Il mio prozio fu mandato allo sbaraglio, durante la campagna di Russia. Fu catturato, ma riuscì a fuggire prima di essere deportato e messo in qualche lager.
Riuscì a tornare in Italia, dopo anni di girovagare. Raccontava sempre di aver rubato un cavallo e di aver attraversato l'europa con esso, riuscendo a tornare a casa. Arrivato a casa, per ringraziare la bestia dalle enormi fatiche, lo uccise e lo diede da mangiare alla famiglia. Dovette farlo a malincuore, visto che si moriva di fame nelle campagne del veneto.
Il paese dove vivo attualmente, è famoso per aver avuto un piccolo campo di concentramento, usato come hub dai tedeschi, dove radunavano gli ebrei e i dissidenti, prima di deportarli ad auschwitz o monowitz.
Nel paese dove sono nato invece, a circa 500 metri dalla mia vecchia casa, c'è il cimitero comunale. Sulle mura del cimitero ci sono ancora i 5 fori di proiettile, causati da un'esecuzione di un plotone tedesco, ai danni di 5 abitanti del posto.
Tutto nacque al mattino presto, in una frazione non lontano, dove un gruppo di tedeschi in ritirata, cercò di rubare dei cavalli da una stalla. Il proprietario se ne accorse e tentò di fermarli. I tedeschi senza esitare, spararono al proprietario, uccidendolo. Il fratello di questi, uscì con il fucile ed uccise due ufficiali tedeschi, ferendone altri. A questo punto si scatenò la rabbia dei tedeschi, uccisero il fratello, sterminarono la famiglia (dove c'erano anche bambini). Non contenti, durante la ritirata, entrarono a caso in fattorie e case, sterminando chiunque si trovassero di fronte.
Poi passarono per il mio paese e fecero fuori quelle 5 persone, la cui unica colpa era quella di trovarsi sulla loro strada. Non contenti proseguirono le stragi in altre frazioni vicine, ad opera di altri plotoni.
In totale, in quella giornata, furono trucidate quasi 40 persone, comprese donne e bambini piccoli.
Quando eravamo piccini, incoraggiati dal prof di storia, facemmo il giro delle famiglie, intervistando gli anziani. Fu tristissimo sentire le loro storie.