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sundance76

BERND ROSEMEYER

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Nel topic su Enzo Ferrari siamo arrivati a parlare del franco-algerino Guy Moll, asso giovanissimo morto a Pescara nel 1934 a 24 anni e a cui sono molto legato ( da 16 anni accumulo materiale su di lui), e a cui magari dedicheremo un topic.

 

Tuttavia mi ? saltato in mente di parlarvi di Rosemeyer, l'asso pi? brillante degli anni '30 (e non solo), riportandovi notizie biografiche per cominciare.

 

Nel 1991, quando il giovane Schumacher debutt? a Spa facendo un ottimo settimo tempo in prova, i giornalisti tedeschi che sapevano qualcosa di storia subito paragonarono Michael al grandissimo Bernd Rosemeyer.

 

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Chi era?

 

Bernd Rosemeyer nasce a Lingen (Germania, Bassa Sassonia) nel 1909 e, come moltissimi altri colleghi, inizia la carriera nel mondo delle corse con le motociclette, nel 1931. Compete con successo in numerose gare locali e nazionali in Germania con BMW e NSU. Il talento e le grandi capacit? gli fruttano numerose vittorie e viene notato dagli osservatori, tanto che presto viene ingaggiato dalla DKW. Con la moto tedesca continua a ben figurare e diventa presto uno dei giovani pi? considerati dai tecnici e dai giornalisti e uno dei pi? amati dai tifosi.

 

Carattere allegro, grande voglia di emergere, entusiasmo "contagioso" e grandissime doti di guida: Rosemeyer non tarda a farsi notare. Gli osservatori della Auto Union (del cui gruppo la DKW fa parte) sono alla ricerca di un giovane pilota di talento da affiancare occasionalmente ai titolari Varzi e Stuck e Bernd, assieme ad altri, viene convocato per effettuare un test.

Nel Novembre del 1934 ha cos? l'occasione di provare l'auto dei quattro anelli al Nurburgring: ? la prima volta in assoluto che guida un'auto da corsa. Nonostante l'inesperienza emerge tra gli altri e ottiene un contratto per correre qualche gara l'anno successivo.

Willi Walb, direttore sportivo della squadra, durante i primi GP del '35 tiene Rosemeyer "fermo", in attesa di una gara facile e non troppo veloce, adatta per farlo debuttare senza troppi rischi. Ma il giovane Bernd non ha nessuna intenzione di aspettare troppo e dopo aver pazientato per le prime gare inizia a insistere per poter correre, ma il permesso gli viene negato. Ma lui ha deciso: vuole scendere in pista per la gara dell'AVUS e il suo entusiasmo ? incontenibile: tutti i giorni scrive sul calendario di Walb "correr? Rosemeyer all'AVUS?" fino a che un giorno il suo direttore, infuriato, cede e acconsente. Nonostante il velocissimo tracciato non sia certo adatto ad un debuttante Bernd fa un'ottima figura dimostrando gi? grande padronanza del mezzo e velocit?; ? per? sfortunato e si deve ritirare per la rottura del motore, ma la bella gara gli vale la riconferma per il successivo Gran Premio dell'Eifelrennen sul difficilissimo circuito del Nurburgring. Su questo tracciato, alla seconda gara in assoluto con le quattro ruote, giunge secondo dietro a Caracciola con la Mercedes.

Rosemeyer non lascia pi? il suo posto e prosegue a gareggiare per tutta la stagione: giunge quinto al GP di Francia, quarto al Nurburgring e secondo a Pescara. Qui, durante la corsa, compie un "dritto" ad una curva ed esce di strada con i freni bloccati. Vola oltre un fosso e con l'auto passa tra un palo telegrafico e il parapetto in cemento di un ponte, vicinissimi tra loro. Il prof. Porsche, progettista dell'Auto Union, al termine della gara vuole andare a vedere sul posto e misura lo spazio tra i due ostacoli: vi erano solo 2 centimetri e mezzo in pi? della larghezza della macchina!!

 

L'episodio proietta Bernd alla ribalta e la sua notoriet? ? vastissima, al pari o oltre a quella degli altri assi del volante. Inoltre ? amato da tutti, dai tifosi, dai tecnici, dai giornalisti, dai rivali per il carattere allegro e "spensierato", per il coraggio e per il grandissimo rispetto che nutre verso gli avversari. La stagione prosegue e, dopo altre ottime prestazioni, arriva la prima vittoria della carriera, a Brno, a soli quattro mesi dal debutto, dove conosce la futura moglie, la gi? famosa aviatrice Elly Beinhorn:

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Il 1936 ? ricordato negli annali della storia dell'automobilismo come l'anno di Rosemeyer: il tedesco ha a disposizione una nuova versione migliorata dell'Auto Union e domina nettamente la stagione, lasciando le briciole agli avversari. La prima gara, a Montecarlo, ? per? sfortunata: esce di strada e va a sbattere contro un parapetto. Subito dopo un giornalista lo vede mentre rientra a piedi ai box e gli va incontro per intervistarlo. Si accorge che Rosemeyer passeggia con un enorme vaso di pietra sotto il braccio e gli chiede di cosa si trattasse. "Oh, questo me lo sono preso in sostituzione del premio intitolato al principe Ranieri. Quando sono andato sparato contro al parapetto oltre al resto mi ? venuto addosso questa specie di pietra e me la sono tenuta per consolazione: ha proprio la forma della coppa per la quale abbiamo corso..."

 

Qui vedete la macchina contro il parapetto e dietro si vede il vaso mancante..... :hihi:

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Dopo altre tre corse poco fortunate a Tunisi, Tripoli e Barcellona inizia la serie positiva al Nurburgring per il GP dell'Eifel. Rosemeyer ha il primo, epico scontro contro "il Maestro", Tazio Nuvolari, unico pilota che con l'Alfa Romeo riesce ancora a vincere contro i bolidi tedeschi. La gara, che nel finale si svolge con la nebbia (!!), negli ultimi giri vede il prodigioso recupero di Rosemyer su Nuvolari: il tedesco nonostante la visibilit? quasi azzerata spinge al massimo, staccando a memoria (!) nelle numerose curve e riuscendo alla fine a superare l'italiano.

 

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Nuvolari si rif? a Budapest mentre Bernd torna a vincere ancora al GP di Germania, a Pescara, al GP di Svizzera (Berna) e al GP d'Italia. A Berna ? protagonista di un memorabile duello con Caracciola, con cui si crea una forte rivalit? simile a quella esistente tra Varzi e Nuvolari.

 

Rosemeyer insegue Nuvolari alla chicane di Monza, lo sorpasser? e vincer?:

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Rosemeyer inizia a correre (e a vincere) anche nelle gare in salita in Germania. Debutta e vince a Friburgo e Stuck, specialista della categoria, rimane impressionato dalla sua meticolosa preparazione, dalla facilit? di adattamento che dimostra e dalla sua velocit?.

Al termine dell'anno sar? Campione Europeo 1936 dei Gran Premi e campione tedesco della montagna e, naturalmente, ? il punto di riferimento della squadra Auto Union. Infine, durante l'anno, si sposa con la famosa aviatrice Elly Beinhorn, conosciuta un anno prima: i due formano la "coppia pi? veloce del mondo".

 

Nel 1937 la Mercedes tenta in ogni modo di rimediare alla batosta dell'anno precedente con una nuova macchina capace di oltre 640 cavalli e l'Auto Union, fabbrica molto pi? piccola della rivale e con minori mezzi, non riesce a schierare una macchina altrettanto potente. Rosemeyer per? riesce ugualmente a vincere 4 corse: all'Eifelrennen, alla Coppa Acerbo, a Donington, e vince anche la prestigiosa Coppa Vanderbilt negli Stati Uniti, dove guida da maestro su un tracciato poco veloce e non adatto alla sua macchina.

 

Vince al Nurburgring per la terza volta consecutiva:

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Per il secondo anno consecutivo trionfa al GP di Pescara:

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La vittoria negli USA in un poster Auto Union:

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A Donington in un tremendo controsterzo di potenza in un fotogramma delle eccezionali riprese a colori di George Monkhouse, e in una foto in b/n:

 

 

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E in un quadro:

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In Ottobre debutta anche al volante della vettura da record, derivata da quella che corre i GP. Anche in questa specialit? sostituisce Stuck e in Ottobre, sull'autostrada Francoforte-Darmstadt, conquista il record di velocit? a 408 km/h, battendo clamorosamente la Mercedes.

 

La pubblicit? dell'Auto Union del record di Rosemeyer:

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Elly Beinhorn Rosemeyer: "... andai al ponte di Morfelden, per vedere mio marito passare in piena velocit?. L'impressione di questa velocit? mai vista mi tolse il fiato: mi stavo voltando verso l'altra parte del ponte quando Bernd era gi? scomparso verso una curva lontana parecchi chilometri...".

 

La corsa ai record sembra finita ma la Mercedes non vuole soccombere e fa riaprire le sessioni per nuovi tentativi e prepara la rivincita. Il 28 Gennaio 1938 le due case tedesche sono pronte per riaprire la sfida, ancora sull'autostrada Francoforte-Darmstadt. Parte la Mercedes che riesce a migliorare il precedente record e raggiunge una velocit? di 423 km/h. Al ritorno il suo pilota, Rudolf Caracciola, consiglia Rosemeyer di rimandare al giorno successivo poich? sulla pista soffia un forte vento laterale, pericolosissimo alle elevate velocit?. Ma Rosemeyer non ha paura e vuole battere subito il record della Mercedes per non permettere che i giornalisti l'indomani scrivano del trionfo della casa rivale. Cos? parte ugualmente, nonostante gli stessi tecnici Auto Union siano contrari.

 

Sar? un viaggio senza ritorno: una fortissima raffica di vento colpisce la vettura proprio all'uscita da un sottopassaggio; il pilota riesce ugualmente a correggere con lo sterzo e a non perdere il controllo della vettura (in quel momento aveva raggiunto e superato i 450 km/h) ma sfortunatamente le ruote di destra finiscono sull'erba umida, la perdita di aderenza ? inevitabile e la macchina impazzita esce di strada. La tragedia suscit? moltissime polemiche e dest? grande impressione in tutto il mondo; era scomparso uno dei piloti pi? amati e ammirati, uno dei pi? grandi talenti naturali della storia dell'automobilismo, simbolo dell'Auto Union e delle corse della fine degli anni '30.

 

Se andate oggi al chilometro 508 dell'autostrada Francoforte-Darmstadt in una piccola area circondata da alberi, si trova un cippo eretto in memoria di Rosemeyer. Quest'anno, a gennaio, ? stato il settantesimo anniversario della sua morte. In Germania ? stata una ricorrenza abbastanza sentita.

 

Pensate che la moglie, Elly Beinhorn, ? morta a novembre del 2007 all'et? di 100 anni!!! Lei scrisse un libro dal titolo "Mein Mann der rennfahrer" (Mio marito, il pilota) di cui io sono riuscito a comprare una copia originale del 1938 in perfettissimo stato e di cui in alcuni libri e riviste sono riuscito a trovare brevi traduzioni di alcuni capitoli. Vari giornalisti dicono che se fosse stampato al di fuori della Germania sarebbe diventato un best-seller. Infatti in Germania ancora oggi viene ristampato. C'? una traduzione in inglese, ma ha stravolto molte parti e perde molto della bellezza dell'originale.

 

Se vi va, magari preciser? meglio nei dettagli qualche avvenimento e qualche aneddoto sul grande Bernd.

 

Le notizie sono tratte dal sito Nivola.org con mie integrazioni.

Modificato da sundance76

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Se vi va, magari preciser? meglio nei dettagli qualche avvenimento e qualche aneddoto sul grande Bernd.

 

a me va... ;)

 

per me ? sempre un piacere leggere le gesta di grandi campioni del passato...

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bello questo post, mi avevi gi? incuriosito a suo tempo su questo pilota, mi piacrebbe saperne di piu' su questo eroe d'altri tempi....

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Pensate, Rosemeyer non aveva mai guidato nessuna vettura da corsa, solo motociclette, e comincia direttamente su una potentissima Grand Prix da 400-500 cavalli. E mica una Grand Prix convenzionale, cio? col motore anteriore, no. Diventa pilota dell'Auto Union che ? l'unica vettura col motore POSTERIORE, difficile da guidare perch? ha una notevole tendenza al sovrasterzo e al testacoda.

Ebbene, Rosemeyer al suo secondo gran premio, il GP dell'Eifel sul difficilissimo Nurburgring, va addirittura in testa alla gara!!!! Il grande Rudolf Caracciola, stella della Mercedes, deve mettercela tutta per riuscire a superare il giovane Rosemeyer all'ultima curva!!! Al traguardo solo un secondo e mezzo separer? i due contendenti.

 

C'? un retroscena che all'epoca, con il regime nazista che non permetteva polemiche tra gli alfieri degli squadroni tedeschi, si cerc? di far passare sotto silenzio: nel dopo-gara, con tutti a festeggiare in albergo, Caracciola si avvicin? al tavolo dove Rosemeyer festeggiava col clan dell'Auto Union e gli regal? un bastoncino da cocktail dicendogli: "Mio giovane amico, la prossima volta non limitarti a girare per la pista. Usa la testa."

Nacque cos? la rivalit?, tutta tedesca, tra Caracciola, prima guida Mercedes, e Rosemeyer, alfiere dell'Auto Union, rivalit? che rispecchiava quella delle due Case tedesche, impegnate in una sorta di derby, visto che a partire dal 1934 fino al 1939, cio? fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, domineranno sempre pi? il campo.

Basta guardare le statistiche; se sommiamo anno per anno le vittorie dei due team tedeschi, il computo ? il seguente:

1934 - 7 vittorie su 12 (4 Mercedes, 2 Auto Union)

1935 - 13 vittorie su 14 (9 Mercedes, 4 Auto Union)

1936 - 8 vittorie su 11 (6 Auto Union, 2 Mercedes)

1937 - 12 vittorie su 12 (7 Mercedes, 5 Auto Union)

1938 - 8 vittorie su 9 (6 Mercedes, 2 Auto Union)

1939 - 8 vittorie su 8 (6 Mercedes, 2 Auto Union)

 

Quanto alla rivalit? tra Caracciola e Rosemeyer, essa dur? solo due anni e mezzo, cio? i mille giorni della brevissima carriera di Rosemeyer, morto prima dell'inizio della stagione 1938.

 

Tuttavia due anni e mezzo basteranno a Bernd per entrare nella leggenda: met? stagione '35, poi tutto il '36 e il '37.

 

10 GP vinti su sole 32 partenze, il titolo di Campione Europeo Grand Prix 1936 (equivalente in tutto all'odierno titolo mondiale), Campione Tedesco delle salite 1936.

 

"Un mix di Gilles Villeneuve, Senna e Schumacher", cos? fu definito una volta Bernd Rosemeyer.

Modificato da sundance76

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Ecco un articolo del 2007 apparso su Auto d'Epoca, scritto da Aldo Zana, che celebra il 100mo (centesimo) compleanno della moglie di Rosemeyer, la grande aviatrice tedesca Elly Beinhorn. Nell'articolo vi sono due capitoli dell'autobiografia di Elly in cui racconta la sua breve e intensa relazione assieme a Rosemeyer:

 

[Lo divido in pi? post per praticit?]:

 

Gi? arrivare a 100 anni non capita a tutti e nemmeno ? notizia banale. Quando poi a raggiungere questo traguardo ? una donna che ha attraversato, da protagonista, uno dei periodi pi? leggendari delle corse automobilistiche, ? stata una grande, celebre aviatrice e scrittrice di alta qualit?, la storia si fa decisamente intrigante.

 

Lei ? Elly Beinhorn, nata a Hannover il 30 maggio 1907, moglie di Bernd Rosemeyer, autrice di una diecina di libri sulle sue esperienze di volo per l'Europa e il mondo; biografa di se stessa; narratrice della cronaca e delle riflessioni di un troppo breve periodo assieme a un uomo dalla personalit? non comune, oltre che pilota grandissimo.

 

Elly e Bernd hanno vissuto assieme solamente poco pi? di due anni, prima dell'incidente mortale di Bernd sull'autostrada Frankfurt-Darmstad, fine mattina del 28 gennaio 1938. Di quei pochi, intensi mesi Elly ha dato una testimonianza unica nel suo libro "Mein Mann, der Rennfahrer" del 1938: pietra angolare sulla quale si ? costruita la leggenda di Bernd Rosemeyer.

 

Quella mattina, gelida e opaca, Elly aveva 31 anni, Bernd aveva da poco compiuto 28 anni (era nato il 14 ottobre 1909 a Lingen). Bernd Jr aveva un paio di mesi: il padrino di battesimo era stato Tazio Nuvolari.

 

Elly aveva incontrato per la prima volta Bernd nel mese di settembre 1935 a Brno (Br?nn, in tedesco), Cecoslovacchia, dove si disputava il tradizionale Masaryk Grand Prix. Era stata invitata dall'Aero Club nazionale a tenere una conferenza, perch? Elly aveva gi? all'attivo migliaia di ore di volo e, sempre in solitaria, aveva effettuato raid di grande impegno: Africa, Australia, America centrale, Usa, il giro del Mediterraneo partendo e arrivando a Berlino in una giornata. Rotte lunghissime, cieli tempestosi, spazi azzurri sconfinati, con il solo ausilio della bussola e della sua abilit?. Era una celebrit? e finanziava i suoi voli scrivendo libri e articoli e tenendo conferenze.

 

Bernd, proprio a Brno, conquist? la sua prima vittoria, al primo anno di corse con l'Auto Union, ma la star era ancora lei. Alla sera, Bernd e Hans Stuck, l'altro pilota del team Auto Union, vennero invitati alla conferenza e, alla cena danzante, Elly si ritrov? a ballare proprio con quel giovane pilota che, allora, gli sembr? invadente e presuntuoso. Il matrimonio fu celebrato a Berlino il 13 luglio 1936. Niente viaggio di nozze perch? Elly era troppo impegnata con i voli, i libri e le conferenze, e Bernd era nel pieno della stagione dei Gran Premi: 13 giorni dopo il matrimonio dominava il Gran Premio di Germania. A fine anno, era campione d'Europa 1936, allora del tutto equivalente al titolo di campione del mondo, e campione tedesco della montagna.

 

Per amore, ma con dispiacere, Elly rinunciava ai suoi raid, ma non al volo. Riceveva in comodato un Messerschmitt Bf.108 "Taifun", monomotore da turismo ad ala bassa che, a oltre 70 anni dal progetto, ? ancora il modello per gli aerei della sua categoria. Insegnava il pilotaggio degli aerei a Bernd e insieme volavano con il Taifun, marche D-IMXA, a Citt? del Capo per le corse di fine anno.

 

Nel 1937, approfittavano della settimana di viaggio sul transatlantico Bremen per fare finalmente il viaggio di nozze, in ritardo. Andavano a New York, dove Bernd avrebbe vinto la Coppa Vanderbilt. Elly era incinta di 5 mesi.

 

Dopo la nascita di Bernd Jr e il Capodanno festeggiato a Berlino con Tazio e Carolina Nuvolari, arrivava quel 28 gennaio 1938.

 

Elly Beinhorn si ? risposata il 26 settembre 1941, ma il matrimonio, pur con la nascita di Stephanie, non ? stato n? lungo n? felice: ? durato meno di 5 anni. Nel 1948, Elly tornava a volare e ritrovava le motivazioni e la passione che l'avevano guidata fino allora. Era comunque finito il tempo dei grandi raid e al volo alternava la scrittura di libri e articoli.

 

Da qualche anno, vive in una bella casa di riposo in Baviera, nei dintorni di Monaco, vicina all'abitazione di Bernd Jr, celebre ortopedico, autore di libri, manuali, opere scientifiche legate alla sua professione.

 

 

 

Dal suo libro autobiografico Alleinflug (Volo solitario), edito da Langen M?ller a Monaco nel 1977 e ripubblicato a maggio 2007 in Germania da Herbing proprio per festeggiare i 100 anni dell'autrice, riportiamo la traduzione dei capitoli dedicati a Bernd Rosemeyer: il primo descrive il breve periodo di quello che, allora, si chiamava corteggiamento, culminato nel matrimonio; il secondo, che conclude il libro, tocca da vicino la vita di Elly dopo Bernd attraverso un dialogo immaginario tra lei, ormai settantenne, e lui, rimasto per sempre a 28 anni. E' la prima volta che vengono pubblicati in italiano: traduzione ed editing sono di Maurizio Locatelli e Aldo Zana.

 

-continua-

 

 

 

 

 

 

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La mia vita con Bernd


Questo libro ? intitolato "Volo solitario".

Il tempo di un percorso in comune e anche un unico grande volo insieme non ? stato lungo. Eppure questa breve convivenza con Bernd Rosemeyer ? stata decisiva per la mia intera esistenza.

Bernd ha avuto un libro interamente dedicato a lui. Tuttavia, desidero raccontare qui, ancora una volta, le tappe decisive della sua, della nostra vita.

Con il passare del tempo, Bernd e io eravamo divenuti inseparabili, a meno che lui non dovesse proprio partecipare a una corsa.

Le congetture su come poi sarebbe andata a finire erano arrivate fino a Hannover, a casa dei miei genitori.

A ogni mia visita a casa, mio padre chiedeva: "Sei abbastanza grande da decidere da sola, ma sei davvero convinta che la tua amicizia con Rosemeyer sia proprio opportuna?"

Mio padre non poteva fare a meno di rompersi di tanto in tanto la testa sui temi pi? improponibili. Perfino sulle questioni aviatorie era solito fare commenti quando, come capitava ogni tanto, lo portavo in volo con me da Hannover a Berlino o da qualche altra parte. Mia madre si intrometteva spesso anche lei, non importa se si trattasse di un rossetto per labbra o dell'angolazione di una virata oppure del programma di una tourn?e di conferenze, e dava il suo parere: "Non trovi che Elly sia grandina abbastanza per decidere da sola?"

Ma questa volta era allineata a mio padre: "S?, tuo padre ha perfettamente ragione! Perfino qui se ne parla. Uno cos?, un pilota da corsa, non ? la compagnia adatta a te".

I miei genitori avevano pi? ragione di quanto immaginassero.

Quando cominci? al Masarykring e, ancora, qualche settimana dopo, nel mio viaggio di conferenze in Sassonia e poi and? avanti a Berlino, avevo pensato che il giovane Bernd Rosemayer non fosse altro che una persona piacevolmente fresca, che non creava problemi, uno dei tanti nel mio giro di conoscenze. Con lui era possibile parlare di tante cose completamente diverse da quelle abituali con i miei amici.

Nel frattempo, mi ero resa conto che quel pilota non ci pensava proprio a smettere di girarmi attorno. Neppure ci teneva che la nostra restasse solo un'amicizia: tutt'altro. E su questo, i miei genitori avevano ragione: cos? non si poteva andare avanti.

I passerotti cinguettavano sui tetti di Berlino e Hannover quando Rosemeyer mi accompagnava in quasi tutti i miei giri di conferenze. La sua vistosa Horch 5 litri era eternamente parcheggiata davanti a casa mia. Avevo gi? lasciato passare troppo tempo da quando avrei dovuto intraprendere il mio prossimo volo internazionale.

Questo o quello.

Ma non riuscivo proprio ad abituarmi al pensiero di dover fare una scelta, neppure con la migliore buona volont?.

Mi piaceva proprio tanto volare con il mio aereo. Davvero tanto.

E ora le basi erano molto pi? solide di quanto fossero mai state. I debiti erano spariti e, con le mie conferenze avevo accumulato un discreto capitale per il successivo volo a lunga distanza.

Rinunciare a tutto? No!

Intanto viaggiavamo per la Germania, per lo pi? nella grande auto di Bernd. Era la prima volta che non avevo preoccupazioni per guasti, neve e ghiaccio in montagna: da anni avevo fatto l'abitudine a dovermela cavare da sola con tutte queste faccende.

Mi piaceva essere viziata cos?, una volta tanto.

Una notte accadde qualcosa di singolare.

Fu da qualche parte in Sauerland.

Dopo la mia conferenza, io volevo tornare il pi? in fretta possibile a Hannover. La nebbia era cos? fitta che gli alberi ai lati della strada erano visibili solo a un paio di metri di distanza. E Bernd guidava a sessanta all'ora.

"Senti un po', sei matto? - lo apostrofai - Non si vede proprio niente. Se adesso arriva un ciclista o un'auto si ferma sul lato, vai a sbatterci in pieno!".

Come se niente fosse, Bernd manteneva la sua velocit?.

"E' ovvio che ci vedo, sciocca ragazzina - mi tranquillizz? - altrimenti non guiderei cos? veloce".

Diventai furente.

La mia vista era impeccabile e controllata: ogni due anni, venivo sottoposta alla visita per il rinnovo del brevetto di volo. E io, di certo, non vedevo oltre dieci metri. Era una spudoratezza da parte del signor pilota.

In fin dei conti, uno stradone di campagna in una notte nebbiosa non ? un circuito chiuso al traffico normale.

"Bernd, non essere cos? pazzescamente incosciente! - lo implorai - Se a te della vita non importa niente, io non ho nessuna voglia di schiantarmi contro un albero".

"Di' un po' - Bernd divenne all'improvviso del tutto serio - Credi veramente che io guiderei cos? con te se non fossi in grado di frenare in tempo in qualsiasi momento, nel caso di un ostacolo?".

Questo era veramente troppo. Gli gridai che non venisse a farmi credere che lui era in grado di vedere oltre il prossimo albero. "Ovvio, io vedo i tre successivi - replic? sorridendo - Non ci credi? Aspetta e vedrai che te lo dimostro".

Per un bel po', continuammo a correre a quella velocit? inquietante nel banco lattiginoso che ci circondava.

All'improvviso, Bernd schiacci? il freno.

"Lo vedi il ciclista davanti a noi?" mi chiese.

"Oh, non dire sciocchezze! Puoi vedere esattamente ci? che vedo io, ossia un solo albero tra la nebbia", risposi sgarbatamente.

Imperturbabile Bernd acceler? di nuovo.

"Lo vedi adesso?".

"No!" Ero assolutamente al limite della sopportazione.

Rosemeyer prosegu? ancora per un pezzo: ed ecco l? il ciclista.

Non so esattamente quale fosse la distanza da quando Bernd l'aveva avvistato e quando io ero riuscita a vederlo.

In ogni caso, ? certo che io nella nebbia ci vedo come qualsiasi persona con la vista normale, forse anche un po' meglio. Ma quello che Bernd mi dimostr? quella notte, per me era un miracolo. Non avevo mai sperimentato una situazione simile in vita mia.

Abbiamo ripetuto esperimenti del genere ancora un paio di volte. Sempre lo stesso. Non aveva importanza che la nebbia avvolgesse la strada di giorno o di notte. Ogni volta, mi annunciava con largo anticipo qualunque ostacolo non illuminato prima che io potessi scorgerne anche la sola ombra.

In quel periodo di tanti dubbi nell'animo mi accadde un'esperienza di volo del tutto nuova che produsse una profonda impressione. Anche se per la verit? tutto si svolse troppo in fretta.

Tenevo una conferenza a Hirschberg, citt? natale di Hanna Reitsch che gi? allora, nel 1935, cominciava a farsi un nome importante nel volo in aliante sia in Germania sia a livello internazionale.

Quando andai a far visita alla sua famiglia, mi fu chiaro quale profonda fonte di energia fosse per Hanna la casa paterna. "Oh cara Elly, perch? domani non fa un salto a Grunau, alla scuola di volo a vela - mi consigli? la mamma di Hanna - di certo le far? piacere stare a guardare i ragazzi e le ragazze. E per loro sar? una gioia se va a trovarli".

S?, riuscimmo a combinare.

La sera avrei dovuto parlare a Schweidnitz, ma la distanza era minima. Fino al pomeriggio, avevo tempo a sufficienza.

Purtroppo, a Grunau le condizioni atmosferiche non promettevano niente di buono e io temevo gi? che non ci sarebbe stata nessuna attivit? di volo. Ma lentamente lo strato di nuvole cominci? ad alzarsi.

"Scommetto che vuole provare l'aliante anche lei" mi chiese il direttore.

"Oh, per la verit? non ci avevo affatto pensato ? risposi ? Cos?, sui due piedi, tra due conferenze, non ? proprio il massimo per il primo volo su un aliante".

"Ma via, un'aviatrice di livello internazionale come lei se la cava di certo! Lei deve finalmente imparare a volare davvero! ? aggiunse, ridendo, un istruttore - E sarebbe ora!".

Un paio di minuti dopo, avevo allacciato la cintura di sicurezza a bordo di un "Grunau-Baby", ascoltato qualche istruzione di comportamento in volo e gi? si tendeva il cavo elastico.

Una sensazione strana, dopo le centinaia di migliaia di chilometri di volo nei quali tutto dipendeva dal motore, questo librarsi silenzioso. Si udiva solo il sibilo dell'aria attraverso l'ugello del tubo di Pitot. Sul pendio sottostante gli allievi correvano tutt'intorno. Sentivo le loro chiamate per lo start successivo: "Tirare - correre?".

Si era svolto tutto cos? velocemente che io non ero neppure arrivata a rendermene conto. Se non fossi stata cos? assolutamente a casa mia nell'aria, questo librarsi lieve mi sarebbe sembrato un sogno.

Peccato che il tempo non fosse affatto buono, le nuvole erano cos? basse che io dovevo continuamente fare attenzione a non sparirci dentro. Questo non potevo permettermelo. La tecnica di base del volo a vela mi era sempre stata chiara in teoria e anche nella pratica l'avevo afferrata subito in una semplice esercitazione. Ora potevo comprendere perch? Udet per il suo privato divertimento si era comprato un aliante di costo e prestazioni elevate. S?, con quello si poteva vedere chi ha l'autentico senso del volo. Virare violentemente, come si vede talvolta sopra i normali aeroporti, qui non sarebbe possibile. Tutto l'aliante si avviterebbe in un tonneau orizzontale

Che peccato: le nuvole si abbassavano sempre pi? sui pendii. A questo punto, poich? ne capivo davvero poco, non avrei potuto azzardare manovre audaci e mettere in pericolo l'apparecchio.

Allora, Elly, anche se malvolentieri: si torna al punto di lancio!

Quando scesi dal mio "Baby", ancora tutta stordita dall'impressione di questo meraviglioso volo senza motore, mi corsero tutti incontro: "Sincere congratulazioni per il suo Brevetto C. Ma che bella fortuna ha avuto! Noi continuavamo a guardare l'orologio per vedere se avesse resistito tanto a lungo per farcela. Ma ora basta e avanza".

Questa s? che era una sorpresa!

Io non avevo pensato seriamente neppure a un brevetto B. Ma intanto era trascorso cos? tanto tempo in volo da bastare comodamente per il "C d'argento".

Non mi sentivo affatto a posto con la coscienza quando dovetti cozzare contro le pi? elementari regole del volo a vela e mettermi subito al volante dell'auto per partire verso Schweidnitz. Non mi era rimasto neppure il tempo di portare l'aliante nell'hangar. Ma penso che nessuno dei miei colleghi laggi? se la sia presa con me. E pi? tardi ho potuto qualche volta aiutare anch'io un po', senza neppure arrivare a un volo - come compenso!

Quando tornai a Berlino, ancora gratificata da questa prima esperienza di volo a vela, Rosemeyer partecip? di cuore al mio entusiasmo, "Pi? avanti ci compriamo un aliante".

Ma io da quel "ci" ero ancora molto lontana.

Nei pochi anni con Bernd tutto fu assolutamente cos? come era scritto che avrebbe dovuto essere.

Ci volle un bel po' di tempo prima che lo capissi.

Io, in realt?, non ho affatto capito, fin dal primo minuto, che questa volta sarebbe stata una cosa seria e inevitabile.

Bernd, invece, l'ha sempre saputo, fin da quando, ai box dopo la sua vittoria a Brno, ci demmo la mano per la prima volta. Avvertii inconsapevolmente che, all'improvviso, c'era nella mia vita una persona, un uomo, che era tanto pi? forte di me.

In tutto. Anche nelle cose in cui io ne sapevo effettivamente pi? di lui. In lui tutto era cos? spontaneo e senza alcuno sforzo che io, spesso, accanto a lui, mi sentivo come una bambina sciocca.

Eppure, ho sostenuto una lotta violenta contro Bernd. Io trovavo che per lui ci sarebbe voluta un'altra donna e per me un altro uomo.

Nonostante tutta la sua insistenza, non gli riusc? di farsi accompagnare da me alla prima corsa della stagione 1936

Sebbene non mi importasse niente di cosa pensasse e dicesse di noi "la gente", non mi sentivo a posto con la mia coscienza nei confronti di Bernd, ma anche dell'Auto Union e di tutti gli appassionati delle corse: centinaia di migliaia di persone che, con entusiasmo fanatico, stavano appresso a quel giovane pilota lanciatissimo per farsi una posizione nel Gotha delle corse automobilistiche internazionali.

Per un uomo come Rosemeyer, per il quale non esistevano mezze misure, questa situazione di incertezza tra noi era l'inferno.

Nel frattempo, ero impegnata a preparare un nuovo raid di velocit?, che avrebbe dovuto oscurare quello dell'anno precedente verso l'Asia e ritorno in una giornata. Gi? il pensiero di doverci rinunciare mi appariva inconcepibile.

Nel frattempo una sfortuna tirava l'altra. Di chi era la colpa?

Bernd era in viaggio nella Germania del Nord e mangi? ostriche.

Non aveva mai mangiato ostriche, ma io, quella volta, l'avevo spinto a farlo. Cos? tutte le ostriche successive andavano moralmente sul mio conto. Tra queste ostriche, una era guasta. Conseguenza: una brutta intossicazione con relativa itterizia, ricovero per settimane in ospedale e fegato delicato in modo duraturo. Tutto questo mentre a Monza provavano le vetture della stagione automobilistica 1936 e aspettavano inutilmente Rosemeyer.

Disgrazia successiva: a Garmisch si svolgevano le Olimpiadi invernali, cui io assistevo.

Direttamente dall'ospedale, Bernd arriv? a Garmisch per incontrarmi. Con un tempo splendido ci avviammo una mattina verso il Kreuzeck. Lui era ovviamente senza sci, poich? gli era vietato qualunque strapazzo. L'idea di essere l'unico a ridiscendere con il treno parve a Bernd cos? intollerabile che, con una decisione repentina, si compr? un paio di sci, sped? gi? tutti i suoi abiti caldi e part? allegramente.

"E' tutto in discesa e non ? faticoso", replic? alle mie suppliche di lasciar perdere.

Dopo poche centinaia di metri era steso con un malleolo fratturato su una pista ghiacciata. Le gambe, indebolite dalla prolungata posizione orizzontale, non avevano resistito alla discesa veloce lungo quella pendenza elevata.

Dur? per ore la calata con la corda da parte del soccorso alpino sul ghiaccio liscio. Bernd indossava solo una camicia e una giacca a vento sottile.

Allora tutto congiurava contro di noi?

Gi? erano stati fissati i test a Monza. Questa volta, erano principalmente per Bernd Rosemeyer, il cui giudizio era assolutamente necessario per il completamento dello sviluppo della vettura. Se quella sera si fosse fatto sentire uno dei direttori del Reparto Corse Auto Union, sarei sprofondata dalla vergogna.

Nel frattempo, Bernd era stato curato amorevolmente al centro medico ed era addirittura riuscito a tornare in albergo con un'ingessatura per camminare.

La sera, mentre Bernd sedeva sul letto, ci sentivamo come due ragazzini incoscienti. Ci era divenuto chiaro, poco a poco, che in realt? Bernd apparteneva soltanto in parte a s? stesso. L'altra parte apparteneva alla Germania e al suo lavoro.

La convalescenza dur? proprio fino alle prime corse. Il piede andava di nuovo bene, stomaco e fegato abbastanza e l'auto da corsa era a posto. Io, invece, no. Almeno dal punto di vista di Bernd. E questo, dopo le prime corse della stagione, non lo sopport? pi?.

Se avessi avuto idee romantiche su di un fidanzamento al chiaro di luna o sulla riva di un lago, me le avrebbe fatte passare del tutto. Una mattina, Rosemeyer comparve nel mio appartamento e sventol? davanti al mio naso una busta rigonfia.

"Sai cos'? questa, tesoro? - mi disse raggiante - Sono i miei documenti di matrimonio. E io non me ne vado di qui senza avere anche i tuoi, non importa se si trovano qui o a Hannover. Domattina, al pi? tardi, faccio le pubblicazioni. E mettitelo bene in testa!".

Io non me lo mettevo in testa, ma trovavo che fosse l'unica soluzione e gli detti subito i miei documenti. Li dovemmo cercare a lungo, e non erano neppure completi.

Ebbene, cos? and? il nostro "fidanzamento".

E pochi giorni dopo un giornalista privo di sensibilit? scriveva: "Elly Beinhorn sposa Bernd Rosemeyer". E molti altri hanno pubblicato questa considerazione che proprio non corrispondeva alla realt?. Perch? se qualcuno sposava qualcun'altra, quello era Bernd

Il 13 luglio 1936, Bernd e io fummo uniti in matrimonio.

-continua- Modificato da sundance76

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Grazie *** per aver postato su Rosemeyer. Chi ha per? visto solo Schumacher e, forse, Senna difficilmente pu? capire che vincere quei campionati non solo era equivalente al campionato di oggi, ma era di pi? perch? per vincere si dovevano dominare dei mostri impressionanti e, nel contempo, portare a casa la vita.

Qualche decennio fa su AS fu fatta un'indagine inchiesta sui cavalIERI del rischio e l? io conobbi questi grandissimi piloti: Caracciola, Nuvolari, Farina, An. Ascari, Stuck, etc.. Poi fu eletto il pi? grande di sempre e il risultato premi? Nuvolari. Siccome io allora avevo 15-16 anni e rispondeva gente che presumibilmente aveva un'et? analoga alla mia, bisogna dare atto che si sceglieva con pi? equilibriio che ora, eppure era l'epoca in cui Clark era morto da pochissimi anni, c'era Stewart, Hill, Brabham,il primo Fittipaldi etc, tutta gente che per me ? difficile considerare inferiore a Senna e Schumacher, se non facciamo un discorso solo relativo alle proprie epoche.

Modificato da ickx70

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Per me era doveroso aprire un topic su Rosemeyer, se non lo merita lui... Per?, come ben sai anche tu, Ickx70, su Rosemeyer c'? ancora da approfondire, pensiamo all'incidente e ai misteri (spesso tenuti tali per coprire le responsabilit? della Casa nella tragedia) legati a esso. Tuttavia i due anni e mezzo della sfolgorante carriera di Bernd sono abbastanza per poter parlare soprattutto di momenti belli e di imprese eccezionali.

 

Ah, siccome sto inserendo via via nuove foto nei precedenti topic, non dimenticate, quando passate di qua, di verificare se ne ho inserita qualcuna nuova...

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L'amico *** mi corregger? se ho postato in un topic sbagliato, ma almeno rivitalizziamo il topic su Rosemeyer

Ickx Auto Union

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Ickx70, forse volevi postare questo:

 

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Ickx70, forse volevi postare questo:

 

 

Scusami, hai ragione, stavo postandoli entrambi e ho confuso, meno male che l'amico sun ? sempre attento :up:

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Due recenti libri di qualit? su Rosemeyer, incredibilmente costano meno di 30 euro:

 

 

Peter Kirchberg (Hrsg.)

Bernd Rosemeyer

2505.jpgshadow_5.gifshadow_1.gifshadow_3.gif232 Seiten, 198 S/W-Fotos, 40 Dokumente und Faksimiles, Format 21 x 24 cm, gebunden mit Schutzumschlag

 

ISBN: 978-3-7688-2505-4

 

EUR: 24.90

 

 

 

 

Qui invece c'? la nuova ristampa del libro "Mio marito, il pilota" scritto dalla moglie, l'aviatrice Elly Beinhorn che lo scrisse nel 1938 appena dopo la morte di Rosemeyer. In Germania continuano meritoriamente a ristamparlo, altro che Italia... Io ne possiedo una copia originale addirittura del 1938, come fosse nuovissima, anche se manca la sovracoperta. La moglie ? morta nel 2007, a ben 100 anni di et?.

 

21999832N.jpg

Bernd Rosemeyer

Mein Mann, der Rennfahrer

Autor(en):Elly BeinhornVerlag:HerbigAuflage:2009Umfang:270 SeitenFormat:24,5 cmBestell-Nr.:77662598AVerf?gbarkeit: sofort lieferbar

 

Versandkostenfrei (innerhalb Deutschlands) 24,95? (Preis inkl. Mwst. )

 

 

 

<H4 class=bkdesctitle>Klappentext:</H4>Nie gab sich Bernd Rosemeyer geschlagen - auch nicht in der Eroberung der weltber?hmten Flugpionierin Elly Beinhorn. Doch dem Traumpaar war nur ein kurzes Gl?ck beschieden: Am 28. Januar 1938 raste der wagemutige Ausnahmerennfahrer bei einem Rekordversuch mit mehr als 400 km/h in den Tod.

Elly Beinhorn erz?hlt aus ihrer ganz pers?nlichen Sicht ?ber die zweieinhalb ereignisreichen Jahre an der Seite der unvergessenen Legende Bernd Rosemeyer.

 

Bernd Rosemeyer (14.10.1909 - 28.1.1938) war der ber?hmteste und beliebteste Rennfahrer der 1930er Jahre. F?r die Auto-Union fuhr er Grand-Prix-Erfolge und brach mit den "Silberpfeilen" einen Rekord nach dem anderen, mit seinem wagemutigen Fahrstil und spektakul?ren Aufholjagden eroberte er im Sturm ein Millionenpublikum.

 

Bernd Rosemeyer und Elly Beinhorn, der strahlende Rennfahrer-Star und die weltber?hmte Flugpionierin, lernten sich im September 1935 kennen, im Juli 1936 heiratete das "schnellste Paar der Welt." Doch das Gl?ck des gefeierten Traumpaares war von kurzer Dauer: Nur zwei Monate nach der Geburt ihres Sohnes verungl?ckte Rosemeyer bei einem Rekordversuch auf der Autobahn Frankfurt-Darmstadt mit weit ?ber 400 km/h t?dlich.

 

 

 

 

 

 

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SCUSATE L'ESAGERATA ENFASI DA PARTE MIA, CHE SONO PURE MODERATORE, MA PER LA PRIMA VOLTA IN SETTANTA ANNI ESCE UN LIBRO IN LINGUA ITALIANA (INCREDIBILE) SU UNO DEI PILOTI PIU' FORTI DI SEMPRE, APPARTENENTE ALLA BREVE MA STRAORDINARIA EPOCA DEI TITANI (1930-1939).

DOVREBBE USCIRE DOPO IL 20 MAGGIO, MA IO NON STO PIU' NELLA PELLE :superlol:

 

 

ROSEMEYER. L'ASSO INVINCIBILE

http://www.libriauto.it/in_preparazione.aspx 324_im.jpg

  • Cesare De Agostini - A cura di Gianni Cancellieri

    ROSEMEYER. L'ASSO INVINCIBILE

     

    ISBN: 978-88-7911-475-2

    Prezzo: ? 50,00

    Pubblicato nel: 2009

     

    Formato: cm. 25x25 - Pagine: 192 - Foto: a col. e in b/n - Rilegato con sovraccoperta - Testo: italiano - Collana: Vite da corsa

  • Di lui ? stato scritto di tutto. Anche che era una popstar. Giovane, bello, irresistibile.
  • Bernd Rosemeyer (1909-1938) ? con certezza uno dei pi? grandi piloti apparsi nel mondo dei Gran Premi. In due anni e mezzo di attivit?, dal maggio 1935 all'ottobre 1937, disput? trentatr? gare, vincendone dieci e classificandosi secondo sei volte.
  • Nel 1936 vinse il Titolo di Campione Europeo (in pratica, il Mondiale di allora). Guid? sempre la poderosa quanto difficile Auto Union a motore posteriore ideata da Ferdinand Porsche, che gli permise, durante un tentativo di record, di superare i 400 chilometri all'ora su una strada normalmente adibita al traffico.
  • Tazio Nuvolari lo considerava l' "avversario pi? temibile". Mor? nel 1938 mentre tentava di battere il record sul chilometro lanciato che la Mercedes, guidata dal suo grande avversario Rudolf Caracciola, aveva appena stabilito. Cesare De Agostini firma la prima biografia in lingua italiana di questo asso leggendario, di cui offre uno splendido ritratto a tutto tondo, mettendone in luce la personalit? solare, gli atteggiamenti scanzonati e la irresistibile capacit? di battersi alla massima velocit? possibile su ogni circuito, in ogni condizione atmosferica, sempre. Undicesimo titolo della collana "Vite da corsa", il volume fa rivivere grazie a una serie di immagini d'eccezione uno dei campioni pi? straordinari di ogni tempo, divenuto personaggio di culto, ancor oggi amato da una quantit? incredibile di appassionati.
Modificato da sundance76

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Il libro non ? ancora arrivato a casa, ma la recensione dell'AISA (Associazione Italiana per la Storia dell'Automobile) che qui vi inserisco, mi acuisce ancor pi? la voglia di leggerlo:

 

book09_001-300.jpg

 

Cesare De Agostini e Gianni Cancellieri, i primi a portare in un libro una ricerca approfondita sull'Auto Union nel 1979, ritornano sul tema, trent'anni dopo, con un'opera interamente dedicata a Bernd Rosemeyer, che dell'Auto Union fu il pilota pi? grande.

Al coraggio editoriale di Giorgio Nada e ai meriti degli autori si ? aggiunto il mecenatismo di Luigi Compiano, che ha reso possibile la pubblicazione di questo volume, undicesimo in una serie eccellente, purtroppo penalizzata nella diffusione dalla lingua italiana, ignota o quasi al di fuori dei nostri confini.

Nella recente rifioritura di libri in tedesco dedicati a Rosemeyer e a sua moglie Elly Beinhorn, morta centenaria a fine 2007, il libro si distingue per l'agilit? e il fascino del testo e per la completezza della parte iconografica.

Il testo, opera di De Agostini, ? di piacevole lettura, ben diversa dalle solite biografie. Ha un taglio da cronaca televisiva, per? nel rigoroso rispetto dei fatti e della storia e diventa quasi una cronaca per immagini grazie al modo sapiente con il quale ? intervallato con le numerose foto.

Ogni foto ? corredata da una didascalia che ? componente integrale del valore di questo libro: ? quasi la traduzione fattuale del testo letterario e aumenta il contenuto informativo dell'immagine. Molte foto sono inedite o quasi mai viste al di fuori del piccolo cerchio di chi ancora ricorda Rosemeyer, quei tempi e quelle corse. Provengono da collezioni private e dall'archivio degli autori, entrambi costruiti in anni di ricerche.

Foto di famiglia degli ultimi anni di Elly Beinhorn e di Bernd Rosemeyer II, figlio del pilota, tutte inedite, completano la parte iconografica.

Ulteriore valore aggiunto del libro sono le tabelle finali con le corse in moto, a partire dal 1930, quando Bernd Rosemeyer aveva 21 anni, fino all'ultima vittoria a Donington il 2 ottobre 1937. Sono anche elencati i record di velocit? con il dettaglio di tutti i percorsi effettuati (anche questa una primizia) fino all'ultimo, fatale, del 28 gennaio 1938. Preziosi sono anche i repertori analitici e le due pagine di bibliografia, la pi? completa finora pubblicata non solo su Rosemeyer, ma sulle corse Grand Prix 1934-1939.

Modificato da sundance76

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E' un libro da sole 1000 copie di tiratura. Volendo essere "materialisti", ? anche un investimento, visto che tra qualche anno varr? molto di pi?.

 

Ma il punto focale ? un altro.

 

E' probabile che in Italia verranno vendute circa 200 copie, tremendo...

 

E' davvero incredibile quanto pochi siano le persone interessate, un esiguo circolo di carbonari.

 

Certo, ognuno di noi ? tendenzialmente interessato a ci? che vede o a ci? che ha visto direttamente. Chi ha visto Villeneuve e Peterson dice che "quelle erano le vere corse", chi ha visto Senna e Prost dice lo stesso, e magari ? convinto che il suo beniamino sia il migliore del passato, del presente e del futuro (molti giovani lo pensano di Schumacher, e non hanno mai messo il naso pi? in l? degli anni '80, se va bene).

Oppure, se si "abbassano" a interessarsi a Stewart, lo fanno col metro di ragionamento odierno (errore tremendo..).

 

Alcuni sono convinti che la "passione" sia solo e soltanto quella per un unico pilota, e non esiste assolutamente nient'altro, niente, niente. O che non puoi appassionarti a due o pi? piloti della Storia perch? lo trovano assurdo.....

 

A volte penso sia naturale tutto ci?, e che sono gli appassionati dell'amarcord a essere anormali, e allora mi domando da dove viene questa mia maniera di affezionarmi anche alle cose che non ho vissuto, visto che lo fanno solo lo 0,1% degli appassionati...

 

Ci pensate? Una volta morti tutti coloro che hanno visto un pilota, questo pilota verr? ricordato solo da chi si ostina a portarne in giro il racconto delle sue gesta.

 

Ci pensate? Quando moriremo tutti noi che abbiamo visto Ayrton Senna, pian piano accadr? nei decenni la stessa cosa che accade oggi nei confronti di Nuvolari e Rosemeyer: indifferenza quasi totale, anzi, anche un p? di fastidio e noia verso chi racconta le gesta di Ayrton.

Ok, molti diranno che non ? vero, ma ragionateci: i giovani del futuro parleranno di Senna e Prost come un liceale parla dei grandi della letteratura: s?, grandi, bravissimi, ma sotto sotto "che palle"... che ? praticamente quello che pensano oggi di Nuvolari e Rosemeyer.

 

Io non ho visto correre Villeneuve, ma mi ? bastato conoscerlo per affezionarmi a lui, allo stesso modo di come mi affezionavo a Senna e Prost vedendoli correre.

 

Forse andr? un p? meglio di come ho detto, visto che dagli anni '80 in poi i materiali audio-visivi sono molti di pi?, e quindi permettono una maggiore possibilit? di documentazione...

 

Eppure penso che sia, oltre che bello e interessante, anche meritorio e dovuto il ricordare campioni che non abbiamo visto, altrimenti il loro obl?o sarebbe un assassinio culturale.

 

Tuttavia si vede sempre pi? chiaramente una deformazione di giudizio, come quando sento alcuni che giudicano le percentuali di ritiri in gara negli anni '70-'80 con il metro attuale dove se ti ritiri 2 volte su 20 gare sei fregato e hai una macchina tremendamente inaffidabile (sic).

 

Oggi mi ? arrivato il fascicolo "Ferrari mondiale '79" che vedete in firma, e nelle statistiche dell'epoca (1979 ) vedo che Scheckter, con le sue 10 vittorie (come Hunt e Peterson) era all'11? posto di tutti i tempi come vittorie in GP (Stewart era primo con 27, oggi Schumacher ne ha 91...).

Questo la dice lunga sui valori diversi (oggi con 10 vittorie sei un Barrichello qualsiasi, con tutto il rispetto per Rubens, spesso maltrattato). All'epoca 10 vittorie erano moltissime, e il rovescio della medaglia era di farsi male, o comunque di compromettere la gara.

Oggi accanto alle piste non c'? il "fuori-pista", bens? ci sono comode piste aeroportuali dove puoi fare quello che vuoi e poi tornare comodamente in pista dove i tuoi tifosi ultras possono continuare a guardare il televisore senza doverlo spegnere visto che non ti sei insabbiato... Viva lo sport!!

Modificato da sundance76

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E' un libro da sole 1000 copie di tiratura. Volendo essere "materialisti", ? anche un investimento, visto che tra qualche anno varr? molto di pi?.

 

Ma il punto focale ? un altro.

 

E' probabile che in Italia verranno vendute circa 200 copie, tremendo...

 

E' davvero incredibile quanto pochi siano le persone interessate, un esiguo circolo di carbonari.

 

Certo, ognuno di noi ? tendenzialmente interessato a ci? che vede o a ci? che ha visto direttamente. Chi ha visto Villeneuve e Peterson dice che "quelle erano le vere corse", chi ha visto Senna e Prost dice lo stesso, e magari ? convinto che il suo beniamino sia il migliore del passato, del presente e del futuro (molti giovani lo pensano di Schumacher, e non hanno mai messo il naso pi? in l? degli anni '80, se va bene).

Oppure, se si "abbassano" a interessarsi a Stewart, lo fanno col metro di ragionamento odierno (errore tremendo..).

 

Alcuni sono convinti che la "passione" sia solo e soltanto quella per un unico pilota, e non esiste assolutamente nient'altro, niente, niente. O che non puoi appassionarti a due o pi? piloti della Storia perch? lo trovano assurdo.....

 

A volte penso sia naturale tutto ci?, e che sono gli appassionati dell'amarcord a essere anormali, e allora mi domando da dove viene questa mia maniera di affezionarmi anche alle cose che non ho vissuto, visto che lo fanno solo lo 0,1% degli appassionati...

 

Ci pensate? Una volta morti tutti coloro che hanno visto un pilota, questo pilota verr? ricordato solo da chi si ostina a portarne in giro il racconto delle sue gesta.

 

Ci pensate? Quando moriremo tutti noi che abbiamo visto Ayrton Senna, pian piano accadr? nei decenni la stessa cosa che accade oggi nei confronti di Nuvolari e Rosemeyer: indifferenza quasi totale, anzi, anche un p? di fastidio e noia verso chi racconta le gesta di Ayrton.

Ok, molti diranno che non ? vero, ma ragionateci: i giovani del futuro parleranno di Senna e Prost come un liceale parla dei grandi della letteratura: s?, grandi, bravissimi, ma sotto sotto "che palle"... che ? praticamente quello che pensano oggi di Nuvolari e Rosemeyer.

 

Io non ho visto correre Villeneuve, ma mi ? bastato conoscerlo attraverso i mille mezzi a disposizione per affezionarmi a lui, allo stesso modo di come mi affezionavo a Senna e Prost vedendoli correre.

 

Forse andr? un p? meglio di come ho detto, visto che dagli anni '80 in poi i materiali audio-visivi sono molti di pi?, e quindi permettono una maggiore possibilit? di documentazione...

 

Eppure penso che sia, oltre che bello e interessante, anche meritorio e dovuto il ricordare campioni che non abbiamo visto, altrimenti il loro obl?o sarebbe un assassinio culturale.

 

Tuttavia si vede sempre pi? chiaramente una deformazione di giudizio, come quando sento alcuni che giudicano le percentuali di ritiri in gara negli anni '70-'80 con il metro attuale dove se ti ritiri 2 volte su 20 gare sei fregato e hai una macchina tremendamente inaffidabile (sic).

 

Oggi mi ? arrivato il fascicolo "Ferrari mondiale '79" che vedete in firma, e nelle statistiche dell'epoca (1979 ) vedo che Scheckter, con le sue 10 vittorie (come Hunt e Peterson) era all'11? posto di tutti i tempi come vittorie in GP (Stewart era primo con 27, oggi Schumacher ne ha 91...).

Questo la dice lunga sui valori diversi (oggi con 10 vittorie sei un Barrichello qualsiasi, con tutto il rispetto per Rubens, spesso maltrattato). All'epoca 10 vittorie erano moltissime, e il rovescio della medaglia era di farsi male, o comunque di compromettere la gara.

 

Mi auto-quoto poich? il libro mi ? finalmente arrivato, ma per ora non ho l'entusiasmo di parlare in solitario di quanto sia bello e meritorio da leggere.

So che nessuno si appassioner? a ci? che dico, ma potr? essere importante leggere ci? che ho scritto nel "quote".

 

E visto che siamo in amarcord, mi sento di celebrare i piloti da Gran Premio (tutti!), anche quelli dell'ottocento, dato che il 90% dei post storici sembra dimostrare che l'unica "storia" possibile su sui discutere ? l'epoca di Schumacher (sic!!), cio? l'unica materia "storica" ? un pilota che ha smesso due anni e mezzo fa (sic!) di correre...

 

Se la sezione storica ? fatta per parlare soltanto dei piloti che uno ha visto in diretta TV, allora per praticit? del server, chiudiamola, visto che di Schumacher e dei suoi avversari (moltissimi ancora in attivit?) possiamo parlarne anche nella sezione "Formula 1".....

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come posso acquistarlo?

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Mi auto-quoto poich? il libro mi ? finalmente arrivato, ma per ora non ho l'entusiasmo di parlare in solitario di quanto sia bello e meritorio da leggere.

So che nessuno si appassioner? a ci? che dico, ma potr? essere importante leggere ci? che ho scritto nel "quote".

 

invece c'? qualcuno che ti legge :D

 

non posto perch? ignoro l'argomento ma leggo con piacere i tuoi post su quei tempi molto interessanti

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invece c'? qualcuno che ti legge :D

 

non posto perch? ignoro l'argomento ma leggo con piacere i tuoi post su quei tempi molto interessanti

 

Ti ringrazio molto. Quelle gare non avevano nulla in meno, per agonismo, perizia, competitivit?, contenuti tecnici e sportivi, rispetto all'epoca attuale.

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