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FILIPPO

Gilles e SIC

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Il Sic era il fratello minore casinista che bisogna cercare un po' di frenare. Vi racconto un aneddoto che secondo me ? divertentissimo per farvi capire com'era il Sic. Allora dopo questa Safety Commission di Le Mans dove il Sic era alla gogna per aver fatto tanto casino nelle gare prima, ci siamo trovati davanti alle hospitality. Io ero con Lucio, il Sic non mi ricordo era con Paolo o con la Kate. Allora mi diceva: ?Eh ma questi dai, ma cosa dicono...?. Io ero d'accordo con lui di base, per? poi gli ho detto: ?Per? Sic, mi raccomando! Domani, almeno domani, abbi un occhio di riguardo! Cerca di non fare delle cagate domani, nel senso, perch? domani ti massacrano?. E lui mi ha guardato e mi ha detto: ?S?, s?, ? vero, bisogna che domani sto pi? attento?. Cio? io pensavo che avesse capito. L'indomani era la gara di Le Mans. Dove lui ha steso Pedrosa e gli ha rotto la clavicola... Quindi il giorno dopo quando l'ho visto gli ho detto: ?ca**o Sic, per? allora...? ?Eh ma, eeh, eeeh?. E niente, questo era il Sic.

Valentino Rossi

 

Mauro Forghieri:"Mi raccomando Gilles, devi portarmi a casa la macchina, abbiamo bisogno di fare chilometri perch? stiamo testando delle parti nuove"

risultato

 

Incidente avvenuto in lotta con il proprio limite:l'ultimo tentativo a Zolder per prendere Pironi e l'estremo tentativo a Sepang di riprendere la moto con un gesto impossibile e poi1-Mass amico di Villeneuve;2-Rossi amico di Simoncelli;3- cause del decesso:si sono rotti l'osso del collo; 4-sono finiti senza casco.

 

 

Paolo Simoncelli:?Gli ho insegnato a non mollare mai - riprende Paolo - e fin dalle minimoto gli dicevo: ?Non mi importa, anche se sei ultimo devi lottare per arrivare penultimo!? Io ero cresciuto nell?ammirazione per Gilles Villeneuve per il suo coraggio e mi ero completamente lasciato ammaliare dal suo mito, alimentato in quegli anni da Marcello Sabbatini, il direttore di Autosprint. Per quello avevo comperato tutte le videocassette che avevo trovato e Marco le guardava e riguardava, continuamente, tanto che a un certo punto Rossella, la madre, era stata costretta a togliergliele, perch? era diventata quasi un?ossessione? . Ecco l?origine della determinazione di Sic. Si era nutrito del mito di Gilles. Il pilota che ancor oggi i piloti della F.1 ricordano come esempio di determinazione e coraggio. ?Lo ricordate? In quel periodo fu creata una rosa rossa in suo onore. Aveva i petali come di velluto ed io la comperai e la piantai nella casa che allora avevamo a Riccione. Era bellissima e quando ci trasferimmo qui la portai con me. Riprese benissimo, su questa terra e per anni ? stata proprio qui, fuori dalla porta. Poi quest?anno ? morta, senza un motivo. Si ? seccata?

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Mauro Forghieri:"Mi raccomando Gilles, devi portarmi a casa la macchina, abbiamo bisogno di fare chilometri perch? stiamo testando delle parti nuove"

risultato

 

 

risultato fu che Gilles in partenza venne stretto tra due vetture (una era un'Alfa)e la sua gara fin? l?.

Senza polemiche ma non fu certo colpa sua

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Guardate che scrive AUTOSPRINT in ''cuore da corsa''

 

Simoncelli & Villeneuve: Sic 58 e Gil 27 piloti amati, estremi e totali. Simili come due gemelli diversi

Sic e Gil, monosillabici del rombo che si fa leggenda. E poi 58 e 27, suffissi simboli del coraggio. Chi parla d?auto e moto come mondi a parte, sbaglia. Chi vede assi del volante e centauri come ministri di culti diversi e disomogenei, non ha capito niente delle corse. Chi non riesce a contemplare e godere della stessa aura mistica che promana da entrambi, si perde tanto, tutto, l?essenza bella delle competizioni motoristiche. Il tema in fondo ? lo stesso. Un casco, una tuta, un tracciato, degli avversari e, per andare pi? forte di tutti, un mezzo, quello che alcuni cineasti francesi nel lontano 1974 definirono, con un?immaginifica metafora, ?le cheval de fer?,il cavallo di ferro. A due, tre, quattro, sei ruote, poco importa. E sparsi tutt?attorno due concetti alchemici, esaltanti: limite e rischio. E lo stesso metodo: superare il Limite attingendo al Rischio, rispettando e amando quest?ultimo fingendo d?ignorarlo, come si fa con una femmina che vuoi corteggiare e conquistare facendole capire subliminalmente che potresti essere importante ma anche sparire da un momento all?altro. ?Datemi un qualsiasi mezzo semovente e io ve lo porter? al limite? - amava ripetere Gilles Villeneuve. ?S?, rischiamo la pelle - spiegava Simoncelli a Chiambretti -, ma ne vale la pena? o ancora, sempre il Sic: ?Vivo pi? io cinque minuti in moto che certa gente in una vita intera?. Okay, verissimo, perch? Sic e Gil, stile Steve McQueen, come e pi? di altri hanno saputo in tempi e con modi diversi svegliare l?Africa in ciascuno di noi, il senso innato e vitalissimo della sfida a se stessi e all?altro da s? incarnando giocosamente, poeticamente, forse anche inconsciamente e inconsapevolmente, l?idea nobile del pilota totale, dell?uomo ovunque e del Rischio comunque. Senza paura, eternamente giovani, estremi come navigatori con timoni sostituiti da volanti e manubri, alpinisti con cinture di sicurezza al posto delle funi o tute ignifughe e monopezzo in pelle indossate in luogo del traje de luces, l?abito di luce, paramento sacro del torero.

 

GIL alla McQUEEN

McQueen che beffa i nazi e impenna la Triumph e salta il filo spinato verso la libert? nel film ?La Grande Fuga?, piuttosto che in gara su una Husqvarna nei raid desertici in pieno Nevada, l?uomo che si gioca la vittoria nella serata che mai nessuno dimenticher? a Sebring 1970,sfidando la Ferrari di Andretti, il re del Cool che colleziona moto Indian, che va a fare il race fan al Tourist Trophy scroccando sigarette a un pilota appena ritiratosi, che buca la notte infinita di Le Mans al volante di una Porsche 917 color cielo e arancio e che, minato dal male, assaggia il cielo cui ? destinato solcandolo alla cloche di antichi biplani. Villeneuve, che rampa in motoslitta a inizio Anni ?70 sulle nevi del Quebec, che sgomita in Formula Atlantic, che stupisce Chris Amon al suo primo approccio con la Wolf-Dallara a ruote coperte nella Can-Am, che infiamma i cuori in Formula 1 ridando anima alla Ferrari e adrenaline dimenticate a Ferrari Enzo, ragazzo del ?98, che tira alla grande in motoscafo e poi gi? che c?? pure in elicottero, completando la sua sfida agli elementi costitutivi dei presocratici sospeso tra cielo, terra, aria, acqua e fuoco delle fiammate di rilascio del turbo.

 

 

SIC L?ECLETTICO

Marco Simoncelli viene svezzato da pap? Paolo al mito dell?Aviatore Canadese, portatore sano di una Febbre contratta a fine Anni ?70 sulle pagine dell?Autosprint diretto da Marcello Sabbatini. In et? prescolare ? gi? alle prese con una minimoto. Sic che adora la velocit? e mentre artiglia l?europeo 125 e anche un mondiale 250 non disdegna le corse coi carrioli nelle domeniche pomeriggio alla viva il parroco, un liscio e ciao Romagna. Poi, certo, quando lo conoscono in tanti, pure le auto. Simonrally comincia nel 2007 a Monza al volante di una Grande Punto TDI, quindi nel 2008, da fresco iridato su Gilera, rieccolo nella miniclassica brianzola con una Abarth Super2000 e nel 2009 su una Ford Focus Wrc, settimo con i consigli del naviga Guido D?Amore. Nello stesso anno ? anche 5? al Ronde di Cesena, su Abarth S2000. Quindi nel 2010 ancora al Rally di Monza su Focus. Una sua uscita sul bagnato, custodita su youtube, ben ne sintetizza opere e omissioni. Quest?anno finita l?estate, artefice la Castrol, il test del Sic sulla Ford Fiesta Wrc di Hirvonen in un ex aeroporto RAF. E il suo commento pi? spontaneo: ?Ora mi piacerebbe disputare un rally vero?. E intanto doveva correre a Monza, dal 25 al 27 novembre.

 

LE ORIGINI

Gilles nasce il 18 gennaio, Marco il 20. Quasi contigui pure nel giorno di partenza. Vengono dal nulla, Sic e Gil. Nessuna fortuna economica alle spalle o tradizioni dinastiche. Ce l?hanno scritto solo nel dna ci? che faranno e soprattutto come. Agli inizi Gil vive da zingaro in roulotte, pi? border line che astro nascente, mentre il Sic ha bisogno dell?aiuto del pap? che vende gelati e per avere liquidit? mica gli basta spegnere frigoriferi, quindi ricorre a ipoteche di beni immobili. Okay, dai, ne valeva la pena.

 

I NUMERI

La mistica di Gil e Sic ha un che di cabalistico, con nomi corti e secchi avvinghiati a doppie cifre, il Rosso 27 e il 58 Rosso. Gli vengono affibbiati per caso. Nel 1981 la Ferrari, reduce da un?annata sciagurata, si scambia le insegne con la ex sfigata Williams, che ha vinto il mondiale con Jones. Cos? alla Casa inglese vanno l?1 e il 2, mentre alla Ferrari il 27 e il 28, insolitamente alti, col primo che tocca a Gilles. Quanto al 58 di Simoncelli, l?origine ? pi? complessa: la sua passione per il 5 ? risaputa fin dalla scuola dell?obbligo. Gli piace graficamente, perch? pi? che un numero sembra un disegno armonico. E quando a 15 anni si getta l?avventura dell?Europeo, i federali della FIM gli assegnano il 58 e a lui la cosa piace, anche se avrebbe preferito il 55. Fatto sta che col 58 Marco vince il titolo continentale, ci si affeziona e quando pu? se lo tiene. Insomma, a quei due l? i loro numeri restano stampigliati in fiancata e in carena mentre fanno faville e diventano marchi indelebili, tatuaggi alfanumerici, codici fiscali della cittadinanza in zona mito, laddove la tassa da pagare un giorno potrebbe rivelarsi salatissima ma entrambi se ne guardano bene dall?evadere i versamenti, anzi, si dicono disposti se occorre a investire l?anima con disponibilit? illimitata.

 

IL CARATTERE

Gilles arriva in Ferrari agli sgoccioli della stagione 1977, quando Lauda e la Rossa si separano e la 312T2 resta libera per un paio di corse. Il canadese comincia col Cavallino a due passi da casa e scivola sull?olio, poi va a correre in Giappone e al Fuji si prende del brutto con quello che in pista viene considerato l?osso pi? duro che c??: Ronnie Peterson. Una carambola agghiacciante, con la Ferrari che vola e semina terrore a bordo pista. Il messaggio, la sciabolata di fari con cui Gil abbaglia tutti, significa questo: ?Attenzione, io il piede dal gas non lo alzer? prima di nessuno. Mai nella vita?. Nei cinque anni seguenti non far? altro che confermarlo. Un altro contatto in pista, 31 anni dopo, in questo caso con lo spagnolo Barbera, nella classe 250 al Gp d?Italia 2008 al Mugello, rivela il Sic in Eurovisione. Lui in pieno rettilineo cambia traiettoria facendo s? che, colpevole o meno, l?avversario finisca brutalmente a gambe all?aria. Il giornalista d?Italia 1 Franco Bobbiese gli butta l? in diretta nel dopo Gp un bel: ?Guarda, Marco, che Barbera ha detto a caldo che avevi aperto una gamba?. E Simoncelli: ?S?, sua sorella ha aperto le gambe??. Un missile esilarante, la classica risposta con cui ti fai amici tutti i baristi del mondo, tanto che va diretta su Blob, Striscia, youtube. Su, l?? in quel motto di spirito c?? tutto il Sic: non fine ma fino, mediatico, spontaneo, orgoglioso, franco e spavaldo. E gi? un altra bordata, sempre rivolto ai compassati Bobbiese e Cereghini che l?ascoltano un po? sbigottiti ma neanche tanto: ?ma dai, dai, che Barbera ha rotto le palle a tutti da quando corre?. Se quello ? Gil, questo ? Sic.

 

 

 

 

NO, VINCERE NON CONTA

Entusiasmano, Gil & Sic. Catturano l?immaginazione. Mettono voglia d?ascoltarli, ogni volta che appaiono, fanno sorridere tanto ? timido il canadese quanto ? guascone l?italiano, e soprattutto regalano magnetici desideri di vederli in azione in pista. Perch? per loro non esiste il compromesso, nulla ? negoziabile: sono vaccinati contro la malattia professionale del braccino corto e del calcolo moscio. Gli avversari, semplicemente, no pasaran mentre loro, invece, pasaran a qualunque costo, provvisoriamente invulnerabili e momentaneamente immortali. Con questa mentalit? si fa pi? fatica a vincere ma nessuna per entrare nei cuori di tutti. Altroch?, ? il modo giusto e infallibile per essere pi? amati che premiati. Gilles in F.1 disputa 67 Gp e ne vince 6, Marco nel Motomondiale corre 151 prove iridate e ne fa sue 14. Stupefacentemente i due registrano la stessa identica media di vittorie per gara: una ogni undici. Una coincidenza che non pu? non far sobbalzare sulla strada dell?analogia che sfocia nella stessa filosofia. Vincere non serve per essere ricordati per sempre. Diventi mito non per ci? che ottieni ma per quello che sei disposto a dare per farcela. Cio? tutto te stesso.

 

LE DIFFERENZE

Eppure assaporare, amare capire e rispettare i due piloti destinati a dare il nome ad altrettanti circuiti, Montreal e Misano, significa anche coglierne le differenze. Parco di parole, introverso, a volte pi? duro di quel che gi? era Gilles, quanto fluviale, tracimante, allegro e comunicativo il Sic. Il primo aveva bisogno dello cheval de fer per esprimersi, che volasse o meno, mentre il secondo correva a modo suo anche standosene in poltrona a far lo showman alla radio o in Tv. Mentre Gilles, ormai maturo, era un individualista, Marco restava ben attaccato al ruolo del family man. E la sensibilit? aveva regalato a entrambi sofferenze. A Gilles, che si lamentava del tradimento di Pironi a Imola 1982 e al Sic a met? 2011 con gli strali lanciati da Pedrosa e Lorenzo, per la sua guida giudicata troppo aggressiva.

 

L?EPILOGO

Chiude tutto un doppio filmato che pare scorrere parallelo, in split screen, a 29 anni di distanza. Una curva anonima, che non ha mai creato problemi a nessuno. L?emergenza poi la decisione istantanea, frutto di una filosofia di vita. Non mollare. Mai. Costi quel che costi. Gilles Villeneuve a Zolder 1982 non alza il piede quando intravede la sagoma lenta della March di Jochen Mass: ha gi? in testa la corsia immaginaria nella quale lo passer?. Marco Simoncelli a Sepang 2011 non lascia la sua Honda che sta partendo per la tangente in una piega destrorsa, perch? ? alto un metro e 82 per 74 chili, fisicamente ? una bestia in confronto agli altri piloti del motomondiale, e lui la moto pu? riprenderla eccome. Il fato, l?intersezione, l?incomprensione con chi sta in pista e va per la sua strada scrive, su pagine diverse, lo stesso finale. Urti tremendi, apocalittici. Corpi sull?asfalto. Arresi, senza pi? caschi n? vita. I tentativi di rianimazione, immediati ma un po? disperati e ingenui per Gilles - addirittura massaggio cardiaco a bordo pista -, quanto sono scientifici, perfetti, secondo il protocollo CPR della Cardiopulmonary Resuscitation, per Marco. Niente da fare. ? finita. Anzi no, forse non finir? mai.

 

L?ORGOGLIO

? una sensazione strana, che fa struggentemente coabitare concetti opposti. Gilles e Sic sono morti subito ma sono anche un po? vivi e non moriranno mai pi?. S?, se ne sono andati facendo ci? che amavano, ma soprattutto perch?, forse pi? esplicitamente di altri, erano disposti a morire pur di amare la vita a modo loro, senza compromessi, frenate salvifiche e manubri lasciati. Perch? hanno riscoperto il Rischio in un?epoca che, a volte ipocritamente, lo rifugge. Se vivranno - e vivranno a lungo in tutti noi - ? anche perch? l?appassionato che concepisce l?esistenza stessa come fosse una gara, sta bene, vive meglio se pensa al fatto due cos? sono esistiti davvero.

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Sinceramente non vedo tutta questa somiglianza.

E vero che la morta annulla ogni polemica, ma Villeneuve era amato dai suoi colleghi anche quando era in vita in virt? della sua correttezza, mentre Simoncelli aveva ricevuto pesantissime critiche, tanto che dai altri piloti ne fu caldeggiata la sospensione dal mondiale proprio per i suoi comportamenti in pista che finivano per mettere a repentaglio la sicurezza collettiva.

 

Poi ci sta tutto, all'epoca lessi addirittura articoli con parallelismi tra Madre Teresa di Calcutta e Lady D...

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Mi rifiuto di portare avanti questo parallelismo assurdo che si basa sul solo fatto che entrambi sono morti in pista.

Mi limito a sottolineare le differenze sostanziali.

-Gilles era uno sei piloti pi? forti sulla griglia che aveva gi? vinto molto, lottato per il mondiale e fatto imprese memorabili, Sic no.

-Gilles era un mito assoluto gi? da vivo, Sic lo ? diventato solo dopo morto.

-Gilles era una personalit? complessa e affascinante, Sic non direi.

-Gilles era rispettato e temuto dai suoi avversari, Sic solo temuto per le ca**ate che commetteva a ripetizione.

 

Sia detto ovviamente con tutto il rispetto per Simoncelli.

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Mi rifiuto di portare avanti questo parallelismo assurdo che si basa sul solo fatto che entrambi sono morti in pista.

Mi limito a sottolineare le differenze sostanziali.

-Gilles era uno sei piloti pi? forti sulla griglia che aveva gi? vinto molto, lottato per il mondiale e fatto imprese memorabili, Sic no.

-Gilles era un mito assoluto gi? da vivo, Sic lo ? diventato solo dopo morto.

-Gilles era una personalit? complessa e affascinante, Sic non direi.

-Gilles era rispettato e temuto dai suoi avversari, Sic solo temuto per le ca**ate che commetteva a ripetizione.

 

Sia detto ovviamente con tutto il rispetto per Simoncelli.

 

Sono completamente daccordo.

Il parallelo Simoncelli - Gilles ? un "delirio" mediatico seguito all'altro delirio dello pseudo lutto nazionale dovuto alla morte del pilota romagnolo

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Mah sinceramente resto perplesso. Io non vedo analogie tra i due, sia a livello velocistico, sia per quanto riguarda i numeri in pista.

Simoncelli mi era simpatico, ma in 2 anni di motogp sinceramente non ricordo numeri funambolici o gare memorabili...io starei attento con certi paragoni, non vorrei che la morte prematura di Marco ne ingigantisca un po' troppo il personaggio, bravo tutto quello che volete, ma lontano ancora dal dimostrare qualcosa.

Gilles, se vogliamo fare un parallelo con le due ruote, pu? essere paragonato a Schwantz, tra i due sicuramente ci sono molto pi? cose in comune, ma con Marco sinceramente non le vedo.

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Simoncelli in MotoGp non aveva mai vinto una gara, al contrario di Villeneuve.

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Io non vedo analogie tra i due tranne forse quella che entrambi sono morti in pista fecendo quello che pi? amavano.

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risultato fu che Gilles in partenza venne stretto tra due vetture (una era un'Alfa)e la sua gara fin? l?.

Senza polemiche ma non fu certo colpa sua

 

Ma infatti anche io non ho mai capito perch? quella partenza viene vista sempre come uno dei suoi errori, mentre a me pare proprio che non fosse affatto colpa sua...

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Mi rifiuto di portare avanti questo parallelismo assurdo che si basa sul solo fatto che entrambi sono morti in pista.

Mi limito a sottolineare le differenze sostanziali.

-Gilles era uno sei piloti pi? forti sulla griglia che aveva gi? vinto molto, lottato per il mondiale e fatto imprese memorabili, Sic no.

-Gilles era un mito assoluto gi? da vivo, Sic lo ? diventato solo dopo morto.

-Gilles era una personalit? complessa e affascinante, Sic non direi.

-Gilles era rispettato e temuto dai suoi avversari, Sic solo temuto per le ca**ate che commetteva a ripetizione.

 

Sia detto ovviamente con tutto il rispetto per Simoncelli.

 

Quoto ogni singola parola!

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Non penso che Gilles e Marco siano paragonabili.Gilles ha fatto cose memorabili,Marco ? stato semplicemente un grande talento.

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