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Riccardo Paletti

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proprio identico no ... a portimao il pilota che colpisce quello fermo all'ultimo sterza un pochino e la vettura schizza sulla sinistra ... Paletti lo colp? proprio in pieno ... forse stava dando uno sguardo al contagiri e non si accorse che c'era Pironi

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A me sembra di ricordare che il pilota davanti a Paletti (Boesel ?) scarto all'ultimo (addiruttra tocc? la ruota di didier...). E Riccardo non pot? vederlo. Un po che Stohr a Zolder 81

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Su Wikipedia (fonte non attendibilissima comunque)riguardo all'incidente di Paletti c'? scritto che "Pochi secondi dopo, la rimanente benzina fuoriuscita dal serbatoio prese fuoco e la Osella fu completamente avvolta dalle fiamme. Il fuoco fu rapidamente domato ma il pilota, pur non ustionato, non dava segni di vita; estratto dalla sua macchina e portato in ospedale, mor? poco dopo esservi arrivato. Le ferite riportate nella zona toracica, piuttosto gravi, resero fatale l'inalazione delle sostanze estinguenti che precluse ogni possibilit? di rianimarlo, inoltre aveva subito la frattura della gamba sinistra e della caviglia destra."

Qualcuno ne sa qualcosa di pi??

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Di sicuro Paletti aveva sofferto fratture agli arti inferiori, se non altro per la conformazione delle macchine dell'epoca, nelle quali le gambe del pilota erano di fatto oltre l'asse anteriore della monoposto, quindi in caso di urto frontale era praticamente certa la frattura. Pensiamo all'incidente di Jabouille a Montreal o di Surer a Kyalami, un paio d'anni prima.

 

Da quel che ne so, Paletti era praticamente morto sul colpo: infatti nell'urto la colonna dello sterzo and? a colpire con violenza il povero Riccardo, sfondandogli la cassa toracica e causando lesioni fatali agli organi interni. Insomma, anche se non si fosse sviluppato il fuoco, Paletti sarebbe morto comunque.

 

Spero che gli altri utenti possano confermare.

 

http://www.f1passion.it/2012/06/f1-13-giugno-il-ricordo-di-riccardo-paletti/

 

Qui un articolo sulla breve carriera di Paletti. Riporto testualmente: "Morir? per aver respirato i gas generati dalle sostanze estinguenti utili a spegnere l?incendio, oltre che soffrire di un?irrimediabile schiacciamento della zona toracica, che rese impossibile ogni tentativo di rianimazione"

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RIP

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Io so che la colonna dello sterzo lo colp? al torace con schiacciamento della gabbia toracica e danni hai polmoni ... quindi riccardo respirava a fatica in pi? si ci mise il fuoco... poi ci sono voluti quasi 30 minuti prima di estrarlo fuori dall'Osella ... pi? il trasporto in ospedale ecc saranno passati circa 45 50 minuti tempo troppo lungo per salvargli la vita ... Anche senza fuoco e i gas tossici sarebbe morto lo stesso purtroppo...

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RIP Riccardo

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RIP Riccardo

 

Navigando sul Web ho trovato un articolo a firma Frassoni con intervista a Giorgio Stirano, ex direttore tecnico Osella, piuttosto interessante. Ve lo posto, non so se si pu? menzionare il sito ma comunque ? uno di quelli top per le corse:

 

?Before I die I want to??. Da quando sulla scena internazionale della street art ? apparsa lei, la cosmopolita Candy Chang, lunghi capelli corvini e inconfondibili tratti del volto che rimandano alle sue origini taiwanesi, le superfici dei muri di alcuni edifici degradati negli insediamenti di Brooklyn, New Orleans, San Diego, Montreal, Londra, Portsmouth, Amsterdam, Lisbona e Quer?taro non sono pi? state le stesse, complice quell?incipit, ?prima di morire voglio??, ripetuto fino allo sfinimento, dal quale gli abitanti delle varie localit? coinvolte nel progetto hanno potuto partire scrivendo, come se si trattasse di una enorme lavagna da condividere con i propri concittadini, obiettivi e desideri, banali o ambiziosi, personali o collettivistici, quantunque popolati dalla comune esigenza di lasciare una traccia, flebile ma viva, di un erratico passaggio terreno vicino ai connotati dell?ultima sigaretta tanto cara allo Zeno Cosini tratteggiato nel celebre romanzo di Italo Svevo.

 

Il 13 giugno 1982, sull?impegnativo circuito semicittadino di Montreal, adagiato nell?isola artificiale di Notre Dame, in Qu?bec, a ridosso del fiume San Lorenzo, nel medesimo Canada d?impostazione francofona dove ha recentemente affondato i propri tentacoli l?insolita performance artistico-urbana della giovane Candy Chang, nata in Pennsylvania e residente in Louisiana, un pilota italiano di belle speranze, 24 anni da compiere il marted? successivo, si schiera al ventitreesimo posto sulla griglia di partenza a un mese di distanza dalla tragica dipartita del ferrarista Gilles Villeneuve, maturata nelle prove ufficiali del Gran Premio del Belgio a Zolder. Il suo nome ? Riccardo Paletti, di mestiere ha scelto di fare il pilota in F1 e a tenergli compagnia sull?affollato starting grid del Canada c?? una Osella FA1/C che dopo una serie di mancate qualificazioni, il ritiro a Imola sul tracciato del Santerno e l?incidente rimediato nel warm-up a Detroit, sulle stradine del Michigan, pare finalmente in grado di garantirgli una conclusione di week-end all?insegna della serenit? umana e sportiva. Inganni e lusinghe del destino, perch? da quella monoposto bianco-blu numero 32 sponsorizzata dalla Denim il malcapitato driver milanese, figlio di un noto imprenditore del settore immobiliare, non riuscir? a scendere con le proprie gambe terminando anzitempo il ciclo della propria esistenza contro la Ferrari del poleman Didier Pironi, rimasta ferma al pronti-via e schivata da tutti i concorrenti eccezion fatta per la March di Raul Boesel, integra tanto da percorrere quasi cinquanta tornate prima dello stop tecnico propiziato dal cedimento del propulsore Ford, e l?Osella di Paletti, con l?italiano finito addosso alla 126 C2 dell?ex compagno di squadra del defunto Villeneuve a una velocit? prossima ai 180 chilometri orari.

 

Chiss? quali parole avrebbe utilizzato, lo sfortunato Riccardo, apprezzato karateka e valido praticante di sci alpino, che con il suo talento e i sacrifici di pap? Arietto e mamma Gina era stato capace di approdare nel Circus iridato, sguardo pensoso, chioma fluente e occhialoni al seguito, all?indomani del cimento agonistico in F. Super Ford, F3 e F2, per completare quel ?Before I die I want to??, sorta di inno alla fugacit? del tempo e della vita la cui peculiarit? sembra tuttavia sublimarsi attraverso la valorizzazione delle ore, dei giorni, dei mesi e degli anni a nostra disposizione. La spietata clessidra di Paletti esaur? la propria forza propulsiva in una domenica di giugno, annegata tra gli strascichi polemici di chi denunciava un eccessivo ritardo nelle operazioni di soccorso al pilota una volta appurata la gravit? dell?incidente e il ricordo, via via sempre pi? sbiadito, di un corridore transitato suo malgrado alla stregua di una meteora nell?esclusivo parterre della F1, ripetutamente macchiato di sangue nel truculento 1982.

 

A Montreal, cos? come nei precedenti Gran Premi del Mondiale ?82, l?ingegnere piemontese Giorgio Stirano non era ai box dell?Osella Corse. Gi? appassionato pilota di rally e collaboratore del quotidiano Tuttosport, l?illustre allievo del Politecnico di Torino, entrato in squadra da direttore sportivo, aveva concluso la sua collaborazione nelle vesti di progettista del team di Volpiano a met? ?81, non prima di avere contribuito all?epopea dell?Osella fin dagli anni Settanta dividendosi tra F. Super Ford, F3, F2 e competizioni Sport. Sebbene transfuga dal Circus all?epoca dei fatti che portarono alla prematura scomparsa di Paletti nel Gran Premio del Canada, l?ingegner Stirano, brevemente in attivit? al muretto della Forti Corse nel campionato del mondo di F1 edizione ?95 e da anni di stanza nel Principato di Monaco dove dirige la societ? Albatech, ? personaggio ideale per compilare una testimonianza nel trentesimo anniversario della morte del pilota lombardo. MotorInside lo ha intervistato allo scopo di ricostruire un drammatico episodio, andato a rimpinguare le fitte pagine del libro magno delle corse, che non pu? e non deve essere dimenticato, al di l? dell?intitolazione dell?autodromo di Varano de? Melegari alla memoria di Riccardo e dell?inaugurazione di piazzale Paletti a Tradate, nel varesotto, sede della biblioteca Frera, avvenuta nel marzo 2007 alla presenza di pap? Arietto, sempre pronto ad assecondare la passione del figlio e in seguito sul ponte di comando per celebrarne la figura.

 

Ingegner Stirano, nel 1978 il ventenne Paletti, attratto nell?et? dell?adolescenza dal karate e dallo sci piuttosto che dal mondo delle corse, concretizza il suo esordio in F. Super Ford. Lei, all?epoca, era gi? uomo Osella nelle formule addestrative. Ebbe modo di farsi un?idea delle qualit? di base sfoggiate da Riccardo, che pure non fu protagonista di un avvio travolgente al debutto in monoposto?

 

?Nel ?78 io non seguivo pi? la Formula Super Ford. Sentii parlare di Riccardo da Gianfranco Palazzoli, che era in contatto con la famiglia del pilota. Per quello che ricordo, in quel periodo Paletti non era ancora concentrato al cento per cento sulla carriera nell?automobilismo?.

 

E? il 1981 quando Paletti firma per il team Onyx di Mike Earle che gli consente di competere ad alti livelli sulla March Bmw nella F2 europea. Anche se Riccardo difendeva i colori di un?altra squadra, ha qualche ricordo dell?eco mediatico suscitato dalle imprese dell?italiano, ottimo secondo a Silverstone dietro a Mike Thackwell, autore del giro pi? veloce a Hockenheim e sul gradino pi? basso del podio a Thruxton, stavolta alle spalle delle Maurer di Roberto Guerrero ed Eje Elgh?

 

?Si sapeva che Riccardo, dopo la Formula Super Ford e la F3 dove non ottenne risultati eclatanti, salendo di categoria in F2 stava cominciando ad adattarsi e a professionalizzare il suo approccio. Infatti durante la stagione 1981 ebbe discreti risultati e la griglia non era certamente costituita da ?fermi?. I riscontri che ne scaturirono se li guadagn? a pieno titolo?.

 

Arriviamo alla stagione 1982. Quando Paletti debutta in F1 in Sudafrica, nel mese di gennaio, fallendo la qualificazione al volante dell?Osella, lei non fa pi? parte dell?organigramma del team di patron Enzo. Secondo la sua opinione da esterno, come venne accolta dai colleghi e dall?ambiente in generale la notizia dell?approdo in F1 di Paletti, un ragazzo di 23 anni la cui militanza nelle formule propedeutiche non l?aveva mai portato a vincere una gara?

 

?Non credo che ci siano state preclusioni particolari nei confronti di Riccardo da parte dei colleghi. La griglia era nutrita, e capitava, a rotazione, che nelle squadre minori qualcuno non si qualificasse. Riccardo, che era l?ultimo arrivato, certamente incontr? qualche difficolt? di adattamento. In particolare, in Canada, non si qualificarono Manfred Winkelhock, Emilio De Villota e Chico Serra. E lui si qualific? ventitreesimo. Se si pensa che il suo compagno Jean-Pierre Jarier, infinitamente pi? esperto di lui, fu diciottesimo in griglia, si pu? dire che Riccardo sfoder? un?ottima prestazione. Anche perch? l?Osella non era una vettura al top?.

 

A suo giudizio, Riccardo Paletti era gi? psicologicamente e fisicamente pronto per affrontare il gravoso impegno dei Gran Premi o il suo staff avrebbe forse dovuto fare la voce grossa inducendolo ad attendere un paio di stagioni prima di oltrepassare i cancelli del Circus iridato?

 

?E? una valutazione difficile da fare. Se ci riferiamo a Riccardo Patrese, che salt? dalla F3 alla F1, e ad Elio De Angelis, che rest? un solo anno in F2, non credo fosse necessario ?frenare? Riccardo nelle formule minori per troppo tempo. Quello che conta sono i chilometri percorsi. L? forse, all?inizio del campionato, si poteva fare qualcosa di pi? a livello contrattuale. Ma per ragioni prestazionali, non di sicurezza?.

 

Non bisogna dimenticare che Paletti, pochi giorni prima del crash fatale, aveva subito un violento incidente nel warm-up del Gran Premio degli Stati Uniti d?America Est a Detroit, che sugger? allo stesso Enzo Osella di lasciare a riposo il pilota milanese impedendogli di fatto di schierarsi regolarmente in gara. Riccardo, inoltre, a Montreal si trovava a dover fare i conti con la prima vera partenza della sua vita in F1 dal momento che a Imola aveva preso il via dalla pit-lane. Cosa risponde a chi sostiene che questi due aspetti potrebbero avere inciso nel devastante crash di Paletti contro la Rossa di Pironi?

 

?Non credo che l?episodio occorsogli negli Stati Uniti sia stato determinante. Di partenze, invece, ne aveva gi? accumulate un bel numero nelle varie categorie in cui aveva gareggiato prima dell?approdo nel Circus, spesso pi? turbolente rispetto a quanto si vedeva di norma in F1?.

 

Sulla stampa dell?epoca si cominci? a parlare di un munifico sponsor che aveva assicurato a Paletti la chance di partecipare al Mondiale del 1982 in barba alla scarsa dimestichezza del driver italiano con la potenza mostruosa generata da un motore di F1. Riccardo godeva certamente del supporto di pap? Arietto, divenuto un imprenditore di successo, ?ma la colpa ? di tutto l?ambiente, del ?sistema?. Riccardo Paletti era giovane, aveva un'esperienza mollo limitata, forse si doveva agire prima: aveva avuto gi? tanti, troppi incidenti?. Cos? scriveva il giornalista Cristiano Chiavegato su La Stampa il 15 giugno 1982. E? forse possibile attribuire delle colpe al cosiddetto ?sistema F1??

 

?Quando non si parla di Ferrari, i giornalisti italiani si sbizzarriscono nelle tesi pi? esotiche, perch? tanto nessuno si premura di richiamarli all?ordine. Riccardo aveva, per quello che l?ho conosciuto, un carattere piuttosto introverso, di conseguenza non penso fosse entrato nelle grazie del ?carrozzone? che seguiva le corse di allora. Non attribuirei colpe specifiche al ?sistema F1?, se non citando il retro dei biglietti di ingresso alle corse automobilistiche inglesi dove si legge la fatidica frase ?motorsport is dangerous?. L?incidente di Riccardo fu assolutamente atipico. La vettura di Pironi rest? ferma al palo, all?epoca al via non c?era la procedura attuale che prevede un commissario per fila che sbandiera dal punto in cui c?? una situazione anomala in griglia di partenza. Riccardo non fu avvertito, proprio mentre stava ovviamente accelerando a tutta. Man mano quelli davanti a lui riuscivano per il rotto della cuffia ad evitare l?ostacolo, ma cos? facendo si riduceva lo spazio di manovra temporale per sterzare da parte di chi sopraggiungeva. Quando si trov? davanti la Rossa di Didier, Riccardo, scattato dalle retrovie, non poteva pi? fare nulla per scongiurare l?impatto?.

 

C?? chi mormorava di una volont? di riscatto personale inseguita nel suo campo da Riccardo, che sarebbe stato intenzionato a ripercorrere in qualche modo le orme del padre, cameriere negli anni della giovinezza e quindi affermato uomo d?affari. Qual ? la sua impressione al riguardo?

 

?Non ho elementi per fornire un parere. Se non ricordo male, per?, c?era stata la separazione dei suoi genitori, un elemento che i figli di solito patiscono. Secondo me Riccardo voleva semplicemente affermarsi. Era un giovane ricco che si misurava per la prima volta con un?impresa molto ardua. Fino a quel momento aveva avuto apparentemente una vita materiale senza problemi?.

 

Apriamo il triste capitolo dei presunti ritardi nei soccorsi subito dopo l?incidente. L?Osella di Paletti prende fuoco e i commissari di percorso non sembrano impiegare molto per tenere sotto controllo la situazione, tanto che sul corpo di Riccardo non verranno riscontrate ustioni ma traumi insanabili. Ci vuole per? quasi mezzora per estrarre il pilota dalla monoposto distrutta. Un intervento pi? organizzato da parte dei marshals avrebbe potuto salvare la vita al povero Paletti?

 

?Non credo che ce l?avrebbero fatta, anche se non ho avuto modo di vedere personalmente la vettura incidentata. A quel tempo non si applicava alcun concetto di assorbimento di energia. Per quello che mi ? stato raccontato, il cambio della Ferrari entr? nella scocca dell?Osella del povero Riccardo che ebbe la sfortuna di centrarlo perfettamente dritto. E quello gli fu fatale. Istantaneamente?.

 

Riaffiorano in superficie come una stilettata al cuore l?immagine dell?ultimo volo di Gilles a Zolder, la presenza della mamma Gina a Montreal all?insaputa del figlio nella maledetta domenica della morte, i preparativi per i festeggiamenti del ventiquattresimo compleanno che Riccardo avrebbe trascorso in spensieratezza a New York e lo sconfortante fotogramma di Pironi tamponato dall?Osella, preludio al decollo del ferrarista in Germania, nemmeno due mesi dopo, capace di troncargli la carriera. Ritiene che la foga massacratrice della F1 versione ?82 avrebbe potuto essere messa a freno?

 

?Sarebbe troppo facile dirlo ora, dopo che con l?incidente fatale di Ayrton Senna, verificatosi per? nel 1994, le vetture sono state completamente ripensate in nome della sicurezza. In quegli anni l?architettura delle monoposto prevedeva una distribuzione dei pesi con i piloti in posizione molto avanzata. C?? voluto molto tempo per far passare in FIA, allora FISA, dei concetti che proteggessero i drivers in modo sostanziale. Nello stesso periodo io ero passato in Endurance; Le Mans era il circuito pi? pericoloso del mondo con il rettilineo di Hunaudi?res, che altro non era che una Strada Nazionale da percorrere per ben sette chilometri. Ricordo il commento di Eddie Cheever, che nel 1983 mi disse: ?questo ? l?unico posto dove non sono sicuro di tornare a casa il luned??. Era un?epoca nella quale certe situazioni, anche se non accettate, venivano? spiegate?.

 

Qual ?, ammesso che se ne possa parlare in questi termini, l?eredit? lasciata da Riccardo Paletti alle generazioni di piloti susseguitesi negli anni in F1?

 

?Ragazzi come Riccardo hanno vari modi per affermarsi. Lui aveva, a un certo punto della sua vita, individuato la F1 come mezzo per realizzare le proprie aspirazioni. E si stava impegnando per restarci a lungo. Come ho detto prima, non aveva un carattere estroverso, io almeno l?ho percepito cos?, e dunque molti non hanno compreso a fondo la persona. L?essenza della sua passione era di impegnarsi in qualcosa di molto difficile. Per lui sarebbe stato comodo fare il playboy in Costa Azzurra, o qualsiasi altra cosa che la fortuna del suo patrimonio gli avrebbe consentito. Scelta quella strada, non abbiamo capito il suo reale valore di pilota. Ma dobbiamo rispettarlo per essersi messo in gioco in uno degli sport pi? spietati del mondo. E, allora, anche tra i pi? pericolosi. E questa in effetti ? un?eredit? che un giovane come lui ha lasciato. Credere in se stesso?.

 

Ermanno Frassoni

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Contributo molto interessante.

:thumbsup:

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? un incidente ancora pericoloso coem tipologia?il pilota nel 2009 usc? da solo dopo la botta?

 

eppure sbagliero ma anche el attuali vetture non mi sembrano invincibili...straordinarie ma non invincibili...in incidenti simili...non siete daccordo?

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L'unico rischio con le monoposto attuali ? che la vettura decolli e poi atterri in malo modo mettendo a rischio la testa del pilota. Ci vuole una buona dose di sfiga.

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? un incidente ancora pericoloso coem tipologia?il pilota nel 2009 usc? da solo dopo la botta?

 

eppure sbagliero ma anche el attuali vetture non mi sembrano invincibili...straordinarie ma non invincibili...in incidenti simili...non siete daccordo?

Sono tre anni che lo ripeti, vuoi prenderci per sfinimento?

In incidenti simili ? pressoch? impossibile che attualmente ci scappi il morto. Senza contare che di auto ferme al via quante se ne vedono in Formula 1? L'incidente ? avvenuto in GP2, dove succede molto pi? spesso.

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diciamo che e probabiit? sono assai ridotte. Le vetture all'epca non avvano nessna struttura deformabile (introdotta l'anno dopo) e la pedaliera eradavanti all'asse.(spostata dal 1988 con una deroga all'89 per alcune vetture)

Nn si facevano Crash test (introdotti credo nel 1985)

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126 C2 ...in GP3 due volte nella stessa gara!!!va bene chiedo scusa...

 

pensavo che certi impatti frontali potessero essere delicati!!!chiedo ancora scusa!!!

 

In f1 ormai ? tutto perfetto...sembra un videogame...mannaggia a loro....mai una rottura una fumatura....

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126 C2 ...in GP3 due volte nella stessa gara!!!va bene chiedo scusa...

 

pensavo che certi impatti frontali potessero essere delicati!!!chiedo ancora scusa!!!

 

In f1 ormai ? tutto perfetto...sembra un videogame...mannaggia a loro....mai una rottura una fumatura....

 

diciamo che si +? passati da n esgarazione all'altra. La componente affidabilit? pe una vettura una volta era importante oggi ? scontata.

 

Per a sicurezza megli cos

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126 C2 ...in GP3 due volte nella stessa gara!!!va bene chiedo scusa...

 

pensavo che certi impatti frontali potessero essere delicati!!!chiedo ancora scusa!!!

 

nessuno dei due in realt? ha similitudini con quello occorso a Paletti, in ogni caso mi sembra piu' che evidente che la struttura di sicurezza ha resistito perfettamente e i piloti ne sono usciti illesi.

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L'unico rischio con le monoposto attuali ? che la vettura decolli e poi atterri in malo modo mettendo a rischio la testa del pilota. Ci vuole una buona dose di sfiga.

Tipo Webber a Valencia ma in maniera peggiore.

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L'unico rischio con le monoposto attuali ? che la vettura decolli e poi atterri in malo modo mettendo a rischio la testa del pilota. Ci vuole una buona dose di sfiga.

In teoria un pilota non dovrebbe farsi male nemmeno in questo caso: la vettura dovrebbe essere sufficientemente alta da impedire al pilota di essere schiacciato in caso di ribaltamento, e il roll bar dovrebbe resistere a uno sforzo pari a un certo numero di volte il peso della vettura.

 

Poi si vedono incidenti del genere...

 

http://www.youtube.com/watch?v=PUGJ-xeyVz8&feature=plcp

 

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Fy3UXDTdKU4#t=191s

 

... si vede come si pu? ridurre il roll bar e si capisce che teoria e pratica, non sempre coincidono

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