è alla seconda stagione con la Rossa e pare lanciatissimo verso l’impresa di artigliare il titolo piloti che a Maranello manca dall’ormai lontanissimo 1979, l’anno di Jody Scheckter, presente ai box in veste di guest star. Il resto è una sfida rusticana tra i due piloti, non lontanissima dai luoghi che resero leggenda i film Spaghetti Western. Ma non è una tromba solista a squarciare l’aria, che pare lacerata solo dalle accelerazioni brucianti dei motori.

Dopo quaranta giri di sfida al calor bianco e due pit-stop a testa, Villeneuve sembra volersi giocare il tutto per tutto e accorcia il distacco dal tedesco fino a tallonarlo implacabilmente. Partono puntate d’assaggio, allo scopo di innervosire il battistrada ferrarista, che ogni volta rintuzza gli attacchi, con un’aggressività che vorrebbe ridurre a più miti consigli il rivale, il quale non si sogna neanche di demordere. Siamo al 47° giro e l’epilogo è nell’aria.

All’approccio della curva destrorsa Dry Sac, Jacques piazza un allungo perfetto, Schumi allarga e poi improvvisamente stringe, fino a impattare violentemente con la Williams del rivale! Il risultato gli è avverso. La sua Ferrari, danneggiata, è costretta al ritiro, mentre la monoposto del canadese, miracolosamente risparmiata dalla botta, è ora al comando. Non è finita, perché dal box Williams arriva il suggerimento di far passare Hakkinen, cedendo così la vittoria alla McLaren-Mercedes! Sfila pure Coulthard, tanto a Jacques il terzo posto basta per laurearsi iridato. Il muso di Michael Schumacher si fa sempre più lungo: il tedesco, oltre allo scorno di perdere il titolo, per sanzione della Fia alla sua ruotata, si vedrà cancellati tutti i punti conquistati, con l’obbligo di dover poi promuovere una campagna di sicurezza stradale. Danno e beffa in un sol colpo, dopo una delle corse più avvincenti di sempre.

 

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2 L'apoteosi bagnata di Ayrton Senna

 

Piove, a Donington, sede del Gp d’Europa 1993, per la prima uscita della F.1 iridata sul tracciato di proprietà del mecenate Tom Wheatcroft. In prova la pole è andata alla Williams-Renault di Alain Prost, mentre l’irriducibile rivale Ayrton Senna al volante della McLaren-Ford è solo 4°, staccato di 1”6. Un’eternità, tanto la Williams è superiore alla McLaren. Eppure con l’acqua tutto potrebbe cambiare. Non a caso, sin dalla fine degli Anni ’80, Prost viene beffardamente definito “O’Cauteloso” dagli aficionados del loggione senniano, per la sua condotta di gara prudente sul bagnato, mentre Ayrton appena vede due gocce d’acqua comincia a filare come uno shuttle rasoterra.

Eppure il via non sembra avverso al pilota francese, che scatta regolarmente davanti al compagno di squadra, il rookie Damon Hill, alla prima stagione completa in Formula 1, mentre Michael Schumacher su Benetton chiude secco Ayrton Senna, il quale si ritrova superato anche da Wendlinger. Non ci voleva. La prima sensazione istintiva è che “Magic” sia imbottigliato davvero e con poche chance di uscirne. Niente di più sbagliato. Pochi metri e fin dalla prima curva, sull’asfalto bagnato di Donington si scrive a colpi di sterzo, acceleratore e strisce di caucciù, una delle pagine più esaltanti nella storia del campione brasiliano. Senna si sbarazza immediatamente di Schumacher, come se il futuro campionissimo tedesco fosse fermo. Poi si pone alla caccia degli altri tre infilando, curva dopo curva, in una sequenza implacabile, Wendlinger, Hill e l’esterrefatto Prost. Non ce n’è per nessuno. Quattro sorpassi in un giro. Non lo riprenderanno più. Semplicemente, Ayrton Senna saluta e se ne va, per disputare una corsa che sembra collocata in un’altra dimensione. Tutto ciò che resta è una sfilata trionfale, priva di palpitanti colpi di scena, anche se è corretto ricordare che quando Ayrton vede la bandiera a scacchi il distacco tra lui e il 2° classificato, Damon Hill, dopo 1 ora 50’ e 46” di gara è di 1’23”199... Per rilevarlo, più che il cronometro, sarebbero occorsi la sveglia o il calendario. Prost è solo 3°, doppiato e umiliato, dopo essere entrato in crisi totale con le gomme, sostituite e risostituite in un’inutile e rabbiosa mitragliata di pit-stop. Quanto a Senna, per lui è chiarissimo che l’annata lo vedrà soccombere all’astrale Williams-Renault del francese in condizioni meteo normali, ma dopo Donington resta chiaro che un posto privilegiato nella leggenda della F.1 spetta solo a quella stordente dimostrazione di classe pura sull’asfalto inzuppato. Dove l’uomo è tornato a contare più della macchina.

 

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1 Le ruotate di Gilles e René

 

Sei giri e circa 7 minuti alla fine del Gp di Francia. Digione, 1° luglio 1979. In testa Jean-Pierre Jabouille su Renault procede sereno, pregustando il primo successo del motore turbo in F.1, per giunta davanti al pubblico di casa. Ma a circa 15” dietro di lui sta per avvenire l’imprevedibile. Lo scoppio di sogno. Gilles Villeneuve su Ferrari è 2° e si ritrova attaccato agli scarichi René Arnoux con l’altra Renault, che ha appena fatto segnare il giro più veloce a 197,802 km/h di media. Gilles pare spacciato. Ok, perdere un 2° posto non dovrebbe essere problema. Ma Villeneuve non la pensa così e Arnoux vede la faccenda esattamente come lui. Scia piena di René, sul rettilineo piatto, sterzata secca d’uscita e frenata in vista della piega destrorsa. Villeneuve risponde: tre quarti di curva all’esterno. Non molla. E subito diventa la cosa più grande che Renè Arnoux abbia mai visto riflessa negli specchietti in vita sua. I due piombano in un’altra dimensione, sembrano dar vita a un torneo medioevale in cui i cavalieri corrono dalla stessa parte ma non per questo possono evitare d’urtarsi col clangore di ruote e cerchi che s’arpionano quasi fossero scudi e picche. Scie infinite, inchiodate in cui gli sbuffi di caucciù nebulizzato delle Michelin paiono ormai incenso sacrificale di un rito antico, in cui è in palio non un posto sul podio ma l’orgoglio, la dignità stessa di due piloti venuti dal nulla. Dalle nevi delle motoslitte, piuttosto che dalla buca di un’officina. Sono entrambi nel cerchio magico e spietato del gioco, dove il tempo è sospeso e tutto può accadere. C’è chi conta le volte in cui le monoposto si toccano, in quei 6 giri, e ciascuno azzarda un numero, mai inferiore a cinque. Nella telecronaca Rai, Mario Poltronieri, compassato signore della vecchia scuola, perde improvvisamente il controllo di se stesso e didascalizza quel che stanno facendo quei due, gridando come fosse al mercato.

Il mondo dimentica Jean-Pierre Jabouille che vince, invisibile e filato zero, mentre gli ultimi secondi di corsa consegnano alla leggenda Gilles e René: 2° il canadese e 3° il francese il verdetto. In fondo, però, il risultato non importa. Nella memoria di tutti c’è come una poesia sospesa, un’immagine ballonzolante con una macchia gialla e una rossa che caracollano e s’inseguono all’infinito. Perse in un moto rotatorio e coraggioso attorno ai saliscendi di Digione a recitare quella che non sembra ormai solo una corsa ma la poesia di un pomeriggio che per molti, da quel giorno, non finirà più.

 

http://www.auto.it/autosprint/formula_1/2010/12/22-7047/I+30+GP+di+F.1+più+belli+della+storia%3A+dal+5°+al+1°

Modificato da The King of Spa

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Come bellezza assoluta al di l? dei singoli fatti che dice autosprint direi

 

- Jerez '86

- Digione '79

- Silverstone '87

- Monza '03

- Suzuka '88

 

quelli sicuramente che mi sono rimasti impressi maggiormente come GP memorabili come spettacolo, e lotta in pista

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Io ci metterei anche Barcellona 91.

Non solo per i sorpassi e controsorpassi (famoso quello di Mansell su Senna in rettilineo) ma perch? vi sono stati protagonisti tantissimi campioni tutti impegnati in battaglie all'ultimo sangue.

L'ho postato qui se a qualcuno interessa:

https://forum.motorionline.com/index.php?showtopic=21469&st=60

 

;)

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Quella classifica fa acqua da tutte le parti. Secondo me Canada 2007 non dice niente, una gara non male che di interessante ha soprattutto un incidente. Allora mettiamo pure Monza '90 per l'incidente di Warwick. Credo che buona parte delle gare post '90 siano piuttosto pallose nonostante qualche avvenimento interessante. Pensate alle gare del 1986: Jerez, Detroit e tante altre furono bellissime, davvero gare combattutissime e incerte. Cosa dire di quelle del 1981: Silverstone, Monza...e Argentina '80 e l'asfalto che si sbriciolava e tutti andavano fuori pista? e le gare di apertura a Rio, tutte spettacolari! Comunque non sono tutte gare parabonabili. Fino ai primi anni '80, c'erano gare bellissime che a causa della regia erano cos? cos?. Pensate a Sudafrica '82, Prost ? in testa ma fora una gomma e fa un giro completo per rientrare ai box e uscire doppiato; si sdoppia, supera tutti e vince, ma la gara dalla TV ? stata veramente noiosissima, riprendevano piloti a caso. Stesso discorso per Francia '75: ad ogni giro cambiano le posizioni ma le telecamere riprendono solo i piloti passare e non le azioni di sorpasso.

 

Comunque ci sono gare pre '73 molto divertenti, di cui si sa praticamente tutto: Nurburgring '57, Reims '61, Monza '71...

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Ma in base a cosa sono state scelte? Tanto per parlare del pilota che ho seguito di pi? (immaginate chi) mi fa abbastanza strano vedere Interlagos 2007 e non vedere Suzuka 2005.

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forse si basano anche su fatti accaduti che hanno suscitato clamore, non necessariamente riguardanti le imprese sportive.

 

stiliamola noi, magari solo 20 e chissà potremmo dare qualche spunto per un articolo f1grandprix.

Modificato da The King of Spa

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facciamo 10 perch? 20 gp interi manco me li ricordo, il che direi che ? preoccupante considerando la mia giovane et? di 32 anni :asd:

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se ci mettete olanda 73 , io aggiungerei anche imola 2003, 2 fratelli che danno spettacolo, 24 ore dopo la morte della madre !

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ma anche Monza 1971 che non rientra nella data d'inzio di autosprint ? una corsa da ricordare

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ma com'? possibile che non avete inserito interlagos 2008??'Quella ? stata una gara davvero avvincentissima..ma avete messo interlagos 2007!!!Ma dai meglio la 2008!!1

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Dal mio punto di vista, Interlagos 2008 ha segnato un finale di stagione davvero spettacolare, ma dall'altra parte sono convinto che quel finalone in volata sia stato viziato dall'assurda penalit? a Hamilton a Spa. Se all'inglese non rubavano quei punti, quel finale a Interlagos non ci sarebbe stato. Credo sia stato un finale di stagione troppo posticcio e wrestinglistico.

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Adelaide 1985, Dallas 1984, Jerez 1987, Adelaide 1986, Spa 1998, Monsco 1983 e 1984 , Europa 1998.

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Io metterei anche Mexico '90, soprattutto se si parla della bellezza della gara in se.

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Io metterei anche Mexico '90, soprattutto se si parla della bellezza della gara in se.

concordo, io metterei anche Rio '89 che ? stato un GP parecchio incasinato

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