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quota 200 $ entro 2009, riflessione.

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IL MONDO SOPRAVVIVER? AL PETROLIO A 200 $ A BARILE? UNA CRISI COME NEGLI ANNI ?70?

?NEWSWEEK?: "IN EUROPA, IN USA E ASIA VEDREMO FALLIRE RAPIDAMENTE MOLTE AZIENDE?

ECCO PERCH? GLI U.S.A. NON LASCERANNO MAI QUELLA POMPA ILLIMITATA CHIAMATA IRAQ

 

Rana Foroohar per ?Newsweek? (tratto da ?Internazionale?)

 

 

L?America ? a una svolta. Con il prezzo della benzina a un dollaro al litro, gli statunitensi hanno cominciato a mettere un freno allo spreco di energia: usano di pi? i mezzi pubblici, comprano meno veicoli di grossa cilindrata e vedono crollare le loro granitiche certezze di consumatori. Insomma, hanno modificato di colpo le loro abitudini. Questa novit? potrebbe avere ripercussioni in tutto il mondo.

 

Gli europei, che sono pi? sensibili alle questioni ambientali, sono anche protetti da una valuta pi? forte. Quanto agli asiatici, a difenderli dall'impennata dei prezzi del petrolio ci sono i sussidi statali, che limitano i rincari per i consumatori. Ma se i prezzi continuano ad aumentare - e se la diga dei sussidi cede - la rivoluzione energetica si diffonder? a macchia d'olio. "Siamo sopravvissuti al petrolio a 80 dollari al barile, ma non significa che sopravvivremo anche al petrolio a 200 dollari al barile", osserva Daniel Yergin, autore di ?The prize: the epic quest for oil, money and power?. "Se questa soglia verr? superata, le conseguenze saranno enormi".

 

Un anno fa nessuno immaginava che il petrolio potesse raggiungere i 200 dollari al barile. Tra il 1999 e il 2007 il prezzo del greggio ? passato da 10 a 95 dollari senza rallentare la crescita economica mondiale, perch? i mercati erano convinti che l'impennata fosse alimentata essenzialmente dall'aumento della domanda, in particolare cinese e indiana. Qualcuno si preoccupava della scarsit? di petrolio, ma niente di paragonabile agli sconvolgimenti provocati dalla stretta imposta dall'Opec negli an?ni settanta.

 

Poi, via via che il prezzo al barile ? aumentato, le previsioni sono diventate pi? fosche. I mercati hanno cominciato a temere non solo che la domanda a lungo termine continuasse ad aumentare, ma anche che i fattori di rischio - l'intensificarsi dei conflitti, il calo degli investimenti e le stime al ribasso delle riserve dei principali paesi produttori - non fossero destinati a sparire. Oggi molti prendono sul serio l'ipotesi che il prezzo possa raggiungere i 200 dollari al barile e che sia in arrivo una nuova crisi simile a quella degli anni settanta.

 

La Goldman Sachs ha avvertito che la soglia dei 200 dollari al barile potrebbe essere raggiunta in un lasso di tempo compreso tra i sei e i ventiquattro mesi. ? un periodo troppo breve per stare tranquilli, perfino per chi pensa che l'aumento dei prezzi possa avere effetti positivi sul risparmio energetico e sulla lotta al riscaldamento globale.

 

L'impennata dei prezzi petroliferi sta gi? causando gravi problemi alla gente comune, minacciando la crescita economica mondiale e resuscitando lo spettro dell'inflazione. I rincari sono stati particolarmente forti in alcuni mercati emergenti come la Cina e l'India, che negli ultimi anni hanno frenato l'inflazione mondiale esportando beni e servizi a basso costo. Oggi invece questi paesi minacciano di esportare inflazione, soprattutto se spariranno i controlli sui prezzi dell'energia.

 

Pagare 200 dollari per un barile di petrolio nel 2009 sarebbe un colpo durissimo, e non basterebbe una "tassa verde" sulle auto di grossa cilindrata per ridurne l'impatto. Certo, lo shock costringerebbe interi paesi a diventare "verdi" molto pi? rapidamente di quanto stiano facendo: in particolare risparmiando energia e mettendo a punto e adottando nuovi combustibili non fossili.

Ma questo non pu? avvenire in 24 mesi. Ecco perch? le previsioni sono fosche.

 

Alcuni esperti prevedono un'accelerazione del trasferimento della ricchezza dai paesi consumatori ai paesi produttori di petrolio che potrebbe alterare gli equilibri mondiali, dando una mano a regimi come quelli al potere in Iran, in Venezuela o in Russia. Secondo il direttore della Morgan Stanley, Stephen Jen, con il petrolio a 200 dollari al barile il valore delle riserve petrolifere dei paesi del Golfo, esclusi Iran e Iraq, salirebbe fino a 95mila miliardi di dollari, circa il doppio del valore dei mercati azionari, il che trasformerebbe i fondi sovrani dei paesi petroliferi (che investono i proventi del greggio) nei veri padroni del mercato.

 

Alcuni ottimisti sono convinti che questi guadagni, se ben investiti, potrebbero far entrare il Medio Oriente nel mondo moderno. Ma tanti piccoli paesi hanno gi? constatato la difficolt? di investire in modo saggio i profitti provenienti dal petrolio.

 

La ricchezza creata dal greggio pu? diventare una maledizione. Come osserva Michael L. Ross, docente di scienze politiche all'universit? della California a Los Angeles, la percentuale di guerre in corso nei paesi produttori di petrolio ? in aumento. Anche il numero dei produttori di petrolio ? in aumento, e crescer? ancora. Gli ultimi arrivati sono spesso paesi piccoli e non attrezzati ad affrontare la corruzione.

 

Nessun settore industriale ? al riparo dal petrolio alle stelle. L'aumento vertiginoso dei prezzi del combustibile ha gi? spinto la American Airlines ad annunciare il taglio di alcuni voli. Anche Air France-Klm prevede un calo del 30 per cento dei profitti per il 2008, e l'amministratore delegato Jean-Cyril Spinetta ha spiegato che il petrolio a 200 dollari sarebbe uno shock pi? grave dell'11 settembre o dell'epidemia di Sars del 2003. "E pi? di un semplice cambiamento: ? una rivoluzione", ha dichiarato Spinetta. "In Europa, negli Stati Uniti e in Asia vedremo fallire rapidamente molte aziende. E ci sar? una ristrutturazione delle reti, un taglio delle rotte, una riduzione delle flotte aeree". Gli effetti di questi tagli sommati a quelli delle fusioni potrebbero provocare la chiusura de-gli aeroporti di tante citt? di medie dimensioni, dalla Toscana al Midwest de-gli Stati Uniti.

 

 

Il calo di fiducia dei consumatori americani pu? essere un segnale di quello che succeder? in altri paesi. Negli Stati Uniti ha toccato il livello pi? basso degli ultimi quindici anni. Le statistiche del dipartimento dell'energia indicano che la benzina a un dollaro al litro sta costringendo gli statunitensi a usare di meno l'auto. Quest'anno si prevede che negli Usa il consumo di carburante caler? per la prima volta dal 1991. E sembra improbabile che gli incentivi fiscali possano invertire la tendenza.

 

TUTTI A PIEDI

Anche in Europa succeder? qualcosa di simile. Gi? adesso gli automobilisti tedeschi vanno pi? piano in autostrada per risparmiare benzina: negli ultimi otto anni in Germania il prezzo del carburante ? aumentato del 66 per cento. Secondo gli esperti, pi? gli europei spendono in benzina e meno spendono in mobili, vestiti ed elettrodomestici. Negli Stati Uniti, dove il prezzo del petrolio ? aumentato del 40 per cento in due mesi, la sensazione di un'accelerazione della crisi ? gi? palpabile. Le case automobilistiche stavano orientando la produzione verso le cilindrate pi? basse gi? prima dell'impennata del petrolio, ma ora le vendite di Suv e di pickup sono crollate.

 

Le scelte individuali - quale auto guidare, quanto viaggiare in aereo, se comprare un televisore pi? grande - s'inseriscono in un'incertezza pi? grande, quella causata dall'aumento dei prezzi petroliferi. Anche se mancano ancora delle previsioni ufficiali, ? gi? evidente che il petrolio sta catalizzando i rischi inflazionistici non solo nei paesi poveri, ma anche in quelli ricchi. Sembra probabile che quest'estate l'inflazione sar? al 5 per cento negli Stati Uniti e al 3 per cento in Europa. Nelle economie emergenti l'inflazione potrebbe essere a due cifre.

 

Un altro timore ? che, poich? l'aumento dei prezzi petroliferi costringe molte economie asiatiche a ridurre o addirittura ad abolire i generosi sussidi sui carburanti, la crescita in quei paesi subir? un rallentamento notevole. E se i poveri del mondo diventano ancora pi? poveri, aumentano i rischi dei conflitti sociali. "Con il petrolio a 200 dollari, il costo dei trasporti aumenter? al punto da annullare la liberalizzazione degli scambi commerciali degli ultimi trent'anni", spiega Jeff Rubin, economista della Cibc world markets. Secondo Rubin il commercio mondiale si riorganizzer? a livello regionale: il Giappone potr? forse continuare a importare merci dalla Cina, e gli Stati Uniti importeranno sempre pi? dall'America Latina.

 

Ma la tendenza al regionalismo non si fermer? agli scambi commerciali: sorgeranno nuovi hub finanziari e di servizi in regioni ricche di fonti energetiche come la Russia, l'America Latina e il golfo Persico. I fondi sovrani continueranno a comprare le banche e le aziende occidentali pi? solide e diversificheranno i loro investimenti. E questo a sua volta render? pi? forti e imprevedibili i movimenti dei mercati. Del resto, l'ascesa dei fondi sovrani ha gi? scatenato una reazione di tipo protezionistico: gli Stati Uniti hanno cominciato a sbarrare il passo agli investimenti stranieri nelle aziende americane.

 

Ma sono possibili conflitti anche pi? aspri. "Via via che regioni come il Medio Oriente e l'Africa, la Russia e il Sudamerica continueranno a svilupparsi, vedremo crescere la loro fame di energia e assisteremo ad atteggiamenti aggressivi e a iniziative neocolonialiste", prevede Scott Nyquist, responsabile del settore energia della McKinsey. Inoltre, pi? l'Iran si arricchisce pi? rischia di rafforzarsi anche il movimento Hezbollah, mentre ? gi? chiaro che aumenter? il potere della Cina in Africa.

 

LE GUERRE DEL GREGGIO

Quasi certamente ci saranno nuovi conflitti. La ricchezza prodotta dal petrolio tende a sconvolgere l'economia e la politica dei paesi, disincentivando la diversificazione produttiva, esacerbando le rivendicazioni etniche e rendendo pi? facile finanziare le rivolte. Un terzo delle guerre civili in corso nel mondo si combatte in paesi produttori di petrolio (nel 1992 era un quinto). "Si crea un circolo vizioso", afferma Michael L. Ross, il politologo della Ucla, "e lo vediamo in paesi come l'Iraq e la Nigeria: i conflitti fanno aumentare i prezzi e l'aumento dei prezzi a sua volta alimenta i conflitti".

 

Imporre un embargo al petrolio proveniente dai paesi in guerra non servirebbe: ridurre il petrolio disponibile sul mercato non farebbe che aggravare una situazione gi? esplosiva. Secondo Ben Dell, analista della Sanford Bernstein, l'aumento dei prezzi petroliferi incoraggia la tendenza a rinazionalizzare i giacimenti da parte di paesi produttori come la Russia e il Venezuela, ma questo determina spesso un calo della produzione, visto che quasi tutte le aziende petrolifere di stato sono inefficienti. Per giunta, le aziende statali devono fare affari dove possono: ma poich? i giacimenti che si trovano in regioni tranquille come l?Alaska o il mare del Nord sono esauriti, la caccia a quelli nuovi si ? spostata verso paesi in guerra (Nigeria, Angola) o zone con caratteristiche geologiche molto difficili, come la Siberia.

 

Intanto ci sono molte tecnologie verdi promettenti, ma nessuna sembra in grado di salvare la situazione a breve termine. "Le energie alternative sono un'illusione", sostiene il presidente della Pfc Energy, Robin West. "Naturalmente miglioreranno. Ma la gente non si rende conto del livello raggiunto dalle attivit? petrolifere. L'anno scorso, grazie agli enormi sussidi concessi agli agricoltori, sono stati prodotti 18 miliardi di litri di etanolo. Ma ? l'equivalente di quello che produce una sola piattaforma petrolifera al largo delle coste dell'Africa occidentale".

 

Che fare, allora? Tanto per cominciare i leader politici dovrebbero smettere di chiedere alle grandi aziende petrolifere perch? i prezzi sono cos? alti: visto che controllano solo una piccola percentuale delle riserve, non sono loro a deciderne l'andamento. Inoltre, potrebbero incentivare iniziative verdi pi? efficaci, come i crediti per l'energia eolica e solare, invece dell'etanolo che ? un sogno irrealistico e costoso. Infine, potrebbero smetterla di compiacere gli elettori concedendo sovvenzioni e tagli alle imposte sulla benzina. Le strade prese finora indicano chiaramente che i governi non hanno capito la nuova realt?, e cio? che il petrolio ? una risorsa limitata e che la disinvoltura con cui l'abbiamo usata finora non pu? durare.

 

"Un combustibile poco caro, pulito e disponibile esiste: si chiama risparmio energetico", sintetizza Robin West. Il mondo potrebbe risparmiare il 25 per cento del petrolio adottando alcuni semplici accorgimenti come non superare mai i limiti di velocit?, spegnere le luci e soprattutto sfruttare fino in fondo le tecnologie verdi gi? disponibili come le energie ibride o un migliore isolamento degli edifici. I paesi ricchi, in particolare gli Stati Uniti, non sono mai stati favorevoli a porre un freno ai consumi, ma con l'aumento dei prezzi dell'energia cambieranno idea. ? gi? successo negli anni settanta e succeder? ancora. E sar? questo - se siamo fortunati - l'effetto pi? importante e duraturo del petrolio a 200 dollari.

 

Finiremo al 100% sotto il controllo dei fondi di investimenti arabi? La Ferrari ha visto avanti...:D

 

Forse sarebbe il caso che il mondo della F1 e delle competizioni motoristiche in genere, inizi a occuparsi seriamente di "tecnologia" e risparmio energetico.

Il Kers pu? essere un passo ma ? fondamentale che il mondo della F1 invece di sfiancarsi in guerre di potere, marketing, scandali e cotillions si preoccupi seriamente di come attualizzare la presunta funzione di primazia nella ricerca tecnologica applicata all'industria dell' auto.

Altro che motori bloccati e benzine speciali; a quando una F1 all'idrogeno?

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Sono convinto che la FIA entro breve debba attuare una politica che miri all'introduzione dei biocarburanti in F1. Le macchine a idrogeno sono ancora un'utopia secondo me, vanno pi? piano delle cariole. L'unica strada ? l'etanolo.

 

Negli USA tutto sommato stanno meglio di noi, l? la benzina costa 4 dollari al gallone, in pratica 1 euro al litro, prezzo su cui qua in Europa ci metterebbe la firma chiunque. Certo loro fino a 3/4 anni fa non pagavano nemmeno 3 dollari al gallone, quindi ci restano di sasso.

 

Imho l'unico modo per far scendere le quotazioni del greggio ce l'hanno in mano i leader del G8, se il prossimo Luglio si mettessero tutti a dire: "Ci impegniamo. Entro max dieci anni faremo a meno del petrolio", vedi che di botto imho si ritorna a prezzi ragionevoli.

 

C'? cmq anche da fare un po' di storia: fino allo scoppio della Prima Guerra del Golfo il barile oscillava tra i 13 e i 16 dollari, appena scoppi? la guerra si arriv? ad un picco di 30 dollari. Ad ostilit? concluse il prezzo si stabilizz? tra i 23 e i 25 dollari al barile, ed ? stato cos? per dieci anni, poi dall'11 settembre in poi c'? stata la corsa al rialzo continuo, e i motivi sono vari, su tutti: la crisi economica internazionale, scenari geopolitici a rischio (Venezuela, Nigeria, Iraq, Iran), e soprattutto secondo me l'aumento della domanda da parte di quegli stati che prima non lo compravano (Cina e India su tutti) e la stabilit? dell'offerta, sono anni che non si aumenta la produzione. Sento che si parla di andare a trivellare in Alaska e poi addirittura dopo il 2049 (quando scadr? la convenzione internazionale) in Antartide dove secondo gli esperti ci sarebbe il pi? grande giacimento del mondo.

 

Tornando al lato sporitvo:

La FIA darebbe davvero un bel segnale se si cambiassero le regole in materia, insomma i biocarburanti sono il futuro a medio termine, a lungo termine l'idrogeno ? l'unica soluzione, ma c'? ancora da studiare.

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Visitatore andrea81

negli alettoni in futuro ci saranno i pannelli solari :D

 

personalmente credo che quando la situazione diventera insostenibile e le aziende che oggi guadagno con il petrolio non faranno piu soldi sposteranno i loro interessi su altre fonti d'energia con conseguente impiego di risorse e un veloce sviluppo delle tecnologie.Senza andare lontano si puo dire che in F1 i team che sono comuque aziende hanno sempre fatto cosi, quando veniva bloccato lo sviluppo in un settore investivano su un altro.

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leggendo due libri di eugenio benetazzo mi sono fatto un po di cultura riguardo alla situazione finanziaria del pianeta e in modo particolare alla situazione delle materie prime.intanto nel 2004 c'? stato il picco di produzione del petrolio in conseguenza dell'entrata della cina e dell'india,risultato la curva della domanda ha superato quella dell'offerta con un'inflazione galoppante del petrolio(tre anni fa era a 70 dollari).ora,che in antartide ci sia il petrolio non lo so ma non risolverebbe credo la crisi,nel senso che nel frattempo sempre piu cinesi e indiani vivranno come noi e la domanda salir? ancora, per non parlare di dei costi aggiuntivi di estrazione in una terra direi poco ospitale.i biocarburanti non sono una soluzione di niente in quanto per produrre una quantit? utile a soffisfare mi pare (l'ho letto da qualche parte)l'8% del fabbisogno planetario servirebbe coltivare un'area grande quanto l'australia.inoltre in brasile stanno disboscando mezza foresta a forza di coltivare girasoli (e nel frattempo c'? gente che muore di fame li).insomma la situazione ? ben piu grave di quello che si pensi e rigurda cose molto piu importanti delle azzuffate tra il nazista e il nano.

da questo punto di vista il nucelare potrebbe aiutarci e renderci meno dipendenti dal petrolio ma servono forti investimenti anche sul solare,per quanto riguarda la automobili si parla tanto di idrogeno ma alla fine di cose veramente concrete non ho visto niente (a meno che non aspettino il greggio a 300 dollari per tirarle fuori :hihi: )

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purtroppo il petrolio ce l'hanno le persone sbagliate, gli arabi...

sar? sempre peggio vedrete, il prezzo ? destinato a salire in maniera vertiginosa...

si salvi chi puo'

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Visitatore alexf1 fan

 

Ho letto proprio oggi su AS che non ci sarebbe problema per la f1 a passare all'etanolo come la Champ car/IRL , e Fittipaldi si sarebbe anche fatto promotore.Peccato che gli sponsor petroliferi hanno troppo interessi in ballo .........

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credo che tra venti/trenta anni la F! non esister? pi?, i motori a scoppio saranno sempre una minoranza e una F1 con motori elettrici perderebbe troppo appeal.

 

i combustibili alternativi come bioetanolo etc sono ecologici, ma servono distese infinite di coltivazioni, con danni per la produzione alimentare.

 

Secondo me non c'? una alternativa vera per le auto ad alte prestazioni, si dovr? scendere complessivamente a compromessi forse non troppo digeribili, ma che ci renderanno meno dipendenti dai paesi produttori di greggio e avremo un ambiente pi? pulito.

 

Con l'idrogeno alla fine si sfrutta l'energia elettrica, avendo per? meno peso e ingombro per le batterie credo... Ma la produzione dell'idrogeno non ? poi molto economica e per avere una distribuzione capillare serviranno decenni dall'introduzione.

 

Meglio partire con auto elettriche che per uso urbano sono ottime, per poi, quando la tecnologia lo permetter? passare alll'idrogeno o ad altro.

 

Ma se la produzione d'energia sar? dipendente al petrolio cambier? ben poco, anzi credo che la situazione peggiorerebbe. Si devono quindi aprire centrali nucleari per avere un livello discreto di energia e spingere in contemporanea sulle fonti rinnovabili.

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Certo per uso urbano le auto elettriche sono ottime (a Milano o Roma per esempio significherebbe poter respirare a pieni polmoni), ma quando poi devi ricaricare le pile a casa tua mentre metti la spina nella presa, la corrente da dove arriva? Da una centrale elettrica che molto probabilmente (se italiana) sta bruciando gas o petrolio. Ecco che ci vuole l'energia nucleare subito, e un investimento nel solare (che per? non potr? mai coprire tutte le necessit?).

Una cosa che si dovrebbe fare subito ? quella di mettere i pannelli solari sui tetti delle case, specie al sud (ad esempio casa mia sarebbe ottima visto che il tetto ? esposto a est-sud-ovest). Ora ci sono degli incentivi ma costa ancora troppo. Quando costruimmo casa mia l'ENEL ci contatt? per farci l'offerta: volevano 20/25.000 euro, ci dissero che li avremmo recuperati e poi ci avremmo guadagnato, ma sinceramente uno gi? ha delle spese per la casa chi si mette a tirare fuori altri soldi?

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Per ora l'unica strada perocrribile ? l'ibrido. Molte case automobilistiche stanno sviluppando questa tecnologia, in attesa dell'idrogeno.

 

Se il prezzo del petrolio continua ad aumentare, la Formula 1 dovrebbe decidersi a passare all'etanolo

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si potrebbe andare ad alcool...alcool tirato fuori dalle barbabietole (invece di fare chiudere gli zuccherifici in italia si potrebbe tenerli aperti appunto per fare alcool) come gi? mi hanno detto che fanno in sudamerica..ma siccome qui i padroni sono petrolieri ovviamente uno sviluppo del genere non ci sar? mai..

sarebbe una fonte rinnovabile, non come il petrolio ch? ? limitato

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questa discussione m'interessa molto e l'allargherei oltre al discorso f1.guardate che il problema energetico ? piu grave e piu vicino a noi di quanto pensiamo.fortunatamente il governo sta facendo qualcosa in tal proposito passando al nucleare e prendendo (piccole) distanze dal petrolioe i petrolieri (come ha fatto tremonti in pratica).dovremo gradualmente liberarci dell'oro nero e passare a altre forme di energia

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piccolo problema...

se passiamo a qualunque combustibile che si ricava dalle piante, apparte che non ne produrremo mai abbastanza, il grano di impenner? e in pratica tutta l'africa morir? di fame... senza contare che i prezzi lieviteranno dal pane, alla pasta alla carne... come sta succedendo ora con gli alimentari...

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Ma per questo al pi? presto si deve passare all'idrogeno che ? il gas pi? presente nell'intero universo, e sulla Terra se ne trova a iosa nell'acqua che altro non ? che H2O.

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basterebbero un p? di investimenti...

se la fia volesse fare una cosa buona basterebbe dire che nel 2012 ci dovranno essere solo motori a idrogeno, cos? sai come andr? avanti la ricerca sui motori a idrogeno (che gi? ci sono tra l'altro) e come miglioreranno di prestazioni abbassandosi di prezzo e consumi...

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Riflessione interessante: io sono piuttosto pessimista e temo che coloro che governano il mondo, cio? banche, grandi fondi d'investimento, petrolieri e multinazionali varie (per non parlare delle varie mafie :cray: ) abbiano dimostrato negli ultimi decenni che il loro amore per il denaro ? pi? forte anche del semplice istinto di sopravvivenza (abbiamo semidistrutto questo bel pianeta pur di continuare a bruciare idrocarburi) quindi non mi meraviglierei se questa "corsa" del prezzo del petrolio sfociasse in una guerra (temo mondiale) che finalmente libererebbe la Terra dal suo peggior virus: la specie umana.

Catastrofismi a parte, la F1 credo possa/debba fare ben poco: innanzitutto sono anni che non rappresenta pi? quel "laboratorio di tecnologie" che era una volta: le F1 di oggi sono meccanicamente standardizzate e addirittura AL CONTRARIO copiano soluzioni provenienti dalla produzione di serie (tipo il cambio a doppia frizione della Ferrari); l'unico terreno di sviluppo ? l'aerodinamica finalizzata alla creazione di deportanza, tecnologia assolutamente inutile per la massa (utilizzata solo in pochissime supercar ipercostose) e le pi? recenti soluzioni tecnologiche (freni al carbonio, materiali aerospaziali) sono assolutamente inconcepibili per l'utilizzo quotidiano.

Potrebbe darsi che qualcuna delle case costruttrici di autovetture decida di portare in F1 qualche tecnologia GIA' ESISTENTE per le sue auto di serie, ma giusto PER FARNE PUBBLICITA' e nulla di pi?.

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beh scusa se si imporrebbe alle case costrutrici l'idrogeno queste sarebbero spinte a creare un motore e spingerlo sempre pi? al limite e ci? comporterebbe non pochi pregi dal punto di vista automobilistico...

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Il problema dell'idrogeno non ? l'applicazione ma piuttosto il modo in cui estrarlo. Infatti durante l'estrazione si consuma molta energia. Se non ci fosse questo problema a questo punto saremmo tutti su macchine a idrogeno, infatti a livello di motore cambia ben poco....

 

L'unica soluzione applicabile a breve termine ? il nucleare - motore elettrico, purtroppo...

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l'aumento del prezzo del petrolio ? anche causato ( come per tutte le cose) dall'aumento della domanda. il super sviluppo della cina ha alzato la domanda di petrolio notevolmente (sono un miliardo e mezzo se contiamo anke l'indonesia in forte crescita economica) e quindi i petrolieri aumentano i prezzi. e poi ? un bene che anche se aumentano i prezzi la gente continua a comprare carburanti in egual misura xke ne ha bisogno...quindi credo sia ora di studiare a fondo i segreti della fusione fredda :zizi:

tempo fa da qualke parte legevo di alcuni esperimenti con esito incoragiante fatti proprio in italia ma la mancanza di fondi per la ricerca in tal senso non ha permesso di proseguire con le ricerche...una F1 a fusione fredda sarebbe il massimo. un litro di acqua pesante sarebbe sufficiente per 15 mondiali :D

 

a scanso di equivoci: ? un bene che anche se aumentano i prezzi la gente continua a comprare ....non fraintendete...non intendo che ? un bene, ossia una cosa positiva, intendo bene in senso lato, ossia bene economico, bene inteso come oggetto

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l'idrogeno costa, ma se si investisse su larga scala i costi diminuirebbero...

il punto ? che i petrolieri non ne vogliono sapere e le nazioni pure sembra, almeno lo stato dovrebbe far qualcosa ma niente di niente...

 

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Ho letto solo qualche spunto di questo topic e quindi non intervengo molto "attivamente", per? vorrei ricordare che n? le auto elettriche, n? quelle ad idrogeno, n? i biocarburanti risolveranno il problema, o almeno da soli.

L'idrogeno aumenta paurosamente l'effetto serra, i biocombustibili fanno aumentare in modo poco controllabile il prezzo degli alimentari (riducendo anche preziose scorte), le auto elettriche spostano solo il problema: auto pulite ma maggiore richiesta di energia dalle centrali...

Secondo il mio modesto parere l'unica energia che ci potrebbe salvare ? quella che ogni giorno sprechiamo in modo vergognoso e cio? quella derivante dalle fonti rinnovabili come il sole, il vento e l'acqua, utilizzabili senza inutili trasformazioni (tipo quella dell'idrogeno) che in realt? sono poi la radice dei problemi.

Se molti invece di continuare a parlare in modo sterile della situazione africana, iniziassero ad investire seriamente per coprire grandi zone di pannelli solari, darebbero sia lavoro (ed un minimo di evoluzione) a molte zone africane ed avrebbero energia pulitissima in quantit?.

Per quanto riguarda la F1, non credo n? che possa risentire del problema (nonostante in una corsa ci sia un immenso consumo di carburante, questo ? equivalente forse al carburante speso all'intero di una grande citt? in un minuto), n? che possa influenzare in un modo o nell'altro lo sviluppo di certe soluzioni.

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